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Autore: Its Ellie    06/11/2012    2 recensioni
Una raccolta sulle fobie delle nazioni.
Perchè anche loro provano paura...
-Feliciano (Odinofobia - Paura del dolore)
-Polonia (Dentofobia - Paura del dentista)
-Prussia (Monofobia - Paura della solitudine)
-Germania (Mnemofobia - Paura dei ricordi)
-Sacro Romano Impero (Athazagorafobia - Paura di essere dimenticati e di dimenticare)
-Francia (Pirofobia - Paura del fuoco)
[Ho messo generale perchè ci sarà un po' di tutto]
[In seguito verranno aggiunte fobie che non elencherò nell'introduzione]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Francia - Pirofobia (Paura del fuoco)

Francia sedeva tranquillamente sul divano del soggiorno.
Prese il calice di vino posato sul tavolo e, dopo averlo osservato per qualche secondo, se lo portò alle labbra in modo pigro e ne bevve un sorso.
Era una di quelle serate di domenica piovose, quando non c'era niente da fare e la noia regnava su tutto.
Fuori dalla finestra la Torre Eiffel splendeva maestosa, adornata dalle luci che si illuminavano ad ogni ora.
-Ah, certo che oggi mi annoio proprio- si disse il francese, bevendo un'altro po' di vino.
-C'est la vie- aggiunse, dirigendosi verso la finestra.
Poco dopo vide passare di corsa Feliciano, inzuppato di pioggia dalla testa ai piedi, rincorso da uno Svizzera piuttosto arrabbiato.
-Quante cavolo di volte ti devo dire che non devi permetterti di passare oltre il confine? Eh?!- urlò irritato, puntando il fucile contro l'italiano, che aumentò la velocità.
-Vee, scusa scusa! Volevo solo fare più in fretta per arrivare da Germania!- si giustificò spaventato quello, schivando appena in tempo un proiettile.
Francis si lasciò sfuggire un sospiro e scosse la testa sconsolato.
Andò in cucina e aprì un pacchetto di sigarette.
Da quando fumi? gli aveva chiesto Arthur con aria scettica il giorno prima.
Doveva ammettere che le sigarette che gli aveva regalato Lovino qualche giorno fa gli erano piaciute così tanto che aveva chiesto al maggiore dei Vargas di dargli qualche altro pacchetto.
Accese la sigaretta e inspirò. Intanto davanti casa sua era tornata la calma.
Ad un tratto si sentì stanco e gli venne voglia di andare a dormire, nonstante fosse ancora presto.
Espirò, lasciò cadere la sigaretta nel portacenere e andò in camera a passi lenti.
Si buttò stancamente sul letto e si addormentò all'istante. La Torre Eiffel aveva smesso di brillare.
 
Calò il buio.
Francia si stropicciò gli occhi per vedere meglio. Udì la voce di Inghilterra.
-Forza, non ho tempo da perdere io!- odore di  bruciato. Si sparpagliava inconfondibile nell'aria.
Poi vide qualcosa luccicare in tutto quel nero. Fuoco.
D'un tratto il cuore cominciò a battergli più forte, aveva paura del fuoco.
Era terrorizzato, voleva scappare via a tutti i costi. Cominciò a correre.
Ma le sue gambe invece di condurlo in salvo lo portarono direttamente sul luogo.
Giunse al fianco dell'inglese, che se ne stava lì ad osservare le fiamme. Un falò?
No, non era un falò, era un rogo. Qualcuno stava bruciando dentro quell'inferno.
Guardò meglio. Quella donna... Jeanne! Era proprio lei!
Le tese una mano, voleva tirarla fuori di lì, ma il fuocò divampò fino a raggiungere un'altezza incredibile. Le fiamme lo circondarono.
-Jeanne! Jeanne! JEANNE!- gridava disperato. Niente da fare.
 
-Jeanne... no...- mormorò nel sonno.
Poi uno strano odore gli pizzicò il naso. Sbarrò gli occhi.
-Fumo? Ho bruciato i biscotti...?- biascicò ancora confuso.
Ma che biscotti! Io non ho cotto nessun biscotto, pensò poco dopo. Allora cos'era?
Corse in cucina. Una brutta sorpresa lo stava aspettando.
-Oh mon dieu! Brucia tutto!- cacciò un urlo disperato. Poi la vide.
Lì, tra le fiamme del tavolo di legno che prendeva fuoco lentamente, c'era la sua amata Jeanne, che ci faceva lì?
-Oh no! No no no! Qualcuno mi aiuti, aiuto!- esclamò nel panico.
La sua mente non riusciva ad elaborare un piano, e lui intanto stava sprofondando nell'abisso della sua paura, incapace di muovere un dito.
Corse via dalla cucina e si rifugiò in salotto, ma il fumo lo raggiunse.
-No! NO!- continuava a gridare.
Voleva salvare Jeanne, doveva salvarla. Ma lì c'era il fuoco, e dove c'era il fuoco lui non andava mai.
Non poteva tornare in cucina, non ce la faceva. Intanto quella continuava a bruciare indisturbata.
-Ehi, va tutto bene?- un uomo in divisa rossa aveva sfondato la porta di casa.
-Ehi lei, sta bene?- chiese di nuovo, fissando il biondo, che intanto se ne stava ancora fermo, intontito sul divano.
-Portatelo via- ordinò il tizio a due colleghi, che lo presero e lo condussero di fuori.
Lo fecero sedere sul marciapiede e tornarono dentro la casa a fare il loro lavoro.
Qualcuno si era seduto vicino a lui, era Feliciano.
-Francia! Stai bene per fortuna! Vee, ero così preoccupato per te... appena ho visto il fumo ho chiamato subito i pompieri!- gli disse.
Il francese non rispose, continuava a fissare l'asfalto in silenzio.
Li raggiunse anche Lovino, con un ghigno stampato in faccia.
-Che coglione che sei! Neanche una sigaretta sai spegnere!- esclamò divertito.
Ah, allora era stata la sigaretta il motivo di tutto quel caos.
Francis giurò a se stesso che non ne avrebbe mai più toccata una.
-Sei proprio scemo, non ci posso credere- continuava a ripetere il meridionale.
Ma a Francia non importava. Lui pensava alla sua Jeanne, che stava brucinado viva in quel casino.


L'angolo bar dell'autrice
Et voilà il capitolo su Franciccio.
Ho voluto cambiare un po' e invece di fare le solite... ehm... riflessioni? ho pensato di raccontare una scena accaduta a Francis.
Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima!
   
 
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