"Non devi andare a lavoro oggi?" sussurrò Sophie sulle mie
labbra.
"Non se continui ad accarezzarmi i capelli in questo modo"
abbozzai un sorriso con gli occhi ancora chiusi.
"Ti amo"
"Ti amo anch'io"
"Beh, però qualcuno dovrà pur alzarsi, no?" sospirò "Siamo
in ritardo entrambi"
La trattenni per un braccio "Non così presto"
"Non è tanto presto" rispose con tono divertito "Ci sarà già
un mare di clienti ad aspettarti in officina"
"...e un mucchio di golosi ad attendere in panetteria!"
sbadigliai, rigirandomi pigro tra le lenzuola, mentre Sophie si recava in
cucina dicendo "Faresti meglio a sbrigarti, altrimenti Milo distruggerà
tutto l'esercizio"
Mi strofinai gli occhi assonnati "Mio fratello è un caso
perso..."
Stavamo cercando di guadagnare il minimo indispensabile con il mestiere di
famiglia, anche se le poche cose che avevo insegnato a Milo non gli riuscivano
granché bene. D'altra parte, anche mia madre e mia sorella cercavano
d'incrementare le vendite in panetteria: da quando c'era Sophie, avevano cominciato
a cucinare regolarmente anche dolci e biscotti.
Insomma, provavamo a sostentarci come meglio potevamo. Fino a quando,
quel giorno, non arrivò una lettera inaspettata...
Quando andai in cucina, trovai Sophie intenta a leggere la posta
"Qualcosa di interessante?" le chiesi distratto.
Si voltò verso me con sguardo incerto, confuso "Questa cos'è?" mi
mostrò un foglio bianco riempito con una scrittura regale e sofisticata.
Mi sforzai per metterlo bene a fuoco "Fammi vedere" afferrai quel
pezzo di carta e, dopo che ebbi finito di leggerlo, lo stupore nei miei occhi
si confuse con quello negli occhi della ragazza.
"Che cosa significa, Kaku?" chiese con
un po' di timore.
Non ebbi il coraggio di rispondere. Mi ressi al tavolo e feci profondi
respiri, dandole le spalle.
"Tesoro..." si avvicinò e posò una mano sulla mia spalla "E'
stato un errore, vero?" ma pian piano, percepivo il suo tono farsi
tremante "Perché non dici niente? Dimmi che non è vero, ti
prego"
Percepivo che l'atmosfera di tenerezza di poco prima era stata del tutto
risucchiata da una sensazione di tensione, di malessere ed ansia. Era stata
tutta una questione di secondi, da così a così. Ed ora la persona che mi era
accanto esigeva spiegazioni.
"Io..." farfugliai.
Sophie indietreggiò lentamente, portandosi le mani alla bocca "Non ci
posso credere..." i suoi occhi divennero lucidi "No, non tu!"
Sospirai, temendo che quel fragile tavolo non sarebbe stato in grado di
reggere i miei pensieri pesanti "E'...è passato tanto tempo..."
riuscii a dire "Quasi me n'ero dimenticato"
Esitò, poi chiese"Perché?" mordendosi
un labbro, amareggiata.
Scossi la testa "Non so, forse credevo di potermi rendere utile"
il mio passato tornava a tormentarmi, quel passato che mi sembrava così lontano
e che invece distava solo un anno.
"Renderti utile?" ripeté con foga "E non hai pensato alla
tua famiglia? Non hai pensato a me?"
"Sophie" strinsi gli occhi, cercando di dosare le parole
"L'ho fatto il giorno dopo che ci siamo conosciuti, non ero..."
"E allora? Io ero già innamorata di te!" ribatté con convinzione.
I tratti del suo viso si fecero più duri "Era già successo tutto!
Come...come hai potuto?" era incredula.
"Tesoro, ti prego, non prenderla sul personale. Tu non c'entri"
cercai di rassicurarla.
"Tua madre sarebbe furiosa!" mi rimproverò "E anche Kyoko non approverebbe! Sei proprio...sei..." si portò
le mani ai capelli, a corto di aggettivi.
"Per favore, basta così" la interruppi. Mi stava facendo
scoppiare la testa.
Sgranò gli occhi "Dovrei anche starmene zitta, adesso? E magari
lasciarti fare, lasciarti partire?"
Le rivolsi uno sguardo implorante e supplichevole: speravo che il dolore
fosse evidente anche nei miei occhi. Ma non feci altro che farla piangere
ancora di più "Fai sul serio? Vuoi abbandonarmi così?"
Non dissi nulla. Mi coprii il volto con le mani e confessai il dispiacere
ai miei palmi.
Non lo meriti, amore mio. Non lo meriti.
"Kaku..." adesso la sua voce faceva più
male di una pistola carica "Non puoi...insomma, sei tutto ciò che ho...da
quando i miei sono morti, ho odiato quest'isola: ho odiato il fatto di dover
restare qui, di non avere altra scelta, ho desiderato persino di non essere mai
arrivata a bordo della Lady Catherine!"
Smettila, avrei voluto dirle. Abbi pietà di me, risparmiami. Ma la
paura di tradire il magone che cercavo di inghiottire, mi strozzò le parole in
gola.
Sophie adagiò la testa sulla mia schiena e mi abbracciò calorosamente
"Sei stato tu a convincermi a restare...tu e la tua famiglia mi avete
accolta qui come fossi una di voi...perciò, amore mio, io ti chiedo di non
andare. Facciamo finta che quella lettera non sia mai arrivata e cestiniamola.
D'accordo?"
Come fai a dirle che invece la tua priorità è proprio partire, dare il tuo
contributo alla lotta contro i malviventi anche a costo della vita, come fai?
"Sophie, ascoltami" mi girai e le presi le mani fredde e sottili
"Ho fatto una promessa a me stesso. Devo farlo. Mi spiace se la cosa può
ferirti, ma..."
"Ti prego..." sussurrò lei in un soffio "Non puoi...io...io
ho bisogno di te. Non lasciarmi"
Non sapevo resistere a quei grandi occhi marroni, così distolsi il mio
sguardo codardo e fissai il pavimento, incapace di proferir parola.
"Questo non servirà a vendicare tuo padre, lo sai?" divenne
improvvisamente aggressiva. Forse le stava tentando tutte, pur di convincermi a
rinunciare al mio obiettivo.
"Ci sono tante brave persone come mio padre e i tuoi genitori che si
ritrovano a fare i conti con dei criminali" le risposi prontamente.
Si liberò dalla mia presa e allargò le braccia, esasperata "E allora
che li combattano! Ma ci sono migliaia di soldati e di organi del governo che
se ne occupano! Perché, dannazione, devi andarci anche tu?"
"Mi chiedi perché?" mi scaldai. Cominciavo ad averne davvero
abbastanza "Tu non c'eri quando quel pirata ha colpito mio padre!"
"Perdonami, ero troppo impegnata a cercare di salvare il mio, di
padre!"
"E allora dov'è il problema? Sai anche tu che è per una giusta causa,
quindi perché non dovrei..."
"Perché ti ucciderebbero!" sbottò, in preda alle lacrime e alla
disperazione "E io non voglio perdere anche te! Perché ti amo!" cadde
in ginocchio e affondò il volto bagnato tra le mani.
Non seppi controbattere. Restai in silenzio con i miei sensi di colpa,
dopodiché abbandonai la stanza con un sonoro "Credevo che tra tutte le
persone, tu saresti stata l'unica che avrebbe capito!"
Ma i suoi singhiozzi non si curarono delle mie parole offese e continuarono
ad avvelenarle l'anima.
"Povera Sophie" commentò mia madre a cena "Se n'è stata
tutto il giorno rinchiusa nella sua stanza a piangere. Ma dimmi, cosa le hai
fatto, Kaku?"
"E' per via di quello stupido naso" s'intromise Milo con tono
acido "Quale ragazza vorrebbe un fidanzato con un naso enorme così?"
"E piantala!" gli mollai uno scappellotto.
"Io invece credo che Kaku sia molto
carino" mi difese Kyoko.
"Tesoro" incalzò nuovamente mia madre con fare apprensivo "Non
credi che le dovresti stare più vicino? Forse è stressata, o avvilita,
oppure..."
"Sono certo che non si tratta di questo" ammisi con tono funereo
"Ascoltate, io..." raccolsi le parole migliori e posai la forchetta
sul tavolo, anche se non avevo toccato cibo "Ho un annuncio da farvi"
I miei familiari mi guardarono attentamente, con aspettativa e interesse:
le loro espressioni si facevano sbigottite durante il mio discorso, a tratti
persino scandalizzate. Avevo paura che non avrebbero retto, ma mi convinsi che
avrei dovuto proseguire lo stesso.
Continuai imperterrito, informandoli della mia decisione "...pertanto,
una nave del governo mi verrà a prendere l'indomani stesso"
"COSA?" sbottò mia sorella "Ma non è possibile, fratellone!
Come...come ti è venuta in mente una cosa del genere?"
Milo batté con forza i pugni sul tavolo "Maledizione! Ho sempre
pensato che fossi un idiota, ma non credevo che potessi arrivare a tanto!"
sputò nel piatto "Un membro corrotto del governo...e poi hai il coraggio
di criticare i pirati!" si alzò dalla sedia e mi rivolse uno sguardo
sprezzante "Per me sei feccia, sapu-Kaku!"
e sparì nella sua stanza prima che potessi dirgli qualcosa.
"Non è uno scherzo, vero?" chiese ancora Kyoko,
speranzosa "Non lo è..." si disse sottovoce, dopo che ebbe constatato
la presenza dell'afflizione e del dolore nel mio sguardo "Non posso
credere che tu non me l'abbia confidato..." aggiunse in un sibilo, per poi
correre anche lei fuori dalla cucina.
Restai solo con i miei pensieri colpevoli, aspettando un cenno da parte di
mia madre che era rimasta silenziosa ad ascoltare i nostri battibecchi.
"Quindi non te l'ha detto" disse d'improvviso.
Alzai lo sguardo, non comprendendo la sua frase "Chi?"
Si asciugò una lacrima e si alzò, cominciando a sparecchiare "Figlio
mio..." la rivelazione arrivò più devastante che mai, tagliente come una
lama molto affilata, più violenta di una bomba a mano "Sophie è incinta"
Avanzava lenta la nave del governo sul mare, portandomi via dalla mia casa,
dalla mia famiglia e da tutto ciò che amavo.
Kodama era bella di sera, illuminata dai fuochi d'artificio della festa popolare
e da una musica che si faceva sempre più lontana.
Avevo fatto i bagagli in fretta e furia e me n'ero andato portandomi dietro
solo rancore e facce tristi, solo parole cariche di rabbia e insulti che mi
dipingevano come un testardo e un masochista.
Poi, l'abbraccio di mia madre. E mi sembrò che il tempo si fosse fermato
per un istante.
Sophie non aveva avuto il coraggio di dirmi addio e la mandai un bacio
attraverso il vento, sperando che potesse raggiungere il letto nel quale
riposava.
Perdonami, amore mio. Perdonami.
I fuochi d'artificio si aprivano rumorosi, sfavillanti, colorando quel cielo
buio e dandogli vita in modo allegro e appariscente. L'anno precedente avevo
baciato per la prima volta Sophie, durante quella pazza festa. Poi c'erano
stati i pirati e la sofferenza e la disperazione.
Cercai di reprimere l'impulso primordiale del pianto affondando le unghie
in quel dannato parapetto e graffiando il legno.
Mi ripetei più volte che quella era la cosa giusta da fare: la mia
vocazione, il mio desiderio, il mio dovere.
E' che per quanto i tuoi sogni e le tue aspettative viaggino lontano, non
puoi mai prevedere quali buchi neri e rivelazioni ha in serbo per te la vita.
Per cui, perdonami anche tu, piccolo nascituro: quello che volevo era
soltanto un mondo migliore...chiedevo forse troppo? ©
Questo è finora uno dei miei capitoli
preferiti! Spero sia stato anche di vostro gradimento.
Dunque, voglio precisare alcune
cose: spero si sia capito che Sophie è stata ‘adottata’ dalla famiglia di Kaku dopo che ha perso i suoi genitori e adesso vive
praticamente a casa del suo ragazzo (date per scontato che la madre di Kaku sia di ampie vedute…).
Ho sempre immaginato che Kaku fosse entrato a far parte delle forze governative
molto piccolo, quasi in età infantile, questo per permettergli di ottenere un
ottimo addestramento e di farlo diventare una spia esperta e professionale.
Però all’interno della storia non ho potuto renderlo al di sotto dei 16 anni,
altrimenti mi sarebbe andato a scombussolare la gravidanza di Sophie (cosa che
ci tenevo particolarmente ad inserire).
L’ultima parte spero non risulti
troppo angosciante: l’ho scritta ascoltando “Starlight”
dei Muse, di cui ho riportato anche le parole “Black holes
and revelations”…vabbè, ma ve ne frega? xD
Grazie alle anime pie che mi
seguono e mi recensiscono! Se ci siete battete un colpo, oh! ;)