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Autore: TheOnlyWay    06/11/2012    13 recensioni
Il matrimonio. Terribile, vero? Già, ma non ditelo a Leighton, costretta a fare da damigella d’onore a sua sorella Giselle. Potreste parlarne con Niall, invece, che è assolutamente entusiasta di essere il testimone dello sposo. Aggiungeteci un Harry Styles posato e affascinante, un Louis dedito più che mai alle sue bretelle e una migliore amica non troppo intelligente ma sincera. Il risultato? Tra discorsi, lancio del bouquet e balli è ancora tutto da vedere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
“Si tratta solo di aspettare.”
 



«Aspetta!» rischiando la morte un numero imprecisato di volte – come ben sapete non sono molto coordinata – corro dietro a papà, sperando che non sia già salito sul taxi.
Lo becco appena in tempo, mentre sta infilando il piede in macchina.
«Aspetta, non andare.» sussurro. Si blocca con il piede a mezz’aria, e mi guarda. Dopo un secondo che mi sembra interminabile, si sporge in avanti, dice qualcosa al tassista e chiude la portiera. 
Osservo il taxi allontanarsi velocemente, fino a che svolta l’angolo. Solo allora riporto la mia attenzione su papà. Non si è mosso di un passo e capisco il motivo: questa volta, tocca a me avvicinarmi.
Tutto l’orgoglio e il risentimento che ho provato sino ad ora, non sono serviti a niente, se non a rendermi impotente e incapace di relazionarmi con l’uomo che mi ha messa al mondo.
Un passo.
Che non è solo un passo, nel senso letterale del termine. Questo è il passo. E lo faccio, perché sono stanca di provare rancore, di detestare qualcuno che non ha colpa.
Cioè, la colpa ce l’ha un po’, ma io non ho nessun diritto di immischiarmi nei suoi affari. Se con mamma non stava più bene, perché avrebbe dovuto continuare ad essere infelice?
Posso condannarlo, se ha scelto di andare avanti? No. Perciò è ora di finirla di comportarmi come una ragazzina viziata e accettare le cose così come stanno: mamma e papà non stanno più insieme, ma non per questo devo escludere uno dei due dalla mia vita.
«Io…» un altro passo.  «Ehm… ti và se andiamo a prendere un caffè insieme?» propongo, imbarazzata.
Se dicesse di no, non lo biasimerei affatto. Anzi, io stessa mi manderei a cagare, se fossi al suo posto. Tutto sommato, però, papà è molto più intelligente di quanto lo sia io.
«Ne sarei onorato.» sorride e, per un attimo, resto incantata a guardare le rughe intorno agli occhi. È invecchiato, papà, ed io non me ne sono neanche accorta. Chissà se la preoccupazione per me ha contribuito, o se semplicemente è colpa del tempo che scorre.
«Invita pure anche Harry, Leighton.» dice, un secondo dopo. Me l’ha letto in faccia, che volevo Harry accanto a me? Gli sorrido, poi annuisco e corro dentro a chiamare Harry, che è impegnato in una discussione con Niall, Bridget e Louis. Riesco a sentire solo “… non posso partire adesso.” prima di immobilizzarmi completamente.
Tranquilla, mi impongo. Non sai neanche di cosa sta parlando, non fasciarti la testa prima ancora di essere caduta. È Harry, ed Harry ti dice sempre la verità, mi ripeto, nel patetico tentativo di calmarmi.
Sono ancora incantata a fissare il vuoto, quando Bridget si accorge di me e si affretta a cambiare discorso. Le sorrido debolmente, ma ora so che mi nasconde qualcosa.
Harry, che mi guarda estremamente serio, non accenna a cambiare espressione. Credo di non averlo mai visto più serio di così, e la cosa mi preoccupa. Cosa c’è che non và?
«Ti andrebbe di venire con me e papà a prendere un caffè?» farfuglio, prossima ad una crisi di nervi. Secondo me sto rischiando di brutto oggi. Chi lo sa, magari mi prende un infarto, oppure mi torna la febbre a quaranta. Non sono abituata a tante emozioni tutte in una volta.
E in più, non sono nemmeno capace di convivere con l’ansia. Mi trasforma in un fascio di nervi e credo che potrei scattare da un momento all’altro, soprattutto se Bridget non la pianta di fissarmi in quel modo.
Harry sembra riprendersi dal suo momentaneo stato di serietà e torna quello di sempre. Mi sorride, saluta gli altri con un veloce “ci vediamo dopo” e mi viene incontro.
«Verrei anche in capo al mondo, se solo me lo chiedessi tu.» mormora, al mio orecchio. Dovrei essere felice di sentirglielo dire, davvero, eppure il sospetto che mi stia nascondendo qualcosa è ancora più radicato in me, tanto che mi limito ad un sorriso di circostanza.
Tutto ciò che vorrei urlare, in realtà, è un “smettila di prendermi per il culo, perché tanto non ci casco” ma ho così paura di sentire la verità che mi tappo la bocca e provo a concentrarmi unicamente sull’incontro con papà.
La mano di Harry stringe la mia con la consueta delicatezza. Mi si stringe lo stomaco, per la paura. E se volesse lasciarmi?
Per non farmi prendere dal panico, respiro profondamente e aspetto che la fitta allo stomaco passi. Harry non dice niente, si limita a guardarmi preoccupato.
Papà è fermo nello stesso punto in cui l’ho lasciato qualche minuto fa, e sorride serenamente.
«Andiamo?» domanda, tranquillo. Annuisco e mi incammino accanto a lui.
Restiamo in silenzio per tutto il tragitto, fino a che raggiungiamo lo stesso bar in cui Harry mi aveva portato a fare colazione. Se solo ci penso, mi sembra che siano trascorsi mesi, anziché una misera manciata di giorni.
Ma cosa voleva dire con quel “non posso partire adesso?”. Ho bisogno di saperlo e non riesco proprio a sopportare che Harry se ne debba andare prima ancora del previsto. Non ho avuto abbastanza tempo per abituarmi all’idea che presto starò senza di lui.
«Tu studi, Harry?» domanda papà, spezzando il silenzio. Harry annuisce.
«Si, studio legge al King’s College, a Londra.»
«E come te la cavi?»
«Abbastanza bene, direi. Anche se ho pensato di prendermi una pausa.» rivela, candidamente. Strabuzzo gli occhi, stupita. Ma di cosa sta parlando? Cosa vuol dire che ha pensato di prendersi una pausa?
«E come mai, sei posso chiedere?»
Papà sembra davvero incuriosito da Harry, tanto che si dimentica persino del suo caffè, per concentrarsi completamente sul discorso. Lo stesso vale per me.
«Ho altre priorità, e una promessa da mantenere.» sostiene, con tono quasi solenne.  Mi guarda e mi sorride, come se quello che ha appena detto fosse una cosa da poco, senza significato. Come se avesse appena detto che domani pioverà e che lui è intenzionato a comprarsi un ombrello leopardato.
«Capisco…» mormora papà, evidentemente colpito. «Sei un bravo ragazzo, Harry.» si complimenta, con un sorriso che mi sembra addirittura orgoglioso.
«E tu? Che progetti hai, Leighton?» chiede.
Progetti, progetti. Non ci ho mai pensato seriamente. Ho finito la scuola da quasi un anno e l’unica cosa che sono stata in grado di fare, è la commessa in un piccolo negozio di abbigliamento. So che mamma è rimasta molto delusa dal fatto che io non abbia scelto di proseguire gli studi e frequentare il college, ma so che ho preso la decisione giusta. Lo studio non fa per me. Non avrei la costanza necessaria e tantomeno la voglia. Non sono neanche una persona particolarmente ambiziosa, anzi. Tutto ciò che vorrei dalla vita, è essere felice e il college non serve.
«Nessun progetto, per ora.» confesso quindi, in tutta sincerità. Papà annuisce pensieroso ed Harry mi guarda attentamente. Non ho mai parlato di cosa avrei voluto fare, né con lui, né con nessun altro.
Quando ero piccola, sognavo di aprire una libreria, dove avrei trascorso le giornate a leggere, ad annusare l’odore delle pagine nuove a perdermi in mondi lontani in cui l’infelicità sembrava solo un brutto ricordo. Poi ero cresciuta, e avevo capito che mi sarei accontentata di molto meno.
Da quando è arrivato Harry, però, il mio piccolo mondo non mi basta più. Perché insieme a lui è arrivata anche la felicità. Ed io ho ricominciato a sognare scaffali e scaffali di libri, e storie fantastiche e una vita gioiosa e realizzata.
«Mi ricordo che quando eri piccola volevi una libreria come quella della Bella e la Bestia. Sai, Harry, ne parlava in continuazione. Tutte le bambine volevano le Barbie, lei voleva andare in biblioteca. Ci stava ore e ore e non c’era verso di smuoverla.» ricorda.
Mi sorride e a me cominciano a pizzicare gli angoli degli occhi. Ho una voglia incredibile di piangere.
«Non pensavo ricordassi queste cose…» sussurro, con lo sguardo basso. Non voglio che veda quanto sono infantile. Non voglio mi veda piangere.
Lo sento sospirare e so che da questo momento in poi, la conversazione diventerà più seria che mai. Questo è il famoso punto in cui tutti i nodi vengono al pettine ed io, dopo dodici lunghi anni, forse sono finalmente pronta ad ascoltare e perdonare
«Ricordo tutto, Leighton. Ricordo quando sei caduta in giardino e ti sei sbucciata il ginocchio, ma ti sei rialzata come se niente fosse, senza versare nemmeno una lacrima. Ricordo che subito dopo sei caduta di nuovo, sempre sullo stesso ginocchio e ancora una volta non hai pianto. Ricordo che sei venuta da me e mi hai chiesto un bacio, perché così il ginocchio non ti avrebbe più fatto male.
Ricordo che nascondevi i tuoi pastelli a cera in una scatola rossa sotto il letto, perché non volevi che Giselle li usasse. Ricordo che hai pianto, quando lei per sbaglio ti ha spezzato il pastello verde, che era il tuo preferito. Te ne ho comprato un altro e abbiamo cercato insieme un nuovo nascondiglio, che Giselle non potesse trovare.
Ricordo che una volta sei uscita fuori durante il temporale, anche se mamma ti aveva detto di non farlo perché ti saresti presa il raffreddore, ma tu hai insistito talmente tanto che alla fine ti ho seguito anche io e ci siamo beccati la febbre tutti e due. Ricordo che abbiamo passato quattro giorni davanti al camino, a bere brodo e a guardare i cartoni animati. Soprattutto il Re Leone, anche se ti faceva piangere la morte di Mufasa.
Ricordo quel vestitino giallo che tanto odiavi, perché l’aveva mandato tua nonna Maria dall’Italia e il pizzo sul colletto ti dava così fastidio che alla fine mi avevi convinto a rovesciarci sopra il mio caffè, perché così non avresti più potuto metterlo. Ricordo tutto, Leighton, e mi dispiace che tu mi abbia odiato, in questi anni, ma voglio solo che tu capisca che non ho mai smesso di volerti bene e non smetterò mai, anche se tu continuerai a detestarmi e a tenermi fuori dalla tua vita. Non mi vedrai, ma io ci sarò.» conclude.
Rimango in silenzio, troppo frastornata per dire qualunque cosa, troppo commossa per esprimere a parole quanto sia grande il mio sollievo, quanto sia importante, per me, aver capito che lui non mi ha mai abbandonata davvero, quanto sia stato coraggioso ad aver tentato in continuazione di parlarmi, di starmi accanto, nonostante la mia reticenza e, spesso e volentieri, la mia cattiveria.
«Non mi merito tutto questo…» singhiozzo. Al sollievo si aggiungono anche i sensi di colpa, perché sono stata meschina e crudele e davvero non mi merito il suo affetto incondizionato. Non dopo tutto l’odio e l’astio che gli ho riversato addosso, senza alcuna pietà.
Ed ora lo sento, il rimorso. Per il tempo perduto, per tutte le occasioni che ho sprecato.
«Si, invece. Eri solo una bambina, quando io e tua mamma abbiamo deciso di divorziare e non potevi capire. È comprensibile che tu abbia pensato che io ti abbia abbandonato, è giusto che fossi arrabbiata con me. Quello che non ti sei mai meritata, Leighton, è il dolore. Ed io te ne ho causato fin troppo, perciò lo capisco se ti ci vorrà del tempo per perdonarmi. Ti aspetterò. Perché è questo che fanno tutti i genitori, no? Aspettano.» conclude infine.
Poi, inaspettatamente, allunga una mano e mi lascia una carezza sulla guancia.
«Ora devo andare, il taxi sarà qui fra poco. È stato bello parlare con te, Leighton. Harry, spero di rivederti presto.» un’altra carezza, questa volta sulla testa, un altro sorriso, dopodiché papà si alza e si allontana.
«Grazie.» sussurro, anche se non sono certa che mi abbia sentito. 
Di una cosa sono sicura, però: aspetterà.  
Poco dopo, io ed Harry ci incamminiamo verso casa, mano nella mano e in completo silenzio. Ho smesso di piangere, ma le parole di papà continuano a risuonare nella mia mente un numero infinito di volte. Non ho spazio per nient’altro, se non per la sua voce e per il suo sorriso.
«Come ti senti?» chiede Harry.
Come mi sento? È difficile da spiegare. È come se tutto l’odio fosse svanito, lasciando il posto ad un piacevole e silenzioso vuoto. Mi sento in pace, mi sento…
«Libera.» ecco il termine più adatto. Mi sento libera, dal rancore, dall’astio e da tutte quelle sensazioni e quei sentimenti malsani che di certo non mi hanno mai fatto bene.
Mi sento così libera che potrei anche ringraziare Giorgia per avermi portato al punto di rottura e per aver fatto si che la verità venisse a galla. Okay, sto esagerando. Sarò libera, ma sono sempre Leighton O’Connell, non uno zuccherino. E Giorgia è sempre Giorgia: bastarda e zoccola.
«E com’è?»
«Bello, ma…» si, c’è sempre un “ma”. Perché se ho praticamente risolto il problema principale della mia intera misera esistenza, non mi sono affatto dimenticata della prima parte del discorso, né tantomeno ho intenzione di lasciar perdere.
Libera, non scema.
«Ma?»
«Dobbiamo parlare, Harry.» affermo, seria. Il sorriso sereno di Harry scompare, così come l’atmosfera quasi romantica della passeggiata sotto le stelle.
«Parleremo, ma non oggi.» risponde tranquillo.
«Quando?» io ho bisogno di sapere, voglio potermi preparare per ogni evenienza.
«Domani. Non c’è nessuna fretta.»
Non c’è fretta, dice. Se davvero non c’è fretta, perché allora non mi guarda negli occhi fino a che non rientriamo a casa?
Se davvero non c’è fretta, perché sembra distaccato, distante e perso in un mondo di cui non vuole che io faccia parte?
Se davvero non c’è fretta, perché mi sento come se questa fosse l’ultima notte che passeremo insieme?
«Non c’è fretta.» mormora di nuovo.
Ma, forse, cerca solo di convincere sé stesso.
 
 
 
* * *
 
 
 
No, non è un’illusione! Sono proprio io e questo è un capitolo nuovo. Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma mi sono ritrovata completamente bloccata per tutta la storia e mi era quasi passata la voglia di scrivere. In ogni caso ci tengo troppo e mollarla così non mi piace.
Perciò, ecco il capitolo nuovo.
Spero che vi sia piaciuto e niente, fatemi sapere che ne pensate, lo sapete che per me è importante!
E scusate se sono di poche parole, oggi, o se sembro incazzata, ma la verità è che mia madre mi ha fatto girare i coglioni.
Fine.
 
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