Ciao,
ciao!
Eccomi qui,
con un nuovo capitolo tutto per voi! È solo una cosina di passaggio e non
succedono molte cose, ma spero che vi piaccia ugualmente ;)
Il prossimo
sarà già più importante, dovrei cominciare a scriverlo già domani … vediamo poi
come vanno le cose u.u
Vi ringrazio
per le recensioni, e per i nuovi lettori che continuano ad arrivare nonostante
la storia sia già in fase inoltrata e prossima alla fine :’) grazie tante, vi
voglio bene!
Un bacio,
e buona lettura! Ci sentiamo presto :*
Capitolo dodici – Coccole, giochi e … amore?
31/07/2010
Emergo
dallo stato di torpore in cui sono immersa quando la tanto odiata sveglia
raggiunge le mie orecchie. Vorrei tanto sapere chi è quell’intelligentone che
la suona ogni mattina … mi piacerebbe molto fargli sapere quanto l’apprezzo.
Magari dandogli una legnata in testa.
Mugugno,
infastidita, e mi copro la faccia con le braccia. Ho sonno, voglio dormire
ancora! Non mi interessa se poi non trovo più nulla per colazione o se faccio
tardi per le attività del giorno … io voglio dormire in santa pace e senza
essere disturbata, magari fino a mezzogiorno!
Sono
decisamente più contenta quando la sveglia smette di risuonare per tutto il
campeggio, perché almeno posso tornare a fare quello che stavo facendo con
estremo piacere: dormire! Mi accoccolo meglio e stringo il lenzuolo tra le
mani, preparandomi a tornare nel mondo dei sogni.
Comincio
ad incazzarmi sul serio quando sento qualcosa che mi solletica la punta del
naso: non capisco che cosa sia, forse è una mosca. Quella cosa zampetta fino
alla guancia, e sento che va oltre, verso la fronte.
Prima
che possa disturbarmi ancora la elimino, con un colpo secco della mano … e non
appena lo faccio, quella cosa si mette a urlare.
«Ahia!»
Apro
gli occhi di scatto, sorpresa: le mosche non urlano, non sanno parlare,
figuriamoci urlare! Ma quello che vedo mi lascia sorpresa, confusa e quasi
impaurita. Di fianco a me, con il viso chinato e con le mani a coppa sul viso,
c’è Edward.
Oddio,
ho picchiato Edward! Ma che ci fa lui qui …?
La
risposta a questa domanda può anche aspettare, devo prima vedere quanto male ho
fatto al mio ragazzo – Ma quanto suona
bene? Il mio ragazzo! -, che sembra stia patendo davvero le pene
dell’inferno.
«Edward!
Edward, ti ho fatto male?» chiedo, azzerando la poca distanza che ci divide.
Lui
apre gli occhi, molto ma molto umidi, e mi lancia uno sguardo assassino. «Mi
hai fatto male? Certo che sì! Mi hai quasi rotto il naso!» esclama, con la voce
attutita dalle mani che tiene davanti alla bocca.
Merda, ne ho rifatta un’altra delle mie!
«Edward,
davvero non volevo! Scusami!» mi affretto ad accarezzargli il viso e i capelli,
oltre che a baciargli la fronte e a scusarmi ancora una volta. «Non sapevo che
eri tu, credevo che fosse una mosca.»
«Una
mosca un po’ troppo cresciuta, direi …» borbotta.
Sbuffo.
«Senti, togli quelle mani, fammi vedere che ti sei fatto … che ti ho fatto.» mi
correggo all’ultimo secondo, e non appena Edward toglie le mani controllo i
danni che ha riportato grazie al mio colpo.
Non c’è
sangue, per fortuna, e a parte la pelle arrossata del naso sembra che non ci
sia neanche qualcosa di rotto … ha preso solo una bella botta.
«È
tutto a posto, tesoro.» accarezzo con molta delicatezza la punta del suo naso
prima di baciarla piano. «Non c’è niente che non va.»
«Meno
male! Non mi andava proprio di andare all’ospedale oggi.» mi sembra abbastanza
sarcastico, il ragazzo … oppure è soltanto una mia impressione.
«Non
volevo farti male …» sussurro, abbracciandolo mentre gli bacio una tempia. «Ma
che ci fai qui? Ti ha fatto entrare Angela?»
Edward
alla mia domanda alza il viso, guardandomi in modo scettico. «Angela? Che
c’entra Angela adesso?»
«Scusa,
sei nella nostra stanza ed io non ti ho fatto entrare di certo, quindi è stata
per forza lei …» muovo le braccia e mi guardo attorno mentre parlo, ma devo
fermarmi quando noto un piccolo, ma proprio piccolo,
particolare.
Non
sono nella mia stanza.
Sgrano
gli occhi, e improvvisamente la consapevolezza di quello che è accaduto la
notte scorsa tra me e Edward mi invade il cervello: io e lui che facciamo
l’amore, che ridiamo come cretini, di lui che va a sbattere contro la porta del
bagno e … ancora noi due che facciamo l’amore.
Arrossisco,
e abbasso lo sguardo. Mossa sbagliata! Mi accorgo di essere ancora nuda come
mamma mi ha fatto! La vergogna sale a livelli altissimi, ed è con questo nuovo
stato d’animo che mi copro fino alla fronte con il lenzuolo e che mi sdraio sul
letto.
Ci avrò
messo più o meno venti secondi a fare tutto questo.
«Bella,
che hai adesso?» sento le mani di Edward che cercano di scostare la coperta, ma
io la tengo stretta tra le dita. Non voglio che mi scopra, sono nuda. Nuda!
«Non
provarci, Edward! Mi vergogno!» pigolo, arrotolando le lenzuola intorno al mio
corpo e creando una specie di bozzolo.
«E di
che ti vergogni? Ho già visto tutto quello che dovevo vedere!» esclama con fare
ovvio, e ridendo.
Grazie
alle sue parole, arrossisco ancora di più; apro un piccolo spiraglio tra le
lenzuola, all’altezza degli occhi, e lo fulmino con lo sguardo. «Non mi aiuti
così!»
Edward
ridacchia di nuovo, abbassandosi verso di me. «Dai, piccola, esci da lì! Non ti
devi vergognare … come vedi, anche io sono nudo e non me ne vergogno!»
È
nudo?! Davvero, non me ne ero accorta! Non sto scherzando, non me ne sono
davvero resa conto! Però, Bella, adesso basta fare la pudica con Edward … la
notte scorsa non lo eri per niente!
Con
lentezza, e con imbarazzo, allontano le lenzuola da me fino a quando non resto
nuda davanti a lui, che mi sorride incoraggiante e che mi prende tra le braccia
non appena sono libera da quella specie di bozzolo bianco.
«Eccoti
qui, birichina! Buongiorno …» mormora, baciandomi dolcemente l’angolo della
bocca.
Sorrido,
stringendomi contro di lui. «Buongiorno.» ricambio il bacio. «Come va il naso
adesso?»
«Un po’
meglio … ma non voglio ripetere l’esperienza tanto presto.» ammette,
carezzandomi la schiena con entrambe le mani.
Che
piacevole sensazione! Voglio restare tutta la giornata così, nuda tra le sue
braccia, a fare scorta di coccole … ovviamente, anche Edward deve essere nudo,
altrimenti si rovina tutta l’atmosfera.
Percorro
con le labbra una leggera scia lungo la sua mascella, ispida di barba, prima di
baciargliela in modo poco casto. Ridacchio. «Possiamo stare qui tutto il
giorno?»
«Credo
di no. Il brutto tempo è passato, quindi non c’è bisogno di stare chiusi
dentro.» mi dice, e inarca le sopracciglia non appena nota lo scontento che è
ben evidente sul mio viso. «Non ti va di andare in giro oggi?»
Scuoto
le spalle, seppellendo il viso nel suo collo. «Volevo stare qui, con te … ma
non fa niente.»
«Ehi …»
mi fa rialzare il viso ed incrociare i suoi occhi. «Anche io voglio stare con
te, sempre! Credimi, preferirei stare qui dentro con te tutto il giorno
piuttosto che andare a controllare un branco di ragazzini maleducati.»
«E
allora restiamo qui, diamo buca agli altri!» propongo, speranzosa.
Edward
comincia a ridere, alzando il viso verso il soffitto. «Dio, sei una forza
Bella!» esclama, tornando a guardarmi prima di baciarmi sulle labbra.
Questo
è decisamente il primo vero bacio della giornata, ed è molto più infuocato e
passionale di quanto sperassi. Mi aggrappo alle sue spalle mentre le nostre
lingue cominciano una lotta all’interno delle nostre bocche.
Questo
è un bacio da vietato ai minori, serve la censura!
Mugolo,
con le labbra intrappolate in quelle di Edward, quando lui mi fa sdraiare e mi
fa appoggiare la testa sul cuscino. Lo abbraccio, graffiandogli le spalle e
ansimando quando sento i nostri sessi che si sfiorano. Mmm, qualcuno laggiù è
già sveglio! Le voci sull’alzabandiera mattutina sono vere, allora!
«Faremo
tardi … tardi!» gemo, per nulla convinta delle mie parole. Sti gran cazzi se
facciamo tardi, non voglio assolutamente scendere da questo letto … o almeno,
non prima di aver ricevuto la mia dose di porcaggine mattutina!
«Salteremo
la colazione, allora.» è deciso mentre parla, e sono contenta di assecondare il
suo volere.
Edward
mi bacia il mento, il collo, la clavicola, poi scende sui miei seni e continua
la sua discesa fino ad arrivare alla mia pancia. Lo osservo, con gli occhi
socchiusi, mentre percorre con dovizia il bordo del mio ombelico prima di
inumidirlo con la lingua. Chiudo gli occhi, a causa della scossa di piacere che
quel gesto mi ha procurato.
Quando
li riapro, Edward sta baciando ripetutamente le mie anche e con le mani mi
accarezza le natiche. I suoi occhi, diventati improvvisamente più scuri, sono
puntati nei miei e sembrano domandarmi qualcosa. Se è quello a cui sto pensando
anche io … oh, ti prego, se è quello a cui sto pensando anche io, che si
spicciasse a farlo!
«Lo
vuoi, Bella?» domanda con voce roca, spostandosi con le labbra sul mio pube e
baciando quel punto ripetutamente, mozzandomi il fiato ogni volta che lo fa.
«Oh!»
di certo non è la risposta che si aspetta lui, ma al momento è l’unica cosa che
riesco a formulare. Mi schiarisco la gola, e mi mordo le labbra. «Ti prego,
Edward … fallo!» esclamo, abbandonando completamente ogni pudore.
Lui
sorride, facendomi l’occhiolino, e dopo avermi fatto allargare le gambe abbassa
il viso sulla mia intimità … ed io muoio.
«Oh,
porca merda!» esclamo senza fiato, aggrappandomi ai suoi capelli.
Questo
sì che è un buon modo per cominciare la giornata!
Io e
Edward ci siamo persi la colazione, ma come mi ha fatto gentilmente notare lui,
è stato per una buona causa. Già, una buona causa!
Abbiamo
passato più di un’ora e mezza su quel letto, scoprendo meglio il corpo l’uno
dell’altro e capendo cosa ci fa veramente impazzire. Beh, io una cosa l’ho
scoperta: amo alla follia il modo in cui Edward usa la bocca e le dita su una
parte ben precisa del mio corpo!
Non vi
spiego quale, tanto avete già capito da sole … porcelle!
A parte
gli scherzi, la sessione di sesso di questa mattina mi ha aiutato tantissimo:
mi sono lasciata andare completamente, mettendo da parte l’imbarazzo e
godendomi tutto quello che Edward mi stava regalando … e non sono rimasta
delusa per niente, anzi, tutto il contrario!
E
pensare che più andremo avanti, e più le cose si faranno interessanti … oddio,
devo assolutamente fermare la mia mente perversa prima di perdere il controllo
e di riportare Edward in camera sua.
Basta, Bella. Per fare le zozzerie avete
tutto il tempo del mondo … ma adesso dovete svolgere il vostro compito di
accompagnatori!
Già, la
mia vocina/coscienza ha ragione. Hey, ma da quanto tempo non ti sentivo! Come
stai?
Bene, grazie.
Oh,
perfetto, adesso parlo anche con il mio cervello … Edward, mi hai rincoglionito
alla perfezione! Ma grazie lo stesso.
Scuoto
la testa, grattandomi la fronte.
Edward
stringe forte la mia mano mentre andiamo verso il centro operativo del campo:
in sala mensa non c’era nessuno quando siamo passati a controllare e a prendere
qualcosa da mangiare – e certo che non c’era nessuno, mica aspettavano noi! -,
e visto il casino che c’è qui non penso che siano andati a svolgere qualche
bella attività.
Il
temporale di ieri notte ha rovinato i piani, anche se non ha fatto tutto il
macello che mi ero aspettata. Il cielo è ancora coperto da nuvoloni grigi, ma
sono quelli innocenti che non portano pioggia … e l’aria è più fresca,
piacevole dopo tutte quelle settimane di caldo infernale. Ho persino messo i
pantaloni della tuta, io che ho sempre indossato shorts e bermuda fino a ieri.
«Dici
che sono tutti lì?» chiedo, lanciando una veloce occhiata al viso di Edward.
«Penso
di sì … Ben mi ha mandato un sms, dice che ci stanno aspettando.» risponde.
«Quindi
non lo pensi, ne sei sicuro!» esclamo, prima di sgranare gli occhi ricordando
la seconda parte della frase. «“Ci stanno aspettando”? Quindi sanno che stiamo
arrivando insieme?»
«Visto
che stamattina abbiamo dato buca alla colazione, hanno fatto due più due.»
Edward mi guarda e inarca un sopracciglio verso l’alto, sorridendo sghembo.
«Perché, ti preoccupa?»
«Non mi
preoccupa questo.» tutti ormai sanno che facciamo coppia fissa, sarei una
stupida a vergognarmi per questo motivo. «Non è che pensano che … avevamo di
meglio da fare piuttosto che fare colazione?»
«Secondo
me, lo stanno già pensando.» la risposta di Edward mi lascia spiazzata.
Bene,
adesso tutti sanno che, mentre loro facevano colazione con calma, noi eravamo
impegnati a fare ‘fiki fiki’ come due conigli in calore.
Come
farò a guardarli in faccia come se niente fosse? Che imbarazzo!
«Oh
merda!» squittisco, sentendo le guance andare a fuoco. Le copro con le mani,
come se questo possa bastare a farle tornare normali.
«Che ti
prende adesso?» mi chiede Edward sconsolato, voltandosi verso di me. Lui,
rispetto alla sottoscritta, è tranquillo e non sembra che gli dia fastidio che
tutti sappiano quello che stavamo facendo poche ore fa.
Lo
guardo, sconcertata e ancora imbarazzata. «A te non da fastidio che tutti
sappiano?»
Scuote
le spalle, sorridendomi. «No … non siamo né i primi né gli ultimi a fare un po’
di sesso, piccola.» mi raggiunge e poggia le mani sulla mia schiena, facendomi
così avvicinare a lui. «E poi noi siamo più belli e bravi, devono essere
invidiosi!»
Scoppio
a ridere, con la fronte poggiata al suo petto. Devo capire come riesce a farmi
ridere ogni volta che sono imbarazzata o a disagio per qualcosa … è un genio,
non c’è niente da fare.
«Sei
sempre modesto, tu, chissà perché …» mormoro. Alzo il viso, e dopo averglielo
circondato con le mie mani lo bacio.
Edward
risponde al bacio e lo approfondisce, facendo incontrare le nostre lingue e
muovendo le labbra in sincrono con le mie. Mi stringo di più a lui e mi godo
questo nuovo bacio, non molto innocente ma neanche infuocato e da film porno
come quelli che ci siamo scambiati mentre eravamo ‘impegnati’ nella sua camera.
«Okay,
okay …» Edward mi bacia un’ultima volta le labbra e mi lascia andare, con il
respiro corto come il mio. «Raggiungiamo gli altri prima che ti riporti in
stanza.»
«Perché
non lo fai?» lo provoco, accarezzando con le labbra la sua mano, che ho
intrappolato nella mia.
«Non mi
stuzzicare, Bella, potresti pentirtene.» mi ammonisce, e con una risata
riprende a camminare e mi trascina con sé.
Quando
arriviamo nello spiazzo che ci aveva accolto durante il nostro arrivo al
campeggio, troviamo tutti i bambini e i vari accompagnatori riuniti lì, che
chiacchierano tra di loro. Sembra che stiano aspettando qualcuno … spero che
quel ‘qualcuno’ non siamo io e Edward.
Dopo
aver individuato Angela, Ben e gli altri – Seth e Tanya –, li raggiungiamo e
mentre ci spostiamo sono sollevata di notare che nessuno sembra darci troppa
attenzione. Siamo quasi invisibili … forse prima mi stavo facendo troppe
paranoie per niente.
Tipico
di me.
«Buongiorno
ragazzi.» Edward saluta il gruppo prima che possa farlo io, quindi mi limito ad
agitare la mano in segno di saluto.
«Alla
buon’ora! Cosa stavate facendo, si può sapere?» ci sgrida Seth, guardandomi
alla ricerca di spiegazioni. Ma una manica di affaracci tuoi no, eh?
«Non ti
racconterò niente, puoi anche smetterla di guardarmi in quel modo.» rovino
subito le sue aspettative, sorridendo malignamente.
«Beh,
vorrà dire che mi racconterà tutto Edward … vero?» guarda speranzoso il mio
ragazzo, ma resta deluso anche da lui.
«Scordatelo,
Seth!»
«Che
stronzi che siete, proprio stronzi!» sbuffa, e infastidito se ne va via.
«Non si
aspettava davvero che gli raccontassimo tutto?» domando in un sussurro a
Edward, osservando divertita Seth che nel frattempo ha raggiunto Tyler.
«Credo
di sì … è pazzo.»
«Cugino,
smettila di tubare con la tua picciona e vieni qui, ti devo parlare.» Tanya interrompe
i nostri discorsi sussurrati e fa cenni in direzione di Edward, invitandolo a
raggiungerla.
Lui
sbuffa, scocciato. «Che palle che sei, Tanya.»
«Non
dire così, sono tua cugina!» si lamenta lei.
«Appunto,
che palle!» esclama, raggiungendola.
Divertita
da quel battibecco tra cugini, mi sposto di pochi metri e raggiungo Angela, che
è rimasta in disparte con suo marito. Ben mi saluta con un sorriso e dopo aver
dato un bacio sulla guancia della moglie scappa via, come se volesse evitarmi.
Guardo
confusa la mia amica. «Perché è andato via?»
«Perché
sa che ti voglio parlare, e ci ha lasciato sole per farlo.» mi sorride, e mi
circonda le spalle con un braccio. «Allora? Com’è stato? Racconta!»
«Cosa
devo raccontarti?» faccio la vaga: voglio vedere se mi sta chiedendo proprio
quello a cui sto pensando.
«Su,
non farti pregare! Tu e Edward avete fatto sesso … com’è andata?» domanda
ancora, socchiudendo gli occhi.
«Chi ti
dice che abbiamo fatto sesso?»
«La tua
faccia!» risponde prontamente, indicando il mio viso con un dito. «Sei
rilassata, felice e allegra … hai provato più di un orgasmo, si nota a
chilometri di distanza bella mia!»
Merda!
«Si
nota così tanto?» chiedo allarmata, coprendomi le guance con le mani.
«Sì, ma
… non è così brutto come pensi! Significa che va tutto bene … va tutto bene,
vero?»
Annuisco,
arrossendo: non posso fare a meno di ricordare gli avvenimenti della notte
scorsa e di questa mattina. «Sì, va tutto bene.»
Angela
sorride, contagiando anche me. «Quindi, credo che non ti vedrò molto spesso da ora
in avanti …»
Ridacchio.
«Credi bene, carissima!»
Un paio
di minuti dopo, ci raggiungono Odette ed il suo squadrone di animatori; quindi,
sono loro quelli che stavamo aspettando. Io non lo sapevo, l’ho appena
scoperto! Li osservo mentre salutano qualcuno e prendono posto al centro dello
spiazzo, con tutti noi a circondarli.
«Tu sai
cos’è che devono dirci?» chiedo ad Angela.
Lei
scuote la testa, mordendosi le labbra. «No. Forse ha qualcosa a che fare con il
temporale della scorsa notte …»
Annuisco,
forse ha ragione lei.
Odette,
una volta che ha finalmente finito di sorridere a tutti, comincia a parlare …
oddio, non ricordavo che la sua voce fosse così nasale! Deve aver preso freddo
la notte scorsa, sì.
«Buongiorno
a tutti! Oggi avevamo in programma una nuova escursione, ma visto il maltempo
della scorsa notte ho deciso, insieme agli altri, di rinviarla alla prossima
settimana …» spiega, scostandosi dalla fronte una lunga e ribelle ciocca
ricciuta. «… e per oggi, abbiamo deciso di dare il via a un torneo!»
Inarco
le sopracciglia: un torneo? È una novità.
«Un
torneo di cosa, signorina Odette?» chiede una bambina minuscola, in prima fila.
Potrebbe essere la figlia di Odette per via di tutti i capelli che si ritrova
sulla testa.
Odette
sorride, alla bambina, battendo le mani. «Un torneo di football! Voi bambini
siete in tanti, abbastanza per creare otto squadre e per sfidarvi. La squadra
vincente verrà premiata con un trofeo …»
«Un
torneo di football, wow!» esclama Angela, entusiasta. «Mi sono sempre piaciuti,
al liceo ho cercato persino di entrare nella squadra maschile ma non mi hanno
accettata!» sbuffa, forse ripensando a quell’episodio.
Sorrido,
divertita. «Forse era strano vedere una ragazza in campo …»
«No,
era strano vedere che una ragazza era più forte di tutta la squadra messa
insieme!» ribatte lei, piccata. «Non sai quante volte mi sono intrufolata ai
loro allenamenti solo per poterli intimidire! Era troppo divertente!»
«Ma
dai, non ci credo!»
Troppo
prese dalla nostra discussione, non ci rendiamo conto subito che Odette ha
smesso di parlare e che tutti quanti stanno andando via: è Edward a farmelo
notare, prendendomi sottobraccio e trascinandomi via.
«Perché
mi distraggo sempre quando parla quella?» gli chiedo, davvero voglio capire
perché succede sempre così!
«Perché
è noiosa, forse?»
«Un po’
noiosa lo è davvero.» annuisco tra me, prima di guardarmi intorno. «Dov’è che
stiamo andando?»
«Al
campo da football che hanno improvvisato … dove eri con la testa quando lo
hanno spiegato, scusa?» mi sa che Edward non ha capito in pieno quanto mi
distraggo quando parla la capa.
«Mi
sono distratta, non è colpa mia!» mi giustifico, alzando in aria le mani.
«E
invece sì, è colpa tua!» esclama, e dopo due secondi mi abbraccia, sollevandomi
da terra.
«No,
Edward! Mettimi giù, mettimi giù!»
delle urla stridule escono dalle mie labbra, insieme alle risate, mentre mi
dibatto per liberarmi.
«Dammi
un bacio prima, poi ti lascio andare.» Edward mi sorride, facendomi
l’occhiolino.
Se me
lo dice così, non posso proprio dirgli di no … che carino che è. Gli circondo
il collo con le braccia e lo bacio, avvinghiandomi con le gambe alla sua vita.
Se
continuiamo così, al campo di football non ci arriviamo … cambiamo strada e
torniamo in camera a divertirci come piace a noi!
No,
alla fine in camera non ci siamo tornati. Gli altri ci hanno beccato ad
amoreggiare prima ancora che potessi avere il tempo di proporlo a Edward, e
quindi dopo che ci hanno fatto scollare le labbra ci hanno trascinato al campo
di football improvvisato.
L’idea
di Odette di organizzare un torneo per i bambini è stata davvero carina, anzi,
davvero grande! È stato divertente vederli correre, urlare e azzuffare per
guadagnare la palla e per segnare punti … mi sono divertita persino io, che di
sport non capisco un acca e che non l’ho mai praticato.
Il mio
massimo è stato prendere lezioni di nuoto, mia madre mi ci portò la prima volta
quando avevo appena quattro anni e da allora non mi sono mai più mossa da una
piscina. Adoro nuotare, anche se non ho mai provato a gareggiare a livello
agonistico. Il mio è un hobby, e nuotare mi rilassa moltissimo: mi aiuta a
scaricare lo stress che, spesso e volentieri, accumulo con il lavoro.
È un
bene che a casa della nonna ci sia la piscina … non ringrazierò mai abbastanza
il nonno per averla fatta costruire!
Tornando
al torneo che si sta ancora disputando, quattro squadre sono appena state
eliminate, mentre le altre quattro sono entrate in semifinale e si sfideranno
per andare in finale. Sono contenta e super accanita in questo preciso momento,
perché tra le quattro c’è anche quella formata dai miei ragazzi!
Se
sapessi come funziona bene il gioco e se sapessi a memoria le sue regole,
chiederei di diventare il loro coach! Regalerei loro anche l’attrezzatura
necessaria e le divise con il logo della mia azienda … ma non posso farlo. Qui
non servirebbero a molto, e ormai è tardi per pensarci. Siamo quasi alla
finale, non c’è più tempo!
«Ma che
bravi che sono! Che bravi!» esclamo, battendo le mani mentre osservo i miei
bambini uscire dal campo, contenti per aver appena vinto la partita. «Una
partita fantastica!»
«Ma se
mi hai chiesto tutto il tempo cosa stava succedendo! Non ci hai capito un
cazzo!» mi rimprovera Seth, smontando così il mio entusiasmo.
Lo
fulmino con lo sguardo. «Non dire così, ho capito quello che basta. Abbiamo
vinto, e … e siamo arrivati in semifinale!»
«Questo
è tutto quello che hai capito?» adesso lui mi sembra sconcertato, e alza gli
occhi al cielo. «Quanto sei messa male, amica mia!»
«EHI!»
«Non
dire ‘Hey!’ con quel tono! Sei un disonore per tuo padre e tuo fratello, loro
amano lo sport … ma da chi hai ripreso?»
«Da mia
madre, senza dubbio.» rispondo prontamente. «Lei odia lo sport, e mentre papà e
Jasper guardavano il canale sportivo io e lei … facevamo l’uncinetto.»
Seth si
sta sforzando di non ridermi in faccia, senza successo però: si capisce anche a
distanza di chilometri. «L’uncinetto, roba forte. Almeno adesso so a chi
rivolgermi se mi serve una bomboniera …»
«Seth,
vai a farti fottere!» urlo. Non mi piace il modo in cui mi sta prendendo in
giro.
«Seth,
perché stai facendo arrabbiare la mia ragazza?» Edward si avvicina a noi due e
mi cinge i fianchi con le braccia, osservando Seth.
Oh, mio
salvatore! Meno male che sei arrivato! Difendi la tua ragazza dalle prese per
il culo di questo zoticone!
«Perché
invece di imparare ad amare lo sport, faceva la maglia e l’uncinetto.»
«COSA?!
Bella! Non va bene questo!» il mio ragazzo, quello che dovrebbe difendermi e
così mandare a quel paese Seth, mi guarda scioccato e mi rimprovera.
Mio
salvatore di merda, tornatene da dove sei venuto!
«Oh,
senti, non cominciare anche tu!» sbotto, irritata. «Non è colpa mia se lo sport
è così complicato e non lo capisco!»
«Complicato?
Non è complicato per niente!»
«Smettetela
di urlare come cretini! Odette sta per dire qualcosa, quindi state zitti!»
Angela, con un tono che non ammette repliche, mette fine al nostro battibecco.
Dopo
aver lanciato un ultima occhiata di fuoco al mio amico, riporto lo sguardo sul
campo dove fino a pochi minuti fa stavano giocando i bambini, e dove adesso c’è
Odette che sta aspettando che tutti smettano di parlare prima di prendere lei
stessa la parola. Non appena questo accade, comincia un altro dei suoi soliti
discorsi di cui io perdo sempre la fine. Stavolta prometto di fare la brava e
di ascoltare fino alla fine quello che ha da dire.
«Visto
che il pomeriggio sta finendo, la seconda parte del torneo si terrà domani. I
bambini che sono ancora in gara così hanno il tempo di riposarsi un po’ … e
adesso che abbiamo ancora un po’ di tempo, si disputerà l’ultima partita:
accompagnatori contro animatori!»
Aspettate
un momento: ho capito bene quello che ha detto oppure mi sono immaginata tutto?
Accompagnatori contro … animatori?! Devo giocare anche io?!
Non se
ne parla!
«AW che
bello! Si gioca, si gioca! Finalmente!» Angela, al mio fianco, comincia a
battere le mani e a saltare sul posto, euforica per quella notizia.
«Io non
gioco, non gioco.» mormoro tra me, allarmata.
È
assolutamente escluso che io giochi quella partita, assolutamente! Non so
giocare a football, sono negata in qualsiasi gioco di squadra e non … tranne
quelli da tavolo, a Monopoli vinco sempre! E l’unica volta in cui ho preso
parte a una partita di football, ho dovuto portare il gesso al braccio per sei
settimane.
No, io
non gioco.
Tutti
quelli che saranno coinvolti nella partita sono contento quasi allo stesso
livello di Angela, e già cominciano a decidere chi giocherà e chi resterà
invece come riserva per il momento. Nessuno sembra accorgersi di me, l’unica
che ha la faccia da funerale.
Forse,
se mi allontano senza dare nell’occhio, nessuno ci farà caso.
Mi
volto e faccio qualche passo, allontanandomi da tutta quella confusione … ma
qualcuno mi prende per la vita e mi solleva, rendendo vano il mio tentativo di
fuga.
«Aaaaaaah!
Lasciami, lasciami! Mettimi giù!» non so chi sia la persona che mi ha bloccato,
ma questo non mi vieta di prendendo a calci e pugni. Tié, beccati questo!
«Bella …
smettila! Ahia!» oh mamma, è Edward! Oggi è la seconda volta che lo prendo a
botte, che vergogna!
«Edward?!
Lasciami andareeeeee per favore!» smetto di dimenarmi e lo imploro di
rimettermi a terra … ma lui non lo fa.
«No,
devi venire a giocare. Ci servi in squadra, piccola!»
«No che
non vi servo! Non so giocare, lasciami andare via!»
«Dai,
che ti diverti! Siamo anche in squadra insieme, ti aiuto io … promesso!» Edward
mi bacia i capelli e, con me ancora tra le braccia, mi conduce verso gli altri.
Incrocio
le braccia al petto, immusonita. «Edward Cullen, sei una testa di cazzo! Ti
odio!»
Lo
sento ridere. «Ti voglio bene anche io, tesoro mio.»
«Piano …
ah! Fai piano, per favore!» stringo gli occhi, per via del dolore che ho
provato quando mi ha toccato.
«Scusami,
faccio più attenzione.» Edward torna a sfiorare il livido che ho sullo zigomo,
ma lo fa con più delicatezza, e sento che comincia a spalmare su di esso la
crema per le contusioni.
«Se
dovevo beccarmi una gomitata in faccia, facevo prima a non giocare …» borbotto,
aprendo gli occhi. Comincio ad osservare il viso rilassato e concentrato del
mio ragazzo, tutto assorto nel suo compito di infermiere improvvisato. Lui ha
un taglio sopra al sopracciglio, ma è una ferita superficiale di cui mi sono
già occupata …
«Capita,
con questo tipo di gioco … però ti sei divertita, dì la verità!»
Sorrido,
è inutile che lo nasconda. «Sì, mi sono divertita.»
Non so
giocare a football, e questo va bene, però è stato troppo bello prendere parte
a quella partita. Ognuno di noi, in squadra, si è dato un sacco da fare e alla
fine siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissati …
ossia, vincere!
Il mio
ruolo nella partita? Quello di distruggere gli altri avversari … però alla fine
mi sono distrutta io. Il livido viola e giallo sul mio viso ne è la
testimonianza, oltre alle ossa indolenzite.
«Ecco
fatto! Se ti fa male, o si gonfia, ci mettiamo sopra un po’ di ghiaccio …»
Edward posa la pomata sul comodino e mi sorride, dandomi un bacino sul naso.
«Grazie,
infermiere! Non so cosa avrei fatto senza di lei …» dico, abbracciandolo
all’altezza delle spalle.
«Eh
già, cosa avrebbe fatto senza di me, signorina Swan? Sa, sono davvero curioso
di saperlo.»
«Mah …
avrei trovato qualcun altro, e più bravo di lei! Forse Tyler …»
Il viso
di Edward muta di espressione non appena dico quel nome, e aggrotta le
sopracciglia. «No, niente Tyler! Mi pesa ancora il fatto che ti veniva dietro!»
«Ma io
gli ho sempre detto di no, ho fatto la brava.» gli sorrido, tirandogli le
orecchie. «Lui … non mi è mai piaciuto. Preferivo te, di gran lunga!»
«Ma mi
odiavi!»
«Eri
uno stronzo, ma … no, non ti odiavo.» arrossisco, dicendo la verità sui primi
giorni di campeggio, dove non riuscivo a sopportarlo ma intanto provavo già
attrazione per lui. «Mi sei piaciuto da subito, a dire la verità.»
Un
enorme sorriso prende vita davanti ai miei occhi, ed è così contagioso che
comincio a sorridere anche io. Dio mio, possibile che ogni volta sia così?
«Davvero? Sai che vale la stessa cosa per me?»
«Sì?»
Annuisce.
«Ti avevo notata quando stavi litigando con le tue valige, e quando ti sei
voltata … wow! Non pensavo che …»
«Che
fossi così rimbambita?» domando, ricordando la frase che ha dato inizio alle
nostre scaramucce.
Ride,
scuotendo la testa. «No. Non pensavo che fossi così bella … e bassa.»
«Ma
sentilo! Non riesci a restare serio per più di due minuti di seguito!»
ridacchio, stringendomi meglio nel suo abbraccio e appoggiando il mento sulla
sua spalla.
Edward,
grazie alla posizione in cui ci troviamo, comincia a solleticarmi il collo con
le labbra ed io, come sempre, comincio a pensare cose impure. Ogni volta che
siamo così vicini, così intimi, il mio cervello va in pappa e non penso a nulla
che non riguardi il fare sesso con lui in tutti i modi, in tutti i luoghi e in
tutti i laghi.
C’è una
canzone che fa così … o mi sbaglio?
«Edward
…» mugolo, cominciando a mordermi il labbro inferiore.
«Sì …»
mormora in risposta, non smettendo però di torturarmi il collo.
«Non
smettere, ti prego …»
«Non ne
ho la minima intenzione, amore mio.»
Amore mio? Ha
davvero detto … amore mio? Dio, credo di essermi sbagliata! O si è sbagliato
lui? Ho anche paura di farglielo notare. E se non si è sbagliato e lo ha detto
perché ne è consapevole, io che faccio? Lui mi ama … ma io lo amo?
Oddio,
non lo so! E le sue labbra, che stanno scendendo verso i miei seni, non aiutano
per niente! Com’è piacevole, però …
Le
forze mi abbandonano, e sono costretta a cedere all’iniziale piacere che
comincio a sentire. Non se sono dispiaciuta, però, ne sono davvero ma davvero
felice!
Forse
gli chiederò di quell’“Amore mio” più tardi …
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