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Autore: Kysa    22/05/2007    6 recensioni
Il quarto capitolo della mia saga: a otto anni dalla perdita che ha segnato indelebilmente Harry e Draco, a Londra tornano segnali che i Mangiamorte sono risorti e con loro, potrebbe esserci un nuovo grande capo. La vita di Thomas Riddle, dopo la sua Sigillazione. Ora tutte le domande avranno risposta.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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La storia insegna che la natura umana è fatta di guerra, passioni, tradimenti, collera.

Ma insegna anche che è fatta di solitudine.
Fin dall'alba dei tempi, i più grandi pensatori umani ritenevano che la solitudine fosse parte integrante della vita dell'uomo. L'essere soli era una condizione che andava accettata, che poteva portare a perdersi oppure ad elevare il proprio spirito. Secondo alcuni si cammina soli per tutta la vita, anche se in compagnia.
Per altri...si è soli e basta. In qualunque momento, come unica compagna la pia illusione dell'amore.
Per i demoni invece si trattava di una questione più complessa di quanto si potrebbe pensare.
Indifferenti per natura, gelidi nello spirito, per i demoni la solitudine era un dono.
Una situazione di fondamentale importanza.
E anche di sostanziale noncuranza.
Essere soli ...comparato alla gloria e alla conoscenza di una vita eterna.
Perciò, la bilancia aveva sempre avuto due misure per mortali e immortali.
Eppure da qualche anno, nel Golden Fields, alla residenza del primogenito della millenaria famiglia Cameron, un umano aveva cominciato a sperimentare sulla sua pelle che l'esistenza demoniaca non era né vuota né gelida.
Bensì forte e vorticosa come un turbine di vento.
Più densa del sangue.
Cameron Manor, ormai più abitato da quello che era stato nell'ultimo secolo, vibrò leggermente quel pomeriggio di giugno piovoso.
L'immensa costruzione di mattoni chiari e decine di torri dalle tegole nere sormontate da gargoyles guardiani avvertì una leggera scossa.
Ogni vetrata emise un acuto sibilo, cosa che fece anche il padrone di casa.
Chiuso nella sua stanza sulla torre del vespro, immerso nell'oscurità e grato ai vantaggi dell'alcool, Caesar Noah Cameron aprì appena un occhio. Anche al buio e assordato dall'incessante battito della pioggia, uno dei demoni puri destinati a comandare la nuova generazione si guardò attorno.
Le luci erano basse, colpa del suo mal di testa. La ricercatezza dall'arredamento impallidivano al confronto del demone che alla sua nascita era stato soprannominato dal nonno paterno Diamond, diamante.
I capelli bianchi appena più corti erano scarmigliati su numerosi cuscini, mentre lui sdraiato su una chaise-longue di damasco tanto blu d'apparire nero, risucchiò l'aria fra i denti come perle e si ripose il braccio sugli occhi.
Da otto anni aveva imparato che ignorare era molto meglio che fare domande.
Come sosteneva suo fratello Leiandros, spesso l'ignoranza era più saggia del sapere.
Il problema però si poneva quando i suoi obbligatori coinquilini minorenni dovevano far passare il tempo.
E cinque demoni puri insieme ad un umano...portavano solo guai.
Ringraziando il cielo a palazzo quel giorno ce n'erano solo due, momentaneamente, ma ci avrebbe scommesso che tempo due ore e il gruppo si sarebbe riunito per la serale caccia grossa.
Imprecando senza usare il fiato, alzò la mano e una bottiglia di Merlò si sollevò dalla tavola di mogano che sormontava quel bouduare appartato.
Si versò un bicchiere che poi lo Smaterializzò direttamente nella sua mano sinistra.
All'anulare aveva rimesso qualcosa che non aveva più portato da un pezzo. Per rabbia.
La sua fede nuziale.
Che strano rivedere quell'anello al dito.
Eppure erano passati solo ottant'anni. Incredibile come passava velocemente il tempo.
Brindò alla salute d'Imperia, sogghignando, quindi mandato giù il calice se ne versò immediatamente un altro.
E le finestre vibrarono ancora.
Si, c'era battaglia nell'aria, pensò prima di ricadere in trans.
Battaglia e divertimento.
Peccato che qualcuno ne sarebbe di nuovo uscito pieno di lividi. E non solo di quelli.
Al primo piano, infatti, nella Sala delle Furie data dalla rappresentazione allegorica di queste ultime sul pavimento di porfido, un'ampia stanza circolare quasi priva d'arredamento e dal soffitto basso ma dal diametro d'impressionante ampiezza, si stava consumando un allenamento che era più un massacro.
Brandon Feversham, trecentonove anni compiuti in gennaio, secondogenito della famiglia Feversham che era una delle più giovani nate nei sette secoli precedenti, stava seduto sulla mensola di granito dell'unica ampia portafinestra che illuminava la Sala col bagliore di lampi e fulmini che sovrastavano il Golden Fields.
Capelli castani cortissimi ma folti, lineamenti delicati e occhi bianchicci su cui spiccavano occhialetti leggeri dalle minuscole lenti rossastre, leggeva privo d'interesse un libricino logoro.
Un ginocchio contro il torace smilzo, guanti sempre alle mani.
Ogni tanto levava lo sguardo...per scuotere il capo.
- Vlad.- disse con la sua voce bassa e sottile - Vacci piano.-
Predica inutile.
Alla sua sinistra per un metro e quasi novanta di altezza, il giovane demone puro discendente da una famosa dinastia russa, da parte di madre. Vladimir Alexander Stokeford non lo degnò di uno sguardo.
D'indole crudele quanto mai diffidente e incurante, Vlad in poco più duecento anni era stato allevato come un guerriero, da una famiglia che aveva partorito per millenni condottieri e feroci assassini.
L'aspetto magnifico non riusciva a mitigare la sua crudezza.
Capelli biondo grano, lunghi a ciocche sulla fronte, occhi pallidissimi e quasi sempre socchiusi.
Un viso e un corpo mascolini che tradivano potenza, specialmente il volto. Guance poco incavate, ma che non mitigavano la spessa mascella ricoperta da un filo leggero di barba e spessi segni neri sotto gli occhi.
Come un rapace.
Muscoli tonici, guizzanti. Su una pelle diversa da tutti gli altri demoni.
Non pallida, bensì ambrata.
Una camicia nera aperta sul torace, mostrava di sfuggita un tatuaggio minuscolo sotto la clavicola sinistra.
Il segno del suo casato.
Una falce e un iris, incrociati.
Lo stesso simbolo di alcuni zar. Fra i suoi parenti, la stessa Alexandra Romanov, regina di tutte le Russie.
- Vlad.- lo richiamò Brand, vedendo che la magia che stava scatenando verso il suo avversario stava superando il limite - Devi solo rompere lo scudo. Non rompergli le ossa.-
- Fa silenzio.- sibilò, levandosi la sigaretta penzolante dalle labbra sottili.
Detto fatto, annoiato da quell'inutile allenamento, agitò un palmo e lo scudo che stava penosamente cercando di trattenere la sua magia finì in mille pezzi, con un rimbalzo tale d'aria da spedire con forza inaudita il suo, ovviamente, più debole avversario contro la parete.
Brand fece una smorfia, alzandosi.
Dal muro, come già si era ritrovato spesso in vita sua, Thomas Maximilian Riddle scivolò a terra, tenendosi il capo.
Batté una mano aperta a terra, per trattenere e al tempo stesso sfogare il dolore. Ma non ci riuscì.
- Porca puttana!- ringhiò, gemendo.
Vlad schioccò la lingua, soffiando fuori il fumo.
- Ne hai avuto abbastanza direi.- sibilò con voce roca, guardando il mago dall'alto in basso - Mi sono stufato, ho di meglio da fare che stare qua a giocare.-
- Ma porca.- Brand lo spostò, correndo da Riddle.
Da in piedi, chiunque avrebbe potuto scambiare il giovane mago ventiseienne per un demone.
Non contando i suoi occhi, chiaro.
Il ragazzino di un tempo aveva assunto un fisico statuario e un'altezza invidiabile, anche se non era possibile paragonarla a quella di Stokeford.
Pelle di alabastro, presa dalla madre e la bellezza di un viso che rappresentava il peccato per molti.
Al collo, l'argenteo bagliore del platino e di un rubino nero rilucevano come la più magnifica delle gemme.
T.M.R.
Questo il marchio a fuoco sul serpente che lo legava alla gola.
Per la vita.
I capelli d'inchiostro gli scivolavano scomposti sulla nuca e sul viso.
Sull'avambraccio destro invece, ora spiccava una lunga cicatrice di coltello, liscia al tatto. Vecchia di sette anni.
- Tom, tutto ok?- gli chiese Brand, tirandolo in piedi.
Riddle gemette di nuovo, toccandosi la nuca.
- Hai un taglio in testa.- gli disse Feversham, portandogli una mano sulla parte ferita - Sta buono.-
Tom non rispose, ma rialzò gli occhi blu come la notte su Vlad, che era rimasto a braccia incrociate.
E lo fissava.
La lunga occhiata fra i due avversari parve non avere fine.
E per poco, Tom vide un leggero bagliore aleggiare nello sguardo del demone che sapeva bene cosa significasse.
- Fa male la schiena?- continuò Brand, sbuffando.
- Secondo te?- e sorrise, alzando il viso sopra la spalla - Non ho niente di rotto.-
- Ma qualche vertebra incrinata forse si.- replicò Feversham - Vlad, che cazzo, ma non capisci proprio niente?-
- Me l'ha chiesto lui.- si limitò a rispondere Stokeford, menefreghista come suo solito.
- Non t'ha chiesto di spezzargli l'atlante!- sbottò Brand.
- Mica è colpa mia se è fatto di burro.-
- Ma vaffanculo Stokeford.-
Tom rise, vedendo il sopracciglio alzato di Vlad.
- Vuoi sfidarmi Feversham?- chiese, con una nota goduriosa nella voce.
- Ti piacerebbe.- ghignò Brand, levandosi gli occhiali e pulendoli con perizia - Ma adesso ho di meglio da fare.-
- Ecco, vai a sbatterti Winyfred.- gli consigliò acidamente il biondo, dando loro le spalle - Io me ne torno in camera.- e senza fare più un fiato agitò una mano con aria annoiata e si creò un portale, essendo lui un Portalista, che attraversò e sparì all'istante, senza stare a sentire le prediche di Feversham.
- Pezzo di cretino.- sentenziò Brand, accennando un ghigno.
- Lascialo stare Brand, dai.- sorrise Riddle, zoppicando fino a raggiungere la mensola, dove si sedette lentamente, sentendo tutte le ossa del suo corpo di burro urlare vendetta e pietà al tempo stesso.
- Sei troppo buono con lui.- replicò Feversham, facendosi apparire una poltrona su cui si sistemò comodo - Il polso fa male?-
- No, è guarito. Però, la pozione che mi hai fatto è miracolosa. Me l'ha sistemato in un'ora.-
- Se ti rompi un osso al giorno fratello non ci sarà incantesimo che ti riporterà dalla bara.- sogghignò l'altro, facendo ridere anche lui - Vlad non sa dosarsi con te, lo sai. Perché insisti?-
Thomas Maximilian Riddle tacque allora.
Abbassò il volto sulle sue mani, ora coperte dai calli dell'uso frequente della spada.
Le dita lunghe esibivano piccole ferite, ma nulla di serio.
Perché insiStevea?
In fondo...che altro avrebbe potuto fare?
Si appoggiò ai vetri, avvertendo un brivido.
La pioggia...sarebbe stato bello potersi sporgere dalla finestra e toccare la sua prima goccia di pioggia dopo otto anni.
Invece quella finestra poteva solo aprirla. Sentire l'aria, l'aria vera sulla pelle...ma niente di più.
Distolse lo sguardo, tornando a sorridere e a massaggiarsi il collo.
- Non preoccuparti per me, Brand.- disse pacato.
- No?- Feversham, che poteva dire di conoscerlo molto bene essendo stato il primo a cercare di conoscere otto anni prima quel ragazzino mortale che era stato Sigillato a Cameron Manor, nascose un sorriso amaro.
Begli anni erano stati.
Loro, in punizione per aver aiutato Caesar ad uscire dalla sua biblioteca otto anni prima, erano stati cacciati dai genitori ed obbligati a stare a Cameron Manor per un periodo di circa cinquant'anni.
Certo, potevano uscire come loro pareva, ma ad alcuni la pena era stata un po' ridotta.
Winyfred Harkansky per esempio, la più grande fra loro, lo era abbastanza da non dover rendere contro al padre, il potente Horus Harkansky, delle retate in casa sua. Tantomeno rendeva conto dei suoi viaggi nel tempo, cosa che aveva fatto imbestialire tutta la famiglia.
Vlad aveva accolto la punizione con una smorfia, ma come una tranquilla vacanza dalla vita sociale cui era costretto.
Val Hingstom invece aveva letteralmente ballato sulla sua cacciata, potendo così godersi la vita di vizi che aveva sempre sognato, lontano dal perbenismo della sua famiglia.
Ma Val era sempre stato così.
Duecentodiciassette anni, cinque meno di Vlad, era stato la pecora nera della famiglia Hingstom, quando si era fatto una scampagnata fra i babbani durante il D Day più di mezzo secolo prima.
Ancora peggio, si era infilato in mezzo a una manifestazione durante il 68' in Francia, a Parigi, dove aveva manifestato insieme a migliaia di studenti con una cresta verde in testa, macchiando così la reputazione del suo casato.
Per finire, la sua vita sregolata aveva fatto morire di crepacuore la sua zia paterna, o almeno così si diceva in giro, ma lungi dal piangerci sopra Val aveva accettato al volo la possibilità di poter vivere col grande Caesar Cameron.
Senza contare tutto l'interesse che il demone aveva sempre provato per Tom.
Come molti, provava interesse per tutto ciò che esiStevea oltre al ristretto mondo demoniaco...e Tom Riddle era stato, e tuttora restava, una grande fonte d'ispirazione per lui.
Restava solo Denise.
Che...scontava una pena forse assai peggiore di tutti loro.
Denise Axia Loderdail era nata solo centoventiquattro anni prima da una delle più illustri famiglie demoniache che mai avessero poggiato occhi o piede in Gran Bretagna dopo i Cameron.
Figlia unica, nata al posto del sospirato maschio, era venuta alla luce una notte di luna nuova.
La madre perì durante il parto e il padre, folle per aver perso la donna amata e non aver avuto l'erede che voleva, dette alla piccola quel secondo nome.

Axia.
Tesoro in greco. Cosa preziosa.

Come sfregio. Come ultimo dono forse, perché sputò ai piedi della culla e da allora non si era più fatto vedere.
Era stata la nonna paterna, Sapphire Loderdail ad allevare la bambina con rigidità e disciplina, tanto da ricordarle sempre che a Loderdail Mansion lei era solo un monile. Un prolungamento, tra l'altro non desiderato, della famiglia.
Non era passato molto però prima che i Loderdail si accorgessero del grande dono che si annidava in Denise.
Ladra spirituale.
La capacità di connettersi alla mente altrui, specialmente ai ricordi.
E di manipolarli a proprio piacimento.
Perché sta nei ricordi e nelle esperienze di vita ciò che siamo.
Cambiare i ricordi, cambia il passato, il presente. E quindi il futuro.
Con la punizione però, Denise si era presa l'impegno di tornare regolarmente a Loderdail Mansion.
Per essere controllata.
Presto, infatti, i parenti le avevano programmato possibili matrimoni per liberarsi di un'erede femmina che aveva messo fine al loro casato.
Da principio, otto anni prima, ognuno di loro si era aggirato per Cameron Manor per gli affari propri.
La presenza di Tom, un moccioso umano, non aveva toccato nessuno di loro più di tanto, almeno fino a quando non avevano capito con chiarezza cristallina quando Caesar fosse legato a quel mortale.
Era qualcosa che nessuno di loro era riuscito a capire, spesso ancora si stupivano di cosa poteva provare un demone che tutti consideravano il capo della generazione giovane.
Poco a poco, le visite di Lucilla Lancaster avevano fugato ogni dubbio.
Quell'umano era speciale.
Winyfred, Brand e Val erano stati i primi a muovere dei passi avanti, senza neanche capire perché volessero farlo.
Spesso Tom era rimasto giorni interi chiuso in camera.
In loro presenza non parlava mai.
Per quasi un anno aveva passato le giornate in biblioteca, accettando solamente la compagnia di Caesar e Dimitri.
Tutto era scoppiato nel momento in cui, un anno e pochi mesi dalla sua reclusione, Tom aveva pestato inavvertitamente i piedi a Vlad.
Una discussione iniziata con semplice e civile "Dov'è Caesar?" da parte di Riddle era finita con "Muori bastardo."  da parte di Stokeford.
Di quel giorno restava la lunga cicatrice sul braccio di Tom.
E qualcosa di dannatamente mutato nell'animo di un demone che era riuscito a vedere dove non credeva avesse mai potuto esserci un mondo di luce.
Nella Sala delle Furie all'improvviso si creò il caos.
Tom e Brand capirono subito chi era, ancora prima che spalancasse le porte con un botto.
- Ciaooo!-
Winyfred Zeta Harkansky irruppe agitando le braccia esili per salutarli.
- Tom, tesoro, prepara quei cosi che scoppiano che domani ti porto a vedere la presa della Bastiglia!- celiò, prima di abbassarsi e scoccare a Brandon, il suo fidanzato, un profondo bacio a fior di labbra.
Per cosi che scoppiano intendeva i pop corn.
E per Bastiglia...intendeva quella vera.
Da anni l'Harkansky faceva girare Riddle in mezzo alla distorsione temporale in sordina.
Tom era stato al Louvre, alla sua apertura. Aveva visto Ramses distruggere la Siria, Napoleone a Waterloo, Hiroshima e Nagasaki dal mare, aveva visto sorgere una nuova Babilonia con Alessandro Magno, la battaglia a Pearl Arbour per poi vedersela in dvd due ore più tardi.
Aveva anche visto l'assemblamento della Statua della Libertà, per non parlare del Sacco di Roma e niente meno che il primo concerto dei Beatles oltre mare.
Tutti questi viaggi due o tre volte al mese.
Ma la sera dopo proprio non poteva.
- Tesoro...- disse dispiaciuto - Domani vengono è controllori del Ministero. È il due. Lo sai.-
- Oh, che palle!- si lagnò lei, buttandosi seduta in braccio a Brand e scostandosi i ricci fitti color rame dalle gote tonde e color pesca - Quei noiosi mi hanno fregato la serata! Pensa che dopo volevo anche portarti a vedere i Ramones!-
- Adorabile.- sorrise, divertito - Ma non domani. Facciamo giovedì?-
- Mica posso fermarlo il tempo.- sospirò, mettendo il broncio - Pazienza...vorrà dire che ti faccio vedere Robespierre decapitato! Meglio? O preferisci Maria Antonietta?-
- Fai tu.- abbozzò, cercando di non ridere come faceva Brand, silenzioso.
- Comunque quei Controllori sono una rottura. Sempre a staccarti capelli e gocce di sangue.-
- Solo una volta al mese, per controllare sia io e non un doppio.- le disse, tranquillo - Non è niente.-
- Sono cafoni.- sbottò Winyfred - Non li batte neanche Stokeford...e parlando del diavolo, dov'è Vlad?-
- In camera.- spiegò Brand, passandole le braccia alla vita e baciandole una spalla nuda - Ha quasi spezzato la schiena a Tom e poi se n'è andato.-
- Adesso lo sventro.- minacciò la rossa - Ti ha fatto male amore?- chiese a Riddle, carezzandogli la testolina.
- Non troppo, tranquilla.- e si alzò, baciandole una guancia - Ora scusate signori, ma credo che andrò a trovare il padrone di casa. Poi mi faccio una doccia. Ci si vede a cena dove mangio solo io.-
- Si, contaci!- ironizzò Winyfred, prima di rovesciarsi addosso a Brand e finire entrambi direttamente giù dalla poltrona.
Tom se la filò prima di vedersi lo spettacolo in prima fila, ma non poté fare a meno di ridere.
- Divertitevi!- proclamò, chiudendosi i battenti alle spalle.
Nel corridoio si fermò di fronte al parapetto delle scale.
Cameron Manor era formato da un grande scalone a chiocciola, titanico, che raggiungeva il piano più alto del palazzo.
La ringhiera di marmo della scalinata poi, era larga e spessa, finemente elaborata.
Tom si Smaterializzò all'ultimo piano, proprio su di essa.
La ringhiera era solida...ma lui, inginocchiato sopra, si ritrovò a guardare in basso.
Metri e metri di caduta libera.
I suoi occhi persero il divertimento che aveva costellato quella giornata.
Si mise in piedi, mani nelle tasche dei pantaloni neri.
E continuò a guardare in basso.
Nessuna vertigine.
Nessuno sbandamento.
Un tuono in cielo si propagò nel castello.
- Ti piace così tanto il pavimento dell'ingresso?-
Tom piegò le labbra, senza voltarsi.
Piani più sotto il pavimento sembrava più lontano di quanto non fosse.
Un buco nero. Una voragine.
Denise Loderdail gli apparve a fianco.
Salì veloce e impalpabile sulla ringhiera, scalza, con addosso un abito di seta rosa antico e sandali a tacco alto di strass in mano. Le spalle scoperte, i lunghi capelli bianchi trattenuti in un'acconciatura costruita in una ragnatela di perle e cristalli la rendevano quasi una fata.
La più bella di tutte. E anche la più letale.
- Ciao.- le disse Tom.
Si chinò e la baciò, schiudendo le labbra quando la demone gli chiese un maggior contatto.
Quando si staccò da lei, senza accorgersene si ritrovò tranquillo a terra.
Denise lo guardava attenta.
E negli occhi bianchi sotto cui brillavano tanti scintillanti brillantini come cipria, spiccava qualcosa.
Un tormento.
- Sei stata da Caesar?- le chiese, stringendola per i fianchi.
Lei scosse il capo.
- No, sono di buon umore oggi.-
Riddle non si azzardò a replicare, ben conoscendo quel limite che non doveva mai essere valicato.
- Vado a trovarlo io.- sospirò, baciandola di nuovo - Ci sei a cena?-
Denise annuì - A dopo allora.- e svanì in una nuvola di vapore, proprio come fece anche Tom.
Ma la demone non era andata lontano.
Riapparve dietro l'angolo, le palpebre basse verso quella dannata ringhiera.
Sempre più spesso l'aveva trovato lì sopra, in quell'ultimo periodo.
Da principio si era trattato di avvenimenti sporadici.
Poi nell'ultimo anno la frequenza era aumentata fino a diventare una situazione quotidiana.
In piedi o in ginocchio, a metri e metri di altezza.
A guardare il basso, in una voragine, con un'avidità tale da far tremare le vene ai polsi.
Si rimise i saldali e lasciò cadere lo strascico dell'abito, corto sul davanti e in poche lunghe falcate raggiunse le stanze di Tom. Vi era un ingresso circolare, con tre porte.
La stanza da letto a sinistra, da cui proveniva il rumore di una doccia scrosciante.
Doveva essere Vlad.
La porta a destra dava su un salotto, pieno di diavolerie babbane.
La porta al centro...era la stanza dei giochi, come la chiamava Vlad.
Il luogo di quel castello che Denise detestava a morte.
Lo aprì e rimase sulla soglia.
Negli anni, il Ministero aveva accordato a Riddle numerose richieste e Tom ne aveva approfittato per chiedere la possibilità di leggere la Gazzetta del Profeta, ma non solo.
Sotto inchiesta, gli venivano recapitati numerosi oggetti mistici, dalle semplici sfere di Veggenza ai nuovi ritrovati di studiosi e alchimisti in campo di Difesa e Trasfigurazione. C'erano anche piante magiche, giunte da Everland, e alcune creature che i professionisti avevano considerato di scarto.
Fra queste, in una grandissima vasca di vetro, Melisande. Una sirena che aveva perso la voce e non cantava.
Incredibile a dirsi, con Tom l'aveva fatto.
Ed era l'unico con cui parlava.
La sirena stava sonnecchiando, avvolta nei suoi lunghi capelli scuri.
Aprì un occhio nero come la pece e le dette le spalle, facendo finta d'ignorarla.
Denise fece lo stesso.
Si lasciò scivolare seduta, posando lentamente lo sguardo su ogni oggetto presente in quella stanza piena di giocattoli.
La stanza di un bambino...resa simile al mondo esterno, perché non poteva uscire.

Entrato in camera di Caesar, Tom strabuzzò gli occhi infastidito.
- Va bene che qua sono l'unico che non vede al buio completo, ma farmi pesare così le mie mancanze è troppo.- estrasse la bacchetta e l'agitò lievemente.
Candelabri e tende riuscirono a riportare un po' di luce, tanto che Cameron irrigidì le mascelle, ancora sdraiato sulla chaise-longue.
- Brutta giornata.- sindacò Riddle, raggiungendolo, prendendo la bottiglia ormai vuota di Merlò e andando alla tavola ingombra di carte e missive - Come stai oggi?-
- Andrebbe meglio se fossimo in due in questa fottuta casa. Peccato che Demetrius abbia avuto la bella idea d'imbucarsi di nuovo a cena.- replicò Caesar, senza aprire gli occhi - Cos'era quel casino?-
- Vlad mi ha spedito contro la parete nella Stanza delle Furie.-
- Affascinante.- commentò il padrone di casa, decidendosi a mettersi un po' seduto. Si sistemò i cuscini dietro la schiena, scrutando Riddle da capo a piedi - Hai intenzione di farti paralizzare?-
- E tu?- Tom levò la bottiglia vuota - Il tuo fegato starà urlando.-
- Il mio fegato ha quasi mille anni.- replicò Caesar, accendendosi una sigaretta.
I suoi occhi bianchi rimasero immobili, quando la sua voce tradì la prima predica.
- Non dovresti preoccuparti della mia salute, ma della tua.-
- Oddio.- Tom mollò la bottiglia, poggiandosi si peso alla tavola con le mani - Ok, va bene. Hai ragione tu, lo so. Ma ho solo mandato giù qualche pasta quando facciamo festa. Erano solo allucinogeni.-
- Tom, Tom.- lo bloccò Caesar all'istante, levando la mano. La sua espressione tornò a essere segnata dall'abbandono, dalla noia quasi - Frena. Non sono tuo padre, sei maggiorenne e vaccinato e puoi fare quello che vuoi. La grazia dei narcotici è un dono di Dio, o del Diavolo, a seconda di come vuoi vederla e so bene cosa arriva a fare uno per passare il tempo ma se ti metti in testa di divertirti con loro, almeno vedi di ricordarti che il tuo metabolismo è almeno cento volte più debole di quello di un demone. Non puoi darti ai bagordi con Vlad e Val come niente fosse.-
- Lo so.- ammise docile - Hai ragione.-
- Non voglio aver ragione.- Caesar rise appena, soffiando fuori il fumo - Voglio solo non dover dire a Lucilla che durante i vostri baccanali hai mandato giù una caramella di troppo. Chiaro?-
- Chiaro.-
Tom fece una smorfia, sedendosi.
- Non fare quella faccia.- continuò Cameron, ghignando - Divertiti come vuoi, voglio solo che ti ricordi la differenza sostanziale fra te e quel manicomio che ti orbita attorno.-
- Ci pensa Denise a me.-
Riddle se l'era aspettato.
Al nome della demone, Caesar non aprì più bocca.
Restò a fumare, guardando chissà cosa.
Poi Tom lo capì. Guardava la sua fede, che aveva iniziato a portare di nuovo da poco tempo.
Per monito...a Denise. E a se stesso, probabilmente.
Stava per aprire bocca, per cercare di capire, quando un passo che azzarderei animalesco irruppe nel corridoio.
E la porta si spalancò tanto da far finire i battenti contro le pareti.
Poteva essere una sola persona.
- Dimmi che non è nudo.- sibilò Caesar, mettendosi una mano sugli occhi.
Tom si morse le labbra per non scoppiare a ridere.
Val Hingstom era in piedi dietro alla chaise-longue di Cameron, completamente nudo a parte la tovaglia rossa di flanella di un tavolo da gioco legata ai fianchi.
Capelli lunghi castano scuro, legati in un codino minuscolo e barba da pomeriggio, Val puzzava come se fosse uscito da una ciminiera. Quindi era stato all'Azmodeus Club di Londra, il luogo più malfamato d'Europa e il casinò sotterraneo più bazzicato da gentaglia di ogni livello mai vista.
- Io-odio-gli-Angeli-della-Morte!- tuonò furibondo, raggiungendoli e al contempo tenendosi il gonnellino improvvisato - Li odio! Mi fottono sempre al poker, mi spiegate come cazzo fanno? Eh? Loro e la loro stupida lucina che hanno in testa! Ci scommetto quello che volete che si portano le anime e si fanno dire le carte avversarie! Affanculo!-
- Ciao Val.- lo salutò Riddle, agitando la bacchetta e facendogli comparire addosso almeno un paio di pantaloni bianchi - Quanto hai perso a parte le mutande?-
- Oh, niente di che. Ma mi fa incazzare come mi fregano sempre!- sbottò, grattandosi la schiena, infastidito - Li detesto! Ciao Caesar, come va? E poi sai cosa odio?-
- La lucina che hanno in testa.- sospirò Riddle, ridendo - Quella volta che li hai portati qua, però, io non ho visto nessuna lucina.-
- La vedono solo i demoni e i mezzi demoni. Gli umani sono ciechi come talpe. Dovresti farti insegnare da Denise.- chiarì Hingstom - Per non parlare di quei Quattro deficienti dell'Apocalisse che facevano il tifo dal tavolo accanto! Per colpa loro ho dovuto pagare metà a soldi e metà con un tatuaggio.-
- Ti sei fatto fare un tatuaggio per scommessa?- Caesar lo guardò senza sapere più cosa dire, se non la formula di una specie di palla di fuoco gigantesca - Fa' vedere.-
E poi ci fu realmente da ridere.
Il tatuaggio diceva "I LOVE CROUPIER", spiccando allegramente sulla natica pallida di Val.
- Credo che andrò in cantina a prendere del vino per cena.- disse Cameron, alzandosi contro voglia - Se andaste tutti e due a sistemarvi prima che mi metta a tavola, senza mangiare come sempre, mi fareste un favore. Grazie.-
Sparito il maggiore, Val attese qualche secondo prima di posare lo sguardo sulla bottiglia di Merlò vuota.
E poi sulla chaise-longue.
- Ha rimesso la fede, hai notato?- chiese Hingstom.
- Si, ho visto.- annuì il mago, passandosi una mano fra i capelli neri.
- Se continuano così tutti e due finiranno per ammazzarsi.-
- Non credo che Denise sia propensa a discutere della cosa. E tantomeno lui.-
- Capito.- Val si alzò, dandogli una mano per fare lo stesso - Vado a immergermi nel sapone di Marsiglia, chissà che lo scadente lezzo dei sigari degli Angeli mi si scolli di dosso. A dopo fratello.-
- Ok...a dopo.-

Caesar Cameron aveva ragione. Aveva assolutamente ragione.
E' incredibile cosa uno può arrivare a fare quando l'unica sua preoccupazione è quella di far passare il tempo.
Senza sogni né progetti, si arriva a seguire le strategie più disparate.
Tom Riddle ci stava pensando, quella notte verso l'una passata.
Viaggi nel tempo, festini, fumo e droga...
- Questa è la cosa più cretina che abbia mai visto.-
Sorrise, ritornando alla realtà.
Era seduto nel salotto delle sue stanze, sdraiato su un divano e appoggiato con un cuscino dietro alla testa all'addome di Vlad che, seduto smodatamente ma con classe, guardava niente meno che Tremors alla televisione piatta di Riddle.
- Come fa a farti schifo?- ghignò il mago, assonnato ed esausto dopo i lunghi combattimenti della giornata - E' un classico. Un incrocio fa fantascienza e thriller ecologico. Ha sbancato ai botteghini e poi è diventato troppo commerciale piuttosto.-
Stokeford spense la sigaretta, disgustato - E' una puttanata.-
Tom rise ancora, cambiando canale. Lo mise su MTV, rete internazionale di musica e tendenza per sentire il demone lamentarsi che i babbani non sanno fare musica.
Non sopportava i Queen, diceva i Pistols erano solo degli psicotici troppo fatti, e lì Tom non se la sentì di negare con troppa veemenza, non reggeva neanche Jimi Hendrix. Per questo Winyfred, che lo considerava il suo idolo babbano, più volte l'aveva già minacciato di amputazione cruenta.
Passò qualche minuto e col buio e una musica lenta, Tom riuscì quasi ad appisolarsi.
Ma non funzionò a lungo.
- Vlad? Mi fai vedere le stelle?-
- Diluvia.- sibilò l'altro, senza staccare gli occhi dalla tv.
- Non questo cielo. Uno qualunque.-
Sbuffando, il demone spense la sigaretta e alzò un braccio in aria, passando la mano sul soffitto con un gesto sinuoso.
Si aprì un portale e Tom poté ammirare lo scorcio del firmamento più brillante che avesse mai visto.
- Caraibi?- chiese.
- Polinesia.-
- Però.-
Stokeford si accese un'altra sigaretta, da cui fuoriuscì un leggero profumo di menta.
- Denise mi ha detto tempo fa che nella tua famiglia portate nomi di stelle.-
Anche se era solo poggiato al suo torace con un cuscino, Vlad lo sentì tendersi all'istante.
- Si.- rispose Tom, richiudendo gli occhi - Nella famiglia di mia madre hanno sempre avuto questa tradizione.-
- Quella biologica.-
- Si. Lei era...una Black. E' una delle più antiche famiglie di maghi purosangue esistente. Tutti i Black avevano nomi di stelle, ma l'ultimo ad avere avuto l'onore credo sia Draco. Mio cugino.-
- Draco? È una costellazione ambigua, si diceva.- replicò il demone - A te non l'hanno dato un secondo nome?-
- Me lo diede Lucilla e poi non credo che Bellatrix Lestrange si fosse sprecata a pensare a un nome che seguisse la regola, quando sono nato io. Primo perché eravamo ad Azkaban e secondo perché non perdi tempo a pensare alle stelle, quando metti al mondo l'erede del Lord Oscuro.-
Vlad si poggiò sul bracciolo del divano.
- Ricominci.-
- Mi hai svegliato tu con le domande.- lo zittì - Evita di parlare della mia famiglia e andremo d'accordo.-
- E non mettere mai in luce la tua deficienza riguardo alla Sigillazione, terza regola.- concluse Stokeford, irritandolo ancora di più - Me n'ero scordato per qualche secondo, scusa.-
Fra il sarcastico e il condiscendente c'è una linea sottile...ma lì si esagerava.
- Dove cazzo eri stamattina?- continuò il demone, dopo un breve silenzio - Quando mi sono svegliato non c'eri.-
- Ti dà fastidio svegliarti a letto da solo?- ironizzò Riddle.
Vlad soffiò fuori una nube di fumo alla menta - Mi secca che le mie cose si spostino da dove le ho lasciate.-
- Porca puttana.- Tom inspirò, senza smettere di fissare il cielo - Imprigionato, drogato, depresso e pure schiavizzato.-
- E se non la smetti anche morto.- finì il demone con indifferenza - L'immortalità è già abbastanza pesante senza gli umani che hanno istinti suicidi.-
- Solo di mattina li ho.-
- Io uno adesso, perciò regolati.-
Andò a finire come sempre. S'ignorarono a vicenda fino a che Riddle non finì nel mondo dei sogni, così che Vlad potesse distogliere lo sguardo dalla tv, per posare gli occhi bianchi su di lui.
La mano alzata, stava per toccargli il viso, ma l’arrivo di Winyfred lo fermò. La ragazza apparve nella stanza, oltre il divano. Fece un risolino.
- Interrompo qualcosa?- chiese tutta allegra.
Stokeford roteò le pupille - No.-
- E Tom che fa là sotto?- tubò, alzandosi sulle punte degli stivali di lucidissima pelle.
- Dorme, spostata.-
- Però. Ormai gli fai solo questo effetto.- e prima che Vlad potesse mandarla al diavolo, la rossa si Smaterializzò sopra di lui, passandogli con una presa d'acciaio il braccio al collo.
Serrando lievemente la mascella, Vlad protese di nuovo la mano su Riddle, affinché non potesse svegliarsi.
- Cosa vuoi?- chiese allora, rovesciando il capo verso Winyfred.
- Due cose.- disse l'Harkansky, con voce a dir poco sepolcrale, cambiando come da giorno a notte - La prima è che cominci a tenere a freno la lingua e non parlo del privato. Ma di come gli fai sempre domande riguardo al passato.-
- Hn.- mugugnò, pacifico - E la seconda?-
- Vacci più piano in allenamento.- sibilò lei, assottigliando le palpebre - Sono stata chiara?-
- E' lui che vuole.-
- Per questo dovresti controllarti!- ringhiò Winyfred - E' prigioniero qui dentro, non è fatto di ghiaccio come noi! Perciò non dargli spago quando cerca l'oblio!-
- Mollami.- sibilò allora Stokeford, duro - Mollami subito.-
Lei lo fece, lentamente.
Vlad riabbassò il viso su Tom, masticando un'imprecazione fra i denti.
Gli umani cercavano spesso la morte, almeno questo aveva imparato negli anni da Tom. E sebbene detestasse la debolezza in ogni sua forma, aveva anche imparato che il suicidio non era un atto di mera codardia. Non per gli esseri umani, almeno.
- Domani vengono i Controllori.- disse Winyfred, prima di sparire verso la porta - Spero che non ti farai vedere come al solito.-
- Conosco la recita a memoria, non c'è bisogno che me la rispieghi.-
- Ottimo. Allora ci vediamo domani sera.-
Dannazione.
Maledetti i demoni e gli umani con la loro anima nera.
Vlad fece sparire il cielo stellato, richiudendo il portale, poi volse lo sguardo oltre la vetrata fradicia di pioggia.
Troppi temporali ultimamente.
Troppe avvisaglie nel firmamento.
Come se in cielo gli spiriti stessero colpendo con forza le nubi della volta, per avvisarli di qualcosa.
Era meglio dormirci sopra.

Il giorno dopo, Tom si svegliò verso le due del pomeriggio, dopo una lunga nottata insonne.
Aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che percepì contro la pelle fu il freddo e liscio corpo di Denise, abbracciato al suo. Lei lo toccava con la schiena, i capelli sciolti di cui poteva percepirne la fragranza di gigli.
Si mosse appena, cercando di non svegliarla, ma lei fu più rapida e alzò il capo.
- Buongiorno.- la salutò, baciandole la fronte.
- Scusa se sono piombata qua.- mormorò, rimettendosi comoda sotto le lenzuola - Ma sono tornata a casa mia e ho avuto un'accoglienza fin troppo calorosa. Avevo bisogno di pace.-
Riddle tacque, poggiandosi su un gomito.
Le carezzò la spalla con due dita, corrucciando la fronte.
- Non vuoi parlarne vero?-
- Non per ora.- si girò ancora, posandogli un bacio al livello del cuore, poi altri piccoli e lievi sul collo - Vai pure. Non preoccuparti per me.-
La prese in parola, nonostante conoscesse molto bene l'incredibile capacità di Denise Loderdail nel mentire.
Era abile, molto abile. Solo un empatico potentissimo poteva carpire le sue menzogne.
Si girò nel letto, sentendosi dolorante ovunque e cercò i suoi vestiti.
Non trovò neanche i boxer e imprecando infilò il primo paio di jeans tutti pieni di strappi che gli arrivò a tiro.
Afferrò una camicia e raggiunse il bagno, dove trovò Vlad, intento a sciacquarsi la faccia, con un asciugamano attorno ai fianchi e una scia di gocce d'acqua sulla schiena.
- Ciao.- l'apostrofò Riddle, chiudendo la porta - C'è Denise di là.-
- Ma tu guarda.- disse il demone, senza fare una piega - E' diventato di nuovo un ménage a trois senza che me ne accorgessi. Potevate chiamarmi.-
Tom gli scoccò un'occhiata sarcastica.
- E' andata a casa sua, mi ha detto.-
- Al mausoleo, vorrai dire.- replicò Stokeford, tirandosi indietro i capelli con un gesto automatico.
- Ha problemi con l'eredità, vero?-
- Problema non è un vocabolo che definisce bene la sua situazione.-
Riddle allora perse la pazienza.
- Qua nessuno mi dice mai niente.- sbottò - Ora andiamo in camera tua e sputi il rospo.-
- Come ti pare.- poi Vlad alzò qualcosa fra le dita e gliela sventolò davanti - I tuoi boxer me li tengo per ricordo?-
- Da qua!- ringhiò Tom inferocito, facendo finalmente sogghignare il suo amante.
Riapparvero nella cupa e confusionaria camera di Stokeford, che in quanto a ordine lasciava molto a desiderare. Buttò giù una marea di vestiti e libri da una poltrona, dove fece sprofondare il mago.
- Mai imparati gl'incantesimi di più comune utilizzo domestico?- gli chiese Tom ironico.
- Spiacente. Appena ho superato il metro di altezza i miei mi hanno messo una spada in mano.- celiò gelidamente Vlad, facendosi comparire addosso indumenti comodi ma di ottima fattura. Mosse agilmente le dita e in mano gli apparve un portasigarette di legno intarsiato. Ne prese una, poi lanciò tutto a Tom che si accese la sigaretta alla menta dalla fiamma del demone.
- Cosa vuoi sapere?-
- So che...- Tom guardò il suo orologio da polso -...hai dieci minuti prima che arrivino i Controllori del Ministero per dirmi che grane ha in casa Denise. Perciò fai un riassunto.-
- E' femmina, ha fatto morire sua madre di parto e i Loderdail vogliono farla sposare con un parente stretto per mandare avanti la dinastia.-
- Cazzo.- Tom prese una boccata - Tu si che li sai fare i riassunti.-
Se Vlad colse del sarcasmo nella frase non se ne curò, afferrando un portacenere buttato a terra.
Tom usò la magia per ripulire le cicche e la cenere sparsa lì attorno, conscio che in quell'ambiente poteva anche prendersi qualche infezione, ma non aveva ancora rielaborato la faccenda del matrimonio di Denise.
- Vogliono farla sposare?- allibì, riprendendosi.
- Tu si che ascolti quando la gente parla.-
- Ma non possono obbligarla!-
- Ha centoventiquattro anni. E' minorenne secondo i nostri canoni. Si raggiunge la maggiore età solo ai due secoli pieni.-
- Ma che stronzate, perché nessuno dice niente? E chi dovrebbe sposare?-
- Val che conosce i suoi parenti dice che il prescelto sarebbe quel tipo che hai visto a Capodanno, di sfuggita. Quello che stava con le sorelle di Lord Demetrius.-
Tom allargò la bocca - Quello con quello sfregio sulla guancia?-
- Si, gliel'ha fatto mio cugino qualche secolo fa. Piccolezze.-
- Ma lei non lo ama!-
Vlad levò il sopracciglio.
A volte adorava terribilmente quel barlume d'ingenuità che era rimasto nell'umano che gli sedeva di fronte.
Tom comunque si riprese presto dall'uscita.
- Voglio dire, mica siamo nel Medioevo! Non possono costringerla! E Caesar non dice niente?-
- Caesar?- Stokeford si lasciò sfuggire una risata cattiva, levandosi la sigaretta di bocca - Cocco, ricordi di chi parli? Lo hai guardato bene di recente? Parli di uno che vive attaccato al suo passato, che venera un anello e preferirebbe farsi scuoiare vivo piuttosto che ammettere di provare attrazione per un'altra donna. Demone o umana che sia. Perché secondo te ha lasciato andare via quell'umana tempo fa?-
- Hermione?- mormorò Tom - Lei amava ancora mio cugino.-
- Stronzate, avesse voluto un modo l'avrebbe trovato per tenersela. Ma è talmente testardo e rigido sulle sue stronzissime posizioni che vivrà tutta la sua fottuta eternità da solo, rimpiangendo la maledetta Glassharm e il giorno in cui l'ha lasciata suicidarsi. Ecco la bella storiella.- e spense la sigaretta, infastidito - Adesso vai dai Controllori, ho sentito i cancelli aprirsi. Vai.-
Era un ordine e Tom sospirò, alzandosi.
Vlad teneva a quella situazione più di quanto avesse mostrato recentemente.
Quando raggiunse l'ingresso, dopo essersi vestito per le scale, trovò i soliti tre molesti esserini mandati dal Wizengamot.
Dopo otto anni, poteva dire di essersi abituato alla loro boria.
- Signor Riddle.- l'apostrofò il Primo Segretario Donovan, dell'ufficio del Ministro Edgar Dibble - Confidavo che in questo lasso di tempo avesse imparato la puntualità.-
Donovan era un uomo di mezza età, magro ma con la pancia prominente e flaccida. I capelli già bianchi e l'aria arcigna di chi ha vissuto tutta la sua vita in ufficio.
Accanto a lui, uno a destra e uno a sinistra, il Sovrintendente di Azkaban Paul Brockway che a forza di vivere al buio sembrava un vampiro tanto era pallido e smorto e per ultimo l'Auror David Quinn.
- Buongiorno a tutti.- salutò pacato, senza stare a sentire i borbottii del Segretario.
- Potrebbe essere un buongiorno.- sibilò quello. Rapido gli strappò un capello, mentre Tom levava la mano. Si fece pungere il dito, attese che i tre immergessero il suo sangue e il suo capello in una boccetta contenente una pozione verde mela e che la suddetta di mettesse a friggere.
Intanto l'Auror Quinn, con le sue manone, con la telecinesi gli consegnò alcune casse che lasciò nell'ingresso.
- Giocattoli nuovi.- spiegò Donovan, lisciandosi i baffetti - Il Ministro si è prodigato affinché lei avesse altro per...passare il tempo.- e schioccò la lingua, acido - Sfere con gargoyles in miniatura, che è pregato di non disperdere nella campagna, alcune fate dello Yorkshire che hanno sviluppato strane tendenze a far piangere i girasoli, Sbuffoli di granito e alcuni di pietra calcarea che sono stati piuttosto irrequieti durante il viaggio, anche se non ne capisco il motivo...-
- Forse perché gli Sbuffoli odiano i Thestral?- abbozzò Tom.
- Non faccia il saccente, si risparmi.- fece il Segretario, arricciando narici e labbra - Si ricorda perché è qui vero?-
- Perché sono un pericolo per la società dei maghi.- recitò con tono incredibilmente distaccato.
- Esatto.- annuì compiaciuto Donovan - E per finire una Dama dell'Acqua.-
- Una Dama dell'Acqua?- Riddle sbattè le ciglia - Ma si stanno estinguendo, non dovreste condurla magari a...-
- Ah, basta!- lo interruppe il Primo Segretario, richiudendo il suo libretto di appunti - Voglio ricordarle che le sono concessi privilegi che ad Azkaban non si sogna nessuno!-
- Se non altro ad Azkaban anche i miei fratellastri hanno diritto a una visita una volta l'anno.-
La voce di Tom si era incrinata, ma il suo alterco col Segretario volse di nuovo a favore di quest'ultimo che sembrava provare un piacere immenso nel ricordargli che razza di sangue gli scorresse nelle vene.
La pozione dell'Auror Quinn aveva finalmente iniziato a ribollire e con la prova in mano i tre se ne andarono, lasciando a terra numerose casse.
Nel silenzio più totale, Tom riuscì ad inginocchiarsi.
Col cuore che gli batteva forte nel petto aprì quella della Dama dell'Acqua.
Trovò un uovo di cristallo grande come la testa di un gigante.
E dentro, fra tante bollicine, vide muoversi una sinuosa presenza simile a una sirena.
Ma senza coda.
La Dama dell'Acqua.
Che Tom ancora non sapeva essere...trappola e via d'uscita al tempo stesso.
Solo per lui.
Era appena risalito nella stanza dei giochi e ricevette subito le visite dei compagni di cella.
- Oh, che carino questo Sbuffolo!- cinguettò Winyfred, vestita in un'indecente minigonna che fece smettere di pensare anche a uno controllato come Vlad. Prese dalla gabbietta lo Sbuffolo in questione, animaletti tondi con nasi schiacciati che come unico verso emettevano proprio sbuffi inconfondibili.
Solitamente gli Sbuffoli inglesi erano pelosi, ma alcuni esemplari del Suffolk spesso tendevano a Trasfigurarsi in rocce, per mimetizzarsi alla cattura.
Lo aiutarono a tirare fuori i gargoyles, che attaccarono con un cicaleccio senza fine, quindi le fate, che invece di spruzzare Polvere Rallegrante accecarono Brand e Val con della Polvere Piangente, forse arrabbiate con qualche umano che aveva disturbato la loro quiete ma quanto Tom mise l'uovo di cristallo accanto alla vasca di Melisande, che lo studiava curiosa, Denise irrigidì i lineamenti perfetti.
- Da dove arriva?- gli chiese.
- Non so. Non mi dicono mai dove prendono le cose che mi portano.- le spiegò Riddle.
- Ti fai portare roba che non sai dov'è stata?- replicò la demone.
- Ma che ti prende?- le chiese anche Val, che piangeva e al contempo imprecava dietro alle fate che sghignazzavano sadicamente - E' solo una Dama dell'Acqua.-
- Già e chissà com'è che sono in via d'estinzione.- disse Brand, che sembrava poco contento come la demone - Ho letto che fino a pochi secoli fa si usavano come passaggi. Ovunque ci fosse una pozza d'acqua, loro ci passavano in mezzo. I maghi avevano cominciato ad usarle per scopi personali...-
- Io a casa ne ho una.- disse Winyfred tranquilla - Papà una volta l'ha usata per andare nell'Eden. Mi ha portato una mela.-
- E l'hai mangiata?- chiese Tom, preoccupato.
- No, era candita. Mi fanno schifo i dolci.-
Logica impressionante. Lasciarono perdere Winyfred e le sue elucubrazioni sulle mele ricoperte di glassa dalla dubbia provenienza ma niente cambiava che Denise stesse fissando la Dama dalle movenze sinuose con espressione minacciosa.
- Non liberarla mai dall'uovo.- gli disse allora, mentre Tom aprire di più le tende e anche le finestre, senza potersi sporgere - Capito?-
- Si, si.- annuì, guardando la magnificenza del Golden Fields anche con un tempo infame come quello - Vedrai che non è un modo per il Ministero della Magia di farmi secco. E' solo un prestito, non può esserci niente di...terribile...in...un...prestito...-
La sua voce si spense, come portata via dal vento.
Tom iniziò a fissare un punto imprecisato.
Lo videro cominciare a tremare violentemente e spostarsi subito dalla finestra.
- Cosa c'è?- gli chiese Val.
- C'è...- Tom deglutì, attaccandosi alla parete - C'è qualcuno davanti ai cancelli, fra le margherite. Mi ha guardato.-
I demoni si avvicinarono subito alla finestra. Si sporsero, ma non videro nulla. Fra le margherite nere spazzate dal vento non c'era niente, neanche un passero.
- Lì fuori non c'è nessuno.- gli disse Brand - Tom sei sicuro di aver visto una persona?-
- Come sarebbe non c'è nessuno?- replicò, angosciato - C'era qualcuno coperto da un mantello chiaro!-
- Era un uomo o una donna?- gli chiese Vlad.
- Che ne so, non sono stato a guardare!- ringhiò allora, facendo ben capire che fosse vicino a una crisi - Ma non sono pazzo! Ho visto qualcuno là fuori e guardava me!-
- Se fosse apparso qualcuno davanti al cancello l'avrei sentito.- gli disse più gentilmente Winyfred, prendendogli la mano - Comunque adesso scendo a controllare. Va bene?-
- Controllare cosa?- berciò Stokeford.
- Sta zitto Vlad e vieni con me. Avanti.-
- Vengo anch'io, la cosa m'interessa.- celiò Val, Smaterializzandosi con loro.
Un sordo panico gli aveva attanagliato le viscere.
Tom Riddle aveva scordato quella sensazione da tanto tempo ormai...da quando aveva visto per l'ultima volta un essere umano, otto anni prima. Da quando Angelica Claire King gli aveva detto addio, da quelle stesse colline.
Il dolore tornò più forte di prima, a stento riuscì a sedersi.
Sentiva solo la tensione che gl'induriva i muscoli delle braccia, della schiena.
Le mani fredde di Denise non riuscivano a dargli sollievo, neanche quando gli carezzò i capelli, poggiando il capo contro il suo seno.
Fuori dai cancelli intanto, Winyfred, Val, Vlad e Brand giravano attorno alle mura con circospezione.
- Io non vedo niente.- disse Val - Non è che dorme troppo poco?-
- Sarebbe colpa mia?- frecciò Vlad truce.
- Siete tu e Denise a tenerlo sveglio.- replicò Hingstom ridendo.
- Finitela di fare i porci.- replicò l'Harkansky, col vento che le scompigliava i fini ricci color rame. Di colpo poi Winyfred tirò su col naso. Si guardò attorno, percependo qualcosa.
- Non sentite un insolito odore di...lavanda?-
Brand seguì la traccia della sua ragazza, annusando l'aria.
- E' vero. E' fumo alla lavanda.-
- Forse ho vinto io.- li richiamò Vlad, poco lontano - Gente, venite qua.-
La sua aria terribilmente seria divenne proprietà di tutti quando videro un avvallamento fra le margherite nere.
Alcune erano spezzate e calpestate.
Alzando gli occhi, colsero in linea d'aria la stanza di Tom al quarto piano di Cameron Manor. Denise si stava sporgendo, per capire cos'avessero trovato.
- Non è finita. Ecco da dove arrivava il fumo.- Stokeford si piegò e mostrò a tutti una cicca di sigaretta mezza spenta.
- Lavanda.- annuì Val, odorandola - C'è stato qualcuno davvero.-
- Si ma adesso è sparito.- replicò Brand, che coi suoi occhiali vedeva molto più di quanto si credesse - Torniamo dentro. I poteri di Caesar forse possono dirci qualcosa.-
Cameron, però, non parve lieto di sentire la notizia.
Colse l'invasione nella sua biblioteca col solito silenzio stizzito e con un silenzio ancora più gelido ascoltò i ragazzi dirgli della persona che aveva fissato Tom dai cancelli.
- C'era quella a terra.- gli disse Riddle, sgomento.
Cameron prese la sigaretta spenta dalle dita di Vlad, cupo. La fissò, poi rialzò il viso.
- Poteva essere chiunque.-
- Mi ha guardato dritto in faccia Caesar.- alitò il mago - Ne sono sicuro. Io ero troppo lontano, non ho capito se fosse un uomo o una donna ma chiunque fosse guardava me.-
- Puoi capire qualcosa?- gli chiese Winyfred, carezzandole le spalle rigide di Tom.
- Già, puoi percepire qualche sentimento?- lo incalzò Val.
- Da una cicca?- riecheggiò Caesar, quasi oltraggiato.
- Di più non abbiamo.- gli disse Brand mesto.
- Magari era uno del Ministero rimasto di guardia.-
- Mi ha messo i brividi Caesar.- sussurrò allora Tom in un soffio - Non era uno del Ministero. Inoltre...- si bloccò, mordendosi il labbro, per poi continuare a fatica -...Damon, Beatrix e Claire...si sono tenuti alla larga da qua, in questi anni. Anche Harry e Draco hanno fatto lo stesso...non era nessuno di loro...ne sono sicuro.-
Caesar capì che le brutte sensazioni provate negli ultimi giorni non erano dovute all'alcool. Scrutò la cicca, quindi la richiuse nel palmo e inspirò a fondo. Gli altri rimasero in attesa, tranquilli, e quando Caesar riaprì gli occhi, ciò che Tom vi vide non gli piacque per nulla.
- E' solo una sigaretta, non c'è molto.-
La voce del demone uscì sottile, quasi lugubre.
- Ma posso dirti l'ultima cosa che la persona che la fumava ha pensato.-
- Sarebbe?- chiesero i cinque demoni con stizza, mentre Tom, pallido, taceva.
- "Padre mio, ti vendicherò".- recitò Cameron, gelando in un istante il sangue nelle vene di Riddle.
Vendetta.
Una delle forze più potenti sulla terra.

La notte stessa verso le tre del mattino, ai cancelli di Cameron Manor si presentò qualcuno decisamente più gradito dell'ultima presenza appostatasi nei paraggi quel pomeriggio.
Caesar Cameron era nella sua sala da pranzo al primo piano, le gambe lunghe su una tavola che non aveva mai conosciuto tanta scortesia. Dall'altro capo, Lord Demetrius tamburellava le dita sul cedro lustro freneticamente.
Gala Leoninus invece sedeva di fronte al camino e stava sorseggiando la sua cena da una coppa dorata nel momento in cui Lucilla del casato dei Lancaster varcò la soglia.
- 'Sera.- mugugnò, levandosi il mantello e poggiandolo sulla sedia a fianco di quella di Caesar - Per qualunque cosa sia, mi avete salvato da una festa. Ne avessi voglia vi bacerei.- aggiunse sarcastica, sedendosi.
L'abito guepiére in raso, doppiato in pizzo nero, fece capire a tutti in che tono fosse stata la festa così tardiva.
Ovvero la classica riunione formale di sfoggio di classe.
Sempre giovane, sempre stupenda, Lucilla si scostò i lunghi capelli bruni dalle spalle per gettarli indietro.
- Allora?-
- Oggi c'è stato un problema.- iniziò Caesar, già alla seconda bottiglia di vino.
- Peggiore del tuo umore?- replicò sardonica.
Lui la ignorò, portandosi il flûte alle labbra, facendo risplendere la fede al dito - Oggi qualcuno s'è appostato qua fuori. Tom l'ha visto e ha giurato che stesse fissando proprio lui.-
- Auror?-
- No.- le disse Demetrius - I ragazzi hanno trovato una cicca. Caesar ha potuto leggere l'ultimo pensiero impresso da chi l'ha fumata.-
- E fatemi indovinare.- Lucilla si sporse sulla tavola, incrociando le dita sotto il mento - Mangiamorte?-
- Come fai a dirlo?- Cameron levò un sopracciglio - Che succede?-
- Niente.- rispose lei, tranquilla - Ho sentito di un assassino in libertà che vaneggia il ritorno alla gloria del passato. Niente di che, gli Auror sono a un passo dal catturarlo.-
- E questo tizio è un Mangiamorte marchiato?-
- Perché me lo chiedi?-
- Perché l'ultimo pensiero sulla sigaretta diceva "Padre mio, ti vendicherò."- delineò Caesar.
A quel punto, anche Lucilla come Tom avvertì qualcosa dentro di lei che si agitava. Qualcosa che, Caesar lo sentì bene, riportò a galla vecchi ricordi.
- Potrebbe essere chiunque.- s'intromise Gala, lucida come sempre - Può essere un figlio di Auror, un figlio di mezzosangue torturati. Lord Voldemort ha massacrato troppa gente.-
- Già, bisogna guardarsi le spalle su troppi fronti.- annuì Dimitri.
- Non mi avreste chiamato qui se pensaste che è una sciocchezza.- sentenziò la Lancaster - Ci sono stati altri problemi?-
- No, assolutamente.- la placò Caesar - Volevo solo informarti. Tom è rimasto abbastanza scosso e a me non piace ignorare le brutte sensazioni. Questo assassino in circolazione...ha seri legami con i Mangiamorte?-
- Chiunque pensi che i sanguesporco sono feccia da impiccare può essere considerato Mangiamorte.- sorrise Lucilla, senza alcun divertimento - Metà della popolazione magica lo pensa. Ma questo è diverso.-
- Infatti. Chiunque fosse s'è preso la briga di venire qua davanti.- Demetrius si fece pensoso - Nessun umano può entrare. A malapena ci riesce Jeager.-
- Bisognerebbe che fosse Tom ad uscire.- sussurrò Caesar, senza staccare gli occhi da quelli di Lucilla - Cosa che si ritiene impossibile. L'incantesimo di Sigillo è molto forte. Fatto dall'intero Wizengamot. Tom, per quanto sia diventato spaventosamente forte, in maniera che stupisce anche me, non è ancora in grado di romperlo.-
- Come si può farlo uscire? Quel collare non glielo permette.- considerò Gala.
- Quindi c'è davvero qualcuno che vuole vendetta.- disse la Lancaster in un soffio, dopo un lungo momento di silenzio - Chiunque...chiunque potrebbe volerla, però.-
- Qua è al sicuro.- la calmò Cameron - Fidati. Non c'è modo per entrare, né per uscire.-
L'espressione di Lucilla si tese - I Controllori del Ministero?-
- C'è sempre qualcuno dei ragazzi con Tom, quando vengono.- Demetrius scosse il capo - E poi finirebbero nelle grane, al Ministero sanno delle tue visite, anche se fanno finta di niente.-
- Ok e allora chi era la persona di oggi?- sbottò Lucilla, alzandosi stizzita - Dannazione, mi sembrava che quasi otto anni di pace fossero un po' troppi. Agli Uffici sugli Spostamenti Magici fanno un sacco di storie! Non mi diranno mai delle Smaterializzazioni avvenute qui, oggi, oltre a quelle dei Controllori.-
- Ammesso che questo qualcuno si sia Smaterializzato.- le ricordò Gala - Pensa a un Animagus.-
- Sono registrati.-
- Tom no.- abbozzò Demetrius - Abbiamo solo quella sigaretta alla lavanda. E un proposito di vendetta.-
- Non abbiamo niente.- ringhiò Lucilla fra i denti - Ok, d'accordo. Farò qualche indagine da sola, senza far sapere nulla agli altri. Non voglio che si mettano in agitazione.-
- Forse con Degona posso fare qualcosa.- le disse Caesar - Ma ogni volta che ci vediamo per le lezioni lei non viene mai neanche a trenta metri da qui.-
- Proverò a parlarle.- annuì distrutta - Per il momento però...tenute Tom all'oscuro. Va bene? Voglio che viva tranquillo, questa pagliacciata la chiuderò ancora prima che inizi.-
- Perfetto.- le concesse Cameron, alzandosi di malavoglia - Ti accompagno alla porta.-
Ecco cos'erano state le tempeste degli ultimi giorni su Golden Fields.
Avvisaglie. Presagi.
Avrebbe dovuto ascoltare i moniti, si dannò Cameron, fermo ai cancelli con Lucilla che si nascondeva sotto il mantello.
- Al primo problema ti chiamo.- le giurò, serio.
- Lo spero. Anche nel caso...- abbozzò lei, indecisa se continuare -...il problema non fosse di Tom.-
- Che significa?- sibilò.
- Lo sai.- Lucilla lo guardò ancora, poi sorrise mesta - Ora vado. Abbraccialo da parte mia.- e sparì, lasciando il demone a fissare il punto in cui se n'era andata.
Maledetta Lucilla. Maledetta Imperia.

Tutte le donne che se ne infischiavano della loro vita e ciò che lasciavano indietro.
E maledetta anche la donna che lo fissava ora, oltre le tende della finestra della sua stanza.
Maledetto chi non si guardava mai indietro.
E lasciava una scia di cenere, che una volta erano stati sogni.

 

 

 

 

  
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