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Autore: EdoardoSilente    09/11/2012    1 recensioni
"Albus è una ragazzo timido e ambizioso e per questo viene smistato a Serpeverde, contro la sua volontà; diventerà presto conosciuto non solo per essere il figlio di Harry Potter, ma per il fatto di essere il più potente ragazzo della scuola, surclassando anche la geniale Rose (addirittura si vocifera sia più potente di Silente stesso).
Nella casata di Salazar Serpeverde conoscerà Scorpius Malfoy, un ragazzo che si scoprirà poi essere soggetto di un'interessante profezia, che riguarda la rinascita dei Mangiamorte e di un Signore Oscuro, che in realtà è..."
Buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rabastan Lestrange | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Ho aggiornato il capitolo...aspettatevi il prossimo entro Domenica prossima o entro due Domeniche. Grazie a tutti, spero vi piaccia anche il secondo capitolo. Alla prossima, cari lettori!


Capitolo 2:

“La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” 

 

 

“In realtà non è tanto male, chissà perché zio Ron ci ha detto di evitarlo” pensai stranito, dopo mezz’oretta di conversazione con Scorpius. 

“Non è fissato con i Purosangue, non crede che i Mezzosangue e i Nati Babbani debbano morire e pare odiare, come tutti, Voldemort”.

Era tutto cominciato con un attimo di esitazione, poi Malfoy aveva rotto il ghiaccio e si era presentato:

 

< Ciao, sono Scorpius, il figlio di Draco e Astoria Malfoy > disse porgendomi la mano e sorridendo sicuro di sé, < Tu dovresti essere Albus Potter, vero? > continuò osservando divertito la mia insicurezza. 

< Ehm...sì, sono io > risposi un po’ incerto.

< Piacere, Rose Weasley > disse la mia amica, tutta al contrario di me. 

Dal ragazzo sicuro e intraprendente che era, dopo un solo secondo di contatto con gli occhi di Rose, il giovane divenne tutto rosso in faccia e abbassò lo sguardo al pavimento, tornando a sedersi. 

 Non passarono nemmeno due minuti, che Rose aveva cominciato a interrogare Scorpius su tutto quello che le passava per la testa: in che Casa pensava di finire, cosa ne pensava di Hogwarts, della sua famiglia e del mondo magico, senza permettergli di riprendere fiato.

 

< E dei Nati Babbani? > chiese dopo avergli domandato del Ministero della Magia e del suo operato.

< Io non credo che i Nati Babbani siano da escludere dal mondo magico perché possiedono la magia e quindi hanno il diritto d’imparare a usarla > disse convinto il ragazzo biondo. 

< E invece... > cercò di chiedergli la ragazza. 

< Dai Rose, lascialo in pace un attimo! > intervenni dopo aver visto la faccia sconfitta di Scorpius e guadagnandomi uno sguardo di ringraziamento da quest’ultimo e uno che mi fulminò da Rose: quand’era arrabbiata, lanciava di quelle occhiatacce da far venire i brividi di paura.

< Ok, fate come volete. Stavo solo cercando di farci conoscere meglio> disse la rossa arrabbiata, aprendo il libro d’Incantesimi e immergendosi nella lettura, irritata. 

< Ah, quando fa così, è meglio lasciarla stare, fidati > dissi ridendo a Malfoy, che si mise a ridere a sua volta. Ridemmo per non so quanto tempo senza riuscire a fermarci, quando Rose si alzò e uscì dallo scompartimento, indignata. 

Il resto del viaggio prosegui senza intoppi, tranne quando entrò James a dirmi che Hagrid ci avrebbe fatto fare a nuoto il lago, per spaventarmi; parlammo di argomenti vari: del Quidditch, dei corsi che volevamo frequentare al castello e con piacere notai che avevamo circa gli stessi gusti, delle ragazze... poi Rose tornò e noi intelligentemente cambiammo argomento, discutendo di cosa ci aspettavamo dalla scuola e della magia. 

Ci accorgemmo del tempo passato solo quando il treno cominciò a rallentare e noi ci dovemmo cambiare. Presi dal baule il mio abito da mago che era tutto nero, senza nessuno stemma della Casa, da indossare solo per la Cerimonia dello Smistamento; mi diressi agli spogliatoi, nell’ultima carrozza del treno. 

Tornato in dietro, presi il mio bagaglio e mi diressi verso le porte, pronto per scendere. 

Rose mi raggiunse subito, mentre Scorpius non si vedeva da nessuna parte. “Mah, forse avrà perso qualcosa” pensai, “Lo aspetterò fuori”. 

Il treno rallentò fino a fermarsi, con uno stridore di freni fortissimo, ma in ogni caso meno potente dell’emozione che mi stava consumando: non vedevo l’ora di scendere ma avrei voluto rimanere sul treno e tornare a Londra, ero preoccupato, avevo paura, ero felice, agitato... tutto allo stesso tempo. 

La porta si apri rumorosamente e io tornai alla realtà; appena fuori di essa, una figura enorme mi oscurava la vista: Hagrid. 

< Ciao! Tutto bene il viaggio, Albus? > chiese prendendomi la valigia dopo avermi riconosciuto. 

< Sì, grazie mille, anche per la valigia > dissi contento di non aver dovuto fare una fatica immane a portarla giù da treno. 

< Ora scusami ma mi devo occupare degli altri > mi disse facendomi l’occhiolino < PRIMO ANNO, TUTTI QUI! > urlò alla ressa di gente che si era formata sul binario. 

Un’orda di ragazzini tremanti si avvicinò a me e a Hagrid, che proseguì su un sentiero opposto a quello preso da tutti i ragazzi più grandi. Nella confusione, intravidi Scorpius e lo raggiunsi, chiedendogli: < Ma dov’eri finito, per Merlino? >.

< Mi si era rovesciato il baule! Scusami... > rispose trascinando il baule da cui uscivano pezzi di abito dalle chiusure. 

< E Rose? > chiesi, più a me stesso che al mio amico < Era qui un attimo fa! >. 

Ci guardammo in giro, ma non la vedemmo; < Non preoccuparti, sarà indietro con il gruppo delle ragazze> mi disse. 

< FERMI! > gridò quello che per un secondo scambiai per una masso gigante con un occhio giallo, ma che poi si rivelò essere Hagrid, con la lanterna in mano < Venite tutti qui da me...sì, così. Ecco, ora che ci siamo tutti qui intorno, voglio dirvi cosa ci dobbiamo fare con queste barchettine. Ci dobbiamo andare nel lago con la piovra dentro > dopo aver sentito le grida spaventate di alcuni ragazzi aggiunse: < No, no... non vi avete paura! Non ci fa niente, quel bestione...è buono uguale ad un agnellino! > papà mi aveva avvertito dello strano modo di vedere creature orrende, giganti e perfide come belle, piccole e buone di Hagrid e del suo modo di parlare totalmente sgrammaticato.

< Ehi, vi ho trovato finalmente! > disse una vocina acuta da dietro. 

< Eccoti, dov’eri finita? > chiesi a una Rose tutta affannata a trascinare il proprio baule. 

< Mi hanno fermata due prefetti Tassorosso... mi hanno scambiata per una del secondo anno! > concluse tutta compiaciuta. 

< Bene, bambini... ora mettete tutti i bauli lì nell’angolo...vicino alla barca grande...bravi sì... poi prendete un remo a testa e ci venite qui con me > disse il gigante indicando una barca dieci volte le nostre, con un tono che non gli avevo mai sentito: sembrava arrabbiato, o meglio preoccupato.

Trascinai il mio baule e lo depositai vicino a quello degli altri, poi presi un remo e mi diressi da Hagrid, che aspettava impaziente.

Scorpius era già al mio fianco, quando si accorse che Rose era in difficoltà e corse subito a prenderle il baule e a portarglielo al suo posto. 

Tornò indietro dalla ragazza con un remo che le consegnò tutto rosso e con lo sguardo basso, imbarazzato. 

< Ah, ehm...ecco, grazie mille, Scorpius... > ringraziò la rossa un po’ stranita. 

< Non è nulla... > rispose Malfoy a Rose, tornando verso di me, che stavo cercando con tutte le mie forze di non scoppiare a ridere in faccia al mio unico amico. 

< L’avresti fatto anche tu, no? > mi disse, come scusandosi. 

< Certo... > mi dovetti girare perché un sorriso mi stava salendo alle labbra e non mi volevo far beccare. 

< Benissimo! Tutti sulle barche... possono salire solo cinque per ognuna! ATTENTO TU!!! > si lanciò verso un bambino che stava per volare dritto nell’acqua del lago nel tentativo di salire per primo su una barchetta. 

Lo prese con una mano e lo tirò su come fosse una piuma, per appoggiarlo sulla barca, con espressione cupa. 

< E non cadete nel lago, se potete! > concluse prendendo il suo ombrello-bacchetta e puntandolo contro le barche, accendendo magicamente tutte le lanterne.

Rose e io ci sedemmo sulla prua della prima barca, seguiti da Scorpius e un altro ragazzino sconosciuto: aveva occhi familiari, però. Occhi azzurri e molto intelligenti, che quando ti guardavano sembravano trapassarti...

Il posto singolo a poppa fu occupato per ultimo, da una ragazzina persa nel suo mondo. 

Cominciavo a sentire freddo a desiderare la grande sala pieno di cibo e risate che mi aveva descritto Harry, quando le barche sussultarono e cominciarono a muoversi da sole, puntando verso il castello. 

< Ma Hagrid, a cosa ci servono i remi? > gridai al guardacaccia, che dopo aver caricato tutti i nostri bauli sulla sua barca, era salito a sua volta a bordo e si era affiancato a noi. 

< Ecco... diciamo che se c’è un caso di emer...come si dice...emercinzia? > mi chiese imbarazzato, a bassa voce. 

< Ehm... emergenza > gli rispose Rose, pronta come sempre. 

< Ah ecco, sì... comunque, in caso di emergenza dovete remare: tipo se la piovra ci attacca la magia s’interrompe e voi dovete remare se volete arrivare di là > continuò indicando l’altra parte della riva, che si avvicinava sempre più. 

< Ed è possibile che la piovra ci attacchi questa sera, professor Hagrid? > chiese con voce stralunata la ragazzina mora seduta con noi sulla barca, guardando il guardacaccia con occhi velati ma furbi. 

< Oh... no, non credo proprio! > rispose ridendo < La settimana prima del vostro arrivo, ci metto del sonnifero in questo lago, io! > concluse contento. 

< E Hagrid, posso chiederti se ti è successo qualcosa? Ti comporti in modo strano, questa sera... > chiesi imbarazzato. 

< Oh, ecco, Albus... vieni più vicino, che non voglio farmi sentire... > disse a bassa voce e tirando la nostra barca vicino alla sua, < Allora... c’è che... Grop non si sente molto bene... credo abbia preso un raffreddore... continua a starnutire e non so cosa darglici per medicina... > concluse tutto imbarazzato. 

< Ma Hagrid, non basterebbe chiedere all’insegnante di Pozioni? > chiese Rose, illuminando il viso del professore di Creature Magiche.

< Ma certo! Come ho fatto a non pensarci! > disse picchiandosi una manona sulla fronte, < Grazie mille, Rose! Si capisce subito che ci hai il cervello di tua madre... ah, brava donna tua mamma... e poi che fortuna averla qui quest’an... > divenne tutto rosso e smise di parlare, imbarazzatissimo. 

< Ma perché non riesco mai a tenere questa bocca chiusa, io? > disse a bassa voce, rimproverandosi. 

< Come? Mia mamma qui? E perché, Hagrid? > chiese tutta agitata la mia amica.

< Niente, Rose. Ho sbagliato. > cercò di rimediare l’omone. 

< Ma mia mamma non lavora al Ministero? Lei è Capo del Controllo delle Creature Magiche! Cosa ci fa qui? Ti prego, Hagrid... > implorò Rose.

< Ho detto: NIENTE! > disse Hagrid, tornando a incupirsi e allontanando la nostra barca con una spinta leggera. Io, Rose e Scorpius ci scambiammo uno sguardo d’intesa e tornammo a guardare in lontananza le luci del castello che cominciavano a farsi più definite.

Il resto del viaggio prosegui silenziosamente, anche perché tutti noi non avevamo occhi che per la Scuola, ormai ben visibile: un enorme ammasso di pietra che a prima vista sembrava messo a casaccio, ma che poi rivelava una costruzione enorme e bellissima; torri grandi, alte e a punta sembravano arrivare a toccare il cielo; due ponti: uno di pietra, con pilastri dalla circonferenza di un grattacielo di una metropoli che lo reggevano, sprofondavano nelle profondità nel lago, e uno di legno, che sembrava sospeso magicamente nel nulla... “E forse è proprio così!” pensai estasiato da tanta bellezza.

Guardandolo, mi sembrava già di sentirlo come fosse una seconda casa... un posto dove vivere tranquillo, circondato da amici. 

Una botta sul fondo della nave interruppe i miei pensieri: eravamo arrivati alla riva opposta. 

< TUTTI GIU! Svelti che qui fa freddo! > gridò Hagrid, scendendo dalla sua barca e spingendo i ragazzini verso un’enorme scalinata che portava verso l’Ingresso del castello, senza degnarci di uno sguardo. Cominciammo a salire le scale e il guardacaccia corse verso il capo della coda così velocemente che neanche ce ne accorgemmo. 

Dopo una decina di minuti arrivammo in un grande cortile con alcune torce appese che rischiavano l’ambiente; il cortile era alla fine del lungo ponte di pietra che avevo visto dal lago.

Hagrid si stacco dal gruppo e si diresse verso un enorme portone di legno chiuso, alzò un pugno e lo abbatté contro il legno, come per trapassarlo. 

La Cerimonia dello Smistamento era sempre più vicina. E io ero sempre più impaurito.

  
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