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Autore: LAILA_dreamtime    09/11/2012    1 recensioni
Mi presento, sono Agathe Greene. Sono codarda, maldestra, timida...insomma chi più ne ha più ne metta! Ho un'ossessione per il XVIII secolo e sono un'inguaribile romantica. La mia vita apparentemente banale avrà una svolta più che inaspettata, grazie anche all'arrivo di un certo monsieur...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                   Capitolo IV

I suoi occhi si fissarono direttamente nei miei e il suo sguardo si fece man mano più indagatorio.
Devo ammettere che avevo un po’ di paura e i miei dubbi si facevano man mano più forti. Io non lo conoscevo, ma lui diceva di conoscermi e mi chiamava amore.
Per fortuna non riesce a leggermi nel pensiero, mi rassicurai, ma purtroppo in me cresceva il dubbio che invece ne fosse perfettamente capace. Ciò era plausibile data la sua abilità nell’entrare nei sogni altrui. La situazione si stava facendo pian piano più complicata.
«A cosa state pensando? Dal vostro viso sembra che si tratti di pensieri molto complicati» disse squadrandomi ancora di più con quegli occhi color del mare.
Ecco lo sapevo!
«Non provare a cambiare argomento! Mi volevi dire una cosa...» dissi nel disperato tentativo di allontanare quello sguardo inquisitorio da me.
Nei suoi occhi tornò quell’espressione familiare, quella tristezza che ancora non ero riuscita a decifrare.
«Mlle, voi siete la cosa più importante che ci sia per me adesso. Quindi fate uno sforzo e cercate di capire che tutto ciò che vi preoccupa, preoccupa anche me. Vi prego apritevi a me».
Con questa frase molto equivoca concluse il suo discorso.
Ma allora vuole proprio strapparmi il cuore dal petto?
Il colorito ritornò subitamente sulle mie guance e i miei occhi si focalizzarono fissi nei suoi. Restammo a fissarci per una piccola eternità. Ormai l’elettricità che c’era nell’aria si poteva quasi toccare. Baciami scemo!
Nei suoi occhi balenò uno sguardo di supplica che, alla stessa velocità in cui era arrivato, sparì e divenne di delusione.
«Capisco...non sentitevi costretta a dirmi tutto. Mi dispiace di avervi disturbato. Addio mon amour».
E così si voltò e si allontanò lentamente.
Per l’ennesima volta mi trovavo a fissare quella schiena e non riuscii a frenare il mio disappunto.
Mi voltai anch’io e camminai via marciando, degna di un vero e proprio soldato arrabbiato.

La musica allegra risuonava nelle mie orecchie. Avevo una disperata voglia di ballare. La sala era gremita di persone che si urlavano l’un l’altro nel tentativo di rendersi comprensibili.
Quanto mi erano mancati i balli popolari, è passato almeno un secolo da quando maman mi ha permesso di andarci... A destarmi dai miei pensieri fu il caro Mr. Smith, uno dei miei più fervidi pretendenti.
«Mia cara Agathe, non vi starete annoiando per caso? Ciò mi provocherebbe un dolore immenso, sappiatelo»
Con una risata nervosa gli risposi :«No, non dolete caro Mr. Smith. Anzi devo comunicarle che sono più che a mio agio qui. Vedere la gente che balla e che si diverte per me è una vera gioia»
«Come siete generosa, mia bella. Ma non temete! Da ora fino alla fine della serata non sarete più colei che si diletta nel guardare gli altri divertirsi, bensì saranno gli altri a doverla guardare. La prego di concedermi questo ballo e tutti quelli a venire» disse con una tale premurosità che era impossibile rifiutare.
Non poco tempo dopo mi ritrovai a volteggiare lungo tutta la sala e a ridere come una
«La vostra risata mi lusinga. Ah!» a quella esclamazione sobbalzai.
«Devo ritenermi l’uomo più fortunato di tutta la festa» disse con soddisfazione.
Con finta curiosità gli dissi «Posso permettermi di chiedervi il motivo?».
«Beh..se solo voi vedeste gli sguardi gelosi che fino ad ora tutti i giovanotti mi stanno lanciando! E questo solo a causa vostra».
Il mio sguardo strisciò momentaneamente lungo tutta la sala e si fermò su un paio di occhi molto familiari che a loro volta mi guardavano con ardore.
Arrossii di colpo. Oh George...

Biascicai qualche parola e poi mi alzai di scatto. Sul cuscino c’era una macchia sospetta di bava.
Devo aver dormito di nuovo con la bocca aperta!
Mi massaggiai la testa che mi doleva. Svegliarmi con il mal di testa era un brutto segno, cioè prediceva una giornata nera.
Ripensai al bellissimo sogno. Sembrava tutto così vero... La consapevolezza che ciò non era affatto possibile mi fece sentire come se avessi appena ricevuto uno schiaffo in faccia.
Un odore squisito proveniva dalla cucina ed entrava nella mia stanza attraverso la porta socchiusa insieme al chiacchiericcio sommesso dei miei due uomini.
Miei?! Ma cosa mi sono messa in testa?
Mi alzai e, ancora in pigiama, mi trascinai fino alla cucina. Forse il termine cucina non é appropriato dato che si trattava di un buco. Chiamiamola pseudo-cucina.
La conversazione trattava di un argomento di enorme importanza.
A quanto pare Thomas aveva messo in imbarazzo John l’altra sera ad una festa.
Ah, mi ero dimenticata di dirvi che la sfigata in questione (io) ovviamente non va alle feste.
Thomas si era comportato troppo da checca con gli amici di John, provandoci spudoratamente con la metà di loro.

Dovete sapere che Tom e John non potrebbero essere più diversi.
John è un eterosessuale convinto, del tipo l’esemplare che meglio descrive la razza strana che sono gli uomini. Ossia un vero uomo. Con tanto di passione per ogni tipo di sport e completo rifiuto della qualità che si chiama empatia. Per lui le ragazze rappresentavano una sfida e, dato che si annoiava velocemente, cambiava in continuazione ragazza. La sua relazione più lunga era durata due settimane.
Thomas era esattamente l’opposto. Possedeva un senso dell’umorismo difficile da comprendere per chiunque lo ascoltasse ed era sempre effervescente, gioioso ed eccitato: si comportava come se ogni giorno fosse il suo compleanno. Certe volte questo suo entusiasmo poteva andare sui nervi, soprattutto a John, che non si entusiasmava per nulla se non per un bel culo.
Il suo modo di vestire era impeccabile e non rinunciava mai al suo farfallino.
Mi sono dimenticata di aggiungere che Tom ha tendenze omosessuali.
Quindi tutti queste loro caratteristiche li rendevano le persone più diverse al mondo, ma nonostante ciò erano migliori amici.

«Buongiorno» biascicai acciuffandomi una tazza di caffè fumante.
«Vedo che qualcuno si è alzato particolarmente bene oggi» disse John stropicciandosi i capelli biondi che, come al solito, guardavano in tutte le direzioni. Poi si alzò per prendere uno di quei toast bruciacchiati accatastati su di un piatto. Me lo passó ed io lo agguantai con gioia.
Tom si sistemò sullo sgabello aggiustandosi gli occhiali, si voltò ed io non feci neanche in tempo di addentare quel toast che lui, con un grido barbarico me lo strappò di mano.
«COSA PENSI DI FARE?!»
«Mangiare la mia colazione..» dissi intimorita.
«C..CA..CARBOIDRATI» ormai era fuori di se.
«Cosa c’è Tom?» chiese John.
«Te non puoi capire quanto una fetta di pane possa influenzare la linea di una ragazza» disse disperato. Poi con gesti teatrali mi si avvicinò e, a due centimetri dal mio viso, mormorò: «Tesoro, spero di non averti spaventata, ma sai te non vuoi mica introdurre quel veleno nel tuo bel corpicino, vero?» Mi guardò come se aspettasse una risposta.
«VERO??» la sua voce si era fatta nuovamente stridula.
John mi guardò come a dire TI PREGO DI’ QUALCOSA.
«No tranquillo Thomas» dissi alla fine, arrendendomi all’evidenza che preferivo dargli ragione che passare tutto il giorno a sorbirmi i suoi commenti sul mangiare dietetico.
Che bella Domenica!
  
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