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Autore: El_Roy    05/11/2012    1 recensioni
Niente di nuovo per il Dottore e i Pond, che accidentalmente sbagliano la destinazione. Qualcosa però non quadra: dove sono finite tutti gli abitanti di Alaska? Beh, forse un piccolo aiutino potrebbe averlo dato il buco nero che pende inesorabile sulla testa del pianeta!
Buona lettura!
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Da tanto tempo era il motore di tutto. Geb si avvicinò un po' malinconico al suo Cuore e poggiò la mano sul forziere che racchiudeva la forza portante di Alaska, quasi accarezzandolo e quasi a volergli dire "salve di nuovo" e "addio" allo stesso tempo.
"Allora ci siamo, alla fine." sospirò.
"Mi dispiace....per...per tutto." esitò Amelia. "Se non fosse per noi, lei non dovrebbe disattivare il Cuore..."
"Se non fosse per voi tutto finirebbe tra meno di otto giorni, cari ragazzi. Se non altro farò qualcosa di buono prima di finire disgregato nell'Universo."
"Qualcos'altro di buono." sottolineò il Dottore, che stava guardando da vicino un grande macchinario alla destra dello scrigno pieno di bottoni, luccette e "wiiiz-wiiiz".
"Centro di comando?" chiese il Dottore a Geb.
"Centro di comando." confermò lui. "Allora vediamo; avrete 12 minuti da qui fino a dove siete atterrati, prima che il Buco Nero faccia capolino e porti via tutto. Riattivare gli scudi è improponibile, occorrerebbe troppo tempo e un po' di accumulo di energia."
"12 minuti, afferrato. Credo sia tempo dei saluti, allora." fece il Dottore sistemandosi il cravattino e spingendo Amy e Rory verso Geb. I due ringraziarono di cuore il vecchio abitante del pianeta; Amy gli stampò un bacio sulla guancia, mentre Rory tentò un abbraccio salvo convertirlo in extremis in un'amichevole pacca sulla spalla, gesto che fece trasalire l'Alaskiano. Il Dottore si limitò ad un sorriso, ricambiato da Geb che subito dopo abbassò lo sguardo e si diresse verso i macchinari.
"Tutto qui?" chiese Amy in tono di rimprovero al vecchio Signore del Tempo.
"Tutto qui."
"Cosa bolle in pentola?" fece eco Rory.
"Mh. Niente, niente. Solo mi chiedevo; gli scudi. Perchè gli scudi ci hanno fatto entrare? Questo particolare mi ha assillato fino a qualche minuto fa, ma adesso ho la risposta. Gli scudi ci hanno fatto atterrare, perchè..."
Un rumore acuto che non prometteva assolutamente niente di buono inondò il centro di Alaska e i tre puntarono gli occhi verso Geb, che si muoveva frenetico alla base del possente dispositivo azionando leve e controllando numeri.
"E' un buon segno?" chiese Rory urlando per sovrastare l'allarme che ancora tuonava.
"Hai mai saputo di una sirena che fosse un buon segno?" sbottò il Dottore avvicinandosi a Geb e chiedendo spiegazioni.
"Gli scanner non avevano rilevato una corrente spaziale. Ci siamo dentro fino al collo!"
"Ed è un problema? Cos'è una corrente spaziale?" chiese Amy in cerca di delucidazioni. Il Dottore prese la parola:
"Una corrente spaziale è come....come un tapis roulant! Un grande tapis roulant! E adesso sta portando Alaska dritto dritto verso quel Buco Nero ad una velocità che non potevamo prevenire e che assolutamente non corrisponde a 12 minuti. Insomma, siamo un mare di guai. Non puoi zavorrare il pianeta aumentando il peso del nucleo, Geb?" 
L'ometto stava ancora vorticando a ritmo furioso, in cerca di una soluzione che forse non c'era.
"Si, posso. Ora come ora avreste solo 2 minuti per raggiungere l'astronave e salpare. Posso zavorrare il pianeta e concedervene 7, ma devo farlo da qui. E voi dovete andare. Ora." Amy e Rory salutarono con la mano e ringraziarono ancora una volta l'ometto che li stava salvando, ma il Dottore non si mosse di un millimetro.
"Dovete andare, Dottore! Andate via!" alla sirena adesso si era unito il frastuono di un terremoto e il pavimento tremava a causa della resistenza alla corrente.
"Non posso lasciarti qui, Geb. Non posso."
"Sarei morto lo stesso, con il pianeta! Sto solo accelerando le cose!"
"Non è vero. Gli scudi. Questo pianeta è alimentato dalle tue emozioni; gli scudi ci hanno fatto entrare, perchè tu volevi essere salvato. Hanno agganciato la prima cosa che poteva farti evadere da questa prigione che tu stesso ti sei creato e ci hanno fatto atterrare. E' stato un processo inconscio, neanche tu te ne sei accorto e probabilmente non riusciresti a replicarlo; l'ultimo appello, l'ultimo grido disperato di vita. E il pianeta l'ha ascoltato. Vieni via con noi; riusciremo in 2 minuti. Ce la faremo." Geb osservò il Dottore. In cuor suo sapeva che aveva ragione. Voleva davvero essere salvato, vedere l'Universo e magari quel folle ragazzo stropicciato con un ridicolo cravattino poteva mostrarglielo. In quel momento, pianse. Pianse mentre continuava a lavorare, mentre abbassava leve ed inseriva dati. Pianse come aveva pianto negli ultimi anni, continuando a lavorare per un popolo che lo aveva abbandonato; ma adesso non era solo e poteva salvare qualcuno.
"Grazie, Dottore. Grazie per essere stato l'ultima persona che ho visto nella mia vita e grazie per aver fatto ciò che potevi fare; ma noi siamo simili, Dottore. Ho passato la vita credendo di scappare da qualcosa che non conoscevo; invece dovevo correre verso qualcosa. Verso questo momento, qui. Per salvere te, Dottore, Amy e Rory. Ho aspettato più di 50 anni per questo e non ho intenzione di farvi sprecare la vostra vita come io ho fatto con la mia. Ora andate. Andate!" Il Dottore lo guardò per qualche secondo; poi senza dire niente voltò le spalle all'Alaskiano e corse via con Amy e Rory, verso le scale che riportavano in superficie. Le percorsero rapidamente, mentre il sottosuolo tremava tutto e sbucarono all'aria aperta, mentre una fenditura si apriva a destra della botola. Corsero a perdifiato, mentre le villette collassavano ai lati della strada e il Buco Nero si faceva sempre più grande e sempre più pressante. Raggiunsero il Tardis, mentre sul cronometro rimanevano qualche minuto e il Dottore si mise subito all'opera:
"Possiamo farlo." disse serio.
"Possiamo uscire dall'orbita di Alaska, agganciare il pianeta e portarlo via dal Buco Nero. Possiamo riuscirci, possiamo salvare tutto. Dobbiamo riuscirci." Amy e Rory si tennero forti al Tardis, mentre ancora una volta vibrava tutto. 
"Ah-ha! Eccoci qua, nell'orbita di Alaska, appena poco fuori dal raggio del malefico Buco Nero! E se sono un genio, e lo sono..." il Dottore abbassò lo scanner, ma subito si riabbuiò. 
"Qualcosa non va, Dottore?" fece Amy, mentre Rory si avvicina al Dottore e allo scanner. Quando l'Ultimo Centurione posò gli occhi sullo scanner, vide il niente. Dove probabilmente prima giaceva solitario il globo di Alaska, adesso c'era solo un Buco Nero che ripuliva ciò che restava intorno a lui. Niente Alaska. Non avevano fatto in tempo. Il Dottore spense lo scanner e azionò il Tardis; nessuno osò pronunciare una singola parola.
 
".....ed eccoci qua, a casa." cinguettò il Dottore aprendo la porta del Tardis e facendo passare i Pond, appoggiandosi poi all'uscio e guardandoli sorridendo. "Tornati alle vostre vite, sani e salvi, ancora una volta!"
"E domattina l'ospedale mi reclama." disse Rory mollando un bacio ad Amy ed entrando in casa, lasciando il Dottore e la ragazza da soli. Dopo qualche attimo di esitazione Amelia abbracciò il Dottore e gli sussurrò all'orecchio:
"Non puoi salvarli sempre tutti, lo sai." Lui non rispose e si limitò a ricambiare l'abbraccio.
"Almeno ho voi, i Pond. La ragazza che ha aspettato e l'Ultimo Centurione. Finchè avrò voi, andrà bene." disse salutando Amy che entrò in casa chiudendo la porta con un occhiolino al vecchio amico.
"Andrà bene." ripetè il Dottore.
La porta del Tardis si chiuse alle spalle del Dottore e si preparò per altre infinite avventure.
   
 
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