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Autore: Just a riddle    08/11/2012    3 recensioni
Remus smise di correre. Luci e rumori intorno a lui scomparvero quando i suoi occhi riconobbero Lei che sapeva a casa , al sicuro , lontana da ogni pericolo.
Dimenticò dove si trovava. La bacchetta gli scivolò di mano ma non se ne accorse.Voleva raggiungerla , chiamarla , avvertirla , ma il suo corpo non rispondeva ai suoi desideri.
Pietrificato , in piedi sulla collina , osservò la bacchetta di Bellatrix sferzare velocemente l'aria , come in un filmato al rallentatore quell'attimo gli sembrò infinito , sapeva già cosa sarebbe successo , aveva già visto molte , troppe , volte quel lampo rosso nel corso di quella notte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Non so proprio cosa dire per giustificare il fatto di aver aspettato tanto per postare quest'ultimo capitolo se non la verità.
Ho avuto così tanti impegni da aver completamente dimenticato di averla iniziata a scrivere.
Comunque,nella speranza che chi aveva letto l'inizio abbia la pazienza di sapere come finisce,
anche se è passato tanto tempo
.


‘…E’ con grande rammarico che informiamo i nostri ascoltatori degli omicidi di Dirk Cresswell e Ted Tonks…’
 
La sera in cui Lee Jordan aveva annunciato la morte di suo padre alla radio aveva stentato a credere a ciò che sentiva. 
Era rimasta pietrificata lo sguardo fisso sulla grossa macchia di latte e tè che si andava allargando sul tappeto fra i frammenti della tazza di sua madre.
Dal momento in cui Ted si era rifiutato di sottostare alle nuove regole del Ministero dandosi alla fuga entrambe avevano temuto e aspettato di ricevere la notizia di una sua cattura. Lo avrebbero riportato al Ministero, si era detta Tonks, processato velocemente e spedito ad Azkaban. Una punizione ingiusta e feroce per qualcuno che non aveva colpe ma questo nuovo ministero sarebbe presto caduto e allora suo padre e tutti gli altri sarebbero tornati liberi. Suo padre avrebbe solo dovuto avere la pazienza di…

Osservò Remus adagiare Teddy nella culla.
Ricordava la felicità di suo padre quando gli aveva detto che sarebbe diventato nonno. Non era stato facile per lui accettare il fatto che la sua Dora avesse sposato un lupo mannaro ma aveva reagito a quella notizia con tanto entusiasmo da abbracciare e baciare persino Remus.
"Non adesso"lo anticipò prima che lui potesse aprire bocca.L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era che lui le chiedesse se stava bene.
Sostenne il suo sguardo per un lungo istante quindi "Certo" le concesse accompagnando le parole con un gesto del capo.
Era infastidito. Tonks ormai aveva imparato a conoscerlo abbastanza per capirlo anche se lui cercava di nasconderlo.Era arrabbiato , lo aveva sentito discutere in giardino credendo che lei fosse ormai lontana.Avrebbe preferito che Andromeda le parlasse con calma, le spiegasse il perché Ted era stato ucciso e non che le riversasse semplicemente addosso quelle parole non in quel modo, non sapendo quanto la ragazza si sentiva ancora legata al Ministero e quanto pochi e bucherellati fossero i suoi ricordi a proposito dei cambiamenti all'interno di quest'ultimo.
Lo seguì con lo sguardo mentre socchiudeva le tende affinché la luce non disturbasse il bambino, prendeva il libro poggiato sul comò e si sdraiava sul letto. Remus a volte era così protettivo nei suoi confronti da risultare soffocante eppure in quel momento lei desiderava che sua madre lo fosse stata almeno un po’ di quanto lo era lui.

Adesso ricordava il giorno in cui la Gazzetta aveva pubblicato quello stupito decreto ministeriale, di aver litigato con suo padre e di averlo visto andare via ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire perché non avesse provato a fermarlo , a proteggerlo. La testa le esplodeva. Frasi, immagini sensazioni l'assalivano tutte contemporaneamente facendola impazzire. Aveva voglia di piangere e allo stesso tempo desiderava che suo padre entrasse in quella stanza per potergli urlare contro quanto era stata stupida la sua scelta di fuggire voleva...
Le dita di Remus le sfiorarono la schiena riportandola al presente.Si sdraiò accantò a lui poggiando la testa sulla sua spalla, tranquillizzandosi quando lui l'abbracciò tornando a tenere il libro con entrambe le mani.

Si interruppe a metà frase rendendosi improvvisamente conto che era la quarta volta che la stava leggendo. Abbassò lo sguardo sulla ragazza che dormiva con volto nascosto sul suo petto.Solo poche ore prima era stato sul punto di raccontarle tutta la verità su di sé ora, guardando le sue dita stringere la sua camicia ,non era più certo che ci sarebbe riuscito. Aveva atteso troppo, esitato, e quando era stato finalmente pronto a parlarle aveva perso il momento giusto per farlo. La verità, si disse con rabbia, era che non avrebbe mai trovato il momento giusto perché non esisteva. Non poteva renderlo più accettabile o piacevole. Non poteva portarle la colazione a letto e dirle: "Buongiorno amore, dormito bene? Quasi dimenticavo di dirtelo ma sono un lupo mannaro" .
In qualsiasi modo in qualunque momento lo avesse detto le parole sarebbero state sempre le stesse.
Non aveva paura del modo in cui lei avrebbe potuto reagire a quelle parole ma temeva lei ricordasse. Era terrorizzato all'idea che ricordasse tutte le volte che lui l'aveva allontanata, che l'aveva lasciata sola.Tutte le volte che aveva usato il suo piccolo problema peloso,come lo chiamava Tonks, come un ostacolo tra loro due. 

Nonostante fosse ancora giorno la stanza era in penombra.Il mal di testa era completamente svanito ma quel sonno era stato tutt'altro che ristoratore.Aveva la sensazione che decine di frammenti di immagini le rimbalzassero dentro la testa ,fotogrammi sconnessi più o meno sfocati.Il suo sguardò si spostò istintivamente sulla giacca appesa all'anta dell'armadio. Sollevò delicatamente la mano di Remus e senza che lui se ne accorgesse scivolò fuori dal letto.
Erano passati molti anni da quando suo padre gliela aveva fatta trovare sul letto,una giacca nera che lui non indossava più,rimpicciolita in modo che fosse della sua misura con due piccole A argentate ricamate sui polsi.Il suo modo per incoraggiarla a riprovare quando era stata bocciata all'esame di pedinamento . Lui non aveva mai smesso di credere che lei potesse farcela a differenza degli invasivi tentativi di sua madre di distoglierla dall'idea di diventare Auror.Le mancava. Non avrebbe potuto desiderare un padre migliore e sapeva che sarebbe stato un ottimo nonno si disse chinandosi sulla culla e accarezzando i folti capelli arancioni di Teddy ,sorridendo quando le afferrò il dito senza svegliarsi.
Teddy era un metamorphomagus ma assomigliava più a Remus , lo stesso taglio degli occhi,la stessa bocca, persino le stesse orecchie... Improvvisamente si bloccò ,come pietrificata , la mano ferma mezz'aria mentre si rendeva conto di una verità che aveva avuto sempre davanti agli occhi ma non era riuscita a vedere. Tornò a guardare l'uomo che dormiva sul loro letto fissandolo come fosse la prima volta che lo vedeva. Credeva di sapere cosa aveva spaventato tanto suo madre ma c'era un solo posto in cui ne avrebbe trovato conferma.

Quando si materializzò tra gli alberi nel giardinetto di fronte il numero dodici di Grimmauld place era quasi il tramonto,c'era un po’ di vento e l'aria iniziava a farsi fredda ma nonostante ciò l'area giochi era piena di bambini che aspettavano il proprio turno sotto lo sguardo vigile degli adulti.Nessun la notò mentre usciva da dietro un alta siepe ed attraversava la strada diretta verso una palazzina che solo lei poteva vedere.

Non appena chiuse la porta d'ingresso alle sue spalle si pentì di esservi tornata da sola.La volta precedente Remus era stato al suo fianco, lei non aveva memoria della sua vita lì dentro e, troppo eccitata all'idea che quelle vecchie pareti ammuffite l'aiutassero a svegliare i suoi ricordi, non aveva fatto caso a quanto fosse triste e inquietante allo stesso tempo. Adesso aveva quasi la sensazione che decine di occhi la seguissero da dietro la carta da parati. Costringendosi a non guardare altro se dove doveva mettere i piedi si diresse quasi di corsa al secondo piano.

Non riusciva a dormire,colpa di Kreacher che si aggirava per la casa sperando di poter ‘mettere in salvo ’ i preziosi cimeli della sua padrona. Si fermò al centro del corridoio spostando lo sguardo da destra a sinistra e viceversa, studiando le due porte identiche ,cercando di ricordare quale fosse quella di Sirius.Dopo qualche minuto decise che la porta alla sua destra dovesse essere quella che cercava. Bussò. Dall’interno non giunse nessuna risposta. Bussò di nuovo,nessun rumore.
Sperò che non stesse dormendo troppo profondamente, aveva bisogno di lui e ormai aveva capito che l'unico momento in cui poteva sperare di parlargli senza correre il rischio di essere sentita o interrotta e ottenere risposte serie era la notte.
Da un paio di giorni non riusciva più a capire cosa stesse succedendo.Faceva parte dell'Ordine da mesi ed erano trascorsi quasi trenta giorni da quando si era trasferita a Grimmauld place.In quella vecchia casa non c'erano abbastanza camere da letto ma si stava abituando alla convivenza con Fleur e persino ad i turni per il bagno.Aveva creduto di non essere di peso e di non dar fastidio a nessuno anzi era stata sicura che si fosse instaurato un vero rapporto di squadra con tutti i membri del gruppo eppure...
Nell'ultima settimana qualcosa era cambiato ma non riusciva a capire cosa. Entrambe le volte in cui avrebbe dovuto essere di turno don Lupin lui si era fatto sostituire. Non che lei ci tenesse particolarmente alla sua compagnia soprattutto quando questa significava stare in silenzio per ore appostati in un angolo buio ma avrebbe preferito lui non la evitasse come un appestata quando la incrociava in corridoio , che non la guardasse in quel modo che la faceva sentire più insignificante di un vermicolo.
Sirius era l'unico a conoscere veramente bene Remus sicuramente le avrebbe saputo spiegare perché si comportava in modo così strano.
‘Sirius’sussurrò piano affacciandosi nella stanza buia ‘Sirius’mormorò di nuovo entrando mentre i suoi occhi cercavano di mettere a fuoco la stanza.
 La pallida luce dei lampioni della strada filtrava dalle pesanti tende chiuse solo a metà.Il letto al centro della stanza era vuoto,le lenzuola ben stirate,il piumino intatto.
 Per un istante,mentre chiudeva la porta alle sue spalle, pensò che avrebbe fatto meglio a tornare in camera propria ed attendere il mattino ma continuò avvicinandosi ad osservare la rovinata tappezzeria verde-argento che ricopriva le pareti della stanza dato che ormai era entrata le conveniva semplicemente aspettare.
 Il letto cigolò leggermente sotto il suo peso quando vi si sdraiò. Il materasso era troppo morbido per i suoi gusti,si disse guardando la larga macchia di umidità sul soffitto,ma almeno era privo di bozzi.
 Si girò su un fianco lasciando vagare lo sguardo qui e li man mano che si abituava alla penombra.Aveva immaginato che in quella stanza dovesse regnare il caos,da quel poco che aveva visto di suo cugino non erano molto diversi da quel punto vista, invece non c’era nulla che non fosse al proprio posto.Non un giornale spiegazzato sulla sedia,non una scarpa spaiata o un calzino sul pavimento.
 I pantaloni piegati erano stati poggiata alla spalliera della vecchia sedia,la camicia appesa all’anta dell’armadio chiuso,le scarpe allineate vicino all’armadio.Persino sua madre non avrebbe trovato nulla da ridire,tutto si trovava esattamente dove avrebbe dovuto o, si corresse mentalmente notando la piccola scatola sul comò, quasi tutto.
 Si alzò velocemente.Non avrebbe dovuto curiosare ma c’era qualcosa in quel pachetto,nello strano fatto che si trovasse lì,fuori posto, che l’attraeva.Una sbirciatina veloce non avrebbe fatto male a nessuno,si giustificò prendendolo in mano.
 Il tintinnio di vetro risuonò nel silenzio.Incuriosita osservo la parte superiore della scatola,vi erano state scarabocchiate velocemente delle parole,che non riuscì a decifrare nella penombra. L’aprì.
 Il denso liquido verde contenuto nella piccola ampolla scintillò appena alla pallida luce che proveniva dai lampioni stradali. LO stava ancora osservando quando sentì il pavimento del corridoio scricchiolare.
‘Rilassati ‘ la voce di Sirius giunse da fuori la porta mentre i passi si fermarono
 ‘Come posso rilassarmi’rispose Lupin ‘mancano solo due giorni’
 La giovane Auror non poté fare a meno di chiedersi a cosa si stessero riferendo ma prima di trovare una risposta suo cugino riprese.
 ‘Sarà esattamente come le altre volte’ lo interruppe di ottimo umore ma dopo qualche istante aggiunse come a volersi giustificare‘Cosa dovrei fare? Non posso certo mandarla via.'
Lupin sbuffò poggiando la mano sulla maniglia nello stesso momento in cui Tonks si rese conto di aver sbagliato stanza.
 Era troppo tardi per andar via, troppo tardi per rivelare la sua presenza dopo essere rimasta ad origliare. Non era stata sua intenzione ascoltare la loro conversazione e per quanto valesse non aveva capito molto se non che Lupin non la voleva a Grimmauld place ma questo lo sapeva già.Forse l'aver sbagliato porta era stata una fortuna. Avrebbe chiesto direttamente a lui cosa aveva fatto di tanto grave per rendergli la sua presenza tanto sgradita si disse osservando la porta girare lentamente sui cardini.Non sarebbe tornata in camera sua finchè lui non le avesse dato una risposta degna di quel nome promise a sé stessa sollevando il mento battagliera. Nell’istante di silenzio che seguì però Tonks di fronte allo sguardo colmo d'ira dell'uomo desiderò trovarsi in qualsiasi altra parte del mondo.

La casa al numero dodici di Grimmauld place apparve cupa e silenziosa davanti ai suoi occhi tra il numero undici e il tredici.Nonostante la luce tremolante delle polverose lampade a muro non fu difficile individuare le impronte lasciate da poco sullo spesso strato di sporco che ricopriva il pavimento.Salì le scale attento ad evitare i gradini rotti, tendendo le orecchie in cerca di ogni rumore proveniente dal piano superiore che potesse dirgli cosa stava facendo, ma non ne udì. Le vecchie assi del pavimento scricchiolarono sotto i suoi piedi quando giunse al secondo piano. Si fermò.La finestra del corridoio era stata aperta ed il vento agitava la leggera tenda bianca.Aveva come la sensazione di stare ancora dormendo, di non trovarsi veramente lì eppure vi era. Sentiva il sordo rumore di decine di piccoli denti che rosicchiavano le travi sotto i suoi piedi e il ronzio di chissà quali creature ormai padrone della casa disabitata. Riprese a camminare,lentamente quasi come in sogno, verso quella che una volta era stata la sua stanza.
Seduta a cavallo sul davanzale della finestra, una gamba che penzolava leggera nel vuoto. Fissava qualcosa che teneva in mano ma dalla soglia della porta Remus non riusciva a distinguere cosa fosse.
"Dora io devo..."prese l'iniziativa ma dopo solo pochi passi si interruppe
 
Un turbine spalancò la porta facendola battere con un botto secco contro la parete ,un turbine con i capelli rosa cicca."Mi è sfuggita" si scusò imbarazzata riuscendo imprevedibilmente a tenere in equilibrio un piatto e una bottiglia in mano.
Era la seconda volta che Tonks entrava nella sua stanza senza chiedergli il permesso.Chiuse il baule "Posso aiutarti in qualcosa?"
"Ho pensato ti andasse qualcosa da mangiare" rispose la ragazza "Sirius e i ragazzi stanno disinfestando una elle stanze al pian terreno"posò il piatto e la bottiglia sul comò senza aspettare una sua risposta " e Molly non vuole che l'aiuti in cucina " osservò per un paio di istanti i sandwich e poi ne scelse uno "preferisce avere l'aiuto di Charlie" concluse con una smorfia prima di addentare il suo spuntino.
Lupin si trattene dal risponderle. Non aveva alcun dubbio sul perché Molly l'avesse voluta fuori dalla sua cucina.Solo una volta aveva visto Ninfadora aiutare a servire la cena e per poco non avevano rischiato di digiunare.
"Sono buoni"lo invitò a prenderne uno vedendo che lui continuava a guardarli con diffidenza "Non li ho preparati io" gli assicurò
"Proprio non vi capisco" ruppe nuovamente il silenzio "Vi sta bene dividere un turno di guardia con me ma non vi fidate abbastanza da mangiare qualcosa che preparo io"
"Beh" rispose l'uomo ingoiando il boccone "tu sei un ottimo Auror, ma.." rimase per qualche istante con la frase in sospeso cercando inutilmente un modo gentile per dirle che avrebbe preferito mangiare l'arrosto bruciacchiato preparato da Kreacher piuttosto che di nuovo uno dei suoi pasticci di carne
Tonks sorrise intuendo quello che pensava ,per nulla offesa dopotutto era consapevole di non saper cucinare. Allungò una mano per prendere la bottiglia e solo allora si accorse di aver dimenticato i bicchieri.
Un pò stupito l'osservò portarsi la bottiglia alla bocca . Se Molly fosse stata lì l'avrebbe sicuramente rimproverata per la sua mancanza di femminilità e non riusciva nemmeno ad immaginare Fleur fare una cosa del genere.
"Ne vuoi?"chiese accorgendosi che la fissava.
Imbarazzato distolse lo sguardo per un secondo quindi allungò la mano verso la bottiglia "Grazie." Non si era mai comportato con lei in modo particolarmente amichevole,non in modo diverso rispetto a come si comportava con gli altri membri dell'Ordine, pensò bevendo un lungo sorso mentre l'osservava muoversi per la stanza. L'ultima volta che era entrata nella sua stanza, scoprendo il suo segreto, l'aveva cacciata fuori in malo modo ma Tonks stranamente non si era offesa. Il ricordò di quanto solo pochi giorni prima fossero stati vicini e di come lei non ne sembrasse dispiaciuta o infastidita si fece prepotentemente strada nei suoi pensieri mentre la ragazza tornava ad appoggiarsi al mobile. In silenzio sembrava aspettare che fosse lui a dire qualcosa "Chi te le ha regalate?" domandò indicando le pesanti calze con le renne che lei portava ai piedi dal giorno di natale e dandosi dello stupido per non aver saputo trovare un argomento di conversazione migliore.
"Ti piacciono?" domandò a sua volta sollevando un po’ la gamba da terra e girando il piede da una parte all'altra in modo da offrire una visuale completa del pupazzo ricamatoci sopra.
"Sono..."Inarcò un sopracciglio guardando scettico il grosso naso a rilievo dell'animale " particolari"
"Sono calde" aggiunse lei osservando i sandwich nel piatto"odio avere i piedi freddi" spiego allungando la mano per prenderne uno nello stesso istante in cui lo fece anche lui.
Per un secondo le loro dita si toccarono.Un brivido gli percorse la schiena.Ritrasse velocemente la mano quasi si fosse scottato."Sono buffe" disse distrattamente sperando lei non si fosse accorta della reazione.
"Già" concordò "Charlie ha dei gusti stravaganti quasi quanto i miei e..."si interruppe sentendolo tossire convulsamente "Tutto a posto? "
"Si" le assicurò con un filo di voce schiarendosi la gola.Avrebbe dovuto immaginare si trattasse di Charlie.Erano amici dai tempi della scuola, più volte li aveva visti seduti in un angolo a chiacchierare a ridere.Erano giovano,una bella coppia...pensò bevendo un lunghissimo sorso di Burrobirra Non gliene sarebbe dovuto importare nulla sbottò contro se stesso nella sua mente eppure non poteva fare a meno di odiare profondamente quegli stupidi calzettoni.
"Sei sicuro che vada tutto bene?" domandò nuovamente notando la sua espressione accigliata
"Si" rispose più bruscamente di quanto avesse voluto.Prese un altro sandwich sfuggendo al suo sguardo poco convinto.Desiderava aver parlato di qualsiasi altra cosa ,qualsiasi cosa non riguardasse Charlie.Quel ragazzo era simpatico però Tonks meritava di meglio. Qualcuno che non avesse le mani ruvide e segnate da cicatrici,qualcuno che non rischiasse di farsi arrostire vivo a lavoro qualcuno, qualcuno che non fosse Charlie. La sua risata lo riportò alla realtà.
“Aspetta “disse guardando la sua espressione un po’ disgustata nel posare in un angolo del piatto il sandwich spappolato e cercare con lo sguardo qualcosa in cui ripulirsi la mano sporca del ripieno appiccicoso"Ci penso io sono un'esperta in queste cose"
Prima che potesse dire o fare qualcosa per rifiutare le vide tirar fuori dalla tasca un tovagliolo.
"Di solito sono io che mi riduco così" disse sorridendo mentre ripuliva la mano dalle tracce di formaggio cremoso"Perché quando succede..."
Vedeva la sua bocca muoversi ma non sentiva quello che diceva.Era così vicina che riusciva a sentire il profumo fruttato dal suo sapone.Ogni pensiero su Charlie, i calzettoni, i sandwich, quello che stava facendo prima che lei entrasse scomparvero dalla sua mente, ogni pensiero vi scomparve, sentiva la testa vuota e leggera come mai prima d'allora.Le uniche cose di cui era consapevole in quel momento erano lo straordinario caldo che sentiva in quella stanza e la sua mano sul suo petto.
"Mi spiace" disse inconsapevole di non essere ascoltata mentre cercava invano di cancellare le macchie dal suo pullover finendo invece per allargarle "credo che per quest..."
Agì senza pensare. Prima ancora che il suo cervello capisse quello che stava facendo poggiò le sue labbra sulle sue zittendola.

"Si?" lo incitò a continuare

Scosse la testa tornando in sé, rendendosi conto di stare fissando la parete vuota. Tonks o sapeva già, ne fu certo non appena riconobbe la scatola che teneva in mano ma, dal modo in cui lo guardava, era evidente che desiderava fosse lui a dirlo.Gli offriva la possibilità di fare quello che non era riuscito a fare in passato proprio in quella stanza."Avevo sette anni" iniziò a raccontare deciso ciò che solo tre persone gli avevano sentito dire "non dimenticherò mai la prima volta che vidi Fenrir Greyback"

Quelle parole facevano rivivere nella sua mente immagini che lo avevano perseguitato negli incubi da bambino e continuavano a farlo ora che era adulto mai pronunciarle ad alta voce era stato così facile.Man mano che parlava aveva la sensazione che il peso che si era portato dietro per tutti quegli anni diminuisse, si sentiva più leggero. Sapeva che nessuno, nemmeno Sirius e James avevano mai capito cosa significasse per lui essere stato morso, erano stati i migliori amici che avrebbe mai potuto desiderare avere ma con loro ogni tentativo di confidarsi si trasformava in qualcosa di diverso.Non parlarne , distrarlo, farlo concentrare su altro era stato il loro modo di aiutarlo ed era stato grato loro per questo ma infondo quando la luna piena si avvicinava per quanto gli fossero vicini lui era sempre stato solo.Con Ninfadora era diverso. Seduta a pochi centimetri di distanza lo guardava desiderando che lui le raccontasse ogni cosa, nessuna traccia di compassione né di orrore quando era entrato nei particolari. Se solo lui le avesse parlato in quel modo tre anni prima,se solo avesse smesso di ripetere a sé stesso che era troppo vecchio ,troppo povero,troppo pericoloso.

Mescolò lentamente la sua zuppa osservando svogliatamente i cerchi concentrici che si formavano sulla superficie.
"Mangiala prima che si freddi" le suggerì la signora Weasley osservandola riempire il cucchiaio e vuotarlo nuovamente nel piatto.
Sollevò lo sguardo rendendosi conto che la tavola era stata sparecchiata ad eccezione delle sue cose, gli altri si erano già alzati ."Non ho voglia"rispose allontanando la sua cena.
"Ti senti male?" chiese Molly poggiandole una mano sulla fronte prima che potesse impedirglielo.
"Sto bene"protestò per quell'eccesso di premure materne
"Non hai la febbre"convenne la donna senza nemmeno ascoltarla "Vuoi che ti prepari qualcos'altro"
Scosse la testa "Non ho fame"
"Ma devi mangiare qualcosa" ribatté l'altra che non era abituata a vedere qualcuno rifiutare uno dei suoi piatti senza un buon motivo "Cosa c'è che non va?" domandò comprensiva sedendosi di fronte a lei.
"Niente"
"E' da una settimana che spizzichi a stento qualcosa "replicò la signora Weasley" Guarda come sei pallida,,, "
"Sto bene" ripeté sgarbatamente uscendo dalla stanza. Al piano di sopra Hestia parlava con Malocchio, sentiva le loro voci. Si fermò a metà della scala poggiando le spalle alla parete .Non aveva alcuna voglia di incontrarli, non aveva voglia di vedere nessuno di loro.Lupin era molto più bravo di lei nel recitare, continuava a vivere la sua vita come nulla fosse successo,come se non fosse stato lui a baciarla,come se fosse un uomo diverso da quello con cui si incontrava la sera in cortile.Tutte le storie si concludevano prima o poi,alcune più bruscamente di altre,era consapevole di questo,ciò che non riusciva ad accettare era il fatto che lui rinnegasse completamente quello che c'era stato tra loro.Era stanca di sentirsi ignorata.Per quanto il solo pensarlo la facesse stare male Remus poteva non provare più nulla per lei ma se così era che trovasse il coraggio di dirglielo chiaramente in faccia e smettesse di nascondersi dietro la luna piena.


Prese dal tavolo la copia della Gazzetta che Hestia aveva portato quella sera e si sedette sulla poltrona vicino al camino.Sentì la porta aprirsi di nuovo e Sirius entrare.Era più che cosciente del fatto che se fosse stato solo nella stanza l'amico non avrebbe perso l'occasione per parlare della cugina e cercare di farlo ragionare,come si divertiva a dire, ma davanti a Malocchio ed Hestia non avrebbe osato.
Il licantropo li ringraziò mentalmente per la loro presenza.Non aveva alcuna voglia di parlare di Nnfadora. Aveva commesso un enorme errore con lei.Non avrebbe mai dovuto baciarla,mai pensato di poter stare insieme a lei come una coppia normale.Lei era giovane,bella, intelligente e lui solo un vecchio,povero , Licantropo. Pericoloso, si disse, non doveva dimenticarlo.Tonks però gli mancava. Gli mancava la sua risata, parlare con lei, i suoi sguardi, i suoi bizzarri capelli. Gli mancavano le sue labbra e stringerla tra le braccia e..
'Andiamo!''
Per una frazione di secondo ebbe la sensazione che l'immagine creata dalla sua mente avesse parlato.Sollevò lo sguardo dal giornale appena in tempo per afferrare al volo il mantello prima che lo colpisse. ' Andiamo dove?' chiese confuso
'Ho voglia di prendere un po’ d'aria' rispose bruscamente la ragazza facendogli cenno di muoversi.
Tornò a sfogliare il Profeta 'Buona passeggiata, allora'
' Non ho voglia di uscire da sola' insistette la ragazza
'Chiedilo a Bill ' le suggerì l'uomo sforzandosi di mostrarsi disinteressato.
Infastidita dagli sguardi che la loro conversazione attirava spostò il peso da un piede all'altro 'Non è ancora rientrato'
'Domandalo a Fleur 'rispose per nulla interessato alla sua sfuriata tornando ad abbassare gli occhi sull'articolo che stava leggendo.
'Hai forse degli asticelli al posto del cervello?' replicò la giovane Auror iniziando a perdere la pazienza ' cosa ti fa pensare che io voglia anche solo sprecare altri cinque minuti con Quella?'
' Proponilo a Charlie allora!' esclamò esasperato alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.Desiderava solo che lei se ne andasse, che la smettesse di insistere.
 'L'ho sto chiedendo a te Remus' insistette la ragazza enfatizzando il suo nome " o forse sei troppo vecchio per sentirmi o troppo pericoloso per farmi compagnia fuori da queste mura?' aggiunse alle sue spalle prima che lui aggiungesse la porta
La carta crepitò un po’ accartocciandosi nella sua mano. Si voltò . Lo fissava seria, accigliata e determinata allo stesso tempo. Le braccia incrociate al petto, il piede che batteva impazientemente il tempo, il mantello sulle spalle. Aveva l'aria di chi non avrebbe mai cambiato idea, di chi non se ne sarebbe andata finché non avesse ottenuto ciò che chiedeva ma osservandola attentamente Remus si accorse che quella era solo una maschera.Lo stava provocando, con un arma che lui stesso aveva fornito. Ora che per la prima volta da quanto era entrata la guardava veramente riusciva a cogliere l'ansia nei suoi occhi, a notare le labbra mordicchiate temendo che lui non reagisse.Quello che Tonks voleva,il motivo per cui l'aveva cercato,non era trovare qualcuno che le facesse compagnia al pub, avrebbe scommesso tutto ciò che possedeva per quanto poco potesse essere, voleva solo riaprire quella discussione,fargli rimangiare quelle parole .I suoi occhi la supplicarono in silenzio di capire .Niente lo avrebbe reso più felice in quel momento che accontentarla,fingere di non essere ciò che era ma non poteva. Aprì la porta e uscì.

 
 
La luce della piccola falce lunare riusciva a stento a oltrepassare lo spesso strato di nubi che ricoprivano il cielo. Nonostante fossero vicini Tonks non riusciva a distinguere l'espressione sul volto del marito. Remus non parlava mai della sua famiglia e adesso ne capiva il motivo.John Lupin non si era mai perdonato per quello che era accaduto a suo figlio e Remus non riusciva a sopportare il fatto di essere la causa della depressione del padre.Lo ascoltò raccontare del suo passato,degli accordi presi con Silente perché potesse frequentare Hogwarts, della sua convivenza con i licantropi senza nasconderle nulla.
Aveva sperato di sbagliarsi , di non trovare quella scatola nè la conferma dei suoi sospetti e invece era andato tutto diversamente. Aveva raccolto con rabbia il vecchio contenitore da terra.Remus l'aveva delusa. Le riusciva difficile credere che lui,lo stesso uomo che aveva atteso pazientemente il suo risveglio seduto al capezzale del suo letto, che trascorreva i suoi giorni e le sue notti al suo fianco, avesse potuto ferirla così profondamente. 
Non le importava che lui fosse un licantropo, gli aveva perdonato da tempo tutte le volte che l'aveva lasciata, ciò che l'infastidiva era il fatto che lui non avesse fiducia in lei. O almeno,era stato quello il motivo della sua rabbia finchè Remus non aveva iniziato a raccontare.
Quando finì di parlare per la prima volta si sentì veramente parte della sua vita.Si alzò lentamente mentre l'orizzonte veniva rischiarato da un lampo caduto chissà dove oltre le case e si fermò in piedi davanti a lui.Si sollevò sulla punta dei piedi e lo baciò dolcemente. "Grazie"mormorò come se le avesse appena dato il più bel regalo della sua vita.

La fissò stupito, incapace di pensare per un istante.Nessuno avrebbe reagito in quel modo alla fine del suo racconto, nessuno tranne Dora, avrebbe dovuto immaginarlo.

Non le aveva mai voluto parlare prima di allora della sua vita con i licantropi, se ne vergognava.Non aveva voluto che lei sapesse cosa aveva fatto per poter rimanere nel branco. Non aveva ricordi delle notti di luna piena ma quelli dei risvegli bastavano a farlo sentire sporco. Cercava sempre di trascorrere quelle notti nei luoghi più isolati ma poteva risvegliarsi a chilometri di distanza senza sapere dove era stato, senza sapere se aveva incontrato un campeggiatore o se si era avvicinato a qualche casa.Ripensando a quel periodo i sensi di colpa rischiavano di schiacciarlo. Prese la scatola dalle sue mani e la osservò attentamente.Coperta di polvere e con un angolo rosicchiato da chissà quale animale ma le lettere tracciate dalla mano veloce di Piton si distinguevano ancora.Le fissò per un tempo che a Tonks sembrò indefinito quindi lanciò lo scatolo con noncuranza in un angolo della stanza.Un gesto semplice ma che lasciava intendere molto di più.Per troppi mesi aveva camminato vicino al baratro e senza di lei non era sicuro sarebbe riuscito a sentirsi nuovamente umano.
Le prese il volto tra le mani avvicinandolo al suo.Le braccia di Tonks gli circondarono i fianchi stringendolo a sé.
Quel pomeriggio alla Tana dopo che Tonks gli aveva restituito la fede Bill aveva cercato di tranquillizzarlo dicendo che gli sarebbe bastato fare in modo che lei ricordasse il motivo che l’aveva fatta innamorare di lui.
Remus ci aveva riflettuto a lungo nelle notti trascorse lontano da lei e aveva continuato a farlo anche dopo che Dora lo aveva voluto nuovamente al suo fianco ma, pensò osservandola socchiudere gli occhi mentre le sue dita scivolare sulle sue guance,sul suo collo, sulle sue spalle per poi seguire la curva della schiena,non avrebbe mai capito perché Tonks lo avesse notato. Dopo tutto ciò che aveva fatto lui non avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita accanto ad uno come sè, per fortuna, si disse posando le labbra su quelle della moglie, lei invece lo aveva scelto per due volte.

Non riusciva a smettere di tremare.Sirius era morto, Silente era morto,Bill giaceva in un letto in infermeria il volto sfigurato da Greyback. Aveva la sensazione che tutto ciò che facevano non fosse mai abbastanza non era più tanto sicuro che avrebbero vinto loro quella guerra. Ora che Silente non c'era più chi avrebbe preso il comando dell'Ordine, che fine avrebbe fatto Hogwarts.Scese una rampa di scale e si incamminò lentamente lungo il corridoio del quarto piano cercando di mettere più distanza possibile tra lui e la torre di astronomia, l'infermeria e soprattutto di andare il più lontano possibile da Ninfadora Tonks.Aveva creduto di poterla dimenticare, un anno tra i licantropi poteva far dimenticare ad un uomo persino il proprio nome ma il ricordo di Tonks era radicato ben in profondità dentro di lui. Avrebbe potuto lottare negandolo per tutta la vita, ormai ne era consapevole, ma.. Il rumore di passi di corsa ,il pietrisco che scricchiolava trasformando quella corsa in una caduto, non ebbe il tempo di spostarsi. L'impatto contro la parete lo lasciò senza fiato. Rimase per un lungo istante ad occhi chiusi massaggiandosi il fianco ascoltando gli sbuffi di chi l'aveva urtato li avrebbe riconosciuti tra mille. Aveva sperato che lei fosse rimasta con i Weasley ,che non lo avesse seguito ,abbassò lo sguardo sulla ragazza inginocchiata ai suoi piedi "Ninfadora."si lamentò
"Tonks!" lo corresse tendendo una mano verso di lui ma quando vide che non l'avrebbe aiutata si rialzò da sola.."Dobbiamo parlare"
Mosse un passo indietro "Non abbiamo nulla da dirci"
"Non puoi continuare ad evitarmi per sempre"
"Io non ti sto evitando"
"Andiamo Remus, non sono così stupida"
Era stato un errore trattenersi in infermeria. avrebbe solo dovuto assicurarsi che Bill si sarebbe ripreso velocemente e sparire nuovamente ma il desiderio di stare vicino a lei era stato troppo forte.Doveva controllare che non si fosse fatta male.Cinque minuti non di più sie era detto inizialmente ma poi Tonks aveva iniziato a iniziando a parlargli.Ascoltare nuovamente la sua voce era la sensazone più bella provata in quei lunghi mesi ma era qualcosa che non poteva permettersi. "Allora forse avresti già dovuto capirlo che devi smetterla di cercarmi!" scattò nervoso. 
Gli afferrò il polso impedendogli di andarsene "Non prima che tu mi abbia dato una spiegazione"
Guardò per un lungo secondo la sua mano sporca e graffiata.Sospirò stancamente "Credevo di essere stato abbastanza chiaro..."
 "Oh si le tue scenate sono state sempre molto esaustive" ribatté la ragazza"Sono povero,sono vecchio" ripeté cercando di imitarlo "Sono un pericolosissimo licantropo e "
 "Adesso basta!" si liberò dalla sua presa
"No!" esclamò puntando entrambe le mani sul suo petto e spingendolo indietro"Sei tu che devi smetterla.Devi smetterla di piangerti addosso."
"Non "
 "Sta zitto e ascoltami!"lo interruppe facendo trasalire un paio di ragazzi che si affrettarono ad allontanarsi"Per un anno non ho fatto altro che sperare in tue notizie , di vederti tornare ma tu sei scomparso senza dirmi nemmeno una parola senza curarti minimamente di quello che avrei provato io." Lo guardò fisso negli occhi "Sei l'uomo più egoista che abbia mai conosciuto.Sei sempre stato tu a decidere per entrambi senza permettermi di parlare e io... "
Sostenne il suo sguardo attendendo quelle parole che per tanto tempo aveva aspettato.Se lei gli avesse detto che malediva il giorno in cui lo aveva incontrato che lo odiava per averlo fatto andarsene nuovamente sarebbe stato molto più semplice.Aveva la sensazione di sentire la rabbia vibrare dentrola sua gola pronta a riversarsi in quelle parole che meritava ma lei tentennò.
"Dovrei essere in infermeria e tranquillizzare Charlie " abbassò lo sguardo e il dito che gli aveva puntato contro "Invece sono qui con te " sospirò allontanandosi "Io invece sono qui" ripeté stupendosi del fatto che non la stesse interrompendo o non se ne fosse andato "tutto ciò che voglio è che tu riesca a capire che non mi importa quello che ti accade con la luna piena,non mi importa come ti guarda la gente o ..."la sua voce si tramutò in un mormorio .
Riuscire a farsi accettare dai licantropi era stato più facile di quanto avesse immaginato.La loro rabbia nei confronti dei 'normali' a causa della discriminazione che dovevano subire era tale che non riuscivano a vedere che la causa del loro male viveva in mezzo a loro. Molti avevano vissuto talmente tanto tempo lontano dalla civiltà che avevano perso gran parte della loro umanità.Nelle lunghe notti trascorse su giacigli di fortuna o all'aperto un solo pensiero gli aveva permesso di dormire e dimenticare dove si trovasse.
Era difficile credere che la buffa ragazza che aveva conosciuto a Grimmauld place fosse la donna con i capelli grigi davanti a lui. Posò un dito sotto il suo mento facendoglielo sollevare "Bill non diventerà un vero licantropo"
Scosse la testa con rabbia sfuggendo al suo tocco.Non aveva bisogno che lui la consolasse né tantomeno della sua accondiscendenza." Tu non mi ascolti nemmeno" ribatté portando i pugni ai fianchi " Non è questo il punto. A Fleur non importerebbe..."
Non ricordava di averla mai vista così arrabbiata.Riusciva a scorgere il rossore del suo volto sotto lo sporco,vedeva le sue mani tremare eppure nel suo sguardo c’era determinazione,la stessa che immaginava vi era quando combatteva. Era una guerra quella che loro avevano iniziato molto tempo prima,si rese conto, e Tonks non sembrava per nulla intenzionata a perdere.. Mosse un passo verso sinistra e si sorprese a sorridere nel vederla muovere bloccandogli di nuovo la strada. Improvvisamente si rese conto di sperare che non lo lasciasse andare via di non volere che lei si arrendesse."Sposami"sussurrò
"...lei vorrebbe stare con lui lo stesso e... "
Non sapeva cosa lo avesse spinto a mormorare quella parola un istante prima ma da quando l'aveva detta aveva come la sensazione che il suo cuore avesse ripreso a battere davvero. Aveva sempre lottato contro quello che provava ed era stanco voleva solo arrendersi."Sposami"ripeté ad alta voce con una determinazione che credeva non gli appartenesse. Terrorizzato dal fatto che lei potesse rifiutarlo. Divertito nel rendersi conto che per una volta Tonks non aveva nulla da ribattere.

Un tuono risuonò forte nel silenzio facendoli trasalire, mentre le prime gocce di pioggia battevano violente contro i vetri della finestra.
Era felice di lasciare quella casa e ora che aveva recuperato la sua memoria si sentiva sollevata nel non dovervi più mettere piede dentro. Dopotutto però, pensò Tonks lanciando un ultimo sguardo al vecchio portaombrelli a forma di zampa di troll in quella casa avevano vissuto anche dei bei momenti .Se quel giorno non si fosse convinta ad accettare l'invito di malocchio non avrebbe mai conosciuto Sirius né avrebbe incontrato Remus. Stava chiedendosi cosa avrebbe pesato suo cugino di loro vedendoli scendere da quelle scale mano nella mano quando un fulmine cadde molto vicino facendo tremare le pareti e illuminando la casa a giorno.

Maledizioni e incantesimi rischiaravano il parco; mura e vetrate della scuola esplodevano con fragore assordante.Uscì di corsa dal portone principale lanciandosi nella mischia.Odiava Remus Lupin, odiava il fatto che lui l'avesse lasciata nuovamente, odiava sè stessa per non essere riuscita ad imporsi per non averlo seguito. Con quale coraggio poteva prendere che lei stesse a casa mentre lui combatteva una guerra che era anche la sua.Come avrebbe detto a Teddy che quell'idiota di suo padre non era più con loro perché troppo testardo per accettare aiuto. Il pensiero che qualcosa potesse accadergli la fece infuriare ancora di più.Remus non poteva permettersi di farsi ferire,non poteva permettersi di lasciarla sola di nuovo non...Qualcuno la urtò facendola cadere, qualcosa passò sibilando a pochi millimetri dalla sua testa, si alzò e riprese a correre più velocemente . Doveva trovarlo ad ogni costo, impedire che gli succedesse qualcosa.
Si fermò a riprendere fiato sulla riva del lago. I muscoli delle gambe le bruciavano per la lunga corsa ma finalmente lo aveva trovato.Avrebbe saputo riconoscere la sua sagoma tra mille mentre lo osservava pietrificare il suo avversario.
Una risata folle echeggiò nell’aria superando il frastuono e gelandole il sangue nelle vene. Avrebbe riconosciuto quella risata tra milioni. Si voltò appena in tempo per vedere sua zia sollevare la bacchetta contro di lei.

Gli occhi di Bellatrix la fissavano dalla stoffa,due pozzi neri privi di ogni traccia di umanità che sembravano continuare a schernirla proprio come quando era viva.Desiderava che lei fosse lì in quel momento per poterle ridere in faccia dicendole che aveva fallito, lei era ancora viva , insieme a Remus, e il suo tentativi di 'ripulire' il nome dell'antica casata Black erano stato un fiasco.
Aveva sollevato la bacchetta puntandola verso quel volto pronta a cancellarlo per sempre quando il suo sguardo si posò sul cartiglio annerito in cui riusciva a leggere a stento alcune lettere del nome di sua madre."Non ne vale la pena" disse più a sé stessa che a Remus abbassando il braccio e rivolgendo un ultimo sguardo colmo di disprezzo alla zia.
Non le avrebbe riservato lo stesso trattamento che avevano avuto Sirius, sua madre e quei pochi sani di mente che avevano avuto la sfortuna di portare il cognome Black, non meritava quell'onore. Bellatrix stava bene lì dove si trovava, circondata da volti di pazzi.
Si accorse che anche Remus fissava quella immagine rigido, con rabbia, quasi sul punto di scagliarsi contro di essa. Cercò la sua mano "Andiamo via"gli disse "andiamo a casa"

Prima di uscire dalla stanza si fermò un ultima volta sulla soglia voltandosi a guardare dentro.Bellatrix era quasi riuscita a distruggere le loro vite, quasi però , e lei non le avrebbe concesso la soddisfazione di tormentarla nei suoi ricordi.Ora che aveva recuperato la memoria non aveva la più pallida intenzione di assistere passivamente, di essere spettatrice davanti ad un specchio del passato di qualcuno che non riconosceva.Sarebbbe stata lei a scegliere,si disse con convinzione e quel volto, aggiunse mentre stringeva la maniglia della porta e la tirava con forza dietro di sé ,era la prima cosa che avrebbe dimenticato.
  
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