Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Hazza_Boo    08/11/2012    1 recensioni
Raccolta di One Shot Larry in un futuro lontano o vicino, improbabile o probabile. Se vi piacciono le Larry entrate. Spero che vi possa piacere. Per ora c'è solo un capitolo, di cui cito qualcosina nella speranza di invogliarvi a leggere :3
"E la strabiliante famiglia Stylinson si unì a tavola, mangiando, parlando e divertendosi, facendo mille progetti senza limiti.
Nessuno avrebbe impedito a Harry e Louis di avere ciò che avevano sempre desiderato, di stare insieme e di prendersi cura di una creaturina indifesa e dolce come la piccola Darcy.''
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 

Raggio di sole

 
N.B.Vorrei ricordare che sono delle one shot distinte. Quindi l’una non dipende dall’altra, dunque sono storie differenti, anche se hanno come protagonisti principali Harry e Louis in un futuro… impossibile.
 
Buio, silenzio e attesa. Erano tutto ciò che riempiva l’aria umida di quel posto. I passi rimbombavano sul pavimento freddo del corridoio. Passi lenti ed insicuri alternati ad un rumore di tacchi veloce e frettoloso. Corridoio infinito, stretto, lungo e buio. Le pareti erano di un blu scuro, rigorosamente a tre metri di distanza l’una dall’altra si trovavano appese piccole lampadine, che illuminavano una media porzione del corridoio. Sulla parete opposta a quella in cui si trovavano le luci c’era una lunga serie di porte. Tutte uguali, della stessa misura, dello stesso legno scuro, con gli stessi pomelli color oro, ognuna a poco più di tre metri di distanza dall’altra. L’atmosfera era angusta ed inquietante. Non pareva un orfanatrofio bensì un incubo. Harry si chiese in che condizioni stavano quei bambini. C’erano regole di ferro, aveva spiegato loro Lucy Douglas – direttrice dell’orfanatrofio di Londra- , i ragazzi indossavano tutti delle divise, anche i pigiami erano tutti uguali. I bambini, anche quelli più piccoli, si alzavano alla mattina tutti allo stesso orario, sette in punto, per prepararsi e recarsi nelle proprie aule per le lezioni che duravano fino alle due, nella quale c’era la prima pausa del giorno che durava mezzora. Giusto il tempo per mangiare qualcosina e parlare con qualche amico, pensò Harry rattristato, sempre ammesso che si potesse parlare in quel posto. Dato che, nei giorni precedenti, lui e Louis non avevano fatto altro che girare all’interno dell’orfanatrofio, trovandolo lugubre e silenzioso, colmo di facce infantili tristi.
«Dopo la pausa delle due si torna alle lezioni fino alle quattro.» spiegò Lucy Douglas camminando nel corridoio vuoto e silenzioso, voltandosi di tanto in tanto per assicurarsi che Louis e Harry la seguivano. Il riccio prese la mano dell’amante e intrecciarono le dita, guardandosi intorno preoccupati. «Dopo le quattro si ha a disposizione il resto del pomeriggio fino alle sei per le seguenti attività: nuoto, equitazione, laboratorio creativo e lettura nella biblioteca. Dalle sei alle sette si cena. Dopo cena i ragazzi dispongono di un’oretta per stare nella sala principale, a leggere libri o a parlare sottovoce con gli amici. Alle nove tutti devono trovarsi nelle loro rispettive stanze. A chi infrange le regole poste dall’orfanatrofio spettano severe punizioni.»
Douglas camminava di fretta, stando ad almeno un metro davanti ai due ragazzi. I suoi capelli biondi erano radunati in un chignon basso. I suoi occhi erano del colore del ghiaccio e, così come il suo volto, erano severi e freddi, minacciosi e inquietanti. Tutto in quella donna, sulla quarantina, era freddo e spigoloso, anche negli atteggiamenti ed il modo che aveva di parlare o di muoversi.
Harry si fece più vicino a Louis, senza mai smettere di seguire Lucy Douglas, che in quel momento aveva appena svoltato l’angolo, e avvicinò le sue labbra all’orecchi dell’altro. «Qua dentro vige un regime totalitario, o sbaglio?»
Come risposta sentì la mano di Louis scivolare via da quella di Harry, per posarsi prima al centro della sua schiena e poi sui fianchi, cingendoli con il braccio. Era un gesto che, come previsto da Louis, donò un po’ più di calma al riccio.
Svoltato l’angolo del lungo corridoio si ritrovarono di fronte Lucy Douglas, nella sua figura alta e scheletrica, sui tacchi alti come trampoli e pelle bianca come quella di un cadavere. E di nuovo Harry pensò a come se si sentissero i bambini che vivevano li dentro… costretti a quelle dure regole, a non avere nessuno su cui contare, senza un genitore che gli donasse amore. Per quel motivo, e altri, Louis e Harry erano lì quel giorno.
«Mi seguite?» domandò all’improvviso la donna, mettendo ancora più agitazione al riccio. Quei suoi occhi freddi ed inquisitori facevano venire ansia.
«Certo.» rispose Louis. Sorrise abbastanza convincente, e dopo un’occhiataccia interrogativa Lucy Douglas si voltò, diede loro le spalle e riprese a camminare. Nel nuovo corridoio in una parete c’erano le solite e identiche porte, nella parete di fronte non c’erano più le luci ma delle medie finestre, che facevano entrare la pallida luce di quella mattina di pioggia autunnale nella nebbiosa Londra.
Infondo al corridoio si trova una porta, accanto due rampe di scale, di cui una saliva al piano superiore e l’altra scendeva.
«La vostra bambina si trova nella sua stanza ora.»
Una bambina di tre anni abbandonata nella sua stanza, a giocare da sola, controllata a malapena da un guardiano che nemmeno stava a guardarla se non se in caso di pericolo. Da ciò che aveva spiegato Douglas i bambini sotto i cinque anni passavano la maggior parte del tempo nelle loro stanze, sorvegliati da un adulto specializzato, ma a determinati orari dovevano partecipare a delle piccole e facili lezioni su cose basilari della grammatica e cultura inglese.
Ogni parola inquietava sempre di più Harry, anche se un altro lato di sé non vedeva l’ora di rivedere la bambina che avevano scelto e, si può ben dire, a cui avevano salvato l’infanzia. Combatteva dentro di sé una specie di guerra: una parte di lui era ansiosa e intimorita, l’altra era gioiosa e allegra.
Lucy Douglas si fermò di fronte all’ultima porta del corridoio. Era di legno scuro, il pomello e l’etichetta su cui vi era inciso il numero erano color oro. «Ecco la stanza» annunciò senza interesse o entusiasmo. L’unica cosa che davvero le interessava, era il fatto che dopo quella giornata avrebbe avuto un orfano in meno a cui pensare. Louis chiuse gli occhi e respirò profondamente, ovviamente a Harry non sfuggì e gli sorrise teneramente. Mentre Lucy dava loro le spalle, cercando le chiavi per aprire la porta, Louis si alzò leggermente in punta di piedi, Harry lo avvolse tra le sue braccia e lo baciò sulla fronte. 
 Il rumore delle chiavi che scozzavano tra di loro cessò. La chiave trovata entrò nella serratura e girò. Con un colpo Douglas aprì la porta lentamente. Tramite una leggera fessura Harry e Louis sbirciarono e videro solo il fondo di un letto ordinato, con le coperte grigie e il cuscino bianco.
Lucy si voltò verso i ragazzi prima di aprire del tutto la porta e permettergli di entrare.
«Vorrei ricordarvi che Eileen ha visto morire i suoi genitori in un incendio, solamente due mesi fa... spero che sappiate prendervi cura di lei, perché ora siete voi i suoi genitori.»
Douglas guardò entrambi i ragazzi negli occhi. Harry, mentre annuiva e respirava profondamente, non era mai stato così convinto e sicuro in tutta la sua vita. Sì, voleva prendersi cura di una bambina, sì voleva aiutarla, vederla sorridere, voleva cercare di essere un buon padre e di sostituire quello che la piccola Eileen aveva perso.
«Non si preoccupi. Ci prenderemo cura noi di lei» disse Louis sottovoce, serio e sicuro. Harry si immerse nei suoi occhi celesti che brillavano dall’emozione.
Douglas aprì la porta: «E’ tutta vostra.»
La porta spalancata mostrò la camera della bambina, in cui Harry e Louis, tenendosi per mano, entrarono lentamente a passi leggeri e cauti, osservandosi intorno. La prima cosa che notarono, oltre all’ordine maniacale della camera, fu una piccola bambina dai lunghi capelli ricci e castani, che sedeva sul pavimento al centro della stanza. Di fronte aveva un puzzle irrisolto, intorno a sé erano sparsi i pezzi del gioco. 
«Ehi,» Louis sorrise d’istinto ed emozionato. Nell’udire quella voce lo sguardo della bambina, rivolto al puzzle, si alzò di scatto. I suoi occhi erano celesti e si illuminarono di un bagliore argenteo meraviglioso, quando incrociò quelli di Louis e Harry. Sul suo volto di porcellana apparve un sorriso felice, che scoprì le fossette ai lati delle labbra carnose e rosse.
«Lou! Harry!» esclamò allegra alzandosi in piedi. Corse verso di loro, Harry si chinò per terra e allungò le braccia verso Eileen, nelle quali la bambina si rifugiò.
«Ciao, piccola»
Harry abbracciò la bambina, immergendo il naso tra i suoi capelli folti e pieni di boccoli, che profumavano dello shampoo alla mela che le avevano portato la settimana prima. Louis si chinò per terra e, appena Eileen sciolse l’abbraccio con Harry, si lasciò cullare anche dal ragazzo.
Settimane prima Harry e Louis si erano ritrovati in quello stesso orfanatrofio, in cerca di un bambino da adottare, dato che avevano deciso di voler diventare genitori. E proprio nel giardino sul retro dell’edificio, tra le foglie autunnali, seduta su un altalena, avevano trovato quella piccola meraviglia. Lei si era affezionata a loro e loro a lei. Per settimane erano venuti a farle visita, passando delle orette con lei, per prendere confidenza e conoscersi meglio. Ora, dopo quel tempo che parava un’eternità, i due neo-papà potevano finalmente fare uscire la bambina da quell’inferno di orfanatrofio, portarla a casa e chiamarla “figlia”.
«Mi siete mancati»
La voce di Eileen era dolce ed infantile, parlava poco, era timida e silenziosa, preferiva dimostrare anziché parlare.
«Anche tu ci sei mancata, amore»  sussurrò Louis beandosi di avere tra le braccia sua figlia. Oh, era… così felice! Il cuore gli usciva dal petto dall’emozione. Tutta quell’ansia, quell’attesa, quelle speranze e tutti quei libri che Harry e Louis avevano letto insieme, su come ci si occupa di un bambino, su tutti i preparativi… ora finalmente ottenevano ciò che avevano sempre desiderato: stare insieme, come una famiglia. Non importava se la loro sarebbe stata una famiglia anticonformista, l’importante era donarsi amore e aiutarsi a vicenda.
«Adesso ti portiamo a casa» Harry rassicurò la bambina accarezzandole la schiena. E con “ti portiamo a casa” intendeva “adesso fai parte della famiglia”.
 
 
La stanza non era ancora pronta. Infatti Eileen avrebbe dovuto dormire nella  camera dei suoi genitori per un po’ di tempo. Per ora la sua stava lentamente prendendo forma in base ai suoi gusti e alle mani inesperte di Louis e Harry.
Si mettevano lì armati di pazienza, mascherine, pennelli, rulli, carta da parati, colori e tutine bianche sexy, per non sporcarsi, e iniziavo a dipingere la stanza, a sistemare i mobili, a mettere il lampadario, a riordinare e cercare di creare un posto in cui loro figlia potesse sentirsi bene, al sicuro e felice. Mentre loro lavoravano Eileen si sedeva sul gradino della scaletta di legno, in mezzo alla stanza, ricoperta dai pezzi di giornali sul pavimento per non fare sporcare di colore il parquet. Eileen, mangiando pacchi di Haribo, iniziava ad incitare i genitori esclamando: “Papà Harry, lì c’è ancora da sistemare la carta da parati” oppure “E’ rimasta una zona senza colore, papà Boo”.
Louis e Harry ci ridevano sopra, perché infondo per loro era come un gioco, un divertimento, un modo per stare in famiglia. Dipingendo le pareti della stanza Louis perdeva il senno, iniziava a fare le sue solite scenate da pagliaccio, rincorreva Harry per la stanza, sporcandogli di vernice i capelli e la tuta da lavoro bianca. Una volta che riusciva a prenderlo, lo riempiva di baci e, sentendosi osservati dallo sguardo dolce e beato della bambina, prendevano a farle il solletico, a ridere, scherzare e giocare con lei.
C’erano quei giorni in cui Eileen era all’asilo e Harry e Louis erano a casa da soli. Sistemando la camera della figlia si baciavano e, di tanto in tanto, si lasciavano andare… dal colorare le pareti della stanza arrivavano a fare sesso sfrenato sul pavimento, se non riuscivano a raggiungere in tempo la loro camera da letto o il bagno o il salotto.
Dopo qualche settimana la stanza aveva pareti colorate di celeste, come piaceva ad Eileen, mobili di legno bianco, il resto era di colore chiaro. Una grande porta-finestra, dalle lunghe e bianche tende, che si affacciava sul giardinetto della villa. Un letto a baldacchino, con i teli color bianco e azzurro chiaro, dal materasso morbido e caldo. La bambina, forse abituata dall’orfanatrofio, era solita a riporre tutti i suoi giochi, dopo aver finito di giocare, all’interno di un baule che si trovava vicino al cassettone bianco, dai pomelli color oro, e qualche disegno di un fiore stilizzato rosa chiaro, qua e là. La cosa che più piaceva ad Eileen era la musica e leggere. Ogni sera Harry faceva il bagnetto alla bambina, le metteva il pigiama canticchiando qualche canzone dei Queen – band preferita sia di Harry che di Eileen – e infine la metteva a letto, rimboccandole le coperte e sedendosi accanto a lei. Louis, invece, arrivava giusto in tempo, con un libro di favole sotto braccio, prendeva la sedia a dondolo e la sistemava accanto al letto. Apriva il libro e iniziava a leggere con la sua voce soffice, vellutata e dolce fino a quando Eileen era troppo stanca per seguire le vicende dei protagonisti della favola, quindi, mentre Louis la coccolava come un neonato, Harry le cantava una ninna nanna che Liam e Zayn avevano scritto per lei.
Solo quando papà Harry e papà Boo si erano accertati che la piccola dormiva lasciavano la stanza, spegnendo la luce e socchiudendo la porta, in modo che potesse entrare un po’ di luce ad illuminare la piccola cameretta, dato che Eileen aveva paura dei mostri. I due genitori concludevano la giornata chiacchierando tra di loro fino a notte fonda, andavano a dormire l’uno abbracciato all’altro, con sorrisi soddisfatti in volto che dicevano “anche oggi abbiamo reso perfetta la nostra famiglia”.
La mattina Eileen apriva gli occhi tra le carezze e i dolci sussurri di suo padre Harry, che dopo un “buongiorno, principessa” le ordiva dolcemente di andare in bagno a vestirsi e cambiarsi. Il padre l’aiutava solo a pettinarsi i folti capelli e le insegnava come domare i boccoli. Eileen pronta per andare all’asilo scendeva al piano di sotto, in cucina. Là l’attendeva un piatto di frittelle, quelle squisite di Louis, che era già ai fornelli di prima mattina. L’odore del caffè si espandeva nella cucina e Harry, dopo essersi fatto la doccia,  raggiungeva l’amante e la figlia. Baciava Louis sulle labbra, gli cingeva i fianchi o lo abbracciava da dietro, mentre stava cucinando. E sarebbero rimasti giorni interi ad abbracciarsi, a guardarsi negli occhi e riempirsi di baci ma arrivava l’ora di accompagnare la bambina all’asilo. Harry, dunque, beveva il caffè e addentava una mela o una banana al volo, poi prendeva la figlia e uscivano di casa, mentre sulla soglia dell’ingresso Louis li salutava augurando ad entrambi una buona giornata. Harry, giunti all’asilo, lasciava Eileen baciandola sulla guancia, sistemandole il vestitino e sussurrandole un: «Non ti preoccupare di quello che ti diranno, okay?»
«Ma se mi chiedono perché ho due papà?» era la domanda preoccupata di Eileen. A quel punto Harry le accarezzava una guancia, per rassicurarla.
«Hai due papà perché sei unica e speciale. Adesso promettimi solo che ti divertirai»
La bambina annuiva energica e sorrideva al padre allegramente. «Sì. Buon lavoro, papà»
«Buona scuola, tesoro»
Dopo essersi salutati Harry correva al lavoro fino alle due del pomeriggio. Quando tornava a casa trovava Louis e Eileen giocare in giro per casa, o seduti sul divano nel salotto a guardare film, leggere storie, fare puzzle o giocare con le macchinine. Eileen si stava lentamente trasformando in un mix perfetto tra Louis e Harry.
La famiglia, tutta riunita, passava il pomeriggio insieme. Spesso gli zii Zayn e Liam venivano a fare visita alla “loro” bambina, e Eileen aveva subito preso in simpatia i due. Ma mai quanto zio Niall, che, quando si autoinvitava a casa Stylinson, chiamava con sé anche Josh. – di cui Eileen aveva una cotta, che confidò a Niall facendosi promettere che non l’avrebbe detto a nessuno.-
I giorni più felici erano quando c’erano tutti: Harry, Louis, Zayn, Liam, Niall. Tutti riuniti a scherzare con la bambina, cantando al karaoke, giocando, parlando e passando tempo insieme come una grande famiglia. Inoltre a zio Liam e zio Zayn stavano preparando le loro nozze, dato che si sarebbero sposati alla fine dell’inverno. 
Sul calendario venivano segnati i giorni che passavano e velocemente si arrivò a Natale. Già dagli inizi di Novembre si sentiva l’odore del Natale, della felicità che andava ad aumentare, mischiandosi con il profumo di latte e biscotti lasciati dai bambini sotto l’albero natalizio per Babbo Natale.
Il primo Natale con Eileen doveva essere indimenticabile e bellissimo. Passarono il 24, compleanno di papà Boo, a finire di allestire l’albero di Natale, il presepio e abbellire la casa con le luci natalizie. Il regalo di Harry al festeggiato furono dei biglietti per un viaggio romantico, mentre il regalo di Eileen fu un vassoio di biscotti che aveva preparato lei con l’aiuto di papà Harry.
La sera di Natale la famigliola si trovava in cucina, indossando maglioni caldi e rossi, con le mani nell’impasto dei biscotti e la luci natalizie appese un po’ ovunque. Dopo aver infornato i biscotti Harry e Louis erano riusciti a convincere la piccola Eileen ad andare a dormire. Le avevano raccontato una storia di Natale, cantato la ninna nanna ed infine erano scesi al piano di sotto, si erano messi in salotto abbracciati, osservando i tizzoni ardenti scoppiettare nel caminetto, donando loro calore. Erano rimasti vicini, scambiandosi qualche bacio fino a quando non si erano addormentati sul divano dalla sala. La mattina di Natale li aveva svegliati Eileen, scesa di corsa dalle scale con Kevin, il suo orsacchiotto, tra le braccia, la vestaglia invernale e azzurra che le svolazzava intorno alle gambe. Era corsa in salotto e aveva sorriso felice esclamando un gioioso: «Buon Natale! Anche da parte di Kevin» alzando l’orsetto davanti al volto. Harry e Louis si erano svegliati, il riccio aveva preso in braccio la bambina mentre l’altro le dava dolcemente il buongiorno. Avevano preso i biscotti della sera prima, facendo colazione insieme, parlando e sorridendo allegri, augurandosi di nuovo buon Natale.
Quando fu il momento di aprire i regali Eileen fu la prima a scattare di nuovo in salotto, sedendosi vicino all’albero. Harry e Louis, tenendosi per mano, l’avevano raggiunta felice. Oltre agli altri regali Eileen adorò principalmente una collanina, come ciondolo aveva un cuore d’oro bianco, che si apriva e rivelava al suo interno una incisione: “Al nostro Raggio di sole. Ti amiamo”
Il nome “Eileen” significa “raggio di sole” e Harry e Louis avevano trovato quel none perfetto, perché per loro quella bambina era un raggio di sole, un nuovo inizio, qualcosa di meravigliosamente loro e unico. Anche Eileen aveva fatto un regalo ad entrambi, aiutata dagli zii Liam e Zayn, ovviamente. Era una foto di lei con i suoi genitori – Harry e Louis – in una cornice fatta a mano e con il cuore, bellissima ed elegante. Successivamente ai regali e a delle foto ricordo, la famiglia si era vestita per andare a pranzare a casa degli zii Liam e Zayn.
Quando Eileen era entrata nella grande e accogliente casa era stata abbracciata e riempita d’affetto e attenzione da Zayn, Louis era andato ad aiutare Liam in cucina per preparare il pranzo, e Harry si era messo a parlare con Niall e la sua fidanzata, che prometteva essere amore vero ed eterno.
Tutti riuniti a tavola, mangiando, parlando, scherzando, divertendosi come vecchi amici e, cosa più importante di tutte, sentendosi una famiglia. Già, non erano di certo una di quelle famiglie dove c’è il nonna e la nonna, mamma e papà, tutti legati dallo stesso sangue… ma erano pur sempre una famiglia. E c’è da dire che a modo loro Zayn e Liam sembravano una coppia già sposata ed anziana, quindi dei nonni per Eileen. Niall e la sua fidanzata Marina erano degli zii irlandesi e simpatici, Harry il papà e Louis la mamma. Non importa che tipo di famiglia fosse, importava che la bambina, e tutti, si sentissero al sicuro, amati e protetti.
Il Natale volò via portando i fuochi d’artificio, lo champagne e i baci sulle guance con gli amici, tutte quelle promesse per l’anno nuovo e la voglia di restare insieme per sempre. La neve che si scioglie, i primi fiori, il sole che torna a splendere e la primavera che porta con sé aria di serenità. Il tempo passa, l’asilo finisce, iniziano le iscrizioni alle scuole elementari, si inizia a crescere e tutto corre in fretta. Zayn e Liam si sposarono a Maggio, Niall e Marina aspettavano impazienti e ansiosi che arrivasse il parto del loro primo figlio, che Eileen considerava già un cignetto. E nonostante tutto era in continuo cambiamento, nonostante il mondo sfrecciasse accanto a loro… rimanevano insieme.
Si tenevano per mano, fondendo le loro anime e proteggendo la loro bambina da qualsiasi pericolo o negatività. Qualsiasi cosa avesse mandato loro il destino, brutta o buona, l’avrebbero affrontata insieme.
Il futuro di Harry e Louis erano pieno di veri ed eterni “staremo insieme” e “ti amo”. Il loro futuro era l’uno accanto all’altro. Era Eileen. Era il poter tenersi per mano quando uscivano di casa, baciarsi sotto le stelle e vivere la loro vita, ed il loro amore, noncuranti delle parole e dei giudizi di tutte quelle persone che criticavano il loro modo di amare e di essere una famiglia.
Loro erano perfetti così, e gli andava bene. Non potevano cambiare.
 
 
 

 

 
________________________
Grazie per essere arrivati fino a qua. La fine di questo capitolo non mi convince tanto… in realtà non sapevo proprio come finirlo… per ora penso che sia conclusa questa raccolta di one shot. Spero vi siano piaciute e grazie a tutti quelli che hanno recensito e letto. :3 Se mi verranno in mente altre one shot larry di questo tipo aggiungerò capitoli, ma per ora posso dire che è conclusa qua. Scusate gli errori. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Hazza_Boo