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Autore: Ichiria Chan    10/11/2012    2 recensioni
Estratto:
Quella notte, quella fatidica notte nella quale gli Uchiha vennero sterminati, Sasuke non fu l'unico ad essere risparmiato da Itachi, non fu l'unico che Itachi salvò perché provava troppo affetto per poterlo uccidere....No. Infatti ci fu un altro superstite alla tragedia degli Uchiha: Kuria, una bellissima ragazza dai capelli neri come la notte che contrastavano con gli occhi di un azzurro chiarissimo e limpido come l'acqua cristallina.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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La fine. Il gran finale è giunto!! Pom-pom-pom-pom!!!!

Disclaimer: Naruto, Masashi Kishimoto.

  L'eredià di Itachi

Itachi tornò alla base dell'Akatsuki. Ormai era tornato quello di prima, per lo meno all'esterno. Lo stesso volto impassibile di prima. Sembrava non fossa cambiato nulla, e invece era cambiato tutto. Apena vide Kisame sentì la rabbia montarli, ma non diede a vedere nulla.

-Non pensavo tu potessi provare emozioni, e poi d'amore... Mi hai sconvolto... 

E lo guardò con un sorrisino malizioso. Itachi gli fisso addosso i suoi occhi, come al solito assenti di espressione.

-Sappi, che se qualcuno verrà a sapere di lei e di quello che hai visto ti ucciderò.

Lo disse con voce calma, profonda, la stessa voce impassibile di sempre, se non fosse stato per quella minima goggia appena percettibile di rabbia. Il perfido sorriso di Kisame si allargò.

-E' una bella ragazza, davvero... deve essere veramente speciale per te se l'hai tenuta d'occhio per tutti questi anni. E ora? Ora perché hai ritirato il corvo? La bella sc...

E Itachi lo intrerruppe fulminandolo con lo sguardo.

-Ti è bastato quello? Ora non ne hai più bisogno... Hai ricevuto quello che volevi...? O hai paura che qualcuno avendo scoperto il tuo piccolo segreto... possa distruggere quello che fino adesso hai protetto...?

Dopo quell'ultima parola, Kisame si ritrovò legato a uno spesso palo di legno, mentre delle saette con la punta arroventata gli trapassavano gli arti. Era finito una delle terribili  e dolorosissime illusioni di Itachi. Lo aveva fatto arrabiare. Il dolore che provava per colpa di quelle maledette saette era assurdo, e poi figurarsi per lui, che era mezzo scualo. Itachi lo aveva sempre messo in soggezzione, ma non era mai finito in una di quelle maledette illusioni, e avrebbe preferito evitare. Riuscì comunque a mantenere la calma.

-Calmati, non dirò nulla a nessuno, non sono affari miei quello che fai nella tua vita privata. Non ti preoccupare, non sono una di quelle pettegole che vanno a dire in giro della tua adorata fidanzatina...

Itachi semplicemente gli ripetè quello che gli aveva detto prima, ma in maniera più calma.

-Se qualcuno verrà a sapere di lei e di quello che hai visto ti ucciderò.

Dopo di chè, lo liberò dall'illusione e se ne andò.

Dopo quel giorno, Kuria entò in una nuova fase di depressione della sua vita. Meno crudele delle altre però. Il ricordo del giorno più bello e allo stesso tempo più triste della sua vita continuava ritornargli in mente. Non si dava pace, non poteva concepire il fatto che quella fosse stata davvero l'ultima volta che lo avesse visto. Apparte queste problematiche ce ne furono anche delle altre, come quella di spiegare a Momoko cosa fosse successo, perché fosse partita all'alba per prendere le stoffe e senza che Momoko l'avesse vista rientrare,(cosa strana perché la povera donna era in pensiero per la sua coinquilina ed era stata ad aspettarla alla porta da quando Kuria avrebbe dovuto far ritorno )fosse uscita dalla sua stanza al tramonto, sconvolta, col viso pieno di lacrime. All'inizio Kuria aveva cercato di inventarsi qualche scusa, con scarso successo però, le cose che diceva erano poco o per niente credibili, e con l'accumularsi dei fatti divennero insensate. Poi i suoi nervi cedettero e non ce la fece più. Raccontò tutto quanto a Momoko, dal fatto che era un' Uchiha, cosa che fino ad ora aveva tenuto nascosta dicendo che il suo cognome fosse Icoku, al fatto che Itachi Uchiha, lo sterminatore del clan, fosse stato il suo ragazzo e che l'avesse fatta scappare per salvarle la vita. E ancora, le raccontò del suo incontro con Itachi alla locanda poco dopo lo sterminio, e di come si fosse faticosamente ricostruita una vita, lì con lei e il signor Kiuji, seguendo le indicazioni di Itachi. Le disse del corvo e infine le raccontò di quel giorno da poco passato, del loro ultimo e definitivo incontro, di come lui l'aveva salvata nel bosco da quei quattro uomini e di come, poi, avessero consumato il loro amore nella sua stanza. Nel raccontare quell'ultimo momento gli occhi le divennero lucidi, e cercò inutilmente di trattenere una lacrima. La signora Momoko la lasciò sfogare, dopo di chè la stinse in un abbraccio affettuoso e materno.

Dopo qualche settimana, Kuria iniziò a sentirsi male, la testa le girava di continuo, le venne la febbre e cominciò anche a vomitare. La signora Momoko la obbligava a stare a letto, mentre cercava di farle scendere la febbre. Disse che era probbabile che fosse una brutta malattia che colpiva l' intestino che girava in quel periodo e che aveva già fatto delle vittime, e che quindi la cosa migliore da fare fosse quella di stare tranquilla, riposare e lasciarsi curare, perché poteva diventare pericoloso.

A Itachi sembrava d'impazzire, ora aveva perso davvero tutto, non poteva più nenche ammirarla da lontano, controllare se stesse bene. Nulla. Doveva accontentarsi del suo ricordo. Cosa che non gli bastava, sopratutto dopo il loro ultimo incontro. Pensava in continuazione a lei, e questo lo faceva stare ancora peggio. Kisame non aveva più detto nulla riguardo a lei, segno che la piccola lezzione che gli aveva dato qualche settimana prima gli era bastata. In fondo sapeva che il suo compagno non era tipo da intromettersi nelle faccende che non lo riguardavano, ma quella volta aveva proprio esagerato, e poi era meglio non rischiare.

Il tempo passò in fretta, e così anche la malattia di Kuria. Ora stava difronte allo specchio, si guardava, contemplava la sua immagine riflessa. Pensava a Itachi, e a quel giorno passato ormai da un paio di mesi e intanto sorrideva, un sorriso triste ma dolce, perché nello specchio non guardava veramente lei, ma quel pancione che pian piano continuava a crescere e che ora lei accarezzava con amore. A quanto pare non fu solo la semplice influenza (perché era un'influenza e non la pericolosa malattia intestinale) a farla stare così male, ma l'influenza sommata alla gravidanza. Quando la sua "malattia" aveva cominciato a peggiorare Momoko chiamò il medico del villaggio, un'ex ninja medico che si era stabilito là. La visitò, ma non trovò traccia della grave malattia. 

-Ti sei soltanto presa una bella influenza. Disse poi il medico.

Sia la vecchia signora che la giovane donna presero un respiro di solievo.

-Un' altra cosa... continuò il medico.

-Quando hai avuto le ultime mestruazzioni?

Kuria lo guardò interrogariva. Ora che ci pensava il giorno in cui doveva averle era passato da un pò.

-Kuria...

-Mi dica dottore...

-Sei incinta!

Quelle due parole riuscirono a far fermare il mondo attorno a Kuria. Tutto sembrò dissolversi attorno a lei, tutto tranne il ricordo di Itachi e quelle due parole apena pronunciate dal medico. Poi gli occhi le cominciarono a lacrimare. Da quel annuncio erano ormai passati cinque mesi. Infondo Itachi non l'aveva abandonata del tutto.

Era arrivato il momento. Ora Itachi stava combattendo contro Sasuke. Erano passati ormai ben otto anni da quando aveva installato l'odio in lui, quell'odio che l'aveva fatto diventare il potente ninja che stava ora combattendo contro di lui. Non era ancora alla sua altezza, avrebbe potuto batterlo, ma quella era l'ultima possibilità di Sasuke di vendicare la memoria del clan, perché il problema cardiaco di Itachi lo avrebbe portato via dal mondo dei vivi tra poco. Perciò Itachi finse fino alla fine, finse di volergli strappare gli occhi dalle orbite per poter diventare più potente, finse di odiarlo, finse di volerlo uccidere... Fece tutto per poter portare Sasuke allo stremo e per poter estrarre quello che era rimasto di Orochimaru dal corpo del adorato fratello e liberarlo da quel maledetto marchio che il ninja leggendario gli aveva imposto. Poi quando sentì che il momento di andare era quasi arrivato, s'incamminò morente verso Sasuke, non ce la faceva più, avrebbe voluto abbandonarsi alla morte subito, ma non poteva, doveva lasciar in eredità i suoi poteri al fratello, affinchè essi lo protegessero anche dopo la sua morte. E così aveva fatto: in fin di vita trovò la forza per ragiungere Sasuke, poi, per l'ultima volta gli toccò la fronte col medio e l'indice, come faceva sempre quando erano ancora uniti e attraverso quel gesto trasferì in Sasuke la sua eredità. Poi sorrise.

-Mi dispiace Sasuke, questa è l'ultima volta.

E dopo quest'ultima frase si lasciò cadere, abbandonandosi alla morte. Prima di morire però, mentre era disteso a terra incoscente... rivide tutta la sua vita, ma solo i momenti felici, e tra molti di quelli c'era anche lei.

Kuria ebbe un tremito e una brutta sensazione la invase, ma non ci fece caso, probabilmente era solo una sua impressione.

Kisame si sorprese molto del fatto che Itachi fosse morto, lo credeva inbattibile, e per di più per mano di un moccioso di più o meno quindici anni. Era stato incaricato di bloccare i compagni di Sasuke, affinchè non potessero interferire con lo scontro tra i due Uchiha, e così aveva fatto. Poi la notizzia arrivò da Zetsu, Itachi aveva perso lo scontro e l'Akatsuki un altro menmbro. Il fatto che lui fosse morto gli era indifferente, ma era strano pensare che d'ora in poi avrebbe lavorato da solo. Tornato al rifuggio, posò lo spadone nel suo solito angoletto, poi si stese sul letto. Mise le mani sotto la testa e si mise a contemplare il vuoto. Poi una piccola cosa bianca posata sul tavolino accanto al letto, attirò la sua attenzione. Era una bigliettino. All'interno vi era scritta una frase: ti chiedo un ultimo favore, trovala e dille che sono morto. Ecco! Itachi aveva pianificato tutto sin dall' inizio, non era stato ucciso, ma si era lasciato ammazzare, sapeva già che sarebbe morto, ecco perché gli aveva lasciato quel messaggio. Trovarla non fu per nulla difficile, era andato a cercare per prima cosa alla casa dove aveva visto entrare Itachi tre anni prima. La misteriosa donna della vita del suo compagno era ancora là. La vide dalla finestra. Doveva ammeterlo, Itachi aveva buon gusto. Poi entrò in casa.

Kuria stava cercando di rimettere un pò a posto la casa. Momoko era morta un anno prima, ed ora era rimasta dasola a badare alla casa e al piccolo ristorante di ramen. La dolce anziana le aveva lasciato tutto. 

-Per me sei come una figlia. E non ti voglio lasciare nella strada. Tu e quella piccola meraviglia avete bisogno di questa casa e di quel ristorantino. E poi questa casa rimarebbe abbandonata e incustodita.

Queste, furono le parole dell'anziana sul letto di morte. Quando aveva perso anche Momoko, a Kuria sembrava di aver perso nuovamente la madre. Fù un altro periodo buio della sua vita. 

Era indaffarata a pulire per terra in salotto, quandò alzando lo sguardo si ritrovò davanti, un omone. Era strano: aveva la pelle blù e la sua faccia era simile a quella di uno squalo, aveva persino le branchie attorno agli occhi. Dietro la schiena portava quella che aveva l'aspetto di un'enorme spadone avvolto in delle bende binche. Sulla fronte portava un coprifronte della Nebbia segnato da un profondo graffio orizzontale. Un traditore. E poi anche lui indossava quella tunica, la tunica nera sopra la quale erano rappresentate delle nuvole rosse bordate di bianco: uno dell'Akatsuki. Si sapventò e fece un passo all'indietro.

-Cosa vuoi da me? Perché sei quà?

Disse Kuria fingendo una calma che non aveva.

-Tranquilla, non ti faccio nulla. Sono solo venuto a riferire un messaggio.

-Da parte di chi?

-Diciamo...che è da parte di Itachi. 

Al suono di quel nome il cuore di Kurià smise di battere. Sgragnò gli occhi per lo stupore mentre una ruga di preocupazzione le si disegnava sulla fronte. 

-Cos'é successo? Disse con voce tesa.

-Itachi è morto.

Quelle parole le rimbalzarono in testa, mentre tutto attorno a lei spariva. Cadde in ginocchio, mise le mani agli occhi e cominciò a piangere. No! Non poteva essere vero, si rifiutava di crederlo.

-Non è possibile.

- A quanto pare si. Si è lasciato uccidere da suo fratello.

-Sasuke...

Aveva sentito che Itachi aveva lasciato in vita anche lui. Non l'aveva più visto dal giorno prima dello sterminio. Ma perché Sasuke avrebbe dovuto ucciderlo...?

Kisame guardava impassibile la donna che piangeva in ginocchio di fronte a lui. Quando da dietro il muro si udì una vocina.

-Mamma...!?

Subito dopo apparve una bambina di circa tre anni. Probabilmente si era appena svegliata, perché si sfregava un occhio con il pugno. Aveva lunghi capelli neri, una pelle chiara e gli occhi di un blù intenso. Ma la cosa che più lo colpì fù la forma degli occhi, era certo che quella forma appartenesse a Itachi. Certo erano grandi e innocenti, gli occhi di un bambino, ma quelli, quelli erano gli occhi di Itachi. Sorrise.

-Ma... a quanto pare, Itachi non è morto del tutto. 

E com' era entrato, uscì, silenzioso e furtivo.

Kuria guardò Ichiria, guardò i suoi occhi, dopo di chè la prese e la strinse forte tra le braccia, mentre scoppiò a piangere ancora più forte di prima. A quanto pare lei era tutto ciò che di concreto le rimanreva di Itachi.

Le giornate passavano lentissime ora, e nonostante la stanchezza, la sera non riusciva ad addormentarsi. Ripensava tutto in giorno a quelle tre parole: Itachi è morto, e poi a tutti i momenti passati assieme a lui. Perché tutte le persone a lei care continuvano a sparire?  Tutto ciò che le era rimasto era quel piccolo angelo innocente che Itachi le aveva donato prima di scomparire. E lo avrebbe protetto, lo avrebbe protetto a costo della vita, nessuno le toglierà mai sua figlia, la cosa per lei più prezziosa al mondo. Passava tutto il giorno a guardarla e a immaginarsela giocare col padre, o mentre lui la teneva in bracciò, immaginava cose che ormai non sarebbero più potuto succedere. Ma non doveva entrare in uno stato di depressione, doveva essere forte, resistere al dolore, perché ora c'era Ichiria e doveva essere potente per lei. Adesso, durante la giornata cercava sempre di ritagliarsi un pò di tempo per allenarsi, aveva ricominciato a tenere il suo corpo da ninja allenato, così come i suoi riflessi e i suoi movimenti. Cosa molto saggia, siccome tra qualche mese sarebbe scoppiata una terribile guerra.

Itachi si risvegliò all'improvviso. Cos'era successo? Si ricordava di essere morto, e allora perché si sentiva come risvegliato da un lungo sonno? Era strano. Provò a muoversì, e ci riuscì. Accanto a lui vide Nagato, sorpreso quanto lui.

-Cosa sta succedendo? Gli chiese Nagato.

Itachi ci pensò un attimo. Ma certo! Non poteva che essere così!

-Siamo stati risvegliati, qualcuno ha usato su di noi l'Edo Tensei! Ma chi?

Poi Nagato lo percepì.

-E' Kabuto. Kabuto ci sta controllando.

Poi i loro corpi cominciarono a muoversi dasoli. Il ninja che li aveva risvegliati li stava portando dove voleva. Per strada, mentre camminavano mossi da una forza esterna, incontrarono Naruto, insieme a Killer Bee (la forza portante del ottocoda). Allora i loro corpi inerti ai loro comandi cominciarono ad attaccare i due ninja difronte a loro. Mentre attaccavano dicendo agli altri due quali mosse avrebbero fatto e come schivarle, Itachi lo aspettava. Aspettava che il corvo che tempo prima aveva imposto in Naruto affinchè protegesse Konoha da Sasuke, uscisse allo scoperto per obligare lui a proteggere Konoha, preché questo era il potere di quel corvo: venir fuori quando avrebbe percettito il potere dello sharingan di Itachi. E lui l'aveva messo dentro Naruto sapendo che Sasuke avrebbe preso i suoi occhi dopo la sua morte, e in uno scontro futuro, quando Sasuke avrebbe attivato il mangekyou sharingan con metà del suo potere, il corvo sarebbe uscito fuori obbligandolo a proteggere Konoha. Ma a quanto pare, quel corvo non sarebbe servito a proteggere Konoha da Sasuke, ma a liberare lui dal controllo di Kabuto. E così fu. Il corvo no ci mise molto ad uscire, non appena Itachi usò il mangekyou sharingan, il corvo venì fuori e lui fù libero da quel controllo. Sconfisse Nagato per liberare anche lui da quel controllo e poi disse a Naruto che ci avrebbe pensato lui al controllore deglii zombie che come lui erano stati riportati alla vita.

 Stava succedendo il finimondo. Battaglie e morti ovunque. Era cominciata una guerra spietata, e probabilmente Sasuke era dalla parte dei cattivi. Poi il suo pensiero andò a Kuria. Chissà come stava. Non avrebbe avuto tempo, ma la voglia di rivederla era più grande di lui. Voleva sapere se stesse bene, anche solo da lontano, senza che lei lo vedesse. Doveva, necessitava fare quella cosa, perché quella sarebbe stata definitivamente, e questa volta veramente l'ultima occasione di rivederla. Così andò al paesino in cui sapeva lei abitasse. Per fortuna la guerra non lo aveva ancora raggiunto. Ma si vedevano anche là i preparativi per essa. Tutto sommato però, la situazione era tranquilla. Cercò casa sua e andò alla finestra da cui, al loro ultimo incontro, entrò per poggiare Kuria sul letto. Si mise in un punto dal quale non era visibile dalla finestra. Guardò, e lì la vide. Era viva e stava bene. Era sodisfatto, aveva controllato che stesse bene ed ora poteva anche andarsene. Poi però qualcosa catturò la sua attenzione. Ora dalla finestra si vedeva una seconda figura, molto più piccola: una bambina. Kuria la prese per una manina e l'accompagnò in un lettino che era stato messo al posto di quello sul quale qualche anno prima avevano fatto l'amore. La fece distendere e la coprì con una coperta, dopo di chè la sua bocca cominciò a muoversi: le stava canatndo una canzone per farla addormentare. Allora Itachi ebbe un tonfo al cuore. Che stava succedendo? La bambina sembrava avere più o meno tre anni. Ossia quelli che erano passati dal loro ultimo incontro, quando avevano fatto l'amore. Quella piccola creatura era sua figlia?! Si alzò` sconvolto dalla posizione rannicchiata che aveva assunto per non farsi notare. Poi si diresse verso la finestra. Doveva sapere. Poggio il palmp della mano al vetro e guardò la piccola creatura stesa sul letto. Poi voltò` il capo e guardò` Kuria, che lo stava fissando con gli occhi spalancati, increduli e pieni di lacrime.

Non poteva crederci! Aveva faticato tanto per farsene una ragione, ed ora, ora lui era di fronte a lei. Aveva qualcosa di diverso però`. La sua pelle era estremamente pallida, quasi bianca e sul viso aveva come delle crepe. I suoi occhi erano attivi in uno sharingan di terzo livello, ma la cosa più` strana era la parte bianca dell'occhio: era nera! Lo guardò` incredula. Sembrava un cadavere, ma era vivo e stava difronte a lei guardandola con occhi interrogativi. Sapeva che quei occhi chiedevano di Ichiria ma non ci fece caso.

-Sei... vivo... Ma... ma come? Mi avevano detto che Sasuke ti aveva ucciso. 

-Ed è così... non sono vivo, sono stato resuscitato con l'Edo Tensei, per combattere in questa maledetta guerra! Ma sono riuscito a liberarmi dal controllo di colui che usa questa tecnica, e... volevo vedere se stessi bene... Non avevo intenzione di farmi vedere... Ma...

E guardò la piccola bimba che dormiva nel letto. Poi si sentì abbracciare. Kuria stava piangendo, la testa poggiata al suo petto e le mani che stringevano la tunica nera che indossava, sulla schiena.

-Non puoi capire quanto mi sei mancato. Mi sei mancato più` di quanto tu non abbia fatto per i cinque anni che non ci siamo visti. Perché ora ero certa che non ti avrei più rivisto.

Kuria parlava a bassa voce. Non sapeva perché, forse per non svegliare la piccola, o forse perché le mancava la voce...

-Anche tu mi sei mancata tantissimo....

La abbracciò forte e le diede un bacio sulla testa.

-Posso chiederti chi è lei?

Chiese poi e mentre lo fece quasi gli andò via la voce poi indicò con un movimento della testa la piccola bambina.

-Qualche settimana dopo che abbiamo fatto l'amore, cominciai a sentirmi male, Momoko... pensava fosse un grave malattia intestinale, e quando peggiorò chiamò il medico del villaggio. Scoprimmo poi che era una semplice influenza... unita a una gravidanza...

Allora Kuria alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi pieni di lacrime in quelli di Itachi.

-E' nostra figlia...

Disse poi senza fiato, ed a Itachi scese una lacrima sul viso.

-E' tutto ciò che mi è rimasto di te...

Itachi si sciolse dal abraccio, e si avvicinò al letto.

-Come si chiama...?

-Ichiria.

-Ichiria...

Disse lui piano, dopo di chè accarezzò la piccola. Poi si mise in ginocchio vicino al letto, gli occhi pieni di lacrime. La guardò, guardò quella piccola creatura innocente, guardò... sua figlia. Era perfetta. Le spostò una ciocca dei lunghi capelli neri come quelli della madre dalla fronte. A quel punto la piccola strinse gli occhi, dopo di chè piano li aprì. Erano bellissimi. Non erano nè neri come i suoi quando lo sharingan era disattivato, nè azzurri, chiarissimi, come quelli della madre. Erano blù, un blù intenso, un misto tra i loro due colori. Poi guardò la forma di quei grandi occhioni che ora lo stavano fissando assonati. Era la sua, era la forma dei suoi occhi. Ebbe un tonfo al cuore, e sentì come se qualcosa dentro di lui si scioglieva.

La bimba lo stava guardando tranquilla, non come avrebbero fatto gli alti bambini se si sarebbero ritrovati davanti un estraneo. Lo guardava come se lo conoscesse.

-Chi sei?

Quando quelle parole uscirono dolci ed innocenti dalla sua boccuccia, pronunciate da una vocina infantile, a Itachi scese un'altra lacrima. Poi guardò Kuria. Allora lei capì, e si sbrigò ad andare vicino a Itachi e Ichiria.

-Lui è... papà...

-Papà...

Ripeté poi piano Ichiria.

-Perché ha gli occhi rossi e neri?

-Perché... mi sono fatto male...

-E ti fa tanto male?

-No, non tanto...

Itachi fece fatica a parlare, era come se la voce si rifiutasse di uscigli dalla gola.

-Posso...prenderti in braccio?

Glie lo chiese direttamente a lei. Sembrava una bambina sveglia. Lo invase una grande tristezza. Lui non ci sarebbe stato per vederla crescere. Doveva assaporare ogni secondo di quel momento. Perchè quella era la prima e l'ultima volta che l'avrebbe vista. Poi la bambina semplicemente annuì, e si lasciò sollevare. Itachi la guarò per bene, e impresse nella sua memoria ogni singola caratteristica di quella meraviglia. Poi la stinse forte, ma fece attenzione a non farle male e le diede un lungo bacio sulla fronte. Dopo di chè le sussurrò:

-Ti voglio bene. Ti prego cerca di ricordartelo.

Kuria guardava quella scena commossa. Quante volte se lo era immaginato. E ora la stava vedendo. Le lacrime uscivano dasole dai suoi occhi, non si poteva controllare, mentre il suo cuore provava un misto di sentimenti: amore, felicità, gioia, dolore, tristezza... 

Itachi non aveva più tempo, anche se avrebbe voluto restare lì per sempre, doveva andare a cecare Kabuto. Posò la bambina sul letto e poi si tolse la collana che aveva sempre portato al collo, la guardò un'ultima volta e poi la mise attorno al fragile collo di Ichiria.

-Così ti ricorderai di me, e se mai verrà il momento, Sasuke potrà riconoscerti.

Le diede un altro lungo bacio sulla fronte, dopo di che andò da Kuria, la quale stava piangendo commossa. Andò da lei, la strinse forte e le diede un bacio pieno di amore.

-Abbi cura ti te, e di lei... Ti prego state attente. Ti amo.

-Anche io.

Poi Itachi si diresse verso la finestra. Le guardò un'ultima volta e fù fuori. Il cuore, quel cuore che non batteva, gli faceva un male terribile.

Mentre si stava recando da Kabuto per fermare l'Edo Tensei, Itachi si imbattè in Sasuke e gli chiese di aiutarlo a patto di parlare dopo. Itachi trovò il rifugio di Kabuto grazie a Nagato che era riuscito a percepire anche dove si trovava il manipolatore dell'Edo Tensei, oltre a capire chi fosse. Cominciò poi una battaglia agguerrita tra i due fratelli e Kabuto. Inizialmente quest'ultimo ebbe la meglio su entrambi, poi, Itachi grazie all'uso dell'Izanami fece sprofondare il nemico in un genjutsu, e gli fece comporre i sigilli di rilascio dell' Edo Tensei, disattivando così la tecnica che gli aveva permesso di conoscere sua figlia. Prima di disintegrarsi, e andare definitivamente all'altro mondo, Itachi chiese scusa al fratello minore, dicendo che se non gli avesse raccontato tutte quelle bugie, probabilmente Sasuke sarebbe stato capace di evitare il colpo di stato degli Uchiha semplicemente parlando con i loro genitori. Poi appoggiò la sua fronte a quello del fratello.

-Indipendentemente da quello che deciderai di fare d'ora in poi... io ti vorrò bene per sempre. 

Dette le sue ultime parole, Itachi si disintegrò, e la sua anima fù finalmente libera di volare alta. D'ora in poi, avrebbe sempre vegliato sulle tre persone più importanti della sua vita dall'alto dei cieli.

  
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