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Autore: Valpur    29/05/2007    13 recensioni
Andromeda è una ragazza semplice. Forse è la meno appariscente delle tre sorelle Black. Allegra, solare, forse troppo buona, di sicuro un po'ingenua. Con una famiglia come i Black alle spalle, la vita non è semplice. Se poi ci si mette anche un Mezzosangue come quel Tonks, le cose non possono che peggiorare... O forse no?
La fiction più lunga che abbia mai scritto, e forse quella più "appetibile"... vediamo cosa salta fuori...
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Sorelle Black | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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... e così arriviamo all'ultimo capitolo...

Spero che ciò che avete letto vi abbia divertito; grazie, grazie ancora a tutti quelli che hanno commentato, per la “fedeltà” e per i suggerimenti che mi avete dato.

Quindi, in ordine di apparizione, Grazie a:

JiuJiu91

Michy90

Hysteria

_Nefer_

Munk

Bookie

PiperHG

himenochan

Ele

ka_chan91

Master Ellie


... e anche a tutti coloro che hanno letto, anche senza commentare!

Alla prossima, quindi!









L'inverno cedeva lentamente il passo alla primavera. La neve di Marzo iniziava a sciogliersi sulle strade, e il sole bianco e freddo di Febbraio si faceva ogni giorno più convinto e fulgido.

Il lavoro di Ted andava bene, e nell'aria c'era il sentore di una promozione, che non tardò ad arrivare.


Crac.

Ted Tonks apparve nel solito squallido vicoletto vicino a casa, dov'era sicuro che nessuno l'avrebbe visto Materializzarsi. Aveva la coda dei capelli mezza sciolta, la cravatta quasi slacciata e un'espressione di gioia totale sul viso.

A lunghi balzi corse verso casa, concedendosi ogni tanto qualche piroetta e ridendo a crepapelle.

Saltò il cancello e salì tra scalini alla volta, raggiungendo l'ingresso e spalancandolo con un gesto teatrale.

Mi hanno promosso!” tuonò, allargando le braccia ed aspettandosi che Andromeda gli corresse incontro.

Tutta la gioia si spense, tramutandosi in ansia, quando su accorse che la moglie, in camicia da notte e vestaglia, stava a braccia conserte in mezzo al corridoio. Era pallida, anche se appariva calma, e ai piedi c'era un borsone. Snorky saltellava agitatissimo da un piede all'altro, stropicciando la canottiera che usava come veste, legata in vita da una cravatta di Ted.

Cosa succede?” chiese Ted con voce piccola.

Andromeda fece una smorfia, ma quando parlò il tono era fermo e deciso.

Ho le doglie. Dobbiamo andare al San Mungo, subito. Il bambino sta per nascere”.

Poco mancò che Ted svenisse di nuovo.

Per la barba di Merlino... hai le doglie? Ma allora stai per partorire! Dobbiamo fare qualcosa! Chiamo un taxi, anzi no mi faccio dare un'auto dal Ministero, anzi no! La scopa, ce l'hai ancora? No no, non devi fare sforzi... non provare a sollevare quella borsa! Amore ma stai bene? Sicura? Non stare lì in piedi, stenditi!”

Parlava troppo in fretta, gesticolando così tanto che le lunghe braccia abbatterono diversi soprammobili. Era bianco come un cencio.

Ted...” azzardò Andromeda.

Padron Tonks...” le fece eco Snorky.

Il San Mungo, hai ragione! Ora li chiamo eh? Ah no, loro il telefono non ce l'hanno... il camino! Sì, giusto... ora, dov'è il camino? In salotto, ovvio, al solito posto, ti pare che nelle tue condizioni mi sposti il camino? Poi...”

Ted!” disse, un po' più forte.

... ci saranno da chiamare i miei, vorranno esserci anche loro. Hai preso tutto? Il pigiama? Ah, no quello ce l'hai già su. Come ti senti cara? Stai bene? Stai...”

TED!” urlò Andromeda, esasperata, afferrandolo per l'orecchio e riportandolo dolorosamente alla realtà.

Sono in travaglio, tra poco tuo figlio nascerà e tu ti metti a ciarlare? Portami al San Mungo... ORA!”

Ted si calmò immediatamente e riuscì a chiamare un taxi (al terzo tentativo: non riusciva a comporre il numero). Andromeda non voleva saperne di salire su quella “cosa Babbana”, ma questa volta fu Ted ad usare le maniere decise: la caricò di peso sul sedile posteriore e disse all'autista di partire in fretta, prima che sua moglie desse di matto.

Lungo il vicolo trafficato che conduceva all'Ospedale Ted camminava con la mano in tasca, stretta attorno alla bacchetta, pronto a Schiantare chiunque urtasse per sbaglio Andromeda (nonostante questa continuasse a ripetergli che non era di cristallo, era solo incinta).

Quando finalmente raggiunsero il San Mungo Andromeda fu affidata alle cure di due guaritrici robuste e dall'aria materna, che impedirono perentoriamente a Ted di seguirle in sala parto.

Così il giovane rimase a marciare avanti e indietro per il corridoio in un'attesa snervante. All'ansia si aggiunse la preoccupazione quando una Levatrice uscì dalla sala reggendo un bambino che al posto delle braccia aveva due tentacoli verdastri.

... non si preoccupi, succede a volte. Lo sistemeremo in un attimo...” la sentì dire all'ammutolito padre della creatura. Con tutto se stesso Ted pregò che il loro bambino avesse tutte le appendici in numero, forma e colore giusto.

I minuti si trascinarono lenti. Snorky aveva raggiunto il padrone, e ora sedeva su una delle sedie scompagnate, le corte gambette tese oltre il bordo, e la testa completamente nascosta dall'immenso mazzo di fiori giganteschi e troppo profumati che aveva portato. Ogni tanto una Levatrice usciva o entrava nella sala, e Ted si sporgeva per sbirciare qualcosa, ma gli giungevano solo le urla delle partorienti, e dopo aver udito Andromeda gridare imprecazioni che lui mai si era sognato, maledicendolo perchè era tutta colpa sua se soffriva così, preferì tornare a sedersi e macerare da fermo nella propria angoscia.

Era ormai notte fonda quando una Levatrice si affacciò oltre la porta e lo cercò con lo sguardo, sorridendogli ed invitandolo ad entrare.

Ted si alzò con la sgradevole sensazione di avere le gambe fatte di plastilina.

Andromeda era sudata e stravolta, ma il sorriso che gli rivolse appena lo vide fu il più luminoso mai visto. Teneva tra le braccia una creaturina rosea, con un ciuffo di capelli scuri sulla fronte.

Per un attimo erano soli.

Ted si inginocchiò di fianco al letto e sentì le lacrime scorrergli sulle guance.

Guarda Ted... la nostra bambina”, disse Andromeda con un tremito emozionato nella voce.

Ted accarezzò con un dito la guanciotta paffuta della neonata, commosso.

È bellissima...” sussurrò, e un buffo suono, metà singhiozzo e metà risata, gli sfuggì dalle labbra quando la piccola strinse il piccolo pugno attorno al dito del padre per la prima volta.

Siamo stati bravi”, disse Andromeda, guardando la bimba con amore ardente.

Come la chiamiamo?” chiese Ted, rapito dalle smorfie del piccolo volto.

Ci ho pensato, e ho trovato il nome perfetto”, rispose Andromeda tutta soddisfatta. “Ninfadora, non è bellissimo?”

Ted era troppo occupato per prestarci attenzione.

Certo, cer...” Alzò lo sguardo di scatto e fissò la moglie. “Ninfadora? Ma che razza di nome è?” chiese, perplesso.

In quel momento la bimba si mise a strillare a pieni polmoni.

Visto? Le piace! Ciao Ninfadora” sussurrò la giovane donna, sorridente.

Ted era convinto che la piccola non fosse esattamente soddisfatta, ma tacque, godendosi la gioia del momento.


Andromeda rimase al San Mungo per qualche giorno.

La piccola Tonks stava benissimo, era cicciottella e mangiava di gusto, e dopo pochi giorni dalla nascita aprì gli occhi per la prima volta, tra le braccia di papà Ted; poco dopo, quando fu portata dalla madre, la fissò intensamente, e Andromeda quasi si commosse di nuovo per quel primo sguardo.

Quando Ted rincasò dal lavoro passò a trovare le sue due donne. La compagna di stanza di Andromeda aveva avuto otto gemelli, e Tonks rabbrividì al pensiero di ciò che avrebbero significato tutti quei marmocchi urlanti per casa.

Ninfadora sonnecchiava tranquilla tra le braccia di mamma, sazia e soddisfatta.

Ted posò sul comodino un mazzo di margherite e baciò la fronte della moglie.

Oggi ha aperto gli occhi, lo sai?” disse Andromeda.

Oh... sì, li ha aperti anche con me! Sono bellissimi, scuri come i tuoi”, affermò il giovane, deciso, dando un buffetto alla guancia della giovane.

Andromeda rise.

Hai visto male amore. Sono chiarissimi, come hai fatto a pensare che fossero scuri?”

Stai scherzando? Sono neri, ho visto benissimo!”

Ma si può sapere che bimbo hai preso in braccio? Ha gli occhi azzurri, sembrano i tuoi!”, ribatté caparbia Andromeda.

I due si fissarono con aria di sfida per un istante.

Poi Andromeda prese a stuzzicare delicatamente la bimba col dito, cercando di svegliarla.

Imbronciandosi un po' Ninfadora sbadigliò ed aprì i piccoli occhi scuri.

Visto? Avevo ragione io!” disse Ted, trionfante.

Ma io...”

Accadde qualcosa di strano: Ninfadora sbattè un paio di volte le palpebre, e quando riaprì gli occhi... erano azzurri.

I genitori si fissarono attoniti.

Non era... normale.

I Medimagi esaminarono la bambina per lunghe ore nelle quali Andromeda e Ted rimasero a rodersi per la paura che la loro piccola avesse qualcosa di pericoloso.

Allora, come sta?” scattò Andromeda, agguantando la manica del primo Guaritore che uscì dalla sala in cui stavano analizzando la piccola. Il mago scosse il capo incredulo, fissando i due giovani e stringendosi nelle spalle.

Mi dica che sta bene”, implorò Ted, passando un braccio attorno alle spalle di Andromeda.

Oh, la piccola sta benissimo, ma c'è qualcosa che dovete sapere.”

Parli, la prego...” disse Andromeda, torcendosi le mani nell'ansia.

È... insomma, vostra figlia... è una Metamorfomagus”, disse tutto d'un fiato.

Ed è grave?” chiese subito Ted, impallidendo.

Andromeda però spalancò la bocca.

Sta scherzando?” chiese.

Assolutamente no”, rispose il Guaritore con un ampio sorriso. “È il primo caso che mi capita. Congratulazioni!”

Ma cosa signi...” iniziò Ted, inquieto.

Può cambiare il suo aspetto a suo piacimento”, sussurrò Andromeda, sgomenta. “Sono rarissimi, ed è un grande dono...”

Vacillò leggermente, e Ted si affrettò a sorreggerla; quando i loro occhi si incontrarono, però, il solo sentimento che vi si poteva leggere era la gioia.

Ted... non so cosa ci aspetterà, ma sono sicura che non avremo il tempo di annoiarci. La nostra avventura è appena iniziata.”





Fine

(... o forse no?)

   
 
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