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Autore: Aitch    07/11/2012    10 recensioni
“Shhh…” mi sussurrò vicino all’orecchio e cominciò a baciarmi il collo. Con le braccia mi aggrappai alla sua schiena, mentre il suo viso si era spostato, le mie labbra danzavano con le sue, la sua lingua, ormai padrona, abbracciava la mia. Sentivo una leggera e piacevole pressione del suo bacino sul mio. In quel preciso istante non ero più Cora, non ero più un essere umano, ero semplicemente un’anima in balia di quell’angelo riccio. Non mi importava della gente che avevamo attorno a noi, forse avrebbero potuto perfino denunciarci. Sicuramente un luogo con così tanti bambini non era adatto per scambiarsi certe effusioni, ma tra le sue braccia nulla aveva più importanza. Il vocio della gente presente era scomparso, così come la musica di sottofondo. Eravamo solo io, lui e i nostri respiri leggermente affannosi. Restammo legati così per molto tempo, anche se sapevo che mai sarebbe stato abbastanza.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Era lui il mio ossigeno quotidiano. Era Harry. E senza di lui, sarei soffocata.

La mattina mi svegliai con Louis che mi guardava. Sorrideva. Dopo essermi stiracchiata per bene e messa a sedere sul letto. Il ragazzo continuava a fissarmi con un'aria da ebete sul volto. La sua aria da ebete.
“Lou, che cos'hai oggi?” gli domandai,
“Vestiti, veloce!” mi rispose lui dandomi una leggera spinta all'altezza delle spalle. Louis era sempre stato strano, ma mai avrei pensato che avesse ritrovato così velocemente la voglia di sorridere. Dopo tutto, erano due settimane che non avevamo novità sulla condizione di salute, o meglio, di non-salute di Harry quindi, dove trovava la forza per sorridere? Guardai l'ora, le 11 passate. Uscii a malavoglia da quella stanza e altrettanto contrariamente mi tolsi il maglione blu che Harry non sapeva di avermi prestato. In poco tempo ero pronta e scendendo le scale per fare colazione notai che io e Louis eravamo gli unici ad essere ancora in casa.
“Lou, dove sono gli altri?” gli chiesi entrando in cucina e addentando una fetta di torta al cioccolato,
“Se fai colazione velocemente ti porto da loro” continuò lui misterioso e con quel suo sorrisetto indecifrabile.
In macchina giocherellai con il cellulare mentre Lou premeva l'acceleratore. Dopo qualche minuto di tragitto il motore si spense e mi accorsi del luogo in cui mi aveva portata. Impallidii visto che smisi completamente di respirare. Mi voltai verso il volto del ragazzo che quella mattina era più indecifrabile di un sudoku da livello avanzato.
“Lou, ti prego dimmi che...” cominciai quando il ragazzo mi interruppe,
“L'ultimo che arriva paga da bere” e in pochi secondi schizzammo entrambi fuori dall'auto rincorrendoci e strattonandoci per le maniche a vicenda. Il mio cuore aveva ripreso a battere più di prima e non per la corsa che stavo facendo. Sul mio volto si era dipinto un sorriso smagliante e radioso.
La gente ci guardava di traverso ma non mi importava. Non mi importò nemmeno quando entrammo nell'edificio e cominciammo a correre per i corridoi che improvvisamente mi parvero...meno freddi del solito? Non ci feci molto caso. Notai soddisfatta che ero riuscita a superare il ragazzo che dietro di me sbuffava. Poi, la nostra folle corsa fu interrotta improvvisamente da un uomo dal camice bianco che ci si parò davanti uscendo dalla stanza nella quale avremmo voluto fiondarci.
“E' vietato correre in ospedale!” ci rimproverò,
“Ci scusi...stiamo andando...” tentai di spiegare io ma l'uomo continuò,
“Dal ragazzo riccio, lo so...” e sorrise lasciandoci passare. Noi ci guardammo e aprimmo insieme quella porta, trattenendo il respiro.
“Eccoli!” cominciò Niall guardando nella nostra direzione,
“Finalmente ragazzi” continuò Liam sorridendo, mentre Zayn si limitava ad osservare la scena. Tutto accadde velocemente, forse troppo.
“Tommo...” pronunciò quella voce, dal timbro così rauco e calmo che tanto mi era mancata. Dio, se mi era mancata.
“Hazza...” sussurrò il ragazzo interpellato dal riccio che sedeva sorridente sul letto, guardando nella nostra direzione. Diedi di gomito a Lou che si precipitò tra le braccia del suo migliore amico, scompigliandogli i capelli e riempiendolo di domande. Era veramente bello vederli così, come erano sempre stati.
“...Mi sei mancato testa di rapa che non sei altro. Ma non potevi dormire in un altro momento, eh? Liam ti stressava troppo con tutti questi impegni, vero?” continuava imperterrito Louis il suo discorso. Vedevo Harry dimenarsi tra le braccia del suo amico e continuare a sorridere. Quando finalmente si fu calmato, rivolse uno sguardo anche a me. La voglia di saltargli al collo come anche Mr maglia a righe aveva fatto, era tanta, come la tentazione di stampargli un lungo bacio appassionato dritto sulle labbra. Ci fu una cosa però, che mi bloccò. Qualcosa che non avrei mai immaginato. Qualcosa che mi mancava da morire, ma che in quel momento temevo: i suoi occhi. Quel verde così acceso e limpido mi aveva pietrificata, incollata al pavimento, uccisa forse. Gli smeraldi che Harry aveva addosso quel giorno, non erano i soliti che ero abituata a vedere e in cui ero solita perdermi e sprofondare. Una scossa mi percorse lungo tutta la schiena e non riuscii a fare altro se non continuare a guardare quegli occhi tanto verdi e, quel giorno, tanto freddi nei miei confronti. Se un asteroide mi fosse caduto in testa non mi avrebbe fatto male, se un treno in corsa mi avesse schiacciata forse non l'avrei nemmeno sentito, un morso di tarantola mi avrebbe probabilmente fatto il solletico, ma quello sguardo così fisso e vitreo mi si conficcò come una lama nel ventre e mi bruciò come veleno nel sangue.
“E tu, vieni avanti che fai lì?” mi aveva chiamata Louis, che forse non aveva notato gli occhi di Harry. Lanciai una rapida occhiata agli altri, nemmeno Niall o Liam sembravano preoccupati. Poi invece, incontrai gli occhi ramati di Zayn che sembravano avermi capita, sembravano aver colto la differenza nello sguardo di Harry.
“Louis – cominciò il riccio ad un tratto, facendo una pausa che avrei definito lunga quanto un secolo – chi è la ragazza che ti ha accompagnato?” e il mio terrore diventò realtà. Mi sentii mancare.
“Andiamo Harry, non fare lo scemo, era preoccupatissima poverina” lo rimproverò Liam,
“Cos'è, stai cercando di diventare più divertente di me?” lo prese in giro il suo migliore amico,
“No, vorrei solo sapere chi sia questa ragazza” continuò serio il riccio. Intercettai lo sguardo terrorizzato di Niall e allo stesso tempo quello sconvolto di Liam. In quel momento era come se uno spirito malvagio avesse piantato le sue zanne dritte nel mio petto, prendendo tra le mani il mio cuore e stringendolo sempre più. Stavo sudando freddo.
“Come ti chiami?” mi chiese Harry cortese, ignorando di avermi appena tirato un pungo all'altezza dello stomaco, lasciandomi senza fiato. Immediatamente Zayn si alzò raggiungendomi fulmineo per portarmi lontana da quella stanza. Non capivo cosa stesse succedendo ma seguivo il moro che ancora mi teneva per un braccio. Mi portò nel primo bagno delle donne che trovò, e controllando che all'interno non ci fosse nessuno, chiuse a chiave la serratura della porta principale. Dopo di che mi fece sedere su di uno sgabello e cominciò a fare avanti e indietro in quello spazio che si apriva sulle varie toilette femminili, indeciso sul da farsi. Io, ero come drogata. Non avevo la forza per piangere, per urlare o per parlare. Poi il moro mi si parò davanti abbassandosi e poggiandomi le mani sulle ginocchia,
“Cora, è questione di pochi altri giorni, recupererà la memoria, te lo prometto” mi disse, ma la mia testa non l'aveva nemmeno sentito. I miei occhi guardavano l'ignoto.
“Cora! Devi reagire e ritornare da me, Cora, sono qui, torna da me” lo guardai dritto negli occhi tanto da farlo sobbalzare. Cosa avrei potuto fare? Dovevo reagire? E come? Nemmeno io sapevo cosa mi fosse successo pochi secondi prima.
“Non è facile, ma io sono qui con te e non lascerò che questa...cosa ti faccia del male, mi capisci?” continuava. Io annuii.
“Brava. I dottori l'avevano detto, avevano detto che poteva succedere. Questa mattina hanno constatato che ci vogliono ancora un paio di giorni perchè si rimetta del tutto, quindi è normale che...” e titubando, non riuscì a terminare la frase,
“Che mi abbia dimenticata? E' normale? Tu dici? Perchè secondo me no, no, non è normale Zayn” gli risposi fissandolo. Poi scattai in piedi correndo verso la prima tazza disponibile perchè un conato di vomito mi scosse il corpo senza però farmi espellere niente.
“Cora, calmati, bevi un po' d'acqua” mi disse porgendomi un bicchiere che aveva riempito dal lavandino. Con le mani che mi tremavano cercai di bere qualche sorso. Probabilmente l'acqua fresca riattivò qualche parte del mio cervello perchè ripresi colore e ricominciai a pensare alla scena di poco prima e a ragionare, per così dire.
“Rivoglio il mio Harry, Zayn. Il mio Harry. Quello che mi ha fatta innamorare di lui, quello che è capace di mangiarmi con gli occhi, quello che mi manda in estasi con un solo bacio, quello dolce e sensibile ma anche quello stronzo e testardo. Lo rivoglio!” sentenziai rimanendo comunque incapace di esprimere la mia devastazione interiore.
“E lo riavrai, te lo prometto, dobbiamo solo chiedere ai medici come...” insistette lui, ma io lo interruppi bruscamente,
“Zayn piantala! Piantala di farmi promesse che non puoi mantenere!” sbraitai,
“Voglio solo aiutarti” continuò calmo,
“Beh non lo stai facendo! In questo momento vorrei solo morire e non mi serve a niente che tu te ne stia qui impalato a ripetermi le stesse inutili cose!” non smettevo di urlargli contro,
“Ma Cora io...”
“Niente ma, Zayn! Anzi fammi il favore di uscire e lasciarmi da sola. Esci! Lasciami in pace!” gli sputai contro cominciando a prenderlo a pungi sul petto, pugni che non gli fecero niente se non il solletico. Poi improvvisamente il moro mi afferrò i polsi fermando la scarica di colpi che gli stavo sferrando e mi guardò insistente. I miei occhi verdi si riempirono di lacrime e finalmente sprofondai nel petto caldo di quel ragazzo che mi abbracciò con tutta la forza e la delicatezza del mondo, lasciando che mi sfogassi, lasciando che le mie lacrime gli bagnassero la maglietta.
“Scusami...” sussurrai tra i singhiozzi. Ero stata tremendamente ingiusta con lui che stava solo cercando di aiutarmi, gentile e premuroso. Gli avevo scaraventato in faccia una serie di cattiverie che non pensavo ma che si erano fatte largo nella mia gola come metodo di sfogo, e lui lo sapeva. Non volevo rimanere da sola in quel bagno d'ospedale, perchè forse ne non sarei più uscita, e lui lo sapeva. Non volevo che non mi promettesse che avrei riavuto il mio Harry, e lui lo sapeva. Nel periodo in cui avevamo vissuto insieme, io e Zayn ci eravamo capiti a vicenda. Dietro a quella apparente maschera di vanità e voglia di primeggiare si nascondeva un ragazzo capace di cogliere anche la minima sfumatura in un'espressione, in un tono di voce, in un comportamento. Era bravo e giocava le sue carte sempre nel migliore dei modi. Non credo che avrei avuto la forza di uscire dalla camera d'ospedale qualche minuto prima senza di lui. Probabilmente sarei rimasta a farmi uccidere lentamente e dolorosamente da quelle parole affilate come coltelli che avevano centrato il bersaglio tre volte di fila.
“Sssh” mi cullò tra le sue braccia fino a quando non smisi di singhiozzare. Poi mi prese per mano e mi condusse fuori da quel bagno verso l'uscita dell'edificio. Inerme, lo seguii senza voltarmi indietro. Per strada lo vidi chiamare al numero di Liam,
“Liam, sono fuori con Cora, la proto a casa...sì...no...quanto resterà in ospedale?...ho capito...parla tu col medico e fammi sapere...ok, ciao” e riattaccò, poi si rivolse a me,
“Andiamo a casa, tra un'ora torneranno anche gli altri e Liam ci dirà cosa gli spiegherà il medico” annuii senza lasciargli la mano.

“Ho parlato con il dottore e mi ha detto che vista la quantità di fumo che ha inspirato, qualcosa a livello celebrale poteva succedere” Liam parlava avendo l'attenzione di tutti,
“Fisicamente sta molto bene, tornerà a casa già da domani, l'unica cosa che mi hanno detto è di assicurargli riposo e niente stress...”
“E per la memoria?” chiese Louis anticipando la domanda che probabilmente non avrei avuto il coraggio di fare. Liam mi rivolse uno sguardo amorevole e comprensivo, mentre io, rannicchiata sul divano, aspettavo che parlasse,
“Mi hanno detto di raccontargli tutto quello che faceva con la persona che ha momentaneamente dimenticato” spiegò sottolineando la parola “momentaneamente” sperando di infondermi un po' di coraggio e speranza che però, non arrivarono.
“Cora, lo so che sarà difficile, ma devi farlo tu. Tu sei la sua ragazza, lui ti ama e si ricorderà di te, tutti ne abbiamo la massima certezza...pensi di riuscirci?” improvvisamente, quattro sguardi erano puntati contemporaneamente su di me. Zayn mi mise un braccio attorno alle spalle incoraggiandomi e io, annuii.
“Certo che ci riuscirà” disse Zayn sorridente,
“Vedrai che gli basterà parlare con te per ricordarsi tutto” aggiunse Niall sorridendo a sua volta.
Non sapevo cosa pensare, né cosa dire. Sapevo solo che le gambe non mi reggevano più, il cibo non mi sfamava e il fiato mi mancava. Non sapevo nemmeno se avrei avuto la forza di combattere quella battaglia, così decisi di ritirarmi in camera mia e stendermi supina sul letto. Guardando il soffitto pensai a troppe cose tutte insieme e non mi accorsi nemmeno che le lacrime avevano cominciato a scorrermi lungo il viso. Rividi ogni singola scena trascorsa con lui, ripercorsi ogni dialogo, ricordai ogni bacio ed ogni abbraccio, due o tre volte di fila, fino a quando percepii nettamente che una nuova luce si era accesa dentro di me. In poco tempo, mi sentii bruciare di rabbia e di dolore messi insieme. La mia anima stava combattendo per fuoriuscire e manifestarsi a me stessa, per convincermi di una cosa: quel ragazzo mi mancava e con tutte le mie forze volevo tornare ad avere il mio Harry. Quel bagliore dentro di me non si sarebbe spento, avrebbe asciugato le mie lacrime e mi avrebbe spinta a combattere, sconfiggendo le mie insicurezze e le mie paure, illuminando la mia forza di spirito. Sì, io ce l'avrei fatta, a costo di giocarmi tutte le carte della mia mano. Ero pronta. Finalmente ero pronta e lo sapevo.

“Finalmente a casa” esordì il riccio il giorno dopo. Louis era andato a prenderlo e quel pomeriggio eravamo tutti in ingresso ad aspettarlo.
“Come ti senti, tutto bene?” gli chiese il dolce irlandese,
“Si, Niall, sto bene. Com'è che non stai mangiando niente?” lo prese in giro lui,
“Mmmh, hai ragione, in effetti ho un certo languorino...vado a prepararmi un toast, qualcuno vuole qualcosa?” e il biondo si precipitò in cucina seguito da Lou che sembrava interessato ad un muffin allo yogurt.
“Bene, che si fa oggi Liam?” chiese Zayn,
“Oggi riposo: ho disdetto molti appuntamenti per evitare ad Harry troppo stress...perchè non esci a fare una passeggiata con Cora?” propose il ragazzo guardando il riccio. Harry per la prima volta da quando era entrato, posò i suoi smeraldi su di me, facendomi girare la testa. Le mie braccia incrociate non volevano muoversi, ne tanto meno il mio sguardo era intenzionato ad abbassarsi dal suo.
“Così ti chiami Cora...mi hanno detto cosa è successo, ma ancora non so cosa tu sia per me, cioè, nessuno vuole spiegarmi che rapporto avevamo...prima, insomma. Magari puoi dirmelo tu” cominciò lui,
“Certo che te lo dirò io, preparati che usciamo, sei in grado di guidare?” gli domandai cancellando quella sensazione di nausea che cercava di impossessarsi di me,
“Certo, i medici hanno detto che fisicamente sto bene, quindi non ci sono problemi” rispose mostrandomi un sorriso perfetto.
“Bene ragazzi, divertitevi!” disse Liam salutandoci,
“Coraggio Cora” mi sussurrò Zayn mentre Harry recuperava le chiavi della macchina. Risposi al moro guardandolo e sorridendogli cercando di esprimere tutta la mia gratitudine nei suoi confronti.
Quel pomeriggio portai il riccio in ogni singolo posto della città in cui eravamo stati insieme io e lui. Gli raccontai la mia storia, come da fan fossi riuscita ad avvicinarmi alla sua band, a stringere un'amicizia con tutti loro e a legare particolarmente con lui. Gli dissi tutto, tranne forse la parte più importante alla quale però, doveva arrivare da solo: non gli spiegai della nostra relazione. Chissà perchè non lo feci. Probabilmente perchè la situazione si sarebbe trasformata in un'imbarazzante strana uscita se lui non avesse ricordato niente. Seduti in un ristorante, considerata l'ora di cena che si era fatta, gli feci vedere tutte le foto stupide e divertenti che ci eravamo scattati insieme con il mio e con il suo cellulare, notando nel suo sguardo una certa espressione sorpresa, forse stupita. Parlavo al riccio senza sosta, con una forza che avrei potuto toccare con mano. Non mi sarei arresa, no.
“E' strano...che io non mi ricordi di te” gli lasciai dire alla fine della giornata,
“Perchè?” gli domandai,
“Perchè è tutto il giorno che sento qualcosa...non so spiegarti cosa sia ma ho la netta sensazione che prima, il mio sia stato un sentimento molto forte nei tuoi confronti...” mi spiegò prendendomi le mani che poggiavano sul tavolo del ristorante. I suoi occhi si alzarono sui miei, cercando di prelevare da loro tutte le informazioni possibili. Un brivido mi percorse la schiena e il cuore cominciò a battere come un tamburo nel mio petto. Stava cominciando a ricordare?
“Ricordi qualcosa, Harry?” gli dissi avvicinandomi a lui. Notai che a quella mia domanda il ragazzo abbassò lo sguardo, fissando qualcosa. Cercai di guardare nella direzione in cui puntavano i suoi occhi, che nel frattempo avevano cominciato a brillare. Avvicinandomi al ragazzo pochi secondi prima, non mi ero resa conto che dal collo della maglietta, era scivolato fuori a farsi ammirare, il ciondolo a forma di cuore con la lettera “H” incisa che lui mi aveva regalato quella notte magica passata sulla spiaggia di Brighton. Capii che il ragazzo stava osservando proprio il ciondolo.
“Si, perchè non c'ho pensato prima? Harry, questo me l'hai regalato tu...ricordi?” implorai quasi, mentre gli occhi verdi del riccio si facevano sempre più curiosi e indagatori.
“Si...ricordo di aver passato un pomeriggio intero con Louis a scegliere quel ciondolo, povero ragazzo l'ho sfinito! Quel giorno ne ho visti talmente tanti...e poi d'un tratto lui mi si è parato davanti e non ho esitato...quasi come mi stesse chiamando e senza nemmeno guardare il prezzo, l'ho preso.” mi disse accarezzando il ciondolo con un dito,
“Questo non me l'avevi mai detto...” affermai io cacciando indietro le lacrime che in quel momento non volevo mostrare,
“Però, ancora mi manca un tassello...io non...” e si interruppe distogliendo lo sguardo dal ciondolo. Al che sciolsi l'abbraccio tra le nostre mani e leggermente delusa, lo esortai a tornare a casa.
In macchina nessuno proferì parola fino a quando non la vidi: la casa di sua sorella.
“Harry, accosta, vai a casa di tua sorella” gli dissi,
“Ma che senso ha? Lei non c'è...” mi rispose lui perplesso ma parcheggiando comunque,
“Lo so” mi limitai a rispondere.
Entrati in casa, Harry mi chiese,
“Perchè mi hai portato qui?”
“Perchè ogni tanto ci piaceva stare per conto nostro, ritagliarci dei momenti solo per noi. Dato che tua sorella non vive più qui, questa casa è diventata un po' come un rifugio per noi...” e detto ciò, condussi il ragazzo in cucina,
“Mi hai cucinato un sacco di frittelle qui, le fai buonissime...una volta però il piatto ti è scivolato e nel cercare di salvare il salvabile, i tuoi ricci si sono coperti di zucchero a velo!”sorrisi. Lo accompagnai in salotto,
“Qui invece abbiamo mangiato tante volte seduti sul divano guardando la tv...ci piace un sacco ordinare cinese e dilettarci con le bacchette, anche se...non sei proprio bravissimo, il riso ti manda in bestia e ogni volta ti arrendi...” gli raccontai. Poi lo presi per mano e lo portai al piano superiore. Mi fu impossibile non ricordare quella volta in cui, a caso, aprii la porta del bagno e dello sgabuzzino prima di trovare la camera da letto per baciare e abbracciare Harry. Le mie guance arrossirono ma le nascosi agli occhi del ragazzo che senza domandare niente mi stava seguendo. Entrammo in camera e io mi limitai a guardarlo,
“Cosa facevamo qui? Abbiamo mai dormito insieme? O, io sul divano e tu qui?” mi chiese lui,
“No...cioè, si. Insomma...” ero imbarazzata, cosa avrei potuto dirgli? Sentivo che il mio viso si stava infuocando per la vergogna e non volevo che lo notasse, anche se in quel momento il rossore era veramente impossibile da nascondere.
“E' che non so cosa pensare, non vorrei dire qualcosa di sbagliato. Non ricordandomi esattamente che rapporto c'era tra noi, una parola sbagliata potrebbe rovinare tutto...” commentò imbarazzandosi lui stesso,
“Hai ragione...ma, Harry, sul serio non ti ricordi niente?” gli chiesi un po' spazientita,
“Non proprio, te l'ho detto! So che provo dei sentimenti forti per te ma non riesco a ricollegarli alla tua persona, non è una situazione facile...”
“Lo so che non è facile, ma mettiti nei miei panni? E' tutto il pomeriggio che siamo fuori e sono già le dieci di sera! Potresti anche farlo uno sforzo, no?” gli dissi cominciando a fare avanti e indietro per la stanza,
“Ma non è colpa mia! Ci sto provando, forse la cosa riuscirebbe meglio se tu al posto di arrabbiarti mi dicessi qualcos'altro che facevamo insieme, per esempio!” continuò lui aprendo le braccia e facendole ricadere sui fianchi in segno di rassegnazione,
“E' tutto il giorno che ti racconto cosa facciamo!” sbuffai,
“Io non credo, dev'esserci dell'altro, altrimenti mi spiegherei questo strano sentimento nei tuoi confronti, ma, indovina un po', non ci riesco!” continuò anche lui un po' alterato,
“Vuoi veramente sapere che altro facevamo insieme, Harry?” gli chiesi tornando ad abbassare la voce e guardandolo dritto negli occhi, avanzando di qualche passo,
“Certamente!” rispose lui,
“Questo” esplosi, eliminando la distanza tra noi e tirandolo per il colletto della camicia, unii le mie labbra alle sue. Il ragazzo fu sorpreso dalla mia improvvisata e, se inizialmente temetti che mi avrebbe allontanata da lui, cancellai immediatamente quel pensiero non appena permise alla mia lingua di raggiungere la sua. Le mie mani erano saldamente ancorate alla sua camicia, mentre le sue cingevano dolcemente la mia vita. Quella luce, quell'energia, quell'aura che il giorno prima mi aveva spronata a combattere per riprendermi ciò che ancora sentivo come mio, mi pervase dalla testa ai piedi, quasi come fosse entrata in circolazione nelle mie vene.
“Io...” cominciò lui staccandosi leggermente dal mio viso, ma non gli permisi di proseguire,
“Sssh...” sussurrai all'orecchio pregando che non smettesse di fare quello che stava facendo. Così, ripresi a baciarlo, esortandolo a sedersi sul letto e con cautela mi misi a cavalcioni su di lui. Intrecciai le dita ai suoi ricci mentre le sue mani mi accarezzavano le cosce, per poi ritornare saldamente sulla mia vita per avvicinarla di più al suo bacino. Mentre Harry cominciò a baciarmi il collo spostandomi i capelli con una mano, iniziai a slacciargli la camicia constatando con piacere che sotto non aveva altro. Pochi secondi dopo il ragazzo mi sfilò la maglia e con infinita attenzione e decisione allo stesso tempo mi slacciò il reggiseno, sdraiandosi supino e accompagnandomi a stendermi su di lui. Sentivo di nuovo il calore della sua pelle sotto la mia, i gemiti che gli si strozzavano in gola tra un bacio e l'altro, i respiri sempre più affannosi quando il nostro abbraccio diventò ancora più intimo e profondo. L'argento freddo del ciondolo a forma di cuore mi provocava i brividi rimbalzando sulla mia pelle calda, lì dove le clavicole quasi si incontrano. Facendomi poi stendere sotto di lui, il ragazzo si fermò a premere le sue labbra proprio sul ciondolo, mentre le mie dita affondavano nella sua schiena. Qualcosa mi diceva che il mio Harry era tornato, non potevo saperlo con certezza, ma quell'energia che sentivo scorrere viva e potente dentro di me, ero convinta la sentisse anche lui. Speravo con tutta me stessa che da quell'unione, la mia anima avesse potuto sussurrare alla sua quello che ancora non riusciva a ricordare.

La mattina dopo mi svegliai con un profumo di frittelle che inondava la camera. Aprii gli occhi stiracchiandomi e sedendomi sul letto. Mi accorsi che sul cuscino di Harry era appoggiata una rosa rossa. Sorrisi. Mi alzai, mi rivestii velocemente e presi la rosa. Mi diressi in bagno per lavarmi il viso e sulla mensola dello specchio trovai una seconda rosa ad aspettarmi. Presi anche quella. Avviandomi verso il piano inferiore scoprii che a ogni due gradini era adagiato un altro di quei fiori così meravigliosi a sorprendermi sempre di più. Dopo averli raccolti tutti arrivai in cucina. Sul tavolo c'era del caffè scuro, del tè, biscotti e un piatto pieno di frittelle oltre ad altre rose appoggiate qua e là. Raccolsi anche queste e riempiendo un vaso d'acqua, le misi a bagno. Harry però, ancora non l'avevo visto. Posizionando il vaso come centro tavola tornai a concentrarmi sulla colazione e improvvisamente, qualcosa attirò la mia attenzione: il caffè scuro. Harry non beveva mai caffè, mai. Lui, da bravo inglese qual'era, era abituato a sorseggiare tè, non caffè. Io invece, da fiera italiana, amavo il caffè la mattina. Una scossa attraversò interamente il mio corpo. Poi, due mani mi coprirono la vista e un petto caldo si appoggiò alla mia schiena. Posai le mie mani sulle sue sorridendo come una bambina fino a quando, qualche secondo dopo, il ragazzo mi permise di tornare a vedere, e sporgendosi dalla mia spalla destra con la mano voltò delicatamente il mo viso, facendo in modo che il mio sguardo sprofondasse nel suo, baciandomi poi a fior di labbra.
“Ho preparato la colazione, spero non ti dispiaccia...” mi disse lui non proferendo parola riguardo la sua memoria,
“Da quando bevi caffè la mattina?” gli chiesi tremando di paura, attendendo con ansia la sua risposta mentre lo guardavo avvicinarsi al bancone sistemando la padella che aveva usato per cucinare le frittelle. Poi si girò, ipnotizzandomi coni suoi occhi verdi, limpidi e meravigliosi come non mai,
“Non lo bevo, infatti. E' il tuo caffè, nero e senza zucchero...” trattenni il fiato fino a quando ogni mio dubbio svanì,
“...proprio come piace a te, tesoro” nel sentirglielo dire e nel vederlo sorridere come a confermare ogni mia insicurezza, un singhiozzo mi sorprese e dalla felicità, due lacrime scesero dai miei occhi. Poi il riccio aprì le braccia invitandomi a raggiungerlo, e senza farmelo ripetere gli saltai in braccio, abbracciandolo come un koala e liberando qualche altro singhiozzo di gioia tra le sue braccia.
“Pensavo che...che non...cioè...” farfugliai io con la testa appoggiata nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla,
“Non appena le tue labbra hanno toccato le mie ho capito, ho capito cosa significavano quelle emozioni. Ho cercato di dirtelo ma tu hai preferito continuare, così ti ho seguita. Cora, mi piccola Cora, vuoi sapere cosa ho capito mentre mi baciavi? Ho realizzato che il sentimento di cui ti parlavo, che forse non avrei dovuto equivocare, non poteva che essere uno, e uno soltanto: amore. E credimi quando ti dico che non ti farò mai più soffrire così tanto in vita tua, dovresti odiarmi per quello che ti ho fatto.” disse mentre ancora mi teneva stretta a sé, accarezzandomi la testa e cullandomi amorevolmente come fossi una bambina,
“Come potrei odiarti, Harry?” gli chiesi tirando leggermente su con il naso e alzando il viso per sprofondare in quel mare verde e finalmente ritornato accogliente,
“Dovresti, dopo quello che hai passato...” continuò lui,
“E invece ti amo, guarda un pò”,
“Lo so, e te ne sono grato perchè senza dite probabilmente non sarei qui ora. Ricordo come mi hai salvato dall'incendio. Ricordo tutto di te. Ti amo Cora, e non smetterò di farlo fino a quando questo mondo esisterà”.
In quel momento ringraziai il cielo, una, due, tre, mille volte e poi altre mille e mille altre ancora. Avevo con me il mio Harry e proprio in quel momento, capii che niente e nessuno sarebbe riuscito a portarmelo via.



Ehilààà...
No vi prego non uccidetemi, sono in estremo ritardo, lo so, perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi!
Per questo capitolo ho fatto i salti mortali scrivendolo un pò alla volta e rileggendolo e sistemandolo mille e mille volte...spero che sia venuto bene. Ci tenevo particolarmente a questa parte, quindi, se vi fa piacere, lasciatemi una recensione con scritto cosa pensate! Grazie mille ^^ Vi adoro lettrici, tutte, da coloro che recensiscono ogni volta a quelle che invece sono silenziose.
Un bacione, Fe.

  
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