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Autore: indiceindaco    05/11/2012    2 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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VIII. Pugno di mosche

 

"Le foglie ingiallite rappresentano l'autunno

con tutta l'incertezza e la malinconia

delle creature che ci abbandonano per sempre."

 R. Battaglia

 

 

17.15, i minuti si rincorrevano veloci, arrivando mestamente all'ergastolo del povero Potter.

Suo malgrado, Harry, si ritrovò per l'ennesima volta gomito a gomito con Malfoy. Dopo la baraonda iniziale, di gente a destra e sinistra che cercava il proprio partner, ed un rapido saluto a Ron, Harry non aveva nemmeno fatto fatica ad individuare la testa vuota e bionda del proprio compagno. Scese un paio di gradini, desiderando ardentemente fossero imparentati, anche se solo alla lontana, con le scale di Hogwarts, semplicemente perché se invece di avvicinarsi si fosse allontanato da Malfoy, non avrebbe dovuto assumersi alcuna responsabilità.

Ma purtroppo le sue speranze furono vane: raggiunse l'altro senza intoppi, tre banchi più giù, e si lasciò cadere sulla panca.

Malfoy, per quel che lo riguardasse, non lo degnò di uno sguardo ma appellò un calderone e l'attrezzatura più sofisticata, ed obsoleta, che Harry avesse mai visto.

Aveva appuntato qualcosa su un pezzo di pergamena, e con una rapida occhiata Harry comprese si trattasse delle direttive che il prof aveva scritto alla lavagna.

-Chi non muore si rivede…- disse Harry sarcastico.

Malfoy non lo guardò neppure, e per tutta risposta disse:

-Come siamo scontati. 

Non scambiarono più nessuna sillaba, finché Wang non attirò l'attenzione, togliendo Harry da un malcelato disagio.

-Direi che possiamo anche cominciare: oggi avrete la possibilità di realizzare, tramite processi davvero elementari, un unguento fondamentale: dalla ricetta del monaco Nikko*. Si tratta di un olio giapponese, con basi prettamente naturali,  dalle proprietà coadiuvanti per il mal di testa, le ferite lievi ed i traumi da eccessiva esposizione magica. Viene ricavato da un preciso composto di oli essenziali di Eucalipto, Arancio Dolce, Melissa e Lavanda, piante officinali  dalle capacità anti dolorifiche, con l'apporto magico del Dictamnus Albus. Come saprete, quest'erba contiene un olio dalle proprietà antinfiammatorie. In alternativa, io consiglio il Meliloto, più raro ma anche più blando e ottimo per cercare di contenere i danni. Ricordate che sarete Auror, e non Medimaghi, per cui il vostro compito non è di curare, ma di alleviare. Tutto chiaro?- dopo la rapida spiegazione, davanti ad ogni coppia di studenti si materializzarono quattro sacchettini di seta di diversi colori: uno verde smeraldo, uno arancio acceso, uno bianco e l'ultimo violetto. Ciascuno era corredato di targhetta con il nome, ed Harry comprese si trattava degli ingredienti.

-Vi ho scritto i procedimenti alla lavagna, assicuratevi di seguirli con cura. E vorrei inoltre vi occupaste di svolgere approfondimenti sulle proprietà delle erbe utilizzate in classe. Tenete presente che la Melissa, ad esempio, è un ottimo sedativo…Non apprezzo studenti appisolati fra i banchi, quindi gestitela con cautela.- Wang fece un ampio sorriso e un cenno col capo.

Harry immaginò si trattasse dell'inizio della vera lezione.

 

***

 

Non c'erano stati particolari incidenti. Quando Ron mise la mano sul suo avambraccio, Harry sembrò svegliarsi. Aveva semplicemente passato gli ingredienti a Malfoy, non proferendo parola. Dall'altra parte del tavolo tutto aveva mantenuto un silenzio tombale, anche se per Harry il tormento di quegli occhi grigi era stato più che loquace, ma per ben altri motivi. Si era appena incamminato su una tortuosa elucubrazione mentale che vedeva protagonisti proprio quegli occhi, che la lezione era già finita.

-Io vado a bere qualcosa con i membri del mio gruppo, ti va di venire con noi?- una voce familiare a sommessa sembrò riportarlo in vita.

La lingua tagliente di Malfoy sembrò ridestarsi dopo quella domanda di Ron, chiaramente non riferita a lui.

-Buongiorno anche a te, Weasley.

Harry fece slittare lo sguardo dalla mano lentigginosa poggiata sul suo braccio al ghigno di Malfoy, poi si alzò velocemente.

-Mi piacerebbe, Ron. Ma ho delle cose da sbrigare. Magari ti raggiungo, ok?

Ron lo guardò perplesso, poi annuì non nascondendo un pizzico di delusione.

-Uhm, d'accordo…ehm domani sera…

-Sì, lo so.- tagliò corto Harry, gettando un'occhiata a Malfoy, in piedi anche lui adesso, stava rimettendo la propria roba in una cartelletta in pelle.

Ron parve intuire che Harry non volesse lasciar intendere i propri programmi, così alzò il pollice e scese le scale dopo un rapido "ciao".

Ad Harry semplicemente bastava non far sapere a Malfoy delle sue serate passate esclusivamente con i Weasley.

-Buona tattica passare la propria esistenza dai suoceri, se vuoi portarti a letto l'unica figliola femmina, Potter.- disse beffardo Malfoy, senza guardarlo.

-Io non…insomma…- cominciò Harry, mettendo via i libri e le pergamene.

-Potter, Potter...

Poi rise, d'una risata cristallina, prendendosi gioco di lui.

-Non devo certo dare spiegazioni a te, Malfoy!- sbottò irritato Harry, nascondendo il proprio disagio.

-Andiamo a bere qualcosa anche noi, vah…- disse Malfoy, sistemandosi il mantello e impugnando la cartelletta per porla alle proprie spalle, braccio ricurvo all'indietro.

-Non hai sentito? Ho delle cose da sbrigare!- ribatté Harry, infilando i suoi effetti personali in una delle tasche dei jeans, una volta rimpiccioliti.

-Se si tratta delle faccende domestiche, hai perso tanto di quel tempo a far proliferare la polvere, aspettare un po' non può farti male. Muoviti, Potter! Il ciarlare di Weasley m'ha aperto un buco nello stomaco.

Ode al libero arbitrio, si ritrovò a pensare Harry, sbuffando.

 

***

 

-Era questa l'idea di cui mi avevi parlato?

-Ok, è stato un secolo fa, e le cose non dovevano andare così, ma era questa...

Disappunto e timore.

-Non entra mai nessuno qui. Puoi star tranquillo.

-Ma…

-Li vedi quei poster? E i colori del piumone?

-Ok, ma…

-Non entra nessuno. Gli fa schifo. Credo sia il posto più sicuro al mondo.

Dei rumori, al piano inferiore.

-Faremmo bene a smaterializzarci prima che…

-Che l'allegra famiglia si accorga che sono stato qui. Andiamo.

 

***

 

Blaise si smaterializzò nello stanzino delle matricole di Medimagia. Anche se era più corretto definirlo "sala relax".

Non era in ritardo, ma aveva addosso una frenesia che non voleva e non sapeva spiegarsi.

Il suo turno da tirocinante iniziava fra mezz'ora.

Si sfilò il lupetto nero quasi con rabbia, come volesse spogliarsi del suo senso di colpa allo stesso tempo.

Niente da fare, mentre infilava la camicia nei pantaloni scuri, niente da fare nemmeno quando ebbe indossato il camice candido.

Il senso di colpa pesava come un macigno sul suo stomaco.

Aveva lasciato andar via Narcissa, senza avvisare Draco, lasciando che la donna andasse via senza che il figlio l'avesse salutata.

Nonostante il suo migliore amico avesse esplicitamente espresso il desiderio, o il bisogno, di salutare la madre.

Blaise ci aveva pensato, aveva rimuginato tutta la mattina, così dopo pranzo s'era deciso: aveva chiamato la clinica per sbrigare la faccenda.

Conosceva Draco, sapeva che quel saluto sarebbe solo stato sale in più su una ferita già in putrefazione.

Sapeva che l'aveva fatto per il suo bene, ma quel macigno non voleva sciogliersi.

Il metallo dell'armadietto cigolò, le cerniere sembravano voler cedere.

Poi Blaise si accorse che quel cigolio proveniva dalla porta.

-Buongiorno, Zabini.

Hermione Granger gli dava le spalle, il capo chino, si sfilò il golf per indossare subito il camice sulla sua improbabile t-shirt color cachi.

Blaise appoggiò le spalle al suo armadietto già richiuso, mentre la Granger trafficava con il lucchetto del proprio.

-Granger, cosa diresti ad un amico se lo avessi volontariamente ferito?

Hermione si voltò di scatto e i suoi occhi si smarrirono in quelli magnetici di Blaise.

Il ragazzo la vide deglutire a vuoto, riusciva quasi a vedere i meccanismi del suo cervello incepparsi.

-Io…- disse, la voce sottile.

-Voglio dire, se avessi fatto qualcosa per il suo bene. Se avessi fatto qualcosa di lungimirante, ma se questo lo facesse soffrire?- tentò di spiegarsi meglio.

Non sapeva nemmeno perché ne stesse parlando con quella lì, cosa poteva saperne una come la Granger?

Finalmente la ragazza abbassò lo sguardo, si tirò una ciocca di capelli arrotolandola all'indice.

-Se io avessi fatto una cosa così ad Harry cercherei di spiegargli le mie intenzioni, lui mi terrebbe il muso, e gli direi che mi dispiace. Lo ripeterei all'infinito. E poi gli passerebbe.

Un sorriso, debole, da quegli occhi color miele.

-Ma passerebbe davvero, o è solo perché si tratta di Potter?

Hermione scoppiò a ridere.

-Passa sempre, e non solo ad Harry, te lo assicuro.

Blaise chinò il capo, poi le rivolse un mezzo sorriso.

-Grazie, Granger.

Hermione sorrise ancora, poi si avviò ed una volta incrociata la porta si voltò:

-A buon rendere, Zabini.

 

***

 

Harry poggiò il cucchiaino sul tovagliolo. Il muffin già bello che deglutito fino all'ultimo boccone.

Si sorprese d'essere sopravvissuto, bevendo l'ultimo sorso di cioccolata calda dalla sua tazza.

Aveva passato il primo pomeriggio con Malfoy, in religioso silenzio, ed era sopravvissuto.

-Sei molto di compagnia, Malfoy, eh…

-Non amo mangiare e fare conversazione allo stesso tempo, Potter, è antiestetico.- ribatté Draco, tamponandosi le labbra col tovagliolo sulle sue gambe.

Harry ghignò e si spinse indietro con la sedia.

Non conosceva quel locale, molto raffinato e appena fuori Diagon Alley. Troppe cerimonie, per un semplice pub, si disse Harry.

Invece i camerieri sembravano conoscere molto bene Malfoy.

-Signor Malfoy, gradisce dell'altro sidro?

-No, ma le sarei grato se mi portasse il conto, Gregory.- disse Draco, scostando li sguardo dal proprio calice, di fronte a lui, per portarlo sul cameriere tutto impettito.

Harry non conosceva neppure quello stiracchiarsi, si sarebbe detto gentile, delle labbra di Malfoy. Non conosceva il suo cenno del capo, impercettibile.

-Le porto il solito, insieme al conto, signor Malfoy?- disse ancora l'impomatato ed attempato Gregory.

Inaudito: Malfoy sorrise. Perché Harry era sicuro, come lo era della bontà della torta di mele della Signora Weasley, di quell'inequivocabile e per nulla nascosto sorriso.

-Non oggi, Gregory. Grazie.

Il cameriere fece una sorta d'inchino non esageratamente profondo, mentre Harry continuava a fissare il sorriso di Malfoy.

Non durò molto, ma Potter ebbe la netta impressione che quel sorriso gli sarebbe rimasto impresso sulle lenti degli occhialetti rotondi, se non altro perché quella sembrava essere l'unica prova dell'umanità del ragazzo di fronte a lui.

Si riscosse quando vide Malfoy piegare il tovagliolo e riporlo nella stessa identica posizione in cui l'aveva trovato.

-Cos'è "il solito", Malfoy?- chiese curioso.

-Ah, gli interrogativi di Potter. Sai come si dice? La curiosità uccise il gatto.*

Il tono acido di Malfoy gli fece intuire che i ricordi legati a quel "solito" non dovevano essere piacevoli.

-Ma la soddisfazione lo riportò in vita.*- ribatté Harry, con un mezzo sorriso.

-E di cosa dovresti essere soddisfatto?

Quella era una domanda scomoda per lui, ed adesso erano pari. Gregory lo salvò in extremis, portando il conto, nella sua bella custodia di pelle nera.

Ma Harry non poté far a meno d'interrogarsi. Era soddisfatto? Sì. Che fosse merito del muffin al cioccolato? Non solo.

Era quel pensiero a scombussolarlo, quel non solo.

-Grazie Gregory.- disse Malfoy, dopo aver riposto fra le mani del cameriere una piuma, materializzatasi chissà da dove.

Harry s'era distratto facilmente e a quanto pare Malfoy doveva aver già pagato per entrambi.

-Malfoy, aspetta…io…devo pagare!

Fece per alzarsi, come per inseguire Gregory ed il conto fra le sue mani, ma all'ultimo ci ripensò e così rimase a mezz'aria, boccheggiando e strabuzzando gli occhi.

-Non preoccuparti, Potter. Ho un credito qui. Ti farò avere la fattura a fine mese, ovviamente maggiorata degli interessi.- disse Malfoy con una pacatezza nella voce che non gli apparteneva, soppesando ogni parola e nascondendo alla buona il tono ilare.

Lo guardò, lui ancora a metà tra la sedia ed il bordo del tavolo, in una posizione innaturale, poi inclinò la testa e scoppiò a ridere. Come senza motivo, d'una risata argentea eppure sommessa. Una di quelle risate che sembrano non voler far rumore, come a non disturbare, come di quei visi che sentono di non meritarsela, quella risata. Rideva per lo sguardo di Potter, per quella sua postura così goffa e buffa. 

Ed Harry pensò che fosse la risata più spontanea che avesse mai sentito.

Ne era sicuro adesso, Malfoy era umano.

 

***

 

Era strano camminare accanto a Malfoy, mani in tasca, nell'aria frizzante degli ultimi strascichi di ottobre. 

Era innaturale il rumore dei loro passi sui ciottoli pallidi delle strade di Diagon Alley, ormai tutt'altro che gremita dalle urla dei mercanti e dei clienti.

-Dovremmo…- disse all'improvviso Malfoy, per interrompersi subito dopo.

Agli occhi di Harry non sfuggì il mordersi del labbro inferiore, né lo sbirciare l'orologio.

-Salutarci.- completò per lui, con la voce piatta.

D'improvviso Malfoy sembrò incupirsi, aggrottò le sopracciglia, strinse le mani a pugno dentro le tasche e mormorò qualcosa di impercettibile.

Poi la sua espressione si distese, ritornando il solito muro invalicabile, lasciandosi modellare dal ghigno sul suo viso affilato.

-Dì un po', Potter…Hai intenzione di preparare l'antidoto di Wang, per domani? 

Harry si voltò di scatto rivolgendo tutta la propria attenzione a Malfoy, ora dritto di fronte a lui.

-Cosa?!

Malfoy inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.

-Non dirmi che non stavi ascoltando, oggi. Ultima parte della lezione, hai presente? Compiti per domani, ti dice niente?- continuò Malfoy come in uno sberleffo contro la sua persona.

-Ehm…a dire la verità…

-Sei irrecuperabile, Harry Potter.- disse Malfoy, con tono di rimprovero.

Harry rabbrividì nel pensare quanto Malfoy potesse ricordargli Hermione in quel momento.

-Ci vediamo stasera per lavorarci su, mmh? Dobbiamo consegnarlo domani, Signor Disastro.- disse Malfoy, con il solito scherno nella voce.

-Cosa? Io stasera dovrei…- Harry non riuscì ad accampare nessuna scusa credibile, così passò al contrattacco: 

-Insomma, Malfoy, vuoi finirla di autoinvitarti? Inventeremo qualcosa domani, semmai…

Ma Harry non ebbe tempo di concludere la frase, perché Malfoy puntò l'indice sulla sua cicatrice, spingendogli la testa indietro e smaterializzandosi.

-Maledizione a te, Malfoy! Maledizione!- quelle parole non giunsero a nessun orecchio, ed Harry si ritrovò da solo, tra le strade di Diagon Alley, con un pugno di mosche.

 

***

 

Quando Draco varcò l'imponente soglia di Malfoy Manor ebbe una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco.

Gettando il mantello autunnale sul grottesco attaccapanni che troneggiava all'ingresso, un odore innaturale gli colpì le narici.

A grandi passi si affrettò verso l'ampia sala da pranzo.

Solo quando strinse nella mano sinistra la pergamena che Blaise aveva abbandonato sul tavolo cominciò a realizzare la cosa.

Due righe e tutto andò in pezzi.

Narcissa non c'era più, l'avevano portata via, strappandola dalle sue braccia.

Non pianse, nemmeno quando col pugno chiuso si accanì contro il grande tavolo di marmo.

Fuori, gli alberi tinti di rosso della tenuta lasciavano cadere le foglie, separandole per sempre dai loro rami.

 

Note:

 

Devo delle scuse a tutti voi, soprattutto alla mia Beta, che ho abbandonato sparendo senza nemmeno una parola.

Scusarsi non credo valga a molto. Ho avuto un blocco in questo fandom, come se avessi speso tutte le parole che avrei potuto spendere.

Non assicuro che questo blocco si sia estinto, ma posso solo ringraziare Danae Luce Dwayne, che mi ha spinto a rimettere le mani e gli occhi su questa storia.

Detto questo, non voglio tediarvi oltre.

Per quel che può valere: mi spiace, per chi ha commentato/seguito questa storia. Mi spiace per la mia prolungata assenza dal fandom.

Mi spiace se ho pensato di poter essere migliore di quel che sono.

Buona giornata a tutti/e voi.

Indice.

 

*Nikko: http://it.wikipedia.org/wiki/Nikkō_(monaco_buddhista_giapponese)#La_vita_e_le_opere

*Proverbio inglese, con annessa prosecuzione.

  
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