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Autore: serelalla    06/11/2012    8 recensioni
Questo è un roundrobin, chiunque voglia può contribuire aggiungendo un suo capitolo alla storia.
L'idea nasce come tentativo di sviluppare, tramite più punti di vista di autori differenti, una variegata raccolta di ricordi o eventi che spaziano dall'infanzia all'età adulta di Oscar e André, per divertirsi a riempire un poco gli spazi lasciati vuoti dall'Ikeda.
Se vi va partecipate!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ninfea mi ha lanciato un appello a cui non credevo di rispondere presto. Stamattina, invece, mentre mi cambiavo per tornarmene a casa dopo una notte di lavoro, ecco l'idea che mi è, puff, balzata in mente. Ho preso carta e penna e l'ho scritta per fissarla alla memoria. A casa l'ho velocemente ricopiata al pc ed ora la posto. E' una cosina di scarsissima qualità, raffazzonata in una mezz'ora rubata ai miei lavori di trasloco. Chiedo venia. Bacio a tutte.




Mi rilasso sprofondando nell’acqua calda del bagno che la nonna ha preparato per me.

Mi sento strana da un po’.

Il seno mi fa male e ho addirittura l’impressione che sia più pronunciato.

E ho continui sbalzi d’umore. E tu ne fai le spese, Andrè.

Ti maltratto e poi desidero averti maledettamente vicino.

Troppo vicino.

Così mi spavento e ti maltratto ancora.

Cosa mi succede?

Sospiro rumorosamente.

Che stia impazzendo già a quattordici anni?

L’acqua accarezza il mio capezzolo sinistro provocandomi una reazione strana. Non è prurito, ma ho voglia di toccarlo. Lo accarezzo con un dito e si inturgidisce. Continuo a massaggiarlo come ipnotizzata. Una bolla di calore mi esplode nel ventre e si scioglie tra le mie gambe. Mi mordo il labbro inferiore e socchiudo gli occhi e…

Ti vedo.

Riflesso nello specchio, di nascosto dietro l’uscio, mi fissi.

Il tuo sguardo è posato su di me. Sul mio seno, sul mio corpo.

E mi piace
.
Mi piace decisamente tanto.

Non so cosa mi prende. Credi di essere ben nascosto? Posso far finta di non averti visto?

Mi sento audace, sfrontata e voglio il tuo sguardo.

Quel tuo sguardo.

Poso la mano sul seno, lo massaggio piano e torno a pizzicarmi il capezzolo.

Vedo il tuo respiro spezzarsi, la tua mano appoggiarsi allo stipite.

Ti piace?

A me sì.

Ma cosa diavolo sto facendo? E perché non riesco a smettere?

Mi alzo offrendoti la visione della mia schiena nuda e delle mie natiche sode.

Mi stai guardando ancora?

Sento il freddo della stanza sovrapporsi al calore che l’acqua mi ha regalato e poi, subito, il fuoco del tuo sguardo.

Brividi mi attraversano il corpo.

Di caldo o di freddo?

Ti sei accorto che ti ho visto?

No. Dio! Non riuscirei più a guardarti negli occhi.

Ma allora perché non smetto?

Mi copro con il telo che la nonna ha lasciato accanto alla tinozza e mi avvicino allo specchio.

Da qui ti vedo bene. Davvero non lo capisci?

No.

Mi fissi.

Il tuo sguardo mi accarezza. Una strana agitazione traspare dai tuoi movimenti. Sposti il peso del tuo corpo e ti appoggi di più alla porta.

Vuoi guardarmi ancora?

Da quando sono così sfrontata?

Sciolgo il telo e mi asciugo i seni delicatamente, lentamente.

Sbircio l’effetto che ho su di te. Sei eccitato quanto me.

Ne voglio ancora.

Lascio che il telo cada sul pavimento.

Sussulti.

Il mio corpo reagisce all’istante.

Vuoi di più? Ne voglio anch’io.

Con finta indifferenza mi distendo languida sul letto, di fronte a te.

Non riesci a distogliere lo sguardo ed io non riesco a smettere di sedurti.

E’ questo che sto cercando di fare?

Sono qui, sul mio letto, che mi offro completamente nuda alla vista del mio migliore amico.

E mi piace.

Desidero…voglio che continui!

Lascio scivolare la mano sul mio corpo, lentamente, come una carezza.

Come una tua carezza, Andrè.

Piano trai seni, poi su un capezzolo e poi giù, sul ventre e ancora più giù. Mi fermo delicatamente sulla peluria del mio sesso.

Muovo le gambe.

Quanto ti offro alla vista, Andrè?

Ne ho voglia. Ho voglia, troppa voglia di continuare.

La mia mente è posseduta dal desiderio.

Dio mio cosa sto facendo? Davvero sto per cercare piacere così, davanti a te?

Eppure lo desidero…no…desidero che sia tu a…

Il tuo sguardo si incupisce. Il tuo respiro si fa più affannato. Aspetti. Desideri che io mi sveli a te completamente? Vorresti toccarmi, Andrè? Sono umida e terribilmente calda e…

- Andrè? Dove sei?-

La voce di tua nonna interrompe questa follia.

Torni in te e ti riscuoti.

Scappi via.

Il mio respiro ancora affannato. Serro le gambe per cercare di soddisfare un desiderio di cosa ancora non riesco bene a comprendere. Le stringo più forte e poi rilascio i muscoli.

Sì, questa è la strada. Ma ho bisogno ancora di qualcosa.

Andrè? Dio mio cosa mi succede?

Cullata dal tepore delle coltri, mi concentro su questo nuovo esercizio e, pian piano, scivolo nel sonno.

Al mattino un rivolo di sangue insozza le mie cosce.

Non capisco subito. Poi intuisco.

Il mio ciclo! Il mio primo ciclo mensile. La nonna mi aveva avvertito che sarebbe arrivato.

E’ stato questo a rendermi così strana? A causare la follia di questa notte?

Ora sono inequivocabilmente una donna, ma dubito sia stato questo sangue ad avermene dato coscienza.

Sulla mia pelle serpeggia in un brivido il ricordo del calore del tuo sguardo carico del mio stesso desiderio.
  
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