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Autore: shesfelix    09/11/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima ff in assoluto, quindi spero siate comprensivi se non è il massimo. Ce la metterò sempre tutta per migliorare e rendere più comprensibili possibile gli avvenimenti e gli stati d'animo.
Il titolo è una frase latina che significa "se tu sarai felice, lo sarò anch'io". Se volete contattarmi su twitter, sono @shesfelix. Vi sarei anche grata se recensiste per farmi sapere come vi sembra. Grazie in anticipo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elisabeth

«Io sono Louis» le aveva deetto porgendole la mano, raggiante.
«Elisabeth, piacere» aveva sorriso lei, stringendogliela impercettibilmente come le aveva insegnato Mrs. Bennet. “Le signorine di buona famiglia si distinguono per la loro grazia”. Glielo aveva ripetuto in continuazione.
 
Da quando lo aveva visto varcare la soglia del retro della libreria, Louis non aveva fatto altro che occuparle i pensieri con la sua voce delicata, gli occhi di quel celeste limpido e i modi di fare. Quella notte non aveva dormito, ma Elisabeth non era stanca, anzi: si sentiva leggera e allo stomaco uno strano formicolio. Persino suo padre aveva notato una luce diversa negli occhi - era molto raro che si accorgesse di qualcosa. Non sapeva cosa fosse di preciso, ma la faceva stare bene.
«Elisabeth… Ci stai ascoltando?» la voce calma di sua madre la scosse da pensieri più che piacevoli.
A tavola, tutti la guardavano con aria interrogativa, si sentì come accerchiata. Scrutò Harry, seduto accanto a lei; la sua espressione non era delle migliori.
«S-scusate, io… mi ero distratta» ammise arrossendo, e abbassò lo sguardo sulla colazione.
«Dicevamo» riprese suo padre «che stasera avremo con noi a cena uno dei più ricchi imprenditori di Londra -nonché mio lontano parente- e la sua famiglia»
«Oh, bene…» sorrise, poco interessata a quella notizia.
«Dovrai indossare il tuo abito migliore, tesoro»
«Lo farò senz’altro, mamma»
Non era una novità che i suoi genitori invitassero qualcuno a cena. Non riusciva proprio a capire perché ci tenessero più del solito a farsi ascoltare.
Guardò nuovamente Harry e le si strinse il cuore. Sapeva esattamente a cosa stava pensando: Anne e i domestici non avevano un minuto di riposo, si affannavano in continuazione per fare bene il loro lavoro. E loro due erano preoccupati.
Elisabeth si riprometteva sempre che non sarebbe diventata come i suoi genitori. Quel mondo fatto di feste, lusso, scandali, non faceva per lei; e sicuramente dare ordini non era un’abilità che le apparteneva.
 
Rebecca

Raccolse i suoi capelli in una coda disordinata e sbadigliando si diresse in cucina. Come ogni mattina, sua mamma Elena era seduta al tavolo e sorseggiava tranquilla il suo caffè, accompagnandolo con una merendina dietetica. Pur essendosi appena svegliata, era bellissima nel suo completo sportivo e con i capelli raccolti in uno chignon. Era incredibile quanto si assomigliassero, in tutti i sensi. Elena diceva sempre che le ricordava se stessa da adolescente e le avrebbe offerto il meglio e tutto ciò che non aveva mai avuto dai suoi genitori.
Sua madre l’aveva fatta crescere e aveva raggiunto i suoi scopi senza l’aiuto di nessuno, né tantomeno quello di suo padre, scomparso nel nulla non appena ebbe saputo della sua “esistenza”. Rebecca era molto fiera di lei. Voleva solo che la smettesse di ripetere di sentirsi vecchia nonostante avesse solo trentadue anni.
«Heilà, Becky!» esordì Mr. Bicipiti con allegria mentre la ragazza salutava Elena con un bacio.
Alzò lo sguardo irata, come se potesse incenerirlo - odiava essere chiamata con quel diminutivo, specialmente da lui. Era seduto su un attrezzo ed eseguiva degli esercizi con i pesi, con un sorriso che mascherava lo sforzo, la canottiera rigorosamente bianca e inzuppata di sudore e i muscoli scolpiti messi in risalto dai suoi movimenti.
«Buongiorno, Joe» fece un sorriso sforzato, prendendo dal frigo la sua spremuta d’arancia senza zucchero.
Rebecca non riusciva proprio a capire come sua madre avesse potuto innamorarsi, sei anni prima, di un simile individuo; uno di quei palestrati paragonabili ad armadi che si possono vedere solo nei film d’azione, carente d’umorismo e aspirante culturista. Non per niente, era professore d’educazione fisica e aveva fatto subito breccia nel cuore di Elena, essendo entrambi molto attenti alla cura del proprio corpo. Anche per questo, tutti a scuola lo chiamavano “Mr. Bicipiti”.
Aveva sempre cercato di farle da padre, ma nel modo sbagliato. Però rendeva felice sua madre, ed era questa la cosa importante.
 
Zayn

«Forza con quelle flessioni!» incitò Mr. Bicipiti, soffiando poi nel suo fischietto a intervalli brevi e regolari «Malik, smettila di lamentarti, non sei una signorinella! Prendi esempio da Payne, piuttosto!» urlò quando gli fu arrivato davanti mentre passava tra le file, e fischiò nuovamente, dirigendosi verso un altro ragazzo scarso in materia per metterlo sotto pressione.
Zayn alzò gli occhi al cielo, affannato, mentre cercava di non far schiantare il suo viso contro il pavimento della palestra. Odiava l’ora di educazione fisica quasi più dell’essere picchiato.
«Allora, dicevi di ieri…?» domandò Liam, curioso di sapere altri dettagli sulla giornata precedente, mentre eseguiva i suoi esercizi senza il minimo sforzo sostenendosi con un solo braccio e tenendo l’altro arto dietro la schiena.
Zayn si voltò verso di lui tra le smorfie e lo guardò. Liam era tutto ciò che avrebbe voluto essere: atletico, ammirato e rispettato da tutti, desiderato dalle ragazze. Insomma, un modello da seguire. Quasi non ci credeva che dopo tutto quello che si era detto su di lui e che gli succedeva, fosse ancora suo amico e addirittura lo difendesse. «Nulla, nulla…» rispose distrattamente. Toccare l’argomento “Eleanor Calder” sarebbe stato come mettere il dito nella piaga. Meglio defilare. «Tu, piuttosto?»
«Dovresti avere già una mezza idea» divagò con un leggero sorriso.
«Oh, quella cosa, giusto!» Era ormai quasi inutile che glielo chiedesse, faceva parte della sua routine. «E di grazia, si può sapere con chi sei “andato in palestra”, questa volta?»
«Una come tante» rispose semplicemente, facendogli l’occhiolino.
«Oh, ho capito» Zayn cominciò a mettere più impegno nell’esercizio. Gli dava fastidio quando il suo migliore amico gli nascondeva delle cose o le lasciava dette a metà, come se non lo considerasse “degno di sapere”.
«Bravo, Malik, così va meglio» disse la voce smielata di qualcuno che si era piantato davanti a lui e Liam e che sicuramente non era Mr. Bicipiti «Sai, a volte penso che se tu non fossi… così, qualche possibilità con me ce l’avresti»
I due alzarono lo sguardo. Zayn stava per scoppiare da un momento all’altro. «Taci, Eleanor»
«Avanti, Zayn, sai la dolce El com’è fatta; le piace scherzare, giocare…» Il tono malizioso con cui pronunciò queste parole non gli piacque per niente, non avrebbe portato a nulla di buono. Sapeva che Liam si comportava così per “aiutarlo”, ma non faceva altro che peggiorare tutto quanto.
«Già… soprattutto parlare con buoni amici…» continuò sospirando e sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi da santarellina «Sai, Payne, avrei davvero bisogno di parlare con un amico come te, oggi pomeriggio…» guardò l’interpellato, seguendo ipnotizzata ogni suo movimento. Sembrava lo stesse denudando con gli occhi.
Liam sorrise, tra chissà quali pensieri. Zayn avrebbe solo voluto vomitare.





E dopo qualche mesetto di assenza, ecco qui per voi un nuovo capitolo, fresco fresco. Dovete scusarmi, ma ho avuto problemi e ho avuto bisogno di una pausa. Spero che vi abbia fatto piacere l’aggiornamento e che mi facciate sapere cosa ne pensate, accetto di tutto. Baci, Fel. 
  
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