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Autore: LadySweet    10/11/2012    8 recensioni
Ciao! =) Eccomi con un'altra storia su Berubara! =) Questa volta i nostri personaggi sono catapultati in un'epoca diversa. Siamo nel tardo medioevo in Inghilterra. Una ragazza sta scappando da casa. Un ragazzo ha una missione importante, e mille ostacoli da superare per portarla a termine. Primo fra tutti:lei.
Spero di avervi incuriosite! =) Si accettano naturalmente recensioni e critiche costruttive! =) Mi raccomando ditemi cosa ne pensate così so se continuare o meno! =) Grazie! =)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutte! =) Eccomi con il secondo capitolo! =) Ringrazio chi ha lasciato un commento, e chi ha dato solo una occhiata! =) Bene, vediamo cosa succede ai nostri protagonisti! =) Buona lettura!! =)

Per il primo tratto di strada, il silenzio regnava sovrano sia tra noi che tutt'intorno. Aveva smesso di nevicare, ma il vento gelido soffiava ancora imperterrito. Avanzavo stretta nel mio mantello bianco, cercando di creare più calore possibile per non soffrire ulteriore freddo. Tuttavia iniziavo a sentirmi un tantino in imbarazzo in quel silenzio, al contrario di lui, che camminava qualche passo davanti a me con aria tranquilla e passo deciso. Ogni tanto vedevo che si sistemava meglio il mantello, e dopo un po' mi venne in mente che potevo offrirgli il mio che era più caldo: in questo modo si sarebbe riscaldato d più. Poi però mi diedi della sciocca. Non conoscevo nemmeno il suo nome, e ancora non mi era chiaro il motivo per cui lo avessi salvato. Ripensai a quando qualche ora prima, lo vidi mezzo nudo, nella neve, legato a quel palo: beh sicuramente, il suo fisico ha attirato parecchio la mia attenzione... ma c'era qualcosa in lui che mi ha, come dire... ha creato un contatto tra me e lui. Dovevo fare qualcosa per quel bellissimo sconosciuto, altrimenti me ne sarei pentita. Nonostante il freddo mi ritrovai a sentire le guance infuocate. Così scossi la testa e ricomposi la mia mente, cercando di focalizzarmi su altre cose. In effetti non sapevo dove fossimo diretti, di preciso, ne quanto fosse distante questo suo castello. Una cosa era certa: sarebbe stato di sicuro meglio di casa mia. Ad un tratto, ci fermammo su una altura, dove la neve era decisamente più bassa. L'uomo si sporse per guardare in basso e poi disse felice.
-Arrivano.
-Chi, se posso chiedere? - chiesi curiosa, sporgendomi anche io. Vidi in lontananza due grosse carrozze, e circa una decina di uomini a cavallo avanzare verso di noi. Ci misero decisamente poco ad arrivare, e nell'arco di una decina di minuti erano tutti intorno a noi. Un uomo a cavallo, appena intravisto il mio accompagnatore, gli corse incontro, e scese dall'animale.
-Mio signore!! - disse con un inchino - Eravamo preoccupati per voi! Ma per fortuna state bene!!
-Come vedi Jason non c'è nulla da temere! - rispose tranquillo mettendo un braccio intorno alla spalla del suo compare.
Sembravano amici da tanto.

-E questa adorabile donzella chi sarebbe? - disse Jason al suo... signore? Padrone?, guardando nella mia direzione.
-Beh, diciamo che è spuntata dal nulla ma mi è tornata utile! - disse spavaldo l'altro.
Ma sentilo! Ma se era nei guai fino al collo! Se non fosse stato per me, a quest'ora sarebbe morto!! Bella riconoscenza!!” pensai un po' adirata. I miei pensieri furono interrotti quando le mie orecchie udirono la parola 'accampamento per la notte'. In quel momento mi resi conto che aiutando il bel moretto a liberarsi avevo tolto tempo prezioso alla mia fuga. Ormai mio padre si era sicuramente accorto della mia scomparsa, e aveva già mandato le sue guardie migliori a cercarmi.
-Scusate signore... è proprio necessario accamparsi?
-Temo di si mademoiselle... è in arrivo una forte tormenta di neve, e sarebbe troppo rischioso avanzare. Ma non temete, ripartiremo domani mattina di buon ora. Il mio castello non dista molto!
-Capisco... - dissi delusa.
-C'è qualcosa che vi turba?
-No... nulla. - ma il mio tono non fu convincente. Sentì una stretta al braccio e quando mi voltai, vidi che mi osservava con sguardo indagatore. Gli rivolsi uno sguardo di risposta, chiedendogli silenziosamente di lasciar perdere. Così mi mollò il braccio e sorridendo mi disse:
-Questa sera avrei piacere se cenaste con me, nella mia tenda... sempre che ne abbiate voglia...
-Oh! Sarebbe un piacere! - risposi sorpresa, ma allo stesso tempo contenta di quell'invito che nel profondo speravo arrivasse.
-Bene allora! A più tardi.
A quel punto mi rivolse un sorriso e andò ad aiutare i suoi uomini a montare le tende per la notte. Quell'uomo aveva ragione: appena un'ora e mezzo dopo una terribile tormenta di neve si abbatté sul nostro accampamento. Ma mentre fuori infuriava la tempesta, l'uomo dagli occhi verdi come smeraldi, mi aveva invitata a passare la cena con lui. Quando entrai vidi che tutto era stato sistemato come meglio si poteva: un letto era stato sistemato infondo alla tenda, mentre un piccolo tavolo era posto sul lato sinistro. Due tripodi romani erano stati messi accanto al tavolo e al letto, mentre altri due erano vicino all'entrata. Piccola, ma in un certo qual modo accogliente. Lo trovai seduto al piccolo tavolo, vestito questa volta. Aveva una maglia a con la manica lunga bianca, con un gilet di pelle marrone scuro, lungo quasi fino alle ginocchia, legato in vita da una cintura. I pantaloni erano neri, come gli stivali che indossava. Era intento a leggere dei fogli di cui ignoravo il contenuto. In un altra tenda, adibita a toletta, avevo avuto in precedenza, la possibilità di lavarmi e cambiarmi d'abito. Per fortuna ne avevo portato uno un po' elegante color azzurro chiaro. Avevo lasciato i capelli sciolti sulle spalle poiché ero stufa di portare fermagli in testi che a lungo andare facevano anche male. Quando mi avvicinai a lui e mi schiarì la voce facendogli capire che ero arrivata, non potei fare a meno di notare il suo sguardo appena girò la testa verso di me.
-Oh, mademoiselle, siete... incantevole! - mi guardava con gli stessi occhi dei pretendenti che mio padre invitava a palazzo: cioè ammirato e affascinato. Conoscevo bene quell'espressione. Però la sua non mi innervosiva o disgustava come gli altri. Vedere quell'espressione sul suo volte mi fece piacere.
-Grazie monsieur... - risposi cercando di tenere a freno il autocontrollo. “Maledizione, è uno sconosciuto, non puoi cedere così!! Riprenditi!!!” dissi a me stessa.
-Prego, sedetevi pure – disse indicandomi il letto.
-Grazie. - MI misi a sedere i intrecciai le mani sul grembo, mentre lui sistemava i fogli in modo ordinato su un lato del tavolo, e veniva a prendere posto accanto a me.
-Credo sia arrivato il momento di presentarci: io sono André Grandier, signore e re delle terre a ovest della regione. - Disse prendendomi la mano e posandovi delicatamente le labbra. A quel lieve contatto il mio cuore iniziò ad accelerare. MA appena realizzate le sue parole mi venne un colpo. Mio dio, perché proprio lui? Possibile che avevo salvato la vita al rivale di mio padre? E perché avevo avuto quella reazione al suo tocco? Se mi trovasse con lui, penserebbe che siamo in combutta... oh no in che guaio mi ero cacciata!
-E il vostro nome qual'è? - disse cercando di riportarmi nel discorso. Probabilmente aveva notato che mi era distratta. “Ecco, e adesso che gli dico? Se scoprisse qual'è il mio vero nome potrebbe uccidermi seduta stante! Pensa Oscar pensa...”
-Il mio nome è Diane.
-Che nome bellissimo! E da dove venite Diane?
-Non importa da dove vengo. Sapete il mio nome... tanto basta. - dissi cercando di non sembrare sgarbata.
-Siete un tipo riservato. Avete origini franche?
-No, ma ho imparato bene la lingua.
-Allora come mai il vostro nome è franco?
-Oh beh, mia madre ha sempre avuto una innata passione per la lingua dei Franchi, così, ha deciso di dare al mio nome quell'accento. - Cercai di essere il più naturale possibile, sperando che la mia bugia potesse sembrare la verità. E per mia fortuna ci credette.
-Capisco. Bene, tra poco ci porteranno da mangiare... vogliamo accomodarci intanto? - disse alzandosi in piedi e porgendomi la
mano.

-Ma certo. - dissi mentre appoggiavo la mia mano alla sua. - E voi? Anche il vostro nome ha origini franche... - continuai mentre mi aiutava a sedermi a tavola.
-Si è vero. - disse, mentre spostava i fogli sul letto, e andando a sedersi davanti a me - Io stesso ho origini franche, ma i miei genitori sono morti quando ero molto piccolo, e la famiglia che abitava accanto alla nostra casa, mi prese con se. Dopo qualche mese ci trasferimmo nella regione dell'ovest, poiché i miei genitori adottivi presero servizio presso il castello. Il figlio del padrone, Brian, mi prese in simpatia e diventammo subito amici. Crescendo il padre di Brian perse il suo secondogenito, e visto che si era affezionato a me come ad un figlio, decise di adottarmi come figlioccio, ed entrai a far parte della famiglia reale. Quando il vecchio re morì, Brian divenne il nuovo re dell'area. Eravamo entrambi molto giovani, e il potere ebbe un pessimo effetto su di lui... - il suo tono si era intristito. - Divenne avido di potere e di soldi. Sperperava il denaro per grandi feste e donne... e il popolo stava pian piano iniziando ad odiarlo. Un giorno ci fu un terribile attacco da parte del casato del nord, e Brian rimase ucciso. Finiti i funerali, a cui solo pochissime persone presero parte, come ultimo discendente della famiglia reale, anche se non discendente di sangue, venni nominato re. Accadde quasi tre anni fa. Mi fece male sapere che il in tutte le nostre terre, si festeggiò la morte di Brian... dopo tutto era stato come un fratello per me... Da allora cercai di risanare tutti gli sperperi fatti da mio fratello... - Avevo ascoltato rapita tutta la storia in religioso silenzio, rapita da quel racconto, e a malapena mi accorsi che ci erano state porte le pietanze per la cena. Ad un certo punto però smisi di seguire quella storia, poiché un pensiero invase la mia mente: “Il casato del nord è la mia famiglia... mio padre ha attaccato le loro terre provocando la morte di Brian. Adesso, mantenere segreta la mia identità è ancora più importante”- Poi tornai ad ascoltare, ma mi resi conto che la storia era finita. -Beh io vi ho raccontato la mia storia... adesso tocca a voi dirmi qualcosa del vostro passato. Almeno ditemi perché state scappando.
-É una storia lunga... - cercai di metterla sul vago per sviare l'argomento
-Abbiamo tutta la notte... - mi disse sorridente, mettendosi comodo. Segno che non aveva intenzione di parlare d'altro. Così iniziai a vagliare quali cosa raccontare e cosa no. Alla fine presi un bel respiro e iniziai...
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Bene, abbiamo capito che i nostri protagonisti sono Oscar e André! =) Abbiamo scoperto anche la storia di André per sommi capi... ma ancora non sappiamo perché era stato legato a quel palo in mezzo alla neve. Aesso vediamo cosa dirà la nostra Oscar! =) Recensite, mi raccomando! =) Alla prossima!! =)

   
 
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