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Autore: KrisJay    06/11/2012    4 recensioni
Un campeggio estivo nel Maine può essere un ottimo posto per una vacanza: pace, tranquillità... e anche qualche piccolo inconveniente che movimenterà le giornate. E' lì che Bella, una giovane produttrice di vini, trascorrerà la sua estate; insieme al suo amico Seth, infatti, accompagnerà un gruppo di bambini al campeggio per sei lunghe settimane. Ma si sa, al campeggio, come in qualsiasi altro luogo vacanziero, si conoscono molte persone e si instaurano nuove amicizie... e qualche volta, nascono anche dei nuovi amori.
"- Serve una mano? – una voce alle mie spalle, una gran bella voce devo dire, mi fa capire che non sono l’unica che è rimasta al parcheggio. Mi volto, sospirando, e quel respiro torna subito nei miei polmoni quando scopro a chi appartiene la voce.
Capelli rossi, tendenti al ramato, viso mostruosamente bello e una mascella squadrata da divorare con la bocca… e due occhi verdi e brillanti che sembrano smeraldi.
Merda, merda, merda! È il tizio che ho visto all’aeroporto.
Continuo a guardarlo come se davanti è appena comparso un fantasma. Credo che sto per fare un'altra delle mie figure di cacca."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori in campeggio'
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The Camp Of Love - Capitolo12

Ciao, ciao!
Eccomi qui, con un nuovo capitolo tutto per voi! È solo una cosina di passaggio e non succedono molte cose, ma spero che vi piaccia ugualmente ;)
Il prossimo sarà già più importante, dovrei cominciare a scriverlo già domani … vediamo poi come vanno le cose u.u
Vi ringrazio per le recensioni, e per i nuovi lettori che continuano ad arrivare nonostante la storia sia già in fase inoltrata e prossima alla fine :’) grazie tante, vi voglio bene!
Un bacio, e buona lettura! Ci sentiamo presto :*

 
 
 

The camp of love

 
 

Capitolo dodici – Coccole, giochi e … amore?
 

31/07/2010
 

Emergo dallo stato di torpore in cui sono immersa quando la tanto odiata sveglia raggiunge le mie orecchie. Vorrei tanto sapere chi è quell’intelligentone che la suona ogni mattina … mi piacerebbe molto fargli sapere quanto l’apprezzo. Magari dandogli una legnata in testa.
Mugugno, infastidita, e mi copro la faccia con le braccia. Ho sonno, voglio dormire ancora! Non mi interessa se poi non trovo più nulla per colazione o se faccio tardi per le attività del giorno … io voglio dormire in santa pace e senza essere disturbata, magari fino a mezzogiorno!
Sono decisamente più contenta quando la sveglia smette di risuonare per tutto il campeggio, perché almeno posso tornare a fare quello che stavo facendo con estremo piacere: dormire! Mi accoccolo meglio e stringo il lenzuolo tra le mani, preparandomi a tornare nel mondo dei sogni.
Comincio ad incazzarmi sul serio quando sento qualcosa che mi solletica la punta del naso: non capisco che cosa sia, forse è una mosca. Quella cosa zampetta fino alla guancia, e sento che va oltre, verso la fronte.
Prima che possa disturbarmi ancora la elimino, con un colpo secco della mano … e non appena lo faccio, quella cosa si mette a urlare.
«Ahia!»
Apro gli occhi di scatto, sorpresa: le mosche non urlano, non sanno parlare, figuriamoci urlare! Ma quello che vedo mi lascia sorpresa, confusa e quasi impaurita. Di fianco a me, con il viso chinato e con le mani a coppa sul viso, c’è Edward.
Oddio, ho picchiato Edward! Ma che ci fa lui qui …?
La risposta a questa domanda può anche aspettare, devo prima vedere quanto male ho fatto al mio ragazzo – Ma quanto suona bene? Il mio ragazzo! -, che sembra stia patendo davvero le pene dell’inferno.
«Edward! Edward, ti ho fatto male?» chiedo, azzerando la poca distanza che ci divide.
Lui apre gli occhi, molto ma molto umidi, e mi lancia uno sguardo assassino. «Mi hai fatto male? Certo che sì! Mi hai quasi rotto il naso!» esclama, con la voce attutita dalle mani che tiene davanti alla bocca.

Merda, ne ho rifatta un’altra delle mie!
«Edward, davvero non volevo! Scusami!» mi affretto ad accarezzargli il viso e i capelli, oltre che a baciargli la fronte e a scusarmi ancora una volta. «Non sapevo che eri tu, credevo che fosse una mosca.»
«Una mosca un po’ troppo cresciuta, direi …» borbotta.
Sbuffo. «Senti, togli quelle mani, fammi vedere che ti sei fatto … che ti ho fatto.» mi correggo all’ultimo secondo, e non appena Edward toglie le mani controllo i danni che ha riportato grazie al mio colpo.
Non c’è sangue, per fortuna, e a parte la pelle arrossata del naso sembra che non ci sia neanche qualcosa di rotto … ha preso solo una bella botta.
«È tutto a posto, tesoro.» accarezzo con molta delicatezza la punta del suo naso prima di baciarla piano. «Non c’è niente che non va.»
«Meno male! Non mi andava proprio di andare all’ospedale oggi.» mi sembra abbastanza sarcastico, il ragazzo … oppure è soltanto una mia impressione.
«Non volevo farti male …» sussurro, abbracciandolo mentre gli bacio una tempia. «Ma che ci fai qui? Ti ha fatto entrare Angela?»
Edward alla mia domanda alza il viso, guardandomi in modo scettico. «Angela? Che c’entra Angela adesso?»
«Scusa, sei nella nostra stanza ed io non ti ho fatto entrare di certo, quindi è stata per forza lei …» muovo le braccia e mi guardo attorno mentre parlo, ma devo fermarmi quando noto un piccolo, ma proprio piccolo, particolare.
Non sono nella mia stanza.
Sgrano gli occhi, e improvvisamente la consapevolezza di quello che è accaduto la notte scorsa tra me e Edward mi invade il cervello: io e lui che facciamo l’amore, che ridiamo come cretini, di lui che va a sbattere contro la porta del bagno e … ancora noi due che facciamo l’amore.
Arrossisco, e abbasso lo sguardo. Mossa sbagliata! Mi accorgo di essere ancora nuda come mamma mi ha fatto! La vergogna sale a livelli altissimi, ed è con questo nuovo stato d’animo che mi copro fino alla fronte con il lenzuolo e che mi sdraio sul letto.
Ci avrò messo più o meno venti secondi a fare tutto questo.
«Bella, che hai adesso?» sento le mani di Edward che cercano di scostare la coperta, ma io la tengo stretta tra le dita. Non voglio che mi scopra, sono nuda. Nuda!
«Non provarci, Edward! Mi vergogno!» pigolo, arrotolando le lenzuola intorno al mio corpo e creando una specie di bozzolo.
«E di che ti vergogni? Ho già visto tutto quello che dovevo vedere!» esclama con fare ovvio, e ridendo.
Grazie alle sue parole, arrossisco ancora di più; apro un piccolo spiraglio tra le lenzuola, all’altezza degli occhi, e lo fulmino con lo sguardo. «Non mi aiuti così!»
Edward ridacchia di nuovo, abbassandosi verso di me. «Dai, piccola, esci da lì! Non ti devi vergognare … come vedi, anche io sono nudo e non me ne vergogno!»
È nudo?! Davvero, non me ne ero accorta! Non sto scherzando, non me ne sono davvero resa conto! Però, Bella, adesso basta fare la pudica con Edward … la notte scorsa non lo eri per niente!
Con lentezza, e con imbarazzo, allontano le lenzuola da me fino a quando non resto nuda davanti a lui, che mi sorride incoraggiante e che mi prende tra le braccia non appena sono libera da quella specie di bozzolo bianco.
«Eccoti qui, birichina! Buongiorno …» mormora, baciandomi dolcemente l’angolo della bocca.
Sorrido, stringendomi contro di lui. «Buongiorno.» ricambio il bacio. «Come va il naso adesso?»
«Un po’ meglio … ma non voglio ripetere l’esperienza tanto presto.» ammette, carezzandomi la schiena con entrambe le mani.
Che piacevole sensazione! Voglio restare tutta la giornata così, nuda tra le sue braccia, a fare scorta di coccole … ovviamente, anche Edward deve essere nudo, altrimenti si rovina tutta l’atmosfera.
Percorro con le labbra una leggera scia lungo la sua mascella, ispida di barba, prima di baciargliela in modo poco casto. Ridacchio. «Possiamo stare qui tutto il giorno?»
«Credo di no. Il brutto tempo è passato, quindi non c’è bisogno di stare chiusi dentro.» mi dice, e inarca le sopracciglia non appena nota lo scontento che è ben evidente sul mio viso. «Non ti va di andare in giro oggi?»
Scuoto le spalle, seppellendo il viso nel suo collo. «Volevo stare qui, con te … ma non fa niente.»
«Ehi …» mi fa rialzare il viso ed incrociare i suoi occhi. «Anche io voglio stare con te, sempre! Credimi, preferirei stare qui dentro con te tutto il giorno piuttosto che andare a controllare un branco di ragazzini maleducati.»
«E allora restiamo qui, diamo buca agli altri!» propongo, speranzosa.
Edward comincia a ridere, alzando il viso verso il soffitto. «Dio, sei una forza Bella!» esclama, tornando a guardarmi prima di baciarmi sulle labbra.
Questo è decisamente il primo vero bacio della giornata, ed è molto più infuocato e passionale di quanto sperassi. Mi aggrappo alle sue spalle mentre le nostre lingue cominciano una lotta all’interno delle nostre bocche.
Questo è un bacio da vietato ai minori, serve la censura!
Mugolo, con le labbra intrappolate in quelle di Edward, quando lui mi fa sdraiare e mi fa appoggiare la testa sul cuscino. Lo abbraccio, graffiandogli le spalle e ansimando quando sento i nostri sessi che si sfiorano. Mmm, qualcuno laggiù è già sveglio! Le voci sull’alzabandiera mattutina sono vere, allora!
«Faremo tardi … tardi!» gemo, per nulla convinta delle mie parole. Sti gran cazzi se facciamo tardi, non voglio assolutamente scendere da questo letto … o almeno, non prima di aver ricevuto la mia dose di porcaggine mattutina!
«Salteremo la colazione, allora.» è deciso mentre parla, e sono contenta di assecondare il suo volere.
Edward mi bacia il mento, il collo, la clavicola, poi scende sui miei seni e continua la sua discesa fino ad arrivare alla mia pancia. Lo osservo, con gli occhi socchiusi, mentre percorre con dovizia il bordo del mio ombelico prima di inumidirlo con la lingua. Chiudo gli occhi, a causa della scossa di piacere che quel gesto mi ha procurato.
Quando li riapro, Edward sta baciando ripetutamente le mie anche e con le mani mi accarezza le natiche. I suoi occhi, diventati improvvisamente più scuri, sono puntati nei miei e sembrano domandarmi qualcosa. Se è quello a cui sto pensando anche io … oh, ti prego, se è quello a cui sto pensando anche io, che si spicciasse a farlo!
«Lo vuoi, Bella?» domanda con voce roca, spostandosi con le labbra sul mio pube e baciando quel punto ripetutamente, mozzandomi il fiato ogni volta che lo fa.
«Oh!» di certo non è la risposta che si aspetta lui, ma al momento è l’unica cosa che riesco a formulare. Mi schiarisco la gola, e mi mordo le labbra. «Ti prego, Edward … fallo!» esclamo, abbandonando completamente ogni pudore.
Lui sorride, facendomi l’occhiolino, e dopo avermi fatto allargare le gambe abbassa il viso sulla mia intimità … ed io muoio.
«Oh, porca merda!» esclamo senza fiato, aggrappandomi ai suoi capelli.
Questo sì che è un buon modo per cominciare la giornata!
 

***

 
Io e Edward ci siamo persi la colazione, ma come mi ha fatto gentilmente notare lui, è stato per una buona causa. Già, una buona causa!
Abbiamo passato più di un’ora e mezza su quel letto, scoprendo meglio il corpo l’uno dell’altro e capendo cosa ci fa veramente impazzire. Beh, io una cosa l’ho scoperta: amo alla follia il modo in cui Edward usa la bocca e le dita su una parte ben precisa del mio corpo!
Non vi spiego quale, tanto avete già capito da sole … porcelle!
A parte gli scherzi, la sessione di sesso di questa mattina mi ha aiutato tantissimo: mi sono lasciata andare completamente, mettendo da parte l’imbarazzo e godendomi tutto quello che Edward mi stava regalando … e non sono rimasta delusa per niente, anzi, tutto il contrario!
E pensare che più andremo avanti, e più le cose si faranno interessanti … oddio, devo assolutamente fermare la mia mente perversa prima di perdere il controllo e di riportare Edward in camera sua.

Basta, Bella. Per fare le zozzerie avete tutto il tempo del mondo … ma adesso dovete svolgere il vostro compito di accompagnatori!
Già, la mia vocina/coscienza ha ragione. Hey, ma da quanto tempo non ti sentivo! Come stai?
Bene, grazie.
Oh, perfetto, adesso parlo anche con il mio cervello … Edward, mi hai rincoglionito alla perfezione! Ma grazie lo stesso.
Scuoto la testa, grattandomi la fronte.
Edward stringe forte la mia mano mentre andiamo verso il centro operativo del campo: in sala mensa non c’era nessuno quando siamo passati a controllare e a prendere qualcosa da mangiare – e certo che non c’era nessuno, mica aspettavano noi! -, e visto il casino che c’è qui non penso che siano andati a svolgere qualche bella attività.
Il temporale di ieri notte ha rovinato i piani, anche se non ha fatto tutto il macello che mi ero aspettata. Il cielo è ancora coperto da nuvoloni grigi, ma sono quelli innocenti che non portano pioggia … e l’aria è più fresca, piacevole dopo tutte quelle settimane di caldo infernale. Ho persino messo i pantaloni della tuta, io che ho sempre indossato shorts e bermuda fino a ieri.
«Dici che sono tutti lì?» chiedo, lanciando una veloce occhiata al viso di Edward.
«Penso di sì … Ben mi ha mandato un sms, dice che ci stanno aspettando.» risponde.
«Quindi non lo pensi, ne sei sicuro!» esclamo, prima di sgranare gli occhi ricordando la seconda parte della frase. «“Ci stanno aspettando”? Quindi sanno che stiamo arrivando insieme?»
«Visto che stamattina abbiamo dato buca alla colazione, hanno fatto due più due.» Edward mi guarda e inarca un sopracciglio verso l’alto, sorridendo sghembo. «Perché, ti preoccupa?»
«Non mi preoccupa questo.» tutti ormai sanno che facciamo coppia fissa, sarei una stupida a vergognarmi per questo motivo. «Non è che pensano che … avevamo di meglio da fare piuttosto che fare colazione?»
«Secondo me, lo stanno già pensando.» la risposta di Edward mi lascia spiazzata.
Bene, adesso tutti sanno che, mentre loro facevano colazione con calma, noi eravamo impegnati a fare ‘fiki fiki’ come due conigli in calore.
Come farò a guardarli in faccia come se niente fosse? Che imbarazzo!
«Oh merda!» squittisco, sentendo le guance andare a fuoco. Le copro con le mani, come se questo possa bastare a farle tornare normali.
«Che ti prende adesso?» mi chiede Edward sconsolato, voltandosi verso di me. Lui, rispetto alla sottoscritta, è tranquillo e non sembra che gli dia fastidio che tutti sappiano quello che stavamo facendo poche ore fa.
Lo guardo, sconcertata e ancora imbarazzata. «A te non da fastidio che tutti sappiano?»
Scuote le spalle, sorridendomi. «No … non siamo né i primi né gli ultimi a fare un po’ di sesso, piccola.» mi raggiunge e poggia le mani sulla mia schiena, facendomi così avvicinare a lui. «E poi noi siamo più belli e bravi, devono essere invidiosi!»
Scoppio a ridere, con la fronte poggiata al suo petto. Devo capire come riesce a farmi ridere ogni volta che sono imbarazzata o a disagio per qualcosa … è un genio, non c’è niente da fare.
«Sei sempre modesto, tu, chissà perché …» mormoro. Alzo il viso, e dopo averglielo circondato con le mie mani lo bacio.
Edward risponde al bacio e lo approfondisce, facendo incontrare le nostre lingue e muovendo le labbra in sincrono con le mie. Mi stringo di più a lui e mi godo questo nuovo bacio, non molto innocente ma neanche infuocato e da film porno come quelli che ci siamo scambiati mentre eravamo ‘impegnati’ nella sua camera.
«Okay, okay …» Edward mi bacia un’ultima volta le labbra e mi lascia andare, con il respiro corto come il mio. «Raggiungiamo gli altri prima che ti riporti in stanza.»
«Perché non lo fai?» lo provoco, accarezzando con le labbra la sua mano, che ho intrappolato nella mia.
«Non mi stuzzicare, Bella, potresti pentirtene.» mi ammonisce, e con una risata riprende a camminare e mi trascina con sé.
Quando arriviamo nello spiazzo che ci aveva accolto durante il nostro arrivo al campeggio, troviamo tutti i bambini e i vari accompagnatori riuniti lì, che chiacchierano tra di loro. Sembra che stiano aspettando qualcuno … spero che quel ‘qualcuno’ non siamo io e Edward.
Dopo aver individuato Angela, Ben e gli altri – Seth e Tanya –, li raggiungiamo e mentre ci spostiamo sono sollevata di notare che nessuno sembra darci troppa attenzione. Siamo quasi invisibili … forse prima mi stavo facendo troppe paranoie per niente.
Tipico di me.
«Buongiorno ragazzi.» Edward saluta il gruppo prima che possa farlo io, quindi mi limito ad agitare la mano in segno di saluto.
«Alla buon’ora! Cosa stavate facendo, si può sapere?» ci sgrida Seth, guardandomi alla ricerca di spiegazioni. Ma una manica di affaracci tuoi no, eh?
«Non ti racconterò niente, puoi anche smetterla di guardarmi in quel modo.» rovino subito le sue aspettative, sorridendo malignamente.
«Beh, vorrà dire che mi racconterà tutto Edward … vero?» guarda speranzoso il mio ragazzo, ma resta deluso anche da lui.
«Scordatelo, Seth!»
«Che stronzi che siete, proprio stronzi!» sbuffa, e infastidito se ne va via.
«Non si aspettava davvero che gli raccontassimo tutto?» domando in un sussurro a Edward, osservando divertita Seth che nel frattempo ha raggiunto Tyler.
«Credo di sì … è pazzo.»
«Cugino, smettila di tubare con la tua picciona e vieni qui, ti devo parlare.» Tanya interrompe i nostri discorsi sussurrati e fa cenni in direzione di Edward, invitandolo a raggiungerla.
Lui sbuffa, scocciato. «Che palle che sei, Tanya.»
«Non dire così, sono tua cugina!» si lamenta lei.
«Appunto, che palle!» esclama, raggiungendola.
Divertita da quel battibecco tra cugini, mi sposto di pochi metri e raggiungo Angela, che è rimasta in disparte con suo marito. Ben mi saluta con un sorriso e dopo aver dato un bacio sulla guancia della moglie scappa via, come se volesse evitarmi.
Guardo confusa la mia amica. «Perché è andato via?»
«Perché sa che ti voglio parlare, e ci ha lasciato sole per farlo.» mi sorride, e mi circonda le spalle con un braccio. «Allora? Com’è stato? Racconta!»
«Cosa devo raccontarti?» faccio la vaga: voglio vedere se mi sta chiedendo proprio quello a cui sto pensando.
«Su, non farti pregare! Tu e Edward avete fatto sesso … com’è andata?» domanda ancora, socchiudendo gli occhi.
«Chi ti dice che abbiamo fatto sesso?»
«La tua faccia!» risponde prontamente, indicando il mio viso con un dito. «Sei rilassata, felice e allegra … hai provato più di un orgasmo, si nota a chilometri di distanza bella mia!»

Merda!
«Si nota così tanto?» chiedo allarmata, coprendomi le guance con le mani.
«Sì, ma … non è così brutto come pensi! Significa che va tutto bene … va tutto bene, vero?»
Annuisco, arrossendo: non posso fare a meno di ricordare gli avvenimenti della notte scorsa e di questa mattina. «Sì, va tutto bene.»
Angela sorride, contagiando anche me. «Quindi, credo che non ti vedrò molto spesso da ora in avanti …»
Ridacchio. «Credi bene, carissima!»
Un paio di minuti dopo, ci raggiungono Odette ed il suo squadrone di animatori; quindi, sono loro quelli che stavamo aspettando. Io non lo sapevo, l’ho appena scoperto! Li osservo mentre salutano qualcuno e prendono posto al centro dello spiazzo, con tutti noi a circondarli.
«Tu sai cos’è che devono dirci?» chiedo ad Angela.
Lei scuote la testa, mordendosi le labbra. «No. Forse ha qualcosa a che fare con il temporale della scorsa notte …»
Annuisco, forse ha ragione lei.
Odette, una volta che ha finalmente finito di sorridere a tutti, comincia a parlare … oddio, non ricordavo che la sua voce fosse così nasale! Deve aver preso freddo la notte scorsa, sì.
«Buongiorno a tutti! Oggi avevamo in programma una nuova escursione, ma visto il maltempo della scorsa notte ho deciso, insieme agli altri, di rinviarla alla prossima settimana …» spiega, scostandosi dalla fronte una lunga e ribelle ciocca ricciuta. «… e per oggi, abbiamo deciso di dare il via a un torneo!»
Inarco le sopracciglia: un torneo? È una novità.
«Un torneo di cosa, signorina Odette?» chiede una bambina minuscola, in prima fila. Potrebbe essere la figlia di Odette per via di tutti i capelli che si ritrova sulla testa.
Odette sorride, alla bambina, battendo le mani. «Un torneo di football! Voi bambini siete in tanti, abbastanza per creare otto squadre e per sfidarvi. La squadra vincente verrà premiata con un trofeo …»
«Un torneo di football, wow!» esclama Angela, entusiasta. «Mi sono sempre piaciuti, al liceo ho cercato persino di entrare nella squadra maschile ma non mi hanno accettata!» sbuffa, forse ripensando a quell’episodio.
Sorrido, divertita. «Forse era strano vedere una ragazza in campo …»
«No, era strano vedere che una ragazza era più forte di tutta la squadra messa insieme!» ribatte lei, piccata. «Non sai quante volte mi sono intrufolata ai loro allenamenti solo per poterli intimidire! Era troppo divertente!»
«Ma dai, non ci credo!»
Troppo prese dalla nostra discussione, non ci rendiamo conto subito che Odette ha smesso di parlare e che tutti quanti stanno andando via: è Edward a farmelo notare, prendendomi sottobraccio e trascinandomi via.
«Perché mi distraggo sempre quando parla quella?» gli chiedo, davvero voglio capire perché succede sempre così!
«Perché è noiosa, forse?»
«Un po’ noiosa lo è davvero.» annuisco tra me, prima di guardarmi intorno. «Dov’è che stiamo andando?»
«Al campo da football che hanno improvvisato … dove eri con la testa quando lo hanno spiegato, scusa?» mi sa che Edward non ha capito in pieno quanto mi distraggo quando parla la capa.
«Mi sono distratta, non è colpa mia!» mi giustifico, alzando in aria le mani.
«E invece sì, è colpa tua!» esclama, e dopo due secondi mi abbraccia, sollevandomi da terra.
«No, Edward! Mettimi giù, mettimi giù!» delle urla stridule escono dalle mie labbra, insieme alle risate, mentre mi dibatto per liberarmi.
«Dammi un bacio prima, poi ti lascio andare.» Edward mi sorride, facendomi l’occhiolino.
Se me lo dice così, non posso proprio dirgli di no … che carino che è. Gli circondo il collo con le braccia e lo bacio, avvinghiandomi con le gambe alla sua vita.
Se continuiamo così, al campo di football non ci arriviamo … cambiamo strada e torniamo in camera a divertirci come piace a noi!
 

***

 
No, alla fine in camera non ci siamo tornati. Gli altri ci hanno beccato ad amoreggiare prima ancora che potessi avere il tempo di proporlo a Edward, e quindi dopo che ci hanno fatto scollare le labbra ci hanno trascinato al campo di football improvvisato.
L’idea di Odette di organizzare un torneo per i bambini è stata davvero carina, anzi, davvero grande! È stato divertente vederli correre, urlare e azzuffare per guadagnare la palla e per segnare punti … mi sono divertita persino io, che di sport non capisco un acca e che non l’ho mai praticato.
Il mio massimo è stato prendere lezioni di nuoto, mia madre mi ci portò la prima volta quando avevo appena quattro anni e da allora non mi sono mai più mossa da una piscina. Adoro nuotare, anche se non ho mai provato a gareggiare a livello agonistico. Il mio è un hobby, e nuotare mi rilassa moltissimo: mi aiuta a scaricare lo stress che, spesso e volentieri, accumulo con il lavoro.
È un bene che a casa della nonna ci sia la piscina … non ringrazierò mai abbastanza il nonno per averla fatta costruire!
Tornando al torneo che si sta ancora disputando, quattro squadre sono appena state eliminate, mentre le altre quattro sono entrate in semifinale e si sfideranno per andare in finale. Sono contenta e super accanita in questo preciso momento, perché tra le quattro c’è anche quella formata dai miei ragazzi!
Se sapessi come funziona bene il gioco e se sapessi a memoria le sue regole, chiederei di diventare il loro coach! Regalerei loro anche l’attrezzatura necessaria e le divise con il logo della mia azienda … ma non posso farlo. Qui non servirebbero a molto, e ormai è tardi per pensarci. Siamo quasi alla finale, non c’è più tempo!
«Ma che bravi che sono! Che bravi!» esclamo, battendo le mani mentre osservo i miei bambini uscire dal campo, contenti per aver appena vinto la partita. «Una partita fantastica!»
«Ma se mi hai chiesto tutto il tempo cosa stava succedendo! Non ci hai capito un cazzo!» mi rimprovera Seth, smontando così il mio entusiasmo.
Lo fulmino con lo sguardo. «Non dire così, ho capito quello che basta. Abbiamo vinto, e … e siamo arrivati in semifinale!»
«Questo è tutto quello che hai capito?» adesso lui mi sembra sconcertato, e alza gli occhi al cielo. «Quanto sei messa male, amica mia!»
«EHI!»
«Non dire ‘Hey!’ con quel tono! Sei un disonore per tuo padre e tuo fratello, loro amano lo sport … ma da chi hai ripreso?»
«Da mia madre, senza dubbio.» rispondo prontamente. «Lei odia lo sport, e mentre papà e Jasper guardavano il canale sportivo io e lei … facevamo l’uncinetto.»
Seth si sta sforzando di non ridermi in faccia, senza successo però: si capisce anche a distanza di chilometri. «L’uncinetto, roba forte. Almeno adesso so a chi rivolgermi se mi serve una bomboniera …»
«Seth, vai a farti fottere!» urlo. Non mi piace il modo in cui mi sta prendendo in giro.
«Seth, perché stai facendo arrabbiare la mia ragazza?» Edward si avvicina a noi due e mi cinge i fianchi con le braccia, osservando Seth.
Oh, mio salvatore! Meno male che sei arrivato! Difendi la tua ragazza dalle prese per il culo di questo zoticone!
«Perché invece di imparare ad amare lo sport, faceva la maglia e l’uncinetto.»
«COSA?! Bella! Non va bene questo!» il mio ragazzo, quello che dovrebbe difendermi e così mandare a quel paese Seth, mi guarda scioccato e mi rimprovera.
Mio salvatore di merda, tornatene da dove sei venuto!
«Oh, senti, non cominciare anche tu!» sbotto, irritata. «Non è colpa mia se lo sport è così complicato e non lo capisco!»
«Complicato? Non è complicato per niente!»
«Smettetela di urlare come cretini! Odette sta per dire qualcosa, quindi state zitti!» Angela, con un tono che non ammette repliche, mette fine al nostro battibecco.
Dopo aver lanciato un ultima occhiata di fuoco al mio amico, riporto lo sguardo sul campo dove fino a pochi minuti fa stavano giocando i bambini, e dove adesso c’è Odette che sta aspettando che tutti smettano di parlare prima di prendere lei stessa la parola. Non appena questo accade, comincia un altro dei suoi soliti discorsi di cui io perdo sempre la fine. Stavolta prometto di fare la brava e di ascoltare fino alla fine quello che ha da dire.
«Visto che il pomeriggio sta finendo, la seconda parte del torneo si terrà domani. I bambini che sono ancora in gara così hanno il tempo di riposarsi un po’ … e adesso che abbiamo ancora un po’ di tempo, si disputerà l’ultima partita: accompagnatori contro animatori!»
Aspettate un momento: ho capito bene quello che ha detto oppure mi sono immaginata tutto? Accompagnatori contro … animatori?! Devo giocare anche io?!
Non se ne parla!
«AW che bello! Si gioca, si gioca! Finalmente!» Angela, al mio fianco, comincia a battere le mani e a saltare sul posto, euforica per quella notizia.
«Io non gioco, non gioco.» mormoro tra me, allarmata.
È assolutamente escluso che io giochi quella partita, assolutamente! Non so giocare a football, sono negata in qualsiasi gioco di squadra e non … tranne quelli da tavolo, a Monopoli vinco sempre! E l’unica volta in cui ho preso parte a una partita di football, ho dovuto portare il gesso al braccio per sei settimane.
No, io non gioco.
Tutti quelli che saranno coinvolti nella partita sono contento quasi allo stesso livello di Angela, e già cominciano a decidere chi giocherà e chi resterà invece come riserva per il momento. Nessuno sembra accorgersi di me, l’unica che ha la faccia da funerale.
Forse, se mi allontano senza dare nell’occhio, nessuno ci farà caso.
Mi volto e faccio qualche passo, allontanandomi da tutta quella confusione … ma qualcuno mi prende per la vita e mi solleva, rendendo vano il mio tentativo di fuga.
«Aaaaaaah! Lasciami, lasciami! Mettimi giù!» non so chi sia la persona che mi ha bloccato, ma questo non mi vieta di prendendo a calci e pugni. Tié, beccati questo!
«Bella … smettila! Ahia!» oh mamma, è Edward! Oggi è la seconda volta che lo prendo a botte, che vergogna!
«Edward?! Lasciami andareeeeee per favore!» smetto di dimenarmi e lo imploro di rimettermi a terra … ma lui non lo fa.
«No, devi venire a giocare. Ci servi in squadra, piccola!»
«No che non vi servo! Non so giocare, lasciami andare via!»
«Dai, che ti diverti! Siamo anche in squadra insieme, ti aiuto io … promesso!» Edward mi bacia i capelli e, con me ancora tra le braccia, mi conduce verso gli altri.
Incrocio le braccia al petto, immusonita. «Edward Cullen, sei una testa di cazzo! Ti odio!»
Lo sento ridere. «Ti voglio bene anche io, tesoro mio.»
 

***

 
«Piano … ah! Fai piano, per favore!» stringo gli occhi, per via del dolore che ho provato quando mi ha toccato.
«Scusami, faccio più attenzione.» Edward torna a sfiorare il livido che ho sullo zigomo, ma lo fa con più delicatezza, e sento che comincia a spalmare su di esso la crema per le contusioni.
«Se dovevo beccarmi una gomitata in faccia, facevo prima a non giocare …» borbotto, aprendo gli occhi. Comincio ad osservare il viso rilassato e concentrato del mio ragazzo, tutto assorto nel suo compito di infermiere improvvisato. Lui ha un taglio sopra al sopracciglio, ma è una ferita superficiale di cui mi sono già occupata …
«Capita, con questo tipo di gioco … però ti sei divertita, dì la verità!»
Sorrido, è inutile che lo nasconda. «Sì, mi sono divertita.»
Non so giocare a football, e questo va bene, però è stato troppo bello prendere parte a quella partita. Ognuno di noi, in squadra, si è dato un sacco da fare e alla fine siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissati … ossia, vincere!
Il mio ruolo nella partita? Quello di distruggere gli altri avversari … però alla fine mi sono distrutta io. Il livido viola e giallo sul mio viso ne è la testimonianza, oltre alle ossa indolenzite.
«Ecco fatto! Se ti fa male, o si gonfia, ci mettiamo sopra un po’ di ghiaccio …» Edward posa la pomata sul comodino e mi sorride, dandomi un bacino sul naso.
«Grazie, infermiere! Non so cosa avrei fatto senza di lei …» dico, abbracciandolo all’altezza delle spalle.
«Eh già, cosa avrebbe fatto senza di me, signorina Swan? Sa, sono davvero curioso di saperlo.»
«Mah … avrei trovato qualcun altro, e più bravo di lei! Forse Tyler …»
Il viso di Edward muta di espressione non appena dico quel nome, e aggrotta le sopracciglia. «No, niente Tyler! Mi pesa ancora il fatto che ti veniva dietro!»
«Ma io gli ho sempre detto di no, ho fatto la brava.» gli sorrido, tirandogli le orecchie. «Lui … non mi è mai piaciuto. Preferivo te, di gran lunga!»
«Ma mi odiavi!»
«Eri uno stronzo, ma … no, non ti odiavo.» arrossisco, dicendo la verità sui primi giorni di campeggio, dove non riuscivo a sopportarlo ma intanto provavo già attrazione per lui. «Mi sei piaciuto da subito, a dire la verità.»
Un enorme sorriso prende vita davanti ai miei occhi, ed è così contagioso che comincio a sorridere anche io. Dio mio, possibile che ogni volta sia così? «Davvero? Sai che vale la stessa cosa per me?»
«Sì?»
Annuisce. «Ti avevo notata quando stavi litigando con le tue valige, e quando ti sei voltata … wow! Non pensavo che …»
«Che fossi così rimbambita?» domando, ricordando la frase che ha dato inizio alle nostre scaramucce.
Ride, scuotendo la testa. «No. Non pensavo che fossi così bella … e bassa.»
«Ma sentilo! Non riesci a restare serio per più di due minuti di seguito!» ridacchio, stringendomi meglio nel suo abbraccio e appoggiando il mento sulla sua spalla.
Edward, grazie alla posizione in cui ci troviamo, comincia a solleticarmi il collo con le labbra ed io, come sempre, comincio a pensare cose impure. Ogni volta che siamo così vicini, così intimi, il mio cervello va in pappa e non penso a nulla che non riguardi il fare sesso con lui in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
C’è una canzone che fa così … o mi sbaglio?
«Edward …» mugolo, cominciando a mordermi il labbro inferiore.
«Sì …» mormora in risposta, non smettendo però di torturarmi il collo.
«Non smettere, ti prego …»
«Non ne ho la minima intenzione, amore mio.»

Amore mio? Ha davvero detto … amore mio? Dio, credo di essermi sbagliata! O si è sbagliato lui? Ho anche paura di farglielo notare. E se non si è sbagliato e lo ha detto perché ne è consapevole, io che faccio? Lui mi ama … ma io lo amo?
Oddio, non lo so! E le sue labbra, che stanno scendendo verso i miei seni, non aiutano per niente! Com’è piacevole, però …
Le forze mi abbandonano, e sono costretta a cedere all’iniziale piacere che comincio a sentire. Non se sono dispiaciuta, però, ne sono davvero ma davvero felice!
Forse gli chiederò di quell’“Amore mio” più tardi …
 
 
 
 

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Stavolta Bella l’ha sentito eccome, l’“Amore mio”! Vorrà pur dire qualcosa, no? Io lo so … ma per adesso non dico niente u.u
   
 
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