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Autore: KiaPianetaOreon    11/11/2012    0 recensioni
La distanza è qualcosa che ci fotte tutti, Valentina e Nicolò lo sanno bene. Quando ci si incontra, si pensa subito alla paura di non trovarsi più e di perdersi col tempo, soprattutto se si inizia a provare qualcosa che non è una semplice amicizia. Questo succede durante le estati che Valentina inizia a passare nella città di Caorle, sulla costa Adriatica. Innamorata del luogo e dell'appartamento appena comprato dai suoi, è pronta a fare nuove amicizie e a divertirsi, dimenticandosi quasi della famiglia numerosa di cui è dotata. Un incontro speciale avviene quando per un incidente, viene a conoscere Nicolò, un ragazzino di circa la sua età, chiamato da tutti Painz. E da quel momento capirà che ogni estate in quel posto magico non sarà più la stessa senza di lui.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Era ormai una settimana che eravamo nella nostra nuova dimora al mare e tutto stava procedendo come mi aspettavo. Ogni giorno andavamo in spiaggia e ci stavamo per tutta la giornata: papà e mamma a mezzogiorno andavano su a prendere la borsa frigo con il necessario per il pranzo, mentre io ero obbligata a restar fuori dall’acqua per controllare la mandria di fratelli che mi ritrovo. Giò, giustamente, non stava fermo un minuto e passavo il tempo a rincorrerlo tra gli ombrelloni. Mi sentivo abbastanza deficiente a farlo davanti a tutte quelle persone. Continuavo a urlare “Giòòò, non scappare via, torna qua!”, ma lui sembrava fregarsene e continuava per la sua strada senza problemi. Bambini piccoli, son così teneri! Solo vivendoci un giorno però puoi capire quanto sia inutile la frase che ho detto adesso.
Jade e Colette erano in mare a fare il bagno, con Miky che dominava la riva e faceva da bagnina a loro. Colette amava improvvisarsi una nuotatrice professionista, fingeva davanti a tutti di saper nuotare, ma atterrava le sue mani nella sabbia del fondo. Da fuori sembrava un’enorme bracciata e per soddisfarla di ciò che faceva, la applaudivamo. Jade invece amava andare sott’acqua e fare tuffi, ormai era diventata la reginetta della piscina e nessuno la sopportava più. Solo che aveva undici anni, la gente non si permetteva di dirle niente e così, poteva trionfare nelle sue imprese “olimpioniche”.
Dopo aver mangiato in spiaggia, io a volte tornavo in appartamento per fare i compiti e rilassarmi a guardare la tv. Spesso facevano Dragon Ball, cartone che nonostante sia femmina, guardo da quando ero piccolissima. Per non parlare dei Simpson e alcune puntate di One Piece. Sono cartoni storici ormai, e son sempre belli! Altre volte invece, mi facevo un pisolino, addormentandomi a ritmo di canzoni un po’ tunz del mio mp3. E con quella musica, è difficile riuscirsi ad addormentare. Essendoci riuscita, mi sento un po’ una donna da record. E’ una bella sensazione. Anche Giò veniva spesso con me per fare il pisolino, ma dormire per lui era un optional. “Dormire” per lui significava “saltare sui letti”, “urlare” e “svuotare gli armadi”. Bella concezione del riposo, anche se dopo tutto quel casino, il sonno prendeva il sopravvento. E io intanto, riordinavo tutto.
Dopo, la spiaggia ci aspettava ancora. Tornavamo lì in bicicletta, dotati di asciugamani e tutto il resto, e poi… bagno di famiglia! Stavamo tutti dentro insieme e spesso avevamo il panico che qualcuno venisse a rubarci qualcosa all’ombrellone. Fortunatamente non è mai successo finora, ma non si sa mai, i vucumprà son furbi. Tanto.
Doccia per togliersi il sale e poi, MERENDA! Panini, pesche, anguria, patatine… avevamo davvero una scorta che avrebbe sfamato un esercito. Per non parlare dei gelati che compravamo! Jade era fissata con la granita all’anice e ogni giorno voleva comprarne una. In questo modo abbiamo anche fatto amicizia con Mattia, l’uomo del carretto dei gelati. In una settimana ci aveva ormai riconosciuti, appena Jade arrivava, le diceva “Anice anche oggi?” e lei sorrideva felice, soddisfatta di riuscire ad avere il suo ghiaccio blu e saporito.
Per il resto non facevamo grandi cose in spiaggia. Io ascoltavo la mia musica sotto il sole, i miei fratelli facevano buche o giocavano con la sabbia. Anche Miky stava sotto il sole a dormire, come se quel calore la facesse addormentare in un sonno profondo e tranquillo. Dopo la spiaggia, tornavamo in appartamento, o meglio, a farci un bel bagno in piscina. Lì non c’erano molti ragazzi, due che stavano sempre per i fatti loro, che però non mi ispiravano una così grande simpatia. Non sapevo nemmeno quanti anni avessero, ma erano tranquilli e, non si sa perché, appena io arrivavo, loro salivano in casa. Non ho mai fatto male a nessuno, perché avrebbero dovuto aver paura di me? Le seghe mentali me le facevo. Sembravano una coppietta di fidanzati, ma chi lo sa. Non passavo il tempo a fissarli, ma spesso li vedevo di sfuggita ed erano sempre seduti nel loro angolino tra due terrazzi del piano terra. Più che altro stavo in acqua, e quel ragazzino mi fissava. Lo ignoravo, che cavolo voleva da me? Per il momento non ci facevo caso, pensavo a divertirmi coi miei fratelli, e con Miky. Io e lei ci tuffavamo insieme, facendo tutte le smorfie possibili immaginabili e inventando tuffi un po’ scemi. Giò faceva lo spericolato con quei braccioli addosso, correva ovunque e pensavo che prima o poi si sarebbe ammazzato scivolando da qualche parte. Jade e Colette vanno sempre d’amore d’accordo e anche a quel tempo erano così. A volte la gente le scambia per gemelle, si assomigliano molto anche ora, ma da piccole erano pressocchè identiche. Saltavano e urlavano anche loro in giro per la piscina, in quella grande e in quella piccola. Schizzavano ovunque e quando erano stanche, andavano in appartamento a lavarsi. Poi salivamo io e Miky con Giò, ci lavavamo anche noi e poi eravamo tutti pronti per una bella serata. Si cenava in cucina, non mangiavamo spesso fuori, almeno per ora. Io mi sedevo capotavola per poter ammirare il tramonto dalla finestra, come avevo previsto. Era tutto così bello, era pacifico, e mi faceva pensare “Domani sarà un altro giorno e sarà sicuramente migliore di oggi”, e alla fine era così. E aspettavo, immaginavo qualcosa di nuovo, prima di uscire tutti insieme per la sera.
I miei avevano fatto una particolare amicizia con i proprietari del Santa Margherita, un albergo piccolo e carino poco distante dal nostro palazzo. Di fronte ad esso c’è un parco giochi e mentre i miei stavano lì a bere qualcosa e a raccontarsela con i proprietari, noi andavamo al parchetto dove c’era anche una piccola pista per go-karts. E vi lascio immaginare l’espressione di Giò ogni volta che li vedeva:
-      Vale, voglio andare sui go-kart! – mi diceva.
Così ero costretta a chiedere qualche euro ai miei genitori e comprare gettoni per quelle macchinine. Per non parlare di Jade e Colette, anche loro quando li vedevano, venivano prese da una gran voglia di andare a farci un giro. Io e Miky ce ne stavamo sulla panchina lì vicino a parlare, ad osservare i nostri fratelli e a fare nuove amicizie. Almeno, lei faceva nuove amicizie. Da un po’ di tempo ormai parlava con una ragazzina di nome Greta, che per la prima settimana e anche oltre ho sempre guardato un po’ male. Non mi ispirava molta simpatia nonostante avesse la mia età, la trovavo quasi logorroica. Parlava, parlava, e Miky la ascoltava, mentre io le osservavo forse con un po’ troppo di malocchio. Poi però pensai “Avevo deciso che sarebbe stata la mia estate, no? Beh, devo buttarmi!” E così, una sera di quelle iniziai a parlarci anche io. Non era male come credevo, anzi, iniziava anche a starmi simpatica, e parecchio. Fu così che da quel momento diventammo quasi inseparabili, io lei e Miky.
-      Dai Vale, non fare la associale – mi ricordo mi diceva quando arrivavo lì e non parlavo.
Beh, da quel momento non avrebbe più dovuto dirlo. Pensavo saremmo state un bel trio, e ancora oggi siamo tutte molto amiche, o quasi. Io e Greta siamo inseparabili ancora oggi, e mi fa piacere avere un’amica come lei. Fa sempre tanto ridere ed è diversissima da me, se non per le figure di merda che a volte ci capita di fare in giro. Quell’estate il nostro punto d’incontro era ovunque, campetto da calcio, spiaggia, piscina… ovunque eravamo insieme. Ora avevo un’amica, e sì che era la mia estate. Ma era solo l’inizio.
  
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