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Autore: nuccetta    05/11/2012    9 recensioni
A volte il destino ti porta ad incrociare strade che non pensavi di conoscere, ti porta in quei posti che non credevi esistessero, ti crea delle amicizie alle quali non rinunceresti mai, ti fa innamorare di uomini che spesso ti faranno soffrire. Mi chiamo Nina e questa è la mia storia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Paul Wesley, Un po' tutti, Zach Roerig
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov Nina.

 

Bacio con dolcezza un lato della bocca di Ian, è ancora immerso nel suo sonno e non sembra dare segno di voler svegliarsi. Sorrido per la visione che ho di fronte, sono felice, davvero, e ho una voglia indescrivibile di diventare sua moglie, questa volta con convinzione.

Mi sollevo con delicatezza dal letto, ma la sua mano blocca con energia il mio polso.

“Ehi... ti sei svegliato?”.

“Dove credi di andare?”.

Prendo un respiro profondo, è ancora più bello quando si sveglia, gli occhi sono un po' più gonfi del solito e gli conferiscono un'aria sexy da far paura. Come può una creatura così bella, essere anche così dolce e sensibile? Come può una figura così forte essere un amico stupendo, un compagno innamorato ed un padre premuroso? Sono la donna più fortunata sulla faccia della terra e non me lo lascerò scappare mai, per nulla al mondo. Tra pochi giorni diventerà mio, questa volta scritto nero su bianco.

Lo bacio, un bacio casto e puro dovuto all'enorme ritardo che sto accumulando.

“Ho un appuntamento con Candi, se non arriverò in tempo, potrebbe uccidermi e confezionarsi un vestito con la mia pelle”.

Sorride, consapevole anche lui delle manie di controllo della mia migliore amica.

“Ok, allora vai. Non ci tengo a veder arrivare all'altare la sposa cadavere”.

“Ci vediamo più tardi”.

“Non troppo tardi”.

Sorridente mi allontano dalla camera, senza sapere quel che sarebbe successo da lì a poche ore.

Candice è già in macchina, i grossi occhiali le coprono gran parte della faccia, è intenta a scrivere un messaggio o comunque è impegnata con uno degli ultimi modelli di iphone... sta diventando una droga per lei.

Salgo in auto ed il suo profumo mi stordisce, chanel numero 5, da quando la conosco non lo ha mai cambiato.

“Grazie, Candi”.

“E di cosa?”.

“Di essere qui con me, ora. Avevo davvero bisogno di avere qualcuno al mio fianco. Ho paura”.

“Sono sicura che non sarà niente di grave”. Mi sorride conciliante ed io mi sento un po' più tranquilla. Da quella sera, ho iniziato ad avere frequenti giramenti di testa, nausee e anche fitte dolorose al petto e al ventre. Ho paura che sotto ci sia qualcosa di più, ho paura che Ian non avesse torto a dirmi che saremmo dovuti passare subito al pronto soccorso. Per questo non l'ho voluto con me oggi. Ho cercato di nascondergli nel miglior modo possibile tutti i miei sintomi, so che sarebbe andato in paranoia, fasciandosi la testa prima ancora di rompersela.

“Nina, ma tu sei sicura di non essere incinta? Cioè, i sintomi ci sarebbero tutti. Io non mi preoccuperei troppo, fossi in te”.

“Questo mese ho già avuto le mestruazioni”.

Rimane in silenzio, so che la preoccupazione logora anche lei, non può essere nulla di buono, ed è ora di affrontare la dura realtà.

Entro in ambulatorio, un'infermiera molto sorridente, dopo avermi posto alcune domande sulla mia presenza lì, mi preleva il sangue in un numero spropositato di provette, dopo di che esce concedendo a Candice di entrare con me.

Inizio ad avvertire un po' di stanchezza, il prelievo del sangue è sempre stato troppo traumatico per me, più di una volta sono anche svenuta.

“Sei tranquilla?”.

Annuisco in modo poco convinto, cerco comunque di dedicarle un sorriso, giusto per non darle troppe preoccupazioni.

L'infermiera rientra, il solito sorriso stampato sul viso, riesce a rasserenarmi un po'.

“Nina, avremo le tue analisi tra mezz'ora al massimo, dopo di che arriverà il medico e ti visiterà”.

Ringrazio con cortesia la signora e mi abbandono ad una conversazione con Candice.

Dopo quasi tre quarti d'ora, la porta della sala si apre ed un medico molto elegante fa il suo ingresso con una serie di cartelle in mano. Il cuore inizia a tamburellare, credo di non essere mai stata così agitata come in questo momento.

Il medico guarda con sguardo interrogativo Candice. “E' una mia amica, può restare”.

Annuisce senza aggiungere altro, in seguito si addolcisce un po' sfoderando dei sorrisi comprensivi.

“Signorina Dobrev. Ho esaminato con attenzione gli esiti e devo dire che c'è qualcosa che non quadra. Non voglio allarmarla, ma ora come ora ho bisogno di fare degli accertamenti”.

 

 

 

 

Pov Ian

 

“Ian, devi tenere Liam. Già oggi se è possibile”.

“Buongiorno anche a te, Megan”.

La sua voce squillante, che mi urla nelle orecchie già di prima mattina, non è decisamente qualcosa che mi spinge ad iniziare bene la giornata.

“Scusami, ma ho un contrattempo e devi tenere il bambino”.

Non mi spreco a chiederle quali siano i suoi impegni, uno perchè non mi interessano, due perchè posso più o meno immaginarne il genere. Ultimamente lei e Taylor sono spesso impegnati in viaggetti romantici e questo mi offre la possibilità di trascorrere più tempo con mio figlio.

“Ok, quando devo passare a prenderlo?”.

“Te lo porto io al set”.

“Portalo a casa, sul set io ho finito”.

“Tra un quarto d'ora sono lì”. Riattacca il telefono. Che tempismo! Non vede l'ora di mollarmi il bambino, manco fosse un pacco postale. Povero piccolo, per fortuna ha un padre esemplare, anche se non può dire la stessa cosa della madre.

Neanche il tempo di finire la doccia, bussano alla porta. Steven ha in braccio Liam che continua a fare gli scherzi coprendosi gli occhi con le mani ed esclamando < ogni volta che li scopre.

“Guarda un po' chi ti ho trovato davanti alla porta?”.

“Papà”. Liam si spinge verso di me, lo prendo in braccio e scendo in salone insieme al mio amico. Ricordo l'emozione che ho provato quando ha detto papà la prima volta, è un qualcosa di indescrivibile, che ti brucia dentro lasciandoti una sensazione di spossatezza incredibile.

Per ora il suo vocabolario è parecchio ridotto, chiama spesso papà, Nia, Zipu (per la gioia di Paul) e quando capita, cioè quando è stremato, dice anche Ziandi, probabilmente anche lui ha capito quando bisogna assecondare Candice. Ah, dimenticavo: purtroppo dice anche mama.

La casa oggi è semi vuota, sono tutti impegnati con le ultime scene a parte Steven e Claire e Candice e Nina che però sono fuori per fare una commissione.

Inizio a fare zapping, mentre Liam gattona felice sul tappeto seguito dai miei due colleghi, entrambi deliziati dalla presenza del piccolo.

Mi sto già annoiando, quando Paul entra abbacchiato nel salone.

“Ma le chiavi le danno proprio a tutti”. Mi rendo conto dall'occhiata, che oggi non tira una bella aria. Saluta Liam con un bacio in fronte e si siede sul divano guardandosi i piedi. La storia del bambino è ancora suo motivo di preoccupazione.

“Dov'è Nina?”.

“E' uscita con Candice”.

“Torrey è in crisi, ha paura che non faranno in tempo ad organizzare tutto per il matrimonio”.

“C'è ancora molto da fare?”.

“Nina non ha ancora scelto il vestito”.

“Non ne dubitavo”. Conosco la mia fidanzata e conosco benissimo il suo atteggiamento da “eterna indecisa”, so con certezza che alla fine sceglierà il primo vestito che ha avvistato. Allora lì si scatenerà il ciclone Candice.

“Tu cosa mi racconti, invece?”.

“E' tutto perfetto. Cosa potrei volere di più dalla vita?”.

“Questo dovresti dirmelo tu?”.

Mi osserva per qualche secondo, quasi come se dovesse pesare ogni sua parola.

“Sai che cosa c'è? C'è che ho paura, che sono convinto di non farcela, di non poter essere un buon padre, di non poter essere un buon marito. C'è che vorrei tanto non comportarmi come un bambino di dieci anni, ma preferirei invece essere sicuro di me stesso come lo sei tu. C'è che vorrei potermi godere tutto ciò che ho, senza prendermi per stupido perchè non mi considero all'altezza”.

Il suo tono di voce è bassissimo, ma posso comunque cogliere la rabbia che le sue parole trasmettono.

Paul è sempre stato tra le persone più obiettive che io abbia mai conosciuto, un po' come il vecchio di un villaggio che ha sempre la risposta giusta, al momento giusto. Eppure, questa volta devo dargli torto. I suoi sentimenti sono legittimi, la paura fa parte di ognuno di noi,me compreso, ciò però non vuol dire che si debba gettare la spugna! La vita è bella anche per questo, perchè è facile cadere, perchè è più difficile rialzarsi, però è anche vero che è nel momento in cui ti alzi, inizi a conoscere te stesso.

“Non sei l'unico ad avere paura. Io ho paura, Torrey ha paura e probabilmente i restanti 7 miliardi di persone al mondo hanno paura. Devi metterti in testa che non sei una macchina, che non puoi prenderti sulle spalle i problemi degli altri e crollare non appena se ne presenta uno a te. Devi combattere, devi far vedere quanto vali e questo bambino ti aiuterà a capirlo. Sarai un padre perfetto. E quando tuo figlio crescerà, inizierai a capire ciò che sei tu per lui. Si vanterà con gli amici di avere il padre più fico del mondo, scriverà nei temi che lui un giorno vorrà diventare come te, parlerà di te come di una sorta di eroe, una specie di incredibile Hulk sempre pronto ad aiutarlo nei momenti di pericolo... e questo per un unico e semplicissimo motivo: perchè tu sarai suo padre”.

Paul mi guarda assorto, mi stupisco anche io per le mie parole d'alto rango, però è ciò che penso. Però questa volta non sto parlando da padre, ho ancora troppo da imparare per poter dire agli altri come comportarsi, oggi sto parlando da figlio, già, perchè prima di essere genitori noi siamo soprattutto figli.

“E tu di cosa hai paura, Ian?”.

Ci penso un po' su, non è una domanda facile a cui rispondere, forse perchè ci sono troppi fattori a condizionarmi. Penso però alla mia paura più grande, quella che mi fa svegliare nel cuore della notte con il respiro mozzato.

“Ho paura di svegliarmi domani e realizzare che Nina non è più mia”.

Già, perchè io so cosa sta passando nella sua testa, lo capisco dai suoi occhi assorti nel vuoto quando pensa che nessuno la stia guardando, da quelle unghie che ha sempre amato e che ora sono un tutt'uno con la carne, lo capisco dal suo cuore che batte all'impazzata ogni qual volta non riesce a dormire. Eppure sono un vigliacco, non ho avuto mai il coraggio di affrontarla, di chiederle cosa ci fosse a non andare, di stringerla forte a me e sussurrarle che non ha nulla da temere.

Guardo mio figlio, sta riempiendo di baci Claire, è un buon gustaio come suo padre. Penso alla vita che potrò dargli, alla vita che potrà avere se solo Nina decidesse di stare con noi. Ma io ho fiducia, so che noi ci apparteniamo e qualunque siano i problemi saremo sempre pronti ad affrontarli, sempre insieme, sempre innamorati.

 

 

Pov Nina.

 

 

Sono in un posto che non conosco, circondata da gente che non conosco, eppure mi sento libera. Libera di poter camminare senza che nessuno giudichi le mie lacrime, libera di ridere come una pazza anche se l'unica cosa che vorrei fare è mettermi a urlare, libera di scappare, anche se so che è la cosa peggiore che potessi fare.

Già, alla fine l'ho fatto, sono scappata, ho abbandonato questa vita che mi sta stretta e ho raggiunto una base sicura, inesistente per i più.

Ho fatto giurare a Candice di non far sapere a nessuno dove mi trovo, ho bisogno di pensare, di prendere una decisione, la decisione più difficile di tutta la mia vita. E so che posso sembrare egoista, che le decisioni non spettano solo a me, ma vorrei vedere qualsiasi altra persona al mio posto, qualsiasi altra giovane donna nelle mie stesse condizioni.

 

 

Signorina, sono arrivati gli accertamenti che ho richiesto. La mia diagnosi era esatta. Congratulazioni, lei aspetta un bambino!”.

Non intuisco facilmente le sue parole, in realtà mi sembra di avere di fronte un'altra persona, il suo sorriso è diventato molto più spontaneo. Ma adesso questo non è un mio problema.

Dottore, vi state sbagliando. Non è possibile”. Non può essere possibile, non deve essere possibile, non in questo momento.

Signorina Dobrev, le assicuro che lei aspetta un bambino. Posso addirittura aggiungere che è alla sesta settimana di gestazione”.

Perchè continua a sorridere? Perchè non riesce a capire che è una tragedia? Che è proprio il momento sbagliato per avere un figlio? Avevi solo da usare le dovute precauzioni, Nina.

Ripeto, non è possibile, io ho appena concluso le mie mestruazioni mensili. E posso giurarle che si è trattato di un ciclo mensile più che regolare, nessuna anomalia, nessun problema di nessun genere”. Ok, ho usato troppo volte la parola “Nessun”, ma forse così il messaggio arriva diretto.

Vede, anche a me inizialmente è sembrato strano, ecco perchè ho voluto accertarmi prima di sbilanciarmi con la diagnosi. In rari casi, accade che la donna, nel corso della gravidanza, porti anche avanti un ciclo regolarissimo, questo accade normalmente fino al quarto, quinto mese, e anche se per esigue minoranze, posso assicurarle che lei non è la prima e, molto probabilmente, non sarà l'ultima. Potrà comunque condurre una gravidanza normalissima con alcune accortezze in più, tra queste il massimo riposo, almeno fino al terzo mese”.

Non ascolto più le parole del medico, capisco solo che mi sta mettendo di fronte ad un futuro troppo imminente. Nove mesi? Decisamente troppo pochi.

Sono incinta. Aspetto un figlio. Ho ventidue anni e sono incinta. Ho ventidue anni e tra dieci giorni mi sposo.

 

Mi gira ancora la testa, sento lo stomaco in subbuglio. Che cosa mi sta succedendo? Ah, giusto, sei incinta, Nina. Sono incinta. Non riesco a crederci, non posso neanche pensarci e soprattutto non oso pensare al colpo che verrà a Ian quando vedrà tornare Candice da sola.

 

 

Nina, è una bellissima notizia. Ti avevo detto che non dovevi preoccuparti. Che bello, non vedo l'ora che nasca. Spero tanto sia una femminuccia, mi piacerebbe comprarle i vestiti più strani. Ma anche se fosse un maschietto, non mi dispiacerebbe, potrei comunque...”.

Io non lo terrò”. Silenzio. Gli occhi della mia migliore amica si velano di una patina trasparente.

Che cosa vuoi dire?”.

Voglio dire che è già tutto troppo complicato così”.

E Ian? A lui non ci pensi? Ne morirebbe. E' anche suo figlio, a breve sarà tuo marito, non puoi privarlo della possibilità di decidere”.

La voce di Candice sfiora l'isterismo. Sapesse che cosa ho io dentro!

Candi, io non credo di voler tornare a casa”.

Che cosa vuol dire, non credi di voler tornare a casa? Nina, ma ti sei bevuta il cervello?”.

Vuol dire che quando sono arrivata qui, era tutto diverso, tutto troppo diverso. Mi rendo conto che la mia vita ha fatto un cambiamento radicale e questo mi fa paura. Passi prendermi cura di Liam, passi sposare Ian, ma avere un bambino così in fretta no, non era assolutamente previsto”.

E adesso? Che intenzioni hai?”.

Scuoto la testa, come a non voler ammettere nessun tipo di soluzione, Candice si limita ad osservarmi, non mi sento giudicata dai suoi occhi ed è per questo che è la persona con cui mi apro di più.

Non lo so. So solo che non posso tornare da Ian, prenderemmo decisioni troppo diverse, tanto vale darci un taglio subito”.

E' anche suo figlio. Non puoi decidere per entrambi”.

Digli che lo amo. Quando tornerò, non potrò farlo di persona. Non potremo più stare insieme a quel punto”.

Non spetta solo a te”.

Sì, invece”.

 

 

Mi siedo sul divano. Candice mi ha gentilmente concesso di trasferirmi in questa casa. Gli inquilini hanno appena traslocato e fino a quando gli altri non faranno il contratto, questa dovrebbe essere libera.

Bussano alla porta. Chi potrà mai essere?

Mi alzo un po' titubante ed inizio a sbirciare dallo spioncino. L'immagine di mia sorella mi si presenta nitida ed adirata. Come ho fatto a credere che Candice non avrebbe detto a nessuno dove mi trovo?

Dì la verità, Nina. Se hai chiesto aiuto a lei e non hai avuto problemi a dirle dove sei, è perchè volevi essere trovata e chissà... anche fermata.

 

 

 

Pov Ian.

 

 

 

Sono quasi le otto di sera. La giornata è passata lentamente, soprattutto le ultime due ore. Liam si è addormentato e da allora si sono tutti dileguati, lasciandomi da solo a godermi il silenzio de salotto.

Come se non bastasse, Nina non è ancora tornata e questo mi mette addosso una strana angoscia, quasi come se temessi che qualcosa non va. E' l'età, mi fa diventare paranoico!

Come se avessi invocato qualche segnale divino, la porta si apre, dal rumore inconfondibile delle chiavi tintinnanti, posso affermare con estrema sicurezza che si tratta di Candice.

Attendo che le due facciano il loro ingresso nel salotto, intanto mi appresto a spegnere la tv, già impostata su “muto”.

Un'ondata di capelli biondi attraversa l'arco della camera, ma dopo di lei non c'è assolutamente niente, anzi nessuno.

Il cuore inizia a rimbombarmi in gola, provo a dirmi che non ce n'è motivo, ma dentro di me so che prima o poi avrei dovuto affrontare questo momento.

“Nina dov'è?”. devo schiarirmi la voce, le parole mi si incastrano in gola. Lo sguardo di Candice è inequivocabile, i suoi occhi rossi sono per me la peggior sicurezza del mondo.

“Candi... per favore”. Non so neanche se dalla mia bocca sia uscito alcun suono, non so neanche se sono ancora vivo e se mi trovo catapultato in un altro modo.

“Ian... io devo parlarti”.

Continuo a fissarla, non dico parola, sarebbe come realizzare che qualcosa sta succedendo ed io non voglio ammetterlo, è molto più facile così.

“Nina ha bisogno di un po' di tempo per restare sola”.

“Non vuole più sposarmi?”.

“E' molto più complicato di così”.

Allora la mia testa inizia viaggi che neanche nei migliori film potrebbero architettare e come ogni uomo che si rispetti, il mio primo pensiero va ad un'altra relazione. Stupido, Ian. Nina non lo farebbe mai.

“Cosa succede?”.

“Nina aspetta un bambino”. Il cuore mi si riempie di gioia, quello che cercavo da sempre, un bambino tutto nostro, da amare e coccolare, un fratello per Liam con il quale giocare. Ma perchè un figlio dovrebbe ostacolare qualcosa? Perchè è così, deve essere così,. Altrimenti non si spiegherebbe l'assenza della mia ragazza e neanche gli occhi rossi di Candice.

“E' malato?”. La più tragica delle ipotesi mi balena subito in testa.

La biondina scuote la testa con enfasi.

“Nina non vuole questo bambino”. Ecco, ho sbagliato, non era quella la più tragica delle possibilità. E allora, adesso, mi chiedo perchè la mia ragazza, la mia futura moglie non voglia avere un figlio con me. Non è naturale, va contro ogni logica. Siamo pronti, lo siamo dal primo giorno che ci siamo incontrati. No, Ian, tu sei pronto, lei forse non lo è. Anzi, lei sicuramente non lo è.

E' a questo che avresti dovuto dare più peso, sono queste le cose che ti sono sfuggite. Eri talmente accecato dalla tua felicità, che non ti sei reso conto che la donna che ami, non riesce neanche ad immaginare un futuro vero insieme a te.

“Le devo parlare”.

“Non ti vuole parlare”.

“Candi, le devo parlare. Devo fermarla”.

“Ho paura che sia troppo tardi”.

“No, no, no. Non può essere troppo tardi. Io devo fermarla, devo capire cosa c'è che non va, perchè non mi ama più. Allora dopo capirò e la lascerò libera di decidere”.

Candice si avvicina e mi afferra per l braccia, cerca di scuotermi, ma la sua debolezza non è dalla sua parte.

“No, Ian. Lei ti ama, che cosa vai a pensare. Sei tutto per lei”.

“No, altrimenti amerebbe anche il figlio che le ho dato”.

Candice mi guarda allibita.

“Corri da lei, non far sì che commetta stupidate”.

Mi lascia in mano un biglietto e un mazzo di chiavi.

“Sopra c'è Liam che dorme...”. Non ho bisogno di terminare la frase. Candice è un'amica e si sa che gli amici si vedono soprattutto nel momento del bisogno.

 

 

 

 

Pov Nina.

 

 

“Che cosa ci fai tu qui?”.

“Oh, che accoglienza!”. Torrey si sistema sul piccolo divano di fronte al camino, sembra tranquilla, serena, ma i suoi occhi dicono il contrario.

“Voglio restare sola, se non ti dispiace. E avevo cortesemente chiesto a Candice di concedermi un po' di tranquillità ma evidentemente la parola privacy per voi non ha il giusto significato”.

La mia freddezza riesce a stupire anche me, in effetti anche questo è tra i sintomi della gravidanza.

Mia sorella inizia ad alterarsi, odia la prepotenza, soprattutto quando sono io ad utilizzarla.

“Uno, abbassa i toni perchè non mi pare di averti aggredito, due, cresci un po', Nina. Hai venti due anni, hai tutte le carte in tavola per comportarti come una donna e non come una ragazzina spaventata. Hai scelto un determinato tipo di vita, ora prenditi le responabilità che ne conseguono”.

Le sue parole mi feriscono, non pensavo fosse così arrabbiata, in realtà non l'ho mai sentita così, neanche quando per scherzare le ho buttato il suo vestito di Chanel nel gabinetto.

“Si può sapere cosa vuoi? Vieni qui, violi le mie scelte e pretendi anche di darmi della ragazzina”.

“E' ciò che stai facendo. Solo una ragazzina potrebbe rifugiarsi in una casa disabitata per sfuggire alle responsabilità. Credi che Ian non abbia il diritto di saperlo?”.

Anche lei con questa storia? “E' mio figlio, sarei io tenerlo in grembo per nove mesi, sarei io soffrire mettendolo alla luce, solo io ho il diritto di decidere per la sua vita”. Non credo neanche io alle mie parole, è uno di quei tanti discorsi femministi che senti in giro, quando ci sono discussioni con uomini che reclamano i propri diritti sul feto. E pensare che io sono sempre stata dalla loro parte!

“Certo, hai ragione tu. Dopo tutto, sei settimane fa, in quel letto a concepirlo c'eri solo tu, è tuo figlio, Ian che diavolo c'entra?”.

Sbuffo sonoramente. “Non fare del sarcasmo, non ti viene per nulla bene”.

“Nina, metti in pratica tutti gli insegnamenti che i nostri genitori ci hanno dato: vai da Ian, raccontagli i tuoi timori, trovate una soluzione, insieme, come avete sempre fatto. Ma questo bambino deve nascere e deve farlo non per te, non per Ian, ma perchè ne ha diritto. Non penso che ti sarebbe piaciuto se tua madre e tuo padre avessero scelto un altro destino per te. Non avresti potuto vivere la tua vita e questo solo per l'errore più grande di chi avrebbe dovuto difenderti”.

“Non sono pronta a fare la madre”.

“Ti prendi cura di Liam in maniera esemplare”.

“Liam ha già una madre, è molto più facile integrare il suo lavoro. Io non sono adatta”.

“Sei riuscita a crearti uno spazio enorme nella vita di un bambino di neanche un anno. Se tu non sei adatta, io sono Pamela Anderson”.

Le battute non sono mai state il suo forte! Inizio a piangere, di nuovo, per la trecentesima volta in questa giornata.

“Ho paura”.

“Devi affrontare le tue paure. Devi farlo per te stessa, ma soprattutto per questo scricciolo che porti in grembo e devi farlo ancor di più per l'amore che provi per Ian. L'hai detto tu qualche tempo fa, no?! E' la tua vita, la tua essenza. Allora dimostraglielo. Non ferirlo inutilmente, dagli la gioia di diventare padre, un'altra volta, questa volta di un figlio tutto vostro ”.

“Smettila di mettere sempre in ballo Ian per farmi sentire in colpa”.

Questa frase la manda in bestia, mi lancia un'occhiata infuocata, le labbra sono strette in una linea dritta e le narici leggermente dilatate.

“Io non sono qui per colpevolizzarti. Come cazzo fai ad essere così ottusa? Sei mia sorella, voglio per te tutto ciò che di buono la vita ha da offrirti. E voglio bene a Ian, e voglio che finalmente possa essere felice, se lo merita, ve lo meritate entrambi.”.

“Mettiti nei miei panni...”.

“Sai perchè io non riesco a mettermi nei tuoi panni, Nina? Perchè quando questa giornata estenuante si sarà conclusa e forse tu sarai rinsavita, io dovrò tornare a casa, aprire la porta, guardare mio marito negli occhi e dirgli che suo figlio non c'è più, che non sono stata capace di tenerlo al sicuro dentro di me. Io non ho avuto scelta, Nina, ma tu sì. Tu hai in mano la vita di questo bambino, la felicità di Ian, la tua serenità, non distruggere tutto per un po' di paura. Anche Paul tremava all'idea di diventare papà, ma so che quando gli parlerò dell'aborto, gli crollerà il mondo addosso. Perchè non ci sono alternative, non possiamo fare a meno di amare ciò che noi stessi creiamo”.

Rimango senza parole, un nodo enorme mi blocca le parole in gola. Mia sorella, la mia dolce sorellina, quella che ha attraversato la città per raggiungermi, per aiutarmi a non sbagliare e lo ha fatto pur avendo il buio nel cuore. Ero troppo presa dai miei capricci, per comprendere ciò che stava succedendo a lei.

 

 

 

Pov Ian.

 

 

Sono quasi le nove, sto accelerando sempre di più, pur sapendo che ormai è troppo tardi. Se non lo ha fatto, lo farà domani ed io non potrò far nulla per impedirglielo.

Mi fermo sotto casa di Candice, mi guardo un po' intorno, la zona non è delle più belle, altro motivo per portare Nina via da qui.

Con tutta la forza che ho in corpo, apro il cancello pericolante e salgo le scale. Arrivo al terzo piano senza avere neanche il fiatone e con un eleganza che non mi appartiene, busso pesantemente alla porta di legno.

La porta si apre, lei mi guarda, non sembra essere stupita, però ha gli occhi rossi e gonfi, simbolo della scelta terribile che ha appena preso. Si fa da parte per permettermi di entrare, la cucina è abbastanza accogliente, di certo non abbastanza per renderci questo incontro un po' più piacevole. Mi siedo senza dire parola, poi i miei occhi incrociano nuovamente i suoi, e allora trovo il coraggio.

“Allora, sono arrivato troppo tardi? Hai già fatto tutto?”.

Non mi risponde, abbassa lo sguardo senza degnarmi di una minima attenzione. Inizio ad alterarmi, non ho mai provato tanta rabbia nei suoi confronti come in questo momento.

“Rispondimi”. Batto un pugno sul tavolo, Nina sussulta, palesemente colpita da questa mio atteggiamento del tutto inusuale.

Scuote debolmente la testa, ma io continuo a non capire e, di conseguenza, ad agitarmi maggiormente.

“Nina, rispondimi, prima che faccia cascare il mondo intero”. Sono felice di non averla vicino a me, di non sentire la sua dolce pelle sulla mia, di non avvertire il suo profumo deciso. Potrei non controllarmi e, dunque, fare cose di cui potrei pentirmi.

“No”.

“NO, cosa?”.

“No, non ho fatto nulla”.

Mi esce un sospiro di sollievo piuttosto rumoroso, sono ancora in tempo per non distruggere tutto.

“Perchè l'hai fatto?”.

“Ti ho detto che non ho fatto nulla, Ian”. Il suo tono di voce è piuttosto pacato, ciò nonostante, non nasconde un velo di isterismo.

“Intendo perchè sei scappata? Perchè non sei tornata a casa? Da me, da Liam. Ti abbiamo aspettata, eravamo pronti a trascorrere una delle nostre serate insieme a te, guardare la tv e mangiare la pizza, lui come al solito avrebbe finito la tua. E invece tu che fai? Scappi, ci abbandoni, prendi decisioni convinta che spettino solo a te”.

“Non è così facile, Ian. Ho sbagliato, è vero, ma posso giurarti che mai, nemmeno per un secondo, ho smesso di pensare a te e a Liam. Siete la mia vita, non posso fare a meno di voi”.

“Ma eri disposta a farlo. Non ci hai pensato due volte a mandare Candice a casa da sola, non ci hai pensato due volte prima di decidere di sparire dalla mia vita. Ed io mi sono domandato perchè tutto il tempo. E ho raggiunto una conclusione. E' vero, io ho fatto un grosso errore, per non affrontare le tue paure nei confronti del matrimonio, ho preferito far finta che tutto andasse bene, pur sapendo che dentro di te è iniziata una lotta. Però, ora, in questo preciso spazio temporale, non riesco a darmi la colpa, non mi sembrerebbe giusto. Perchè io ci ho messo davvero tutto me stesso in questa storia, ti ho amato e ti amo più di me stesso, ho cercato di darti tutto e a volte anche di più, di rimediare ad ogni errore, di metterti di fronte ad un futuro perfetto. E mi sento uno stupido, uno stupido per aver pensato di poterti sposare, uno stupido per essermi ridicolizzato davanti al mondo intero solo per un tuo semplice sorrisp, uno stupido per aver pensato che il tuo amore fosse puro e imbattibile come il mio”.

I suoi occhi si dilatano per la sorpresa, le lacrime sembrano essersi dissolte, ora c'è solo angoscia e voglia di chiarire.

“Che cosa stai dicendo, Ian?”.

“Sto dicendo che se ti sei comportata così, se hai addirittura pensato di non far nascere il nostro piccolo, se saresti stata disposta a buttare al vento questi anni d' amore... beh, allora non puoi dire di avermi mai amato”.

Mi si avvicina, mi prende un braccio, negli occhi la disperazione. “No, amore, cosa dici? Non è così. E' che ho avuto paura, sono così giovane.. io ti amo immensamente, non potrei mai pensare alla mia vita senza di te”.

Come faccio a passarci sopra anche questa volta? Come faccio a tenerla legata a me anche questa volta?

“Avresti dovuto pensarci prima, Nina”.

“Ma io non avrei mai abortito, non ne sarei stata in grado. Ho solo avuto paura”.

“La paura è un sentimento lecito, ma non ti porta a prendere decisioni del genere, è una cosa troppo grave, un sentimento troppo improbabile per essere vero. Se non ami questo bambino, non puoi amare neanche suo padre. Se non ami il frutto del nostro amore, è perchè forse questo amore non c' è mai stato”.

“Come fai a dire una cosa del genere? Il mio amore per te supera ogni confine, non potrei vivere senza di te al mio fianco”.

“Avresti dovuto pensarci prima, Nina. Come faccio a stare ancora con te? Come faccio a fare ancora l'amore con te? Come faccio a stringere tra le braccia questo bambino, amarlo con tutto il cuore e sapere che sua madre non avrebbe voluto metterlo al mondo? Io non posso, Nina. Non posso costringerti a stare con me, non posso rovinarti la vita. Il mio amore è sincero e proprio per questo devo lasciarti andare, voglio che almeno il mio sentimento rimanga integro e pulito, altrimenti perderebbe tutto il significato che ha avuto fino ad oggi”.

“Mi stai lasciando?”.

“Ho altre alternative?”.

“Sì, che ne hai. Tutta la nostra storia è la tua alternativa. Noi ci amiamo, siamo fatti l'uno per l'altra. Presto avremo un bambino, io non abortirò, potremo vivere una vita felice, una vita lunga... fatta solo di noi”.

“E' finita Nina, mi dispiace. Ti avrei perdonato tutto, giuro, ma non questo. Sai quanto io tenga alla famiglia, quanto per me sia importante farne una tutta mia, una insieme a te. Ma ora nulla ha senso, se non sei t a volerla creare con me, io non posso farci più niente”.

Mi incammino verso la porta, non le lascio il tempo di rispondere, di dire la sua. Mi allontano e la lascio sola con la sua disperazione e vado alla ricerca della mia. E' ciò di cui ho bisogno.

 

 

 

 

Ciao!!!! il mio ritardo è imperdonabile, ne sono consapevole.

Siamo al penultimo capitolo e so che mi vorreste uccidere, anche a ragione forse. Però mi è venuta naturale, sono davvero convinta che se questa storia fosse reale dovrebbe andare davvero così.

Dunque, Nina ha deciso di abortire. So che mi odierete per questo e odierete anche lei, ma io l'ho vista come una cosa abbastanza naturale, a 22 sfido la maggior parte delle ragazze a non provare un attimo di panico, l'importante è che poi sia rinsavita.

Di sicuro, un grosso aiuto è arrivato dalla tragica storia di sua sorella: già, Tor e Paul hanno perso il loro bambino e presto vedremo come quest'ultimo prende la notizia. Sono convnitna che abbia bisogno di un momento tutto suo.

Per la prima volta Ian non cerca in tutti i modi di tenere Nina legata a lui... questa volta l'ha lasciata andare... sarà per sempre?

 

 

Grazie a tutte le mie lettrici che non mi abbandonano mai... ci rivedremo nel prossimo capitolo

p.s. il titolo sta ad indicare la nascita di una nuova vita e la morte di un'altra, ma anche la morte di un amore che sembrava imbattibile
  
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