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Autore: Giusyna    08/11/2012    8 recensioni
Ed ora eccola lì, una donna sola, una donna incinta per di più, che si chiedeva perché avesse sposato proprio l’uomo che aveva una concezione dello scorrere del tempo tale da fargli credere che subito corrispondesse a più di venti minuti.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dolce attesa tra sospiri e sapore di cioccolata

 

 

Un’improvvisa sferzata di vento gelido fece tremare i vetri della finestra.

Hermione rabbrividì a quell’ennesimo avvertimento cattivo del tempo e si strinse maggiormente nel plaid di lana, cucito da mamma Molly in persona.

 

Era una fredda sera di dicembre, il Natale era ormai alle porte. Il fuoco crepitava allegramente nel camino e le sue fiamme, impeccabili contorsioniste, sembravano riprodurre una strana danza, una danza senza tempo al ritmo di una melodia silenziosa che solo loro potevano sentire.

Hermione si perse a guardare quelle lingue di fuoco ballerine per qualche istante. Chiuse gli occhi.

 

Sospirò pensierosa.

 

Era piacevole starsene sedute al caldo, davanti al fuoco, quando fuori imperversava la bufera.

Il vento tornò nuovamente ad emettere i suoi ululati.

 

Sospirò di nuovo, preoccupata questa volta.

 

Ron era uscito da venti minuti e mentre lei stava al caldo tra le confortevoli mura di casa, lui era fuori a fronteggiare le intemperie dell’inverno.

E per una volta fu costretta ad ammetterlo: era tutta colpa sua.

Fino a neanche mezz’ora fa infatti, entrambi si stavano godendo il tepore del fuoco, abbracciati sul divano. Una situazione di calma e tranquillità che nel loro caso, visti i battibecchi frequenti ma fortunatamente del tutto innocui che li avevano sempre caratterizzati, era quasi un momento raro. Una scena quasi idilliaca. Ma quell’attimo di assoluta semplicità e perfezione non poteva durare più di tanto se il suddetto divano era quello del salotto di casa Weasley-Granger. E infatti ci aveva pensato proprio Hermione a rompere l’idillio, facendosi scappare, con pura ingenuità, che non le sarebbe affatto dispiaciuto gustare un delizioso pezzo di cioccolata davanti a quel tiepido fuocherello ristoratore, ma non cioccolata qualsiasi, bensì cioccolata puramente ed interamente babbana; quella con tante nocciole che ti si scioglie in bocca e che era solita mangiare da bambina proprio davanti al camino.

Da quel momento a seguire, era accaduto il finimondo. Ron non aveva voluto sentire ragioni e, indossato il giubbotto, si era apprestato a sfidare vento, freddo e neve pur di andare a comprarle della cioccolata.

 

Quella cioccolata

 

Hermione aveva tentato con ogni mezzo di trattenerlo, dicendogli che non era assolutamente necessario che lui rischiasse di farsi venire un malanno soltanto per accontentare il suo assurdo capriccio. Ma niente da fare, Ronald si era dimostrato ancor più caparbio di lei.

 

“Non dire sciocchezze, amore. Se hai voglia di cioccolata, nelle tue condizioni, è giusto… ma che dico giusto, necessario che io vada a trovarti questa cioccolata. Su non fare quella faccia, torno subito… promesso!”

 

Così dicendo Ron le aveva dato un bacio sulla fronte, mentre la giovane Hermione non aveva potuto fare altro se non rassegnarsi a vederlo chiudersi l’uscio di casa alle spalle.

Ed ora eccola lì, una donna sola, una donna incinta per di più, che si chiedeva perché avesse sposato proprio l’uomo che aveva una concezione dello scorrere del tempo tale da fargli credere che subito corrispondesse a più di venti minuti.

Non fece in tempo a formulare neppure un altro pensiero che udì lo scatto della serratura della porta d’ingresso.

 

Un ennesimo sospiro le salì alle labbra, questa volta di sollievo.

 

Ecco ora il suo giovane marito avrebbe riposto le chiavi di casa sul mobile dell’ingresso anziché nel portachiavi accanto alla porta, abitudine per cui lei lo rimproverava costantemente.

 

 

 Hermione udì il rumore di qualcosa di metallico,

un qualcosa molto simile ad un mazzo di chiavi

che veniva appoggiato sul legno.

 

 

Poi si sarebbe tolto il giubbotto e lo avrebbe appeso all’attaccapanni.

 

 

Hermione udì inconfondibilmente

il rumore di una zip che viene aperta.

 

 

E sarebbe arrivato sulla soglia del salotto, con ogni probabilità con uno dei suoi soliti sorrisi a trentadue denti stampato in faccia.

 

Metteva quasi i brividi constatare come conoscesse bene suo marito.

 

Immancabilmente dunque, un giovane uomo alto, molto alto, smilzo con un viso spruzzato di lentiggini e dei capelli talmente rossi fa fare invidia alle palline che decoravano l’albero di Natale, fece capolino dallo stipite della porta. A illuminargli il volto, un sorriso a trentadue denti.

 

“Ehi tesoro, hai visto che ho fatto presto?”

 

“Sai, volendo potremmo discutere sul tuo concetto di presto, Ronald”

 

Ron aveva notato subito l’utilizzo del suo nome per intero e di solito il ricorso a questo appellativo non era il migliore dei presagi. Ma non volle badarci e, sempre sorridendo disse:

 

“Andiamo amore, non essere così pignola. Ho dovuto smaterializzarmi a Londra trovare un supermercato aperto, assicurarmi che avessero la cioccolata con le nocciole e pagare. E lo sai che non sono bravo con le stelline babbane”

 

Ancora una volta un sospiro, che adesso sapeva di sconsolata e divertente rassegnazione.

 

Sorrise Hermione. A quello proprio non poteva resistere.

 

“Sterline Ron, si dice sterline.”

 

“Ecco, appunto”

 

Ron si rilassò. Non gli era sfuggito il ritorno al suo nomignolo.

Il giovane andò a fare compagnia alla sua sposa sul divano e subito, non appena si fu seduto, ella si sistemò tra le sue braccia che prontamente, come se non avessero mai fatto altro nella vita, la strinsero forte a sé.

Hermione annegò in quel profumo che tanto amava, quel profumo che a momenti aveva rivelato a tutta la classe, durante il suo sesto anno ad Hogwarts. Ron le scostò una ciocca di capelli dal viso e gliela sistemò dietro l’orecchio. Poi, guardandola con sguardo birichino, le chiese:

 

“Allora, amore, la assaggiamo questa cioccolata?”

 

Hermione rise. Rise di una risata pura, cristallina. Una risata che pareva quasi quella di una bambina, tanto era ingenua e spensierata. Fu allora che Ron realizzò che come regalo di Natale, quell’anno, desiderava soltanto che la sua bambina, la sua principessa, la sua Rose, che ancora riposava tranquilla nel ventre della madre, avesse quella stessa risata.

 

E lì, in una notte di dicembre, tra le mura di una casa di Godric’s Hollow, mentre mangiavano cioccolata davanti al fuoco e Ron le lasciava sul grembo la carezza più dolce che avesse mai ricevuto

 

Hermione sospirò, felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa storia è dedicata a tutte quelle persone

che ogni giorno, immancabilmente, continuano

a farmi innamorare della vita.

  
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