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Autore: FairySweet    11/11/2012    1 recensioni
Era un'idiozia, un'idiozia bella e buona ma che altro avrebbe potuto fare? Restare a guardare mentre la sua persona si lasciava trascinare nel nulla? Era certa di aver sbagliato, l'aveva capito già pochi minuti dopo averla trascinata via dall'ospedale ...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cristina Yang, Meredith Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
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                                                                                                                                                   Pioggia
 








Solo il rumore della pioggia e nient’altro a riempirle le orecchie, non si muoveva, non era nemmeno sicura di respirare ancora “D’accordo, ora sai cosa facciamo? Ci fermiamo in quel motel laggiù e mangiamo qualcosa” gli occhi persi sulla strada buia e vuota “Di cosa hai voglia?” un leggerissimo sorriso a colorarle il volto mentre gli occhi cercavano il suo sguardo, la sua persona che ora, sembrava solo un corpo vuoto e privo di vita “Ok, va bene, ordiniamo una pizza e ci facciamo una bella dormita”.
Non ci aveva messo molto a prendere quella folle decisione e ancora meno a capire che aveva fatto una stronzata, oh certo, una scelta piena di coraggio e di amore ma pur sempre una stronzata.
Infilòla chiave nella serratura senza staccare per un secondo la mano da Cristina “Credevo di metterci di più, insomma, hai visto il tipo alla reception? Sembrava uscito da una favola per la buonanotte dei camionisti” si chiuse la porta alle spalle abbandonando il borsone sul pavimento “Coraggio, ancora un passo ...” l’aiutò a sedere sul letto sorridendo “ ... vedrai che dopo la doccia e la pizza starai meglio” parole sussurrate al silenzio, parole che rimbalzavano addosso a quella ragazza  tornando a colpirla alla velocità della luce.
Acqua bollente sulla pelle, nuvole di vapore caldo che appannavano i vetri e loro due, sole, nel silenzio gelido che un disastro aereo aveva costruito pezzo dopo pezzo “Tornerai a parlare” mormorò Mer dipingendosi in viso un sorriso tenero e protettivo “Parlerai di nuovo e allora, potrai liberarti di tutto, della paura, della voglia di prendere a calci tuo marito ...” ridacchiò divertita a quell’immagine che lentamente prendeva forma davanti ai suoi occhi “ ... berremo ancora tequila e prenderemo per il culo gli specializzandi di primo anno ...” sfilò dalla borsa una spugna morbida e profumata “ ... porterai Zola al parco quando mammina e papino non avranno tempo, beh, ovviamente se avrai tempo perché conoscendoti credo proprio che Zola imparerà ad andarci da sola” le sfiorò il viso e poi le spalle accompagnando l’acqua, lavando via lo stress dell’ospedale, del reparto psichiatrico “Oddio Owen mi ucciderà, probabilmente lo farà Derek non appena scoprirà quello che è successo ...” si fermò qualche secondo, le mani posate sul suo viso e gli occhi incatenati a lei “ ... ti ho rapita dall’ospedale anche  se tecnicamente non può essere considerato un rapimento, non in pieno anche se alla fine, forse, Derek potrebbe vederla così”  quanto le mancava la sua persona, quella ragazza ironica e tagliente che le rispondeva senza mai indietreggiare, le mancavano i suoi sorrisi, le sue battute, la sua presenza rassicurante e protettiva “Mi uccideranno ma che potevo fare? Restare lì a vederli litigare su quale fosse il piano più adatto a te? Ti hanno riempito di sedativi e il dottor Wilson ti avrebbe portato via e per cosa? Solo perché non parli?” ma gli occhi della ragazza erano vuoti, lontano da lei e dalle sue parole “D’accordo, senti cosa facciamo ...” l’avvolse nell’asciugamano, le mani strette attorno alle sue spalle  come quella notte, come il ricordo di un matrimonio mai avvenuto “Non torniamo a casa fino a quando non ti sentirai meglio, fino a quando non parlerai di nuovo” un debole sorriso a colorarle le labbra con la speranza che, almeno quella promessa, l’avrebbe costretta a dire qualcosa e invece, solo il silenzio a riempire la stanza.
 
 

La luce tenue dell’alba a colorare quella piccola e  insulsa camera, si stiracchiò odiando con tutto il cuore il maledetto vizio di svegliarsi all’alba “Ehi” mormorò voltandosi di lato, la voce ancora impastata dal sonno e poi lei al suo fianco, osservava il soffitto, probabilmente qualcosa di incorporeo e senza senso, eppure, i suoi occhi non si staccavano un secondo dalle travi di legno “Hai dormito?” domandò preoccupata sollevandosi qualche centimetro “Che domande idiote, certo che non hai dormito” si lasciò ricadere sul letto stringendole una mano “Programma di oggi? Beh, se fossimo state a Seattle avrei appena finito di operare un ernia e avrei asportato mezzo intestino ad un’idiota che ha ingoiato tre chili quasi di ferro” scoppiò a ridere stringendo più forte la sua mano “Ancora non capisco come diavolo abbia fatto sai? Insomma, è ferro, te ne accorgi se lo ingoi no?”  il cellulare sul comodino vibrò violentemente ricacciandola nella realtà.
“Gran bel casino dottoressa Grey” mormorò prendendo tra le mani il telefono, lo schermo illuminato e sempre quel nome  ... Derek .
Era sempre quel nome e pregava Dio che suo marito smettesse di chiamarla perché le avrebbe concesso un secondo di tranquillità,  lasciandole la libertà di spegnere quel maledetto telefono e invece continuava a chiamarla ed era certa che, se avesse acceso quello di Cristina, sarebbe stata la stessa cosa.
 “Cosa faccio?”  sussurrò confusa alzandosi di scatto dal letto “Cosa faccio?” già, gran bella domanda e probabilmente, se qualcuno avesse ripreso quella scena avrebbe riso come un matto, continuava a correre avanti a indietro per la stanza rivestendosi con una mano mentre l’altra era intenta a giocare con i capelli, un gesto nervoso accompagnato dal suono del telefono “Se non gli rispondo continuerà a chiamare, se lo faccio continuerà lo stesso” sbuffò alzando gli occhi al cielo “Ok, andiamo via, rispondo mentre siamo in macchina, lontani da qui” la tirò per un polso aiutandola a vestirsi, attimi veloci e senza un briciolo di razionalità “Allaccia bene la giacca, sono le cinque di mattina del 20 novembre, c’è freddo là fuori e ...” ma trattenne il respiro quando la mano di Cristina si posò dolcemente sulla sua, lentamente, senza alcuna fretta allacciò i bottoni e poi i suoi occhi, uno sguardo che custodiva milioni di parole e che per la prima volta, sembrava cercare proprio lei  “Va bene, così va bene” mormorò sorridendole “D’accordo, andiamo” sollevò da terra il borsone e si chiuse la porta alle spalle con la consapevolezza di aver appena chiuso fuori dal sé stessa l’unica possibilità di chiedere aiuto   perché ora, qualunque cosa avesse fatto, sarebbe passata per la cattiva, il mostro che rapisce le povere bambine indifese e spaventate che hanno paura di parlare.
  
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