Sakura si svegliò di soprassalto, sudata e ansimante. Ancora quell’incubo… ormai erano tre notti che non sognava altro. Si voltò, al suo fianco Naruto dormiva sereno, russando, il corpo bronzeo morbidamente avvolto dalle lenzuola candide. La ragazza gli sfiorò teneramente una guancia, poi abbandonò il letto raggiungendo la finestra. Era notte, notte fonda. Neve bianca e soffice ricopriva tutto nel raggio di qualche metro, la luna piena, grande e luminosa, disegnava piccoli giochi di luce su quel manto niveo. I profondi occhi di Sakura si persero in quello spettacolo, permettendo ad una timida malinconia di impadronirsi di loro. Indossò una felpa leggera sulla camicia da notte e uscì dalla stanza; scese le scale, piano, per non farsi sentire da nessuno, poi raggiunse la porta e la aprì, uscendo di casa. I suoi piccoli piedi affondarono nella neve, soffice e fredda. Il contatto la fece rabbrividire, ma non si fermò; stringendosi nella felpa proseguì il suo percorso, finchè non la vide. Eccola. Una piccola lapide grigia, così estranea a tutto quel candore, si stagliava sul bianco della neve. La ragazza le si avvicinò, tremando leggermente. La raggiunse e vi si inginocchiò davanti. Con una mano sfiorò il freddo marmo, percorrendolo tutto e arrivando alle lettere che vi erano incise sopra. Seguì i solchi con un dito, poi indugiò sulla piccola foto incorniciata che lei stessa aveva scelto. Tristezza, una profonda e dolorosa tristezza crebbe in lei, alimentata dalla consapevolezza che non l’avrebbe mai più incontrato. Non l’avrebbe mai più visto. Le lacrime raggiunsero i suoi occhi verdi, senza che potesse fermarle, senza che potesse accorgersene; le scivolarono lungo le guance, lente, brucianti, dolorose, e si abbatterono sulla neve candida, scalfendola con piccoli solchi. Sakura avvertì le ginocchia perdere sensibilità e si risollevò. Si asciugò le lacrime con un gesto rabbioso: non doveva più pensare a lui, doveva smetterla di soffrire, ormai apparteneva al passato. Riguardò la lapide, ancora una volta lesse l’incisione:
“Qui giace Sasuke Uchiha, il vendicatore.
E’ nato solo
È cresciuto solo
Ma è morto lasciandosi dietro
Occhi tristi e dolore
Perché anche lui aveva degli amici.
E sarà ricordato
Ora e per sempre…”
Sakura
sorrise lievemente tra le lacrime. Era stato Naruto a scegliere quella
scritta. Era sempre il solito, eppure, in qualche modo, aveva imparato
ad amarlo. Sì, ma non come amava lui… non come
amava Sasuke. E nemmeno Naruto amava lei come aveva amato
l’Uchiha. Era stata una stupida, semplicemente questo.
Stupida a credere, anche solo per un attimo, di averlo dimenticato.
Stupida a credere che avrebbe continuato a vivere. Stupida a credere di
poterselo lasciare alle spalle. Stupida a ripetersi che Sasuke
apparteneva al passato. Perché non era così. Non
l’avrebbe mai dimenticato. Non avrebbe mai continuato a
vivere normalmente, non senza ricordare i suoi ultimi istanti di vita,
la sua espressione mentre lottava col fratello, le sue lacrime tristi,
versate in quell’unico momento. Non avrebbe mai dimenticato
la sua freddezza e l’indifferenza nei suoi confronti,
né il tenero sentimento che lo univa a Naruto.
Già, lui. Lui era l’unico che era riuscitoad
abbattere quel muro di ghiaccio che Sasuke aveva eretto intorno al suo
cuore, per non soffrire più. Lui e nessun’altro. E
non avrebbe mai potuto lasciarsi l’Uchiha alle spalle,
perché lui sarebbe sempre vissuto in Naruto, sempre. E poi
non voleva… no, non voleva affatto. Sasuke Uchiha non
avrebbe mai smesso di tormentarla. Naruto non avrebbe mai smesso di
tormentarla. Lei stessa non avrebbe mai smesso di tormentarsi.
E probabilmente era stato per quel motivo che aveva versato del veleno
nel bicchiere del biondo, il cui cuore aveva sicuramente già
smesso di battere da quando era uscita di casa. E fu probabilmente
sempre per lo stesso motivo che un coltello dalla lama lucente comparve
nella mano destra di Sakura, minaccioso ma allo stesso tempo carico di
promesse. La ragazza lo osservò.
“Sto arrivando Sasuke. Stiamo arrivando. Io e
Naruto. Adesso staremo insieme per sempre; tu potrai stare con lui ed
io… bè, io mi limiterò ad osservare da
lontano… ma almeno ti avrò
accanto…”
Pochi attimi, brevi, brevissimi istanti… poi delle gocce
cremisi raggiunsero il suolo innevato, in corrispondenza dei solchi
scavati dalle lacrime precedenti. Sakura sorrise, per la prima volta
realmente soddisfatta. Il vento le scompigliava i capelli rosa, simile
ad una tenera, ultima carezza. Poi il suo corpò cadde,
esanime, mentre una pozza scarlatta si andava allargando intorno a lei.
In un ultimo sprazzo di lucidità avvertì la neve
fredda a contatto della sua guancia, ancora leggermente tiepida; vide
la sua mano stringere forte una manciata di quel manto candido, mentre
altre lacrime salate solcarono per l’ultima volta il suo
viso. Oh si… adesso sarebbe andato tutto bene. Sakura se lo
sentiva. E si sa che l’istinto di una donna non sbaglia mai.
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So che è molto corta, ma è la mia prima fanfic e
sono abbastanza contenta.
Non amo particolarmente Sakura, non avrei mai immaginato di utilizzarla
addirittura
come protagonista della mia prima storia, ma quando l'ispirazione
chiama...^^
Comunque, anche se fa schifo, ringrazio tutti quelli che avranno il
coraggio di leggere Eternal Sleep ...
Grazie davvero, fatemi sapere che ne pensate
Ah, non so usare ancora bene l'HTML, quindi sicuramente non sarà come avevo previsto... scusatemi per l'inconveniente...
Emychan^^