I wish we had another time,
I wish we had another place
I
see the sea in his eyes
“Alzati, sir Louis, cavaliere di
Camelot.”, disse il re, scandendo bene le parole affinché tutti nella sala le
udissero chiaramente, dopo aver sfiorato con la lama di Excalibur le spalle del
giovane che si trovava inginocchiato davanti a lui. Il ragazzo si alzò e si
posizionò accanto a quelli che, da quel momento in poi, sarebbero stati i suoi
compagni d’armi. Dopo aver nominato cavalieri di Camelot altri due ragazzi, il
sovrano si rivolse a tutti i neo cavalieri: “Essere cavalieri di Camelot è un
privilegio, un onore che non viene concesso a chiunque, siete stati allenati,
non solo fisicamente, per poter servire questo regno nel miglior modo possibile
e sono sicuro che nessuno di voi mi deluderà. Domattina all’alba partirete per
la vostra prima missione, adesso potete andare.” I cavalieri si congedarono con
un inchino, per poi andare a preparare l’occorrente per partire.
Il mattino successivo, Louis si
mise in cammino insieme ai suoi compagni, non sarebbe stata una missione
particolarmente impegnativa, dovevano semplicemente andare a controllare che la
situazione in un villaggio vicino a Camelot si fosse acquietata dopo che il re
aveva cacciato un signorotto che tiranneggiava sui contadini. Le prime ore di
viaggio a cavallo passarono velocemente tra scherzi e battute, cose che non
potevano mancare quando si era nello stesso gruppo di uno dei cavalieri più
vicini al sovrano, sir Gwaine. Fu proprio mentre quest’ultimo stava raccontando
loro come aveva fatto dannare sir Mordred alla sua prima missione, che successe
qualcosa: si trovarono circondati in un attimo e prima ancora che potessero
reagire due cavalieri erano già stati colpiti ed erano stati disarcionati.
Louis sguainò la spada e si lanciò sui nemici, cercando di sfruttare il
vantaggio datogli dal fatto che lui si trovava a cavallo e loro a piedi. Riuscì
a colpirne almeno quattro, prima di essere disarcionato; una volta a terra
continuò a combattere, ma lui e i suoi compagni erano in netta minoranza e
presto si trovò circondato da cinque nemici. L’ultima cosa che pensò, prima che
lo colpissero alla testa e precipitasse lungo la collina, prima che tutto
divenisse buio, fu che quella era troppo una bella giornata, per morire.
Louis si sentiva la testa leggera,
aveva la sensazione di star fluttuando, come dopo una notte passata alla
taverna, e non vedeva niente. Quindi dopo la morte si finiva nel nulla ma si
continuava a pensare, si disse, un po’ rattristato. Poi però iniziò a percepire
qualcos’altro: un pulsare continuo e fastidioso alla testa e lo scoppiettio
quasi rilassante di un fuoco che, a giudicare anche dal calore che gli sfiorava
la pelle, si trovava a pochi passi da lui. Lentamente, riprese coscienza del
proprio corpo e di ciò che lo circondava: sentiva il peso della cotta di
maglia, le foglie che gli solleticavano il viso e un insetto non ben
identificato che gli solleticava una mano. Emise un mugolio e mosse la testa in
direzione del calore, per poi provare ad aprire gli occhi. Ci riuscì dopo
qualche tentativo andato a vuoto e in un primo momento pensò di essere davvero
morto, perché il ragazzo che si trovava nel suo campo visivo era troppo bello
per essere un semplice umano.
“Ti sei svegliato, finalmente!”,
esclamò quello, puntando i suoi occhi –Louis non aveva mai visto il mare, ma
suppose che gli occhi di quel ragazzo avessero esattamente lo stesso colore- in
quelli del cavaliere e sorridendo. Louis si ritrovò a sbattere le palpebre
velocemente, mentre tentava di capire se fosse morto, se stesse sognando o
semplicemente vivendo la realtà. Tentò di articolare qualche parola, ma dalla
sua bocca non uscì alcun suono. Gli occhi del ragazzo si riempirono di
preoccupazione e Louis in essi vide il mare agitarsi. “Oh no, magari ho
sbagliato qualcosa… Maledizione, non avrei dovuto provare ad usare la magia da
solo, avrei dovuto portarti da mio padre, lui…”, iniziò a farneticare,
gesticolando e portandosi nervosamente una mano tra i capelli. “N-no. St-sto bene.”,
riuscì finalmente a mormorare il cavaliere, afferrando una mano del suo
salvatore per tranquillizzarlo. “Dici davvero? Quindi… ha funzionato,
l’incantesimo ha funzionato!”, esclamò felice e nei suoi occhi il mare si
placò. In quel momento, a Louis poco importava che quello sconosciuto usasse la
magia, che era stata bandita da Camelot da Uther Pendragon, il vecchio re, e
che era punita con la morte dalla legge. E si stupì nel rendersi conto che non
era grato alla magia per averlo salvato, ma solo per averlo portato da quel
ragazzo e per averlo fatto sorridere in quel modo così felice e spensierato.
“Come ti chiami?”, gli chiese, poco dopo, mentre il ragazzo lo aiutava ad
appoggiare la schiena ad un masso e gli porgeva un po’ di zuppa calda. “Harry,
mi chiamo Harry”, rispose quello con un sorriso, “e tu?”
“Louis”, disse, “sir Louis”,
specificò nella speranza di impressionare Harry. “Sir?”, chiese infatti quello,
interessato. “Esatto, sono un cavaliere di Camelot.”, disse con orgoglio. Non
sapeva come fosse possibile, ma dopo poco stava raccontando al giovane stregone
che servire Camelot era sempre stato il suo sogno, sin da bambino, sin da
quando sua madre gli aveva raccontato per la prima volta quanto coraggiosi e
forti fossero i cavalieri del regno. Allo stesso modo, Harry gli raccontò della
sua vita tra i Druidi, passata a nascondersi nei boschi, perché la magia era
bandita e nessuno di loro poteva rischiare di vivere in un villaggio ed essere
scoperto.
“Mi dispiace.”, si trovò a
mormorare, mentre prendeva nuovamente una mano del ragazzo tra le sue, per
confortarlo. E gli dispiaceva veramente, perché solo in quel momento si era
reso conto che la persecuzione alla magia così a lungo perpetrata da Uther e
successivamente da Arthur, aveva causato dolore e sofferenza a molte persone.
“Aspetta, ma non hai freddo? Le tue mani sono congelate!”, esclamò poi,
rendendosi conto di quanto freddo fosse Harry e notando solo in quel momento
che il druido aveva pensato a coprire lui con l’unica coperta e non si era
preoccupato di se stesso. Senza pensare a ciò che stava facendo o alle
conseguenze, attirò Harry a sé e posizionò la coperta su entrambi, mentre con
le mani sfregava quelle dell’altro, per riscaldarle.
“Grazie.”, mormorò il giovane
stregone, arrossendo leggermente e fissando i suoi occhi in quelli del
cavaliere, per poi avvicinarsi e posargli un casto bacio sulle labbra, per
ribadire il ringraziamento. “Grazie a te.”, fu tutto quello che riuscì a dire
Louis, prima di stendersi per dormire e trascinare Harry con sé, dopo aver
fatto intrecciare le loro dita.
Selene’s
corner
Onestamente, non so se essere
soddisfatta o meno di questa one shot, non ho mai scritto slash, quindi ho
deciso di andarci piano e ho iniziato con qualcosa di piuttosto semplice.
Come storia AU ho deciso di
inserire i nostri due eroi nel mondo di Merlin, che è un telefilm inglese che
adoro, per chi non lo conoscesse. In realtà avevo in mente anche un’altra shot
ambientata nel mondo di Hunger Games, ma dato che la ragazza di mio fratello ha
deciso di venire a rompere le scatole qui a casa nostra e che mia madre
potrebbe sentirsi male se non mi schiavizzasse almeno per mezza giornata, è già un miracolo che io sia riuscita a
scrivere questa. L’altra magari la scriverò e la aggiungerò in un altro momento,
al di fuori del contest. Spero che non faccia totalmente schifo e spero di non
aver lasciato troppi errori, se ci sono, sappiate che è perché non l’ho nemmeno
riletta prima di pubblicarla.
A domani!
xxx