Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Chrysaljs    11/11/2012    1 recensioni
Questa è la prima storia che scrivo. Non credo sia la solita fanfiction del 'tutti felici'. La protagonista è Melanie, una ragazza insicura e sola che vive nel terrore e nella paura che il padre possa farle del male. Mel è però diversa dalle altre. Lei ha una visione differente del mondo. Si sofferma sulle piccole cose, rendendole importanti. E' una sognatrice, coglie i particolari, ma soprattutto riesce a capire com'è davvero la gente dentro. La sua tragica situazione familiare sarà il pretesto che la avvicinerà a Zayn, un ragazzo duro e cupo fuori, ma che nasconde una personalità fragile. Lei rimarrà subito colpita da lui. tenterà di avvicinarsi, nonostante i tentativi del ragazzo di respingere chiunque cerchi di capirlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Entrai in casa. Vidi mio padre seduto in soggiorno ad aspettare. 'Dov'eri?' mi chiese indifferente. 'Ero andata in farmacia a prendere le aspirine.' dissi con voce calma. Tra l'altro mi ero completamente dimenticata di tornare a prenderle. Mi era anche passato il mal di testa. 'Però la farmacia era chiusa, così ho fatto un giro in centro' aggiunsi. Lui annuì con il capo, poi mi disse che quella sera sarebbe dovuto andare al lavoro più presto del   solito, così avrei dovuto preparare prima da mangiare. Rimasi in piedi. Non so nemmeno io il perchè. Forse stavo pensando al fatto che non si era minimamente preoccupato di chiedermi il motivo per il quale fossi inzuppata dalla testa ai piedi. O chiedermi se stessi bene. 'Perchè mi odi?' Chiesi con voce rotta. Avevo un nodo alla gola, la vista inziava ad annebbiarsi a causa delle lacrime. Tentai di trattenerle, non volevo piangere davanti a   lui. Si girò verso di me. 'Io non odio te, Mel. Io odio me stesso. Odio quello che ti ho fatto   e non mi perdonerò mai per questo. Non c'è giorno in cui, giardandomi allo specchio, non desideri di sparire. Capisci che faccio fatica a parlarti ora? Non sono mai stato un buon padre. Non lo sarò mai.' disse. Si passò una mano sulla fronte e sospirò.
Io rimasi   impietrita. Aveva un'espressione stravolta. Le piccole rughe di fianco agli occhi erano più marcate del solito. Avevo sempre pensato che mi odiasse con tutta l'anima.  'Allora perchè ogni   sera ti ubricahi? Potremmo.. non so potresti rimarene qui a casa. Ho paura sai. Resto  sveglia ogni notte aspettando che tu ritorni. Perchè temo che tu possa venire in camera   mia e farmi del male. Tu puoi cambiare, puoi smettere.' dissi. Stavo piangendo, ma non mi importava più.  'Lo vorrei tanto. Ma è troppo   tardi ormai. Non distinguo nemmeno la notte   dal giorno. E' una fortuna che mi abbiano tenuto al lavoro, altrimenti non so come  avremmo fatto.' ribattè. 'Se lo volessi davvero smetteresti. Per me. Per noi, per te soprattutto.' Detto questo corsi in camera mia. Mi tolsi i vestiti bagnati e ne misi di asciutti. Mi buttai sul letto e affondai la testa nel cuscino. Piansi fino ad addormentarmi.
Quando mi svegliai mi ritrovai nelle medesima posizione di prima. Mi fece male. Mi ricordavo che quando ero piccola e mi addormentavo sul divano, mia madre mi prendeva delicatamente in braccio e mi metteva a letto, rimboccandomi le coperte. La maggior parte delle volte facevo finta di dormire solo per essere avvolta nel suo abbraccio e per annusare il profumo che soleva mettersi dietro l'eorecchio destro. Era una fragranza delicata. L'adoravo. Non so che avrei dato anche solo per sentire di nuovo quel profumo. Guardai l'orologio. Avrei voluto uscire ma mi  ricordai che dovevo preparare la cena per mio padre. Così mi alzai e avvertii un giramento di testa. Mi ripresi un attimo e scesi le scale, ancora intontita. Quando arrivai in cucina vidi che mio padre aveva già preparato tutto. Rimasi stupita. 'Esci pure, non preoccuparti. Faccio io qui' disse. Sorrisi dentro di me.
Mi sistemai un attimo e uscii di casa. Non c'era ancora buio , però si era formata una strana nebbiolina. Mentre camminavo pensavo a quanto avevo bisogno di un'amica. Anche solo per raccontarle del cambiamento improvviso di mio    padre. O di Zayn. Continuavo a pensare a lui. Non sapevo il perchè, ma ogni volta che chiudevo gli occhi lo vedevo. Però ero sola. Nessuno voleva provare neanche a    conoscermi. E avrei dovuto affrontare contando solo sulle mie forze, come avevo sempre fatto. Avevo solo bisogno di qualcuno che mi abbracciase dicendomi 'hey, va tutto bene, ci sono io'. Non so cosa mi prese in quel momento, ma pensai che se fossi scomparsa nessuno si sarebbe accorto della mia assenza. Non avrei dovuto pensare quelle cose, lo  sapevo bene.
Cercai di scacciare quell'idea e mi avvicinai al fiume non lontano da casa. Era in piena, poichè aveva piovuto molto. Guardai il mio riflesso. Mi    sporsi  un po troppo però, perchè in un secondo mi ritrovai in acqua. Era ghiacciata. Sentivo come se mille lame mi stessero perforando il corpo. Faticavo a respirare. Cercai di raggiungere la riva ma la corrente era forte. Mi dimenavo come un moscerino caduto in trappola nella ragnatela di un aracnide. Riuscii ad aggrapparmi a un arbusto vicino alla riva, ma non appena tentai di rilasire, questo si sradicò dal terreno. Non sapevo come fare. le forze stavano iniziando a mancarmi. Il mio stupido cappotto mi impediva qualsiasi   tentativo di nuotare. Provai a sfilarlo. Dopo  qualche tentativo me lo levai. Però mi accorsi   di essermi allontanata troppo dalla riva. Così iniziai a urlare. Chiamai aiuto. Continuai così per qualche minuto, finchè sentii qualcuno tuffarsi. Non avevo più forze. E non riuscivo a muovermi. Stavo congelando. Un attimo prima di perdere i sensi mi sentii afferrare.   Quando aprii gli occhi vidi che ero distesa sull'erba. Seduto al mio fianco c'era Zayn. Era la seconda volta che mi salvava. Si accorse  che ero sveglia. Mi aiutò ad sedermi senza dire   una parola. Misi la testa tra le ginocchia e iniziai a piangere. Lui mi venne vicino e io gli misi le braccia al collo.
Per un momento lui rimase immobile, poi ricambiò l'abbraccio. Tra le sue braccia mi sentivo protetta. Ma non smisi di piangere. Avrei voluto rimanere lì per sempre. Dopo una manciata di munti mi calmai. 'Grazie, per tutto. E' la seconda volta che mi salvi la vita. Mi dispiace di essere così imbranata' dissi. 'E' stata una fortuna che ti ho sentita gridare. Non sapevo nemmeno se sarei riuscito a salvarti.' rispose. Lo guardai incuriosita e chiesi: 'perchè?'. 'Io non so  nuotare' ammise. Mi si illuminò il volto. 'E ti sei buttato per me?' 'Si, immagino di si..' disse lui. 'Nessuno aveva mai fatto una cosa simile.' Ora stavo sorridendo. Ero felice. Il mio cuore era felice. Poi lui aggiunse:' Comunque ora mi dovrai spiegare cosa ci facevi vicino al    fiume.' 'Te lo dirò solo se mi spiegherai perchè ieri sera stavi entrando in quella casa. A rubare. Non sei cattivo,   anzi. Non capisco cosa possa averti spinto a fare una cosa del genere. Non lo dirò a nessuno, vorrei solo sapere. Magari posso aiutarti, certo non che sia molto brava, però so ascoltare  le persone e..' 'Tu parli troppo. Non mi va di ricordare cioè che è accaduto ieri.' Non mi lasciò finire la frase. Poi si alzò di scatto. Mi accorsi solo   dopo di quanto eravamo vicini. Mi alzai anche io. 'Perchè non ti fidi?' chiesi. Lui stava  guardando il terreno. Non alzò lo sguardo. 'Sono cose personali, non mi va di raccontarle in giro. E poi nemmeno ti conosco.' Si allontanò da me. Non riuscivo a capire il suo comportamento. 'Non ti capisco, sai? Prima mi salvi, poi quando ti chiedo di parlarmi di te diventi scontroso.   Quasi come se volessi proteggerti con uno scudo. Beh io giuro che riuscirei ad aiutarti, se solo tu me lo  permettessi. E anche io ho dei problemi. Anzi, la mia vita è un problema unico. Però cone te ne parlerei. Non so perchè, ma sento che tu saresti l'unico in grado di capirmi. Non prendermi per pazza. Ho solo bisogno di qualcuno che mi stia vicino e credo che sia lo stesso anhce per te. Lo vedo che stai soffrendo. Ti nascondi dietro un'aria  da duro, ma dentro stai per crollare. Quindi, non mi importa se non mi vuoi dire nulla, io rimango. Mi basta sapere che ti chiami Zayn e che hai un'istinto nel salvare le ragazze imbranate come me'.
Aspettai speranzosa una sua risposta. Si girò verso di me sorridente. 'Una persona sana di mente si sarebbe limitata a dire grazie, lo sai vero?' disse. 'Ma io non sono sana di mente' ammisi ridendo. Lui ricambiò il sorriso e rispose: 'Questo lo avevo capito già da un pezzo.'
Mi avvicinai a lui. Gli sistemai il ciuffo e lui mi chiese: 'Che fai?' 'Sta zitto, un duro come te non può andare in giro spettinato'. Quando ebbi finito mi prese in braccio e disse che mi avrebbe portata a casa. 'Guarda che ce la faccio a camminare' replicai. Anche se amavo il modo in cui mi stringeva a sè. Lui non mi diede retta e mi portò fino a casa. Prima di entrare gli domandai: 'Allora.. ci vediamo? Attesi una sua risposta. Ci mise qualche secondo. Fu l'attimo più lungo della mia vita. Poi, prima di girarsi e   scomparire dietro l'angolo rispose: 'Ci vediamo'. Per la seconda volta nella mia vita ero felice.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Chrysaljs