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Autore: Melabanana_    11/11/2012    4 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
---
Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciaoooo.
Dunque, che dire? :'DDD
Questo che vi aspetta è un capitolo molto divertente!  
I capitoli che riguardano la "gita" in montagna saranno tutti scritti in questo stile comico, a volte leggermente ironico,  ma
fate attenzione perché ci saranno riferimenti ad eventi futuri e succulente novità fra le tre coppiette! <3
Recensite per dirmi che ne pensate!
Baci, 
Roby



Capitolo 13.

-Aaah, cavolo, ho creduto davvero di morireeee.-
Appena usciti dalla macchina, Demete barcollò e cadde a faccia a terra.
Artemis uscì e si appoggiò allo sportello.
-Oh, andiamo, che esagerato- commentò.
-Esagerato?!- gridò Kirigakure gesticolando –Tu! Potevi ucciderci tutti!-
-Ho fatto solo delle curve un po’ larghe…-
-E il tir che abbiamo quasi preso in faccia dove lo metti?! E il palo della luce che hai cozzato?! E quella vecchina che ci ha inseguito per due chilometri perché hai investito la sua fioriera?!-
-Aveva un gran fiato, però- osservò Hera, che l’aveva trovato un episodio interessante.
Afuro lo guardò scoraggiato e scosse il capo, chiedendosi quale fosse esattamente la concezione di “interessante” che aveva Hera.
Artemis scrollò le spalle. –Non vi credevo così pignoli.-
- Io non sono pignolo- gesticolò Kirigakure - Dico la verità!-
Prima che Artemis potesse replicare, Hera alzò le braccia e si frappose fra i due.
-Okay, calma ora, l’importante è che siamo arrivati no?-
Kirigakure dovette ammettere che era vero, anche se ancora sconvolto dall’accaduto.
Aporo si sedette a terra e cominciò a toccare il corpo di Demete  con un bastoncino per accertarsi che fosse ancora vivo.
-Grazie, Hecchan- Artemis sorrise. Hera scosse il capo.
-Anche tu… potevi dircelo che stai ancora imparando- lo rimproverò, e l’amico ridacchiò nervosamente, obiettando che “non sarebbe stato divertente” (Kirigakure avrebbe tanto voluto staccargli la testa a morsi, e Hera stava quasi pensando di lasciarglielo fare).
-Comunque ora dobbiamo camminare- disse Artemis indicando la punta di una casa che s’intravedeva al di sopra degli alberi. I ragazzi annuirono, Kirigakure e Aporo sollevarono Demete e insieme seguirono Artemis.
Ci vollero solo cinque minuti prima che gli alberi si aprissero in un sentiero selciato di mattoncini rossi, che si snodava sull’erba fino alle scale di una terrazza rialzata, su cui c’era alla porta a vetri, che nascondeva l’interno della casa solo grazie a voluminose tende color carne.
-Eccoci arrivati, è un po’ piccola, ma possiamo starci in piena libertà- annunciò Artemis.
-P-piccola?! Tu questa la chiami piccola?!- obiettò Demete. Anche Hera si mostrò accigliato di fronte a quella villa enorme, che non solo era a due piani ma dava anche l’impressione di avere numerose stanze. E, a quanto Artemis diceva, era anche a loro completa disposizione.
-Beh, questa me l’ha regalata il nonno per il mio compleanno. Quella di mia sorella è molto più grande, e poi è a mare- rispose Artemis stiracchiandosi.
Mentre il ragazzo si frugava nelle tasche in cerca delle chiavi di casa, gli altri si scambiarono occhiate incredule, ad eccezion fatta di Hera.
-Tadashi, tu lo conosci di più, che ci dici?- chiese sottovoce Kirigakure.
-Beh, non c’è molto da dire. Il nonno di Artemis ha fatto un gran fortuna con un mercato di kimono giapponesi, è una famiglia conosciuta per le forti tradizioni e l’arte del tè- spiegò Hera noncurante, come se stesse raccontando di un tipo qualunque e non di un suo amico.
-Ah, quindi Artemis vive sull’eredità del nonno, questo spiega molte cose- disse Demete.
-Per esempio, perché è così arrogante e viziato- sottolineò Aporo sprezzante.
Kirigakure e Demete annuirono convinti. Hera li ignorò e alzò lo sguardo.
-Ah – disse piatto e si allontanò da loro di alcuni passi.
Afuro lo fissò stranito, poi anche lui alzò gli occhi e vide che la porta a vetri era stata aperta, e le tende erano scosse lievemente dal vento.
-Uh? Dov’è andato Artemis?- esclamò sorpreso di non vederlo più.
Una risata sadica fu la risposta. I quattro si girarono lentamente e si trovarono di fronte il ragazzo che indossava la maschera bianca.
-Non sapete che sta male parlare alle spalle degli altri?- Il tono mieloso della sua voce strideva inevitabilmente con lo scrocchiare dei suoi pugni.
Kirigakure, Demete, Afuro e Aporo urlarono di terrore e afferrate le loro borse schizzarono nella casa.
Artemis si tolse la maschera e li seguì, ed Hera immaginò che lo trovasse divertente da un certo punto di vista. “Anche se sono sicuro che gli abbia veramente dato fastidio” pensò osservando la villa distrattamente.
Poi prese la borsa e se la tirò dietro mentre saliva le scale della terrazza e oltrepassava la porta, chiudendola al suo passaggio.
Come aveva previsto, l’interno era molto più grande di qualunque appartamento avesse mai visitato, persino più grande di quello di Afuro.
La prima stanza in cui si trovò era un salotto che conteneva oggetti da collezione di ogni tipo, con un largo tappeto rosso al centro del pavimento in parquet.
Si tolse le scarpe e le lasciò in un angolo, quindi attraversò il salotto; a destra si apriva la cucina collegata ad una saletta in cui c’era il tavolo per mangiare; a sinistra invece, c’era un bagno e una seconda terrazza.
Dalla terrazza, con delle scale esterne, si raggiungeva il piano superiore, dove c’erano presumibilmente le camere da letto.
Si aspettava dei futon, invece nelle stanze c’erano solo letti principeschi a due piazze, con grandi veli che li circondavano dall’alto.
- Artemis, sei davvero ricco sfondato- commentò senza alcuna malizia.
Artemis non rispose, e Hera pensò che forse non era proprio un commento da fare. Se lo appuntò mentalmente, in modo da non ripetere l’errore.
-Allora, prima di posare la roba, decidiamo le stanze- disse Demete –Ho notato che di camere da letto ce ne sono solo tre…
-Io ne ho contate quattro- replicò Kirigakure. Artemis scosse il capo.
-Oh, no. Una non si può usare- spiegò. Gli altri annuirono.
-Dunque… peschiamo a sorte?- chiese Demete. Kirigakure lo abbracciò, o meglio gli saltò addosso.
-Non credo ci sia bisogno! Mamma e papà stanno insieme! Per te va bene, vero Tadashi?- esclamò.
Nessuno ebbe da ridire sulla disposizione, tanto meno Hera che con loro in stanza non ci voleva stare manco morto.
- Io starò con Tadashi!- dichiarò Afuro, capito lo spirito delle coppie, e si attaccò al braccio di Hera, che scrollò le spalle.
Aporo sbatté le palpebre, perplesso, quindi contò i suoi amici sulle dita. Quando finalmente realizzò cosa questo volesse dire, rabbrividì.
-A-Allora io dovrei stare con questo tizio?!- gridò facendo un balzo per allontanarsi da Artemis.
Il padrone di casa lo afferrò per il colletto, da dietro, e il ragazzino cominciò a dimenarsi furiosamente.
-Avanti, Hikaru! Sarà divertente!-
-Col cavolo! E non chiamarmi, mi fai ribrezzo, Artemaniaco!-
-Bello il soprannome, come apprezzo la tua creatività…-
-Non rompere e mollami!!-
-Si vede che si vogliono tanto bene- commentò Afuro ridacchiando.
Aporo avvampò e gridò:- Tadashi! Ti prego, fa a cambio con me! Tu e l’Artemaniaco siete amici dopotutto!-
Hera stava per rispondere, in fondo per lui era uguale, ma Afuro si mise in mezzo.
-Non se ne parla!- disse, e fece la linguaccia. –Tadashi non si tocca chiaro?!-
Demete e Aporo fissarono Afuro increduli.
-M-ma dov'è finito il ragazzo dolce e carino che eri?!- sbottò il ragazzino dai capelli verdi.
-Mai esistito- replicò Hera senza pietà. Afuro fece un sorrisetto e si spostò una ciocca di capelli dal viso reclinando la testa all'indietro.
-Non ho mentito, dopotutto sono le persone che mi etichettano così. E poi è vero che sono bello come Aphrodite- disse, malizioso.
-Ma tu... tu sei così dolce nelle riviste di God Knows!- obiettò Demete scioccato. Afuro scrollò le spalle.
-Non sono io a rispondere, è Atena che s'inventa un mucchio di cavolate.-
E qui Demete cadde in ginocchio, in uno stato di depressione per il crollo del suo mito. Aporo era ancora troppo sconvolto per rispondere, mentre Artemis scoppiò a ridere per via delle facce che facevano i due ragazzi.
-Io me n'ero accorto da un pezzo- disse Kirigakure con noncuranza, incrociando le braccia dietro la nuca. Hera annuì, naturale che se ne fosse accorto visto che fin dal principio non aveva avuto una passione per Afuro: era troppo geloso di papà per apprezzare il fascino del modello.
-Hecchan l'ha sempre saputo, d'altronde- ridacchiò Artemis.
“Vero” pensò Hera, lanciando un sorriso ad Afuro, che distolse lo sguardo irritato: dopotutto, Hera era l'unico a non essere mai stato tratto in inganno, e ancora oggi non l'aveva in suo potere.
Strano, perché proprio Hera, che dagli eventi si lasciava trascinare come un ciottolo dal torrente, mostrava un'inaspettata resistenza contro le persone.
-Allora, Artemis, che programmi ci sono?- chiese Hera cambiando argomento.
-Beh, stasera potremmo ordinare delle pizze e fare qualche gioco da tavola...-
-Giochi da tavola! Forte!- gridò Kirigakure entusiasta -Vero, papà?!
-Fatal destino coglie l'essere umano deluso dal caso!-
-Ma che stai blaterando?-
-Sembra che Demete sia ancora sotto shock- disse Hera interrompendoli.
Kirigakure lo fissò pensieroso, poi gli diede un pugno sull'elmo, facendolo rintronare. Hera lo guardò interrogativo.
-Perché l'hai fatto?-
-Perché sì. -
Hera non trovò nulla da ridire e andò a posare la roba.

xxx

I ragazzi trascorsero la serata a mangiare pizza, cosa che sarebbe risultata abbastanza triste se Kirigakure non avesse dato spettacolo a modo suo, cioè rompendo le scatole a tutti i presenti; in particolare a Demete, dato che con la scusa di risollevargli morale si sentiva autorizzato a fargli di tutto. Anche se, quando tentò di infilargli un trancio di pizza nell’elmo, il ragazzo non fu troppo d’accordo e uscì dalla trance per picchiarlo.
-Bello stare a tavola con persone tanto vivaci- commentò Artemis, continuando a mangiare tranquillamente. Hera, che era sull’orlo di una crisi nervosa, gli lanciò uno sguardo truce.
- Aporo! Dammi una mano!- gridò Demete, e approfittando della distrazione del ragazzino con i capelli verdi, Afuro spostò tutto il prezzemolo sulla sua pizza, visto che a lui faceva schifo.
Hera osservò con interesse tutta la delicata operazione, eseguita con una forchetta in modo da non sporcarsi affatto, e poi ammirò la faccia da poker che Afuro costruì con maestria quando Aporo si accorse che la sua pizza margherita era ora più verde che rossa.
-Che schifo il prezzemolo- si lamentò. Artemis chiuse il cartone vuoto e lo gettò in un angolo.
-Se vuoi, lo mangio io… Tu cosa mi dai in cambio?- chiese con una punta di malizia.
-Dopotutto, penso che lo mangerò- replicò immediatamente Aporo, che pur di non dargliela vinta sarebbe morto mordendosi la lingua.
-La cucina italiana è davvero ottima- commentò Afuro, chiudendo il cartone gettandolo su quello di Artemis, mentre Aporo si costringeva a mangiare la pizza al prezzemolo.
Demete e Kirigakure continuavano a esprimere il loro affetto reciproco a suon di cazzotti.
Almeno finché Hera non perse la calma.
-Ora fatela finita! Mi state facendo venire un’emicrania!- gridò, alzandosi di scatto, afferrò due cuscini e con un gesto incrociato li sbatté in faccia ai due contendenti, che caddero K.O. per alcuni secondi. Poi Hera si drizzò, con le mani sui fianchi che ancora stringevano i cuscini.
- Tadashi! Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tua madre!- strillò Kirigakure, ed Hera lo zittì con un altro paio di cuscinate. Demete si sedette composto e si sistemò l’elmo.
Si schiarì la voce. –Aphrodi?- disse.
Il biondino si voltò e Demete continuò:- Sono arrivato alla conclusione che, nonostante tutto, ti trovo ugualmente carino.-
-Hai pensato un’ora e sei arrivato a questo?- disse Hera scettico. Afuro gli diede una gomitata nello stomaco e sorrise:- Ti ringrazio, significa molto per me. -
Demete annuì, mentre Hera si massaggiava lo stomaco.
Il ninja riprese a mangiare, offeso, ed Hera immaginò fosse la gelosia che ogni tanto tornava a roderlo. In ogni caso, il malumore di Kirigakure non era mai destinato a durare molto, essendo lui un idiota e un idiota solare per di più.
-Ehi, che ne dite di fare qualche gioco divertente?- esclamò.
-Ho paura di quello che tu consideri “divertente”- disse Aporo.
-Ah, ah- Kirigakure rise, sarcastico –Che ne dite di Truth, Dare, Double Dare, Promise to repeat o House on Fire?-
-Wow, più lungo a dirlo che a farlo- rise Artemis –Io ci sto, è interessante.-
-Se lui lo trova interessante, mi fa ancora più paura- commentò Aporo, e fece per alzarsi ma Artemis lo afferrò per un braccio.
-Che c’è? Non vuoi perdere, Hikaru?-
-Ma taci, Artemaniaco.-
-Che gioco è?- chiese Afuro interrogativo.
-Un gioco stupido- rispose Hera, ma Demete lo interruppe:- Davvero non ci hai mai giocato?-
-E con chi avrei dovuto giocarci?- replicò Afuro, con un’espressione triste: non aveva mai avuto amici. Hera sospirò e cominciò a spiegargli il gioco, mentre giocherellava distrattamente con una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi.  
-Con Truth devi rispondere la verità ad una domanda, con Dare devi fare una sfida, Double Dare è la sfida (o sfiga) più terribile che ti possa capitare, con Promise to repeat devi semplicemente ripetere una frase che ti verrà detta e House on Fire… beh, è una cavolata, lo vedrai da te- disse velocemente. Afuro annuì, colto il senso del gioco.
-Chi sbaglia o si rifiuta di fare qualcosa è fuori dal gioco!- esclamò Kirigakure.
Si sedettero a terra al centro del salotto. 
Aporo scosse il capo, rassegnato, e decise di partecipare. Si sedette evitando accuratamente Artemis e si mise fra Hera e Demete.
-Comincio io- disse Kirigakure, entusiasta. Si guardò intorno, indeciso su chi scegliere per primo come sua vittima. –Okay, Afuro!- disse dopo un ponderata riflessione.
Afuro ci pensò un po’, poi disse:- Scelgo Truth.-
-D’accordo allora, non vuoi rischiare- Kirigakure sorrise – Ti piace qualcuno?-
Il biondino ci rifletté sopra alcuni minuti. Poteva veramente dire che gli piaceva Hera? Sarebbe stato come ammettere la sua definitiva sconfitta, non tanto a loro (dopotutto non aveva chiesto nomi, no?) quanto a se stesso. Infine, sospirò e ammise:- Sì.
Hera rimase impassibile. Kirigakure fece un sorrisetto, così come Artemis, gli unici due ad aver già intuito qualcosa.
Demete chiese, sorpreso:- E chi è?!-
-Non te lo dico- disse Afuro e gli fece la linguaccia.   
Demete si rimise a posto, deluso.  
-Allora vado io? Demete?- esclamò Afuro. Demete annuì, poi disse, sicuro di sé:- Dare!
Afuro lo guardò sorpreso, probabilmente Demete lo considerava più scarso nel gioco rispetto a Kirigakure, o agli altri. E questo invogliò la sua parte sadica a venire fuori.
-D’accordo… allora dovrai salire sul tetto della villa...
-Ah… tutto qui? Un gioco da ragazzi!
-Aspetta, non ho finito- Afuro sorrise –Ti ho detto che devi salire sul tetto solo perché da lassù potrai farlo meglio.
-Fare meglio cosa?- chiese Demete perplesso.
-Scagliare il tuo elmo più alto che puoi- cinguettò Afuro con voce angelica.
Ci furono alcuni minuti di silenzio, poi Demete sbiancò e Kirigakure scoppiò a ridere.
-Ah! Te l’ha fatta! Te l’ha fatta alla grande!- esclamò Aporo divertito.
Demete si mise a riflettere, soppesando da un lato il suo elmo, dall’altro la probabilità di essere sfottuto a vita da Saiji. Infine sospirò e obbedì all’ordine ricevuto.
-Mi dispiace, elmo di papà- gridò scagliandolo via, salvo poi gettarsi al suo inseguimento, ritrovarlo in cespuglio di erbe selvatiche e rindossarlo.
Dopo cinque minuti riuscì a tornare.
-Sei stato cattivo con noi- mormorò imbronciato.
-Noi chi?
-Io e il mio elmo.
Lasciando a parte il fatto che Demete personificasse il suo elmo, gli altri ammisero che aveva portato a termine la sfida senza errori, e gli concessero di continuare.
-Artemis?- disse Demete senza scomporsi.
- Sì… credo che sceglierò Double dare- disse il ragazzo senza scomporsi.
-Caspita… sei uno coraggioso- disse Demete, e si mise a riflettere.
-Trovato! Dovrai scrivere dieci mail che contengano il nome della persona che ti piace ed inviarle!- esclamò. Artemis sembrò esitare per un attimo, poi sorrise e si alzò. Demete andò con lui per controllare che lo facesse, Artemis scrisse le mail a computer e le inviò. 
-Bene, allora tocca a me se non erro. Che ne dite del nostro ninja preferito?
Kirigakure guardò Artemis e si rese conto in quel momento di trovarsi di fronte al suo avversario più pericoloso. Annuì, un po’ nervoso. –Promise to repeat- disse dopo un po’.
-Ah…- mormorò Artemis pensoso, quindi gli fece cenno di avvicinarsi e gli sussurrò all’orecchio. Hera osservò curioso il volto di Kirigakure sbiancare e poi diventare paonazzo.
-Ti vergogni? Se non vuoi farlo, non sei costretto, però sei fuori…- sussurrò Artemis.
Kirigakure, si vedeva, non aveva la benché minima voglia di farlo ma non voleva neanche perdere ad un gioco in cui si considerava vincente.
-E va bene- acconsentì, e borbottò qualcosa.
-Non ti sento- disse Artemis malizioso.
-Ho detto che “mi piace stare sotto” okay?!- Kirigakure alzò la voce e avvampò, distogliendo lo sguardo. Artemis ghignò:- Awn, che carino… ma dopotutto tu sei la mamma, no?
-Taci- sibilò Kirigakure arrossendo ancora di più, e gli fece segno di tagliargli la gola con un kunai. Artemis scoppiò a ridere e si ritrasse, poggiando la schiena contro il muro, divertito.
Hera notò che Demete osservava Kirigakure con uno sguardo strano, perso nel vuoto.
- Tadashi!- gridò Kirigakure, come per cambiare rumorosamente argomento.
-Mi hai stonato un timpano, cretino!- replicò Hera.
Kirigakure lo ignorò. –Che scegli?!-
- House on Fire – Nessuno l’aveva ancora scelto, e poi sarebbe stata una buona occasione per far vedere ad Afuro di che si trattava.
-Fantastico. Allora hai me, papà e Afuro-sama in una casa che va a fuoco. Puoi salvare uno solo di noi tre, devi lasciare indietro uno e gettare giù da una finestra il terzo. Cosa fai?-
-Oooh- esclamò Afuro, curioso di sentire la risposta. Con molta probabilità, Hera l’avrebbe scagliato giù da una finestra senza troppi preamboli. Sospirò.
-A te, Saiji, ti getto dalla finestra, tanto con una tecnica ninja te la potrai cavare. E poi… ah, mi sa che dovrò lasciare indietro papà, anche se mi dispiace…- replicò Hera pensoso.
Afuro sussultò e lo fissò ad occhi sgranati. –C-Come?-  balbettò.
-Già! Come?!- esclamò Demete imbronciato. Hera scrollò le spalle. –È solo un gioco- disse.
Afuro distolse lo sguardo, perché si sentiva arrossire.
“Già, è solo un gioco…ma allora perché mi fa battere forte il cuore?!” pensò, sorpreso e imbarazzato.
Hera non sembrò aver notato la sua reazione, né diede peso a quella degli altri due.
-Allora… Aporo - Si rivolse all’unico compagno ancora non interpellato.
-Truth.
-Allora… sei mai stato innamorato di qualcuno?
Aporo sobbalzò, evidentemente non si aspettava quel tipo di domanda da uno come Hera, ed esitò a lungo, incrociando le gambe ad indiano e dondolandosi sul posto.
-Dai, Hikaru, non è una domanda così difficile- Artemis lo stuzzicò.
Aporo lo fulminò con gli occhi, poi borbottò con una smorfia:- Sì, una volta sola.
Hera fu sicuro di aver intravisto il sorriso di Artemis cedere, forse per l’incredulità, forse per la delusione di non poter scoprire chi… e di sapere che probabilmente non si trattava di lui.
 -Davveeeeero? Non ce ne avevi mai parlato!- reclamò Kirigakure saltandogli addosso per farlo parlare, ma Aporo dopo quelle quattro parole si chiuse come un riccio. Anche Demete era sorpreso almeno quanto il ninja, dopotutto lui e Aporo si conoscevano da quattro anni.
Il secondo giro continuò regolarmente, a colpi di bastardate reciproche, finché all’inizio del terzo giro al suo turno Demete non scelse Promise to repeat e Hera gli sussurrò quello che doveva dire all’orecchio.
Inaspettatamente il ragazzo con l’elmo alzò le braccia e si ritrasse.
-Non posso farlo. Mi ritiro.-
Gli altri lo guardarono confusi.
- No, aspetta, fammi capire bene… hai potuto scagliare il tuo amatissimo elmo nel bosco e ora non puoi ripetere quello che ti ho detto di ripetere?- chiese Hera alzando un sopracciglio.
-Hai capito benissimo- replicò Demete incrociando le braccia.
Kirigakure gli lanciò un’occhiata incredula, ma Demete non batté ciglio.
Hera sorrise, divertito. –D’accordo – acconsentì –Sei fuori dal gioco.-
-Non ci credo!- esclamò Aporo sgranando gli occhi, ma per quanto gli amici potessero dire Demete non ritrattò la sua decisione e rimase a guardarli giocare senza fare nulla.
Hera poteva vedere Kirigakure morire dalla curiosità di sapere cosa non volesse dire a tutti i costi, e mordendosi il labbro il ninja lo fissò supplichevole ma Hera in rispetto della decisione di Demete scosse il capo: non avrebbe parlato. Demete gli rivolse un’occhiata grata.
-Allora tocca a me visto che Demete si è ritirato. Scelgo Hecchan- disse Artemis.
- Double dare – rispose l’amico impassibile.
Artemis restò per un attimo perplesso, e Aporo esclamò:- Ma sei impazzito, Tadashi?! Chiedere una cosa del genere proprio a lui, all’Artemaniaco, il Re del Pianeta Sadico, equivale praticamente ad un suicidio!
-Che alta opinione che hai di me, Hikaru, mi commuovi- mormorò Artemis, ma il suo sorriso sbiadito non nascondeva un tono freddo e distaccato.
-Allora, ci muoviamo?- lo esortò impaziente Hera, che aveva notato il malumore appena nato di Artemis e già si aspettava un compito difficile.
-Va bene, se sei così impaziente di essere torturato- ghignò Artemis –Potresti dare un bacio al nostro modello, che ne dici? Ah, ovviamente, sulle labbra...
Tutti gli occhi si puntarono su Afuro, che saltò su imbarazzato.
-Ehi! Posso capire Tadashi, ma io che c’entro?! Non è giusto!-
-E’ solo un bacetto- Artemis scrollò le spalle. Hera rimase impassibile, probabilmente riflettendo sul da farsi. Afuro lo osservò, tentando di decifrarlo.
Passarono alcuni minuti di silenzio.
-Okay, non lo fai, sei fuori- disse Artemis, pronto ad andare oltre, ma proprio in quel momento Hera si mosse dal suo posto, chinandosi leggermente in avanti.
Afuro, sentendosi afferrare per le spalle, alzò lo sguardo stupito e mormorò:- T-Tadashi?-
-Facciamo in fretta.- disse l’altro.
-Cosa?! No, aspetta, tu non capisci, io…!-
Ogni sua protesta fu troncata nell’istante in cui le labbra di Hera, decise, si poggiarono sulle sue, e Afuro sentì chiaramente il viso andare a fuoco.
I suoi occhi sgranati e increduli incrociarono quelli di Hera, socchiusi, profondi, in qualche modo tristi...
Tristi per un motivo che lui non sapeva.
Per qualcosa che, probabilmente, Hera teneva dentro di sé da tanto tempo.
Era una tristezza che sapeva di dolcezza, di nostalgia.
Afuro restò immobile, incantato, finché Hera non lo lasciò andare, e appena questo accadde avvertì una fitta di dolore al petto.
Intorno a loro c’era un silenzio di tomba.
-Wow- soffiò Kirigakure all’improvviso. -Non credevo l’avrebbe fatto davvero…-
Gli altri annuirono, concordando per una volta con il ninja.
Hera si ritrasse e tornò a sedersi.
-Questo gioco mi ha stufato. Perché non andiamo a dormire?- propose, senza battere ciglio.
L’orologio batteva la mezzanotte, e tutti acconsentirono a quella proposta.    



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