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Autore: DennyPenny    29/05/2007    1 recensioni
Così... Così tutto è iniziato... Mi svegliai, non sapevo quanto tempo ero stata inconscia, ma il mio cuore aveva appena smesso di battere.
Non ricordavo nulla, nulla del passato e mi sentivo scossa, nella mia vita solo buio.
Mi guardavo attorno, totalmente disorientata nonostante ero dotata di un buon senso d’orientamento,
mi ero appena alzata dall’erba umidiccia, quando ebbi la mia prima vera visione.
By .*°Denny°*.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così…


Cap 4: Venti di felicità...

Tre mesi dopo arrivammo in America, furono tre mesi pieni di divertimento, io e Edward avevamo un carattere molto simile.
Di solito Jasper era in disparte, ma non perchè era asociale, bensì perchè i primi giorni l'avevamo bombardato di scherzi a dir poco infantili e divertenti.
Tra me e Jasper andava tutto a gonfie vele, cioè non avevamo più litigato e il nostro tempo a parlare civilmente continuava ad aumentare.
Con l'aumentare dello spirito di squadra aumentarono le visioni, arrivai ad un limite di quattro al giorno, a fine giornata ero sempre sfinita e (forse la usavo anche un po' come scusa) mi facevo portare in braccio da Jasper.
Il 23 Marzo arrivammo a casa di Edward, a Forks.
Quest'ultimo busso e venne ad aprire una donna sui trenta molto bella.
"Edward! Ci hai fatti preoccupare! Carlisle ti ha cercato... e io... sono stata molto in pena...non farlo più, d'accordo?" tipico discorso da mamma, che Esme fosse davvero sua madre?
Finalmente Esme si accorse di noi, noi che avevamo le mani intrecciate, noi che ci lanciavamo sguardi preoccupati. Lanciò un occhiata mooolto compiaciuta alle nostre dita e pensai: "Se non ci avessero accettati?".
Edward mi diede un pizzicotto e sorrise:
"Non pensarlo mai" sussurrò, riportandomi alla realtà, già, lui legge nel pensiero.
"Oh, Cari, Entrate pure, io sono Esme, la padrona di quasta umile dimora, fate come se foste..." non finì la frase perchè Edward continuò la frase per lei:
"... in un porcile..." io e Jasper ci sorridemmo, evitando accuratamente di ridere, due ragazzi, una bionda e un moro, stavano facendo a lotta di popcorn (dato che non le potevano mangiare se le tiravano) sul divano del salone.
"Rosalie, Emmett... loro sono Alice e Jasper, sono qui per parlare con Carlisle" Sorrise, io sentii che avevo sbagliato qualcosa.
"Scusate, io e Jasper dovremmo andare, parleremo con vostro padre al più presto, piacere di avervi conosciuti" strattonai Jasper e corremmo fino all'albergo più vicino.
Purtroppo per noi, le nostre finanze ci permettevano solo di prendere una camera matrimoniale.
"Si può sapere cosa è successo? Perchè sei scappata così?" mi chiese appena entrati in stanza, io sbuffai e mi sdraiai sul letto.
"Jazz... La mia visione, ti avevo detto che dovevamo andare all'ospedale prima di conoscere Carlisle... Sento che se l'avessimo conosciuto oggi avremmo fatto un errore... E poi è proprio in quella visione che... che..." alcune lacrime si posarono sulla mia guancia, ma prima di raggiungere il mento una mano fredda le asciugò.
"Che hai scoperto il tuo nome... Se è questo che vuoi faremo ciò che è da visione... Scoprirai chi ti ha rivelato il tuo nome e il tuo passato, fidati di me..." di solito evitavamo i contatti fisici, rischiavano di imbarazzarci anche se ormai entrambi sapevamo ciò che lui provava per me...
Non avevamo ancora affrontato il discorso: io cosa provavo per lui?
Lo guardai negli occhi e ci avvicinammo pericolosamente, poi, come la volta precedente lui mi baciò la punta del naso per poi allontanarsi da me in un secondo ed uscire dalla stanza.
"Jazz... Aspetta!... ti amo..." dissi, ma lui era già fuori dal mio campo di ascolto, più che probabilmente non aveva sentito quelle ultime parole.
In quel momento ebbi una visione e svenni, la cosa peggiore che mi potesse capitare?
Non aver Jasper accanto a me, non aver la forza di risvegliarmi, lui è la mia forza.
2 Ore di visione, non del mio futuro bensì del mio passato, o almeno così credevo, buio totale.
Quando mi "svegliai" Jasper era preoccupatissimo, mi reggeva la testa e avevamo il viso mooolto vicino.
"Alice! Alice mi senti!" non fu lui a parlare, bensì Edward, poco più lontano da me
"Edward è un'ora che siamo qui e lei non risponde! Dobbiamo fare qualcosa... non posso rischiare di perderla!" la sua voce era piena di terrore, di panico, da quanto ero riuscita a sentire ero in uno stato di trance, occhi aperti, non riuscivo a muovermi...
"Jas calmati, ok? Ti dico che pensa, non fa altro che ripetere "buio" nella sua mente ma pensa! E'viva, ok?" anche Edward non sembrava tranquillo e sbruffone come al suo solito, l'unica cosa che so è che pensavo a tutt'altra cosa che "buio", allora perchè lui sentiva solo quella parola?
"Diamine! Come faccio a calmarmi, neppure quando ha le visioni è così strana! Se... se dovesse accaderle qualcosa... non me lo potrei mai perdonare" in quelle parole trovai il coraggio per parlare, per sbattere le palpebre e perfino di respirare, proprio quando lui si alzo è cominciò a passeggiare su e giù nella stanza.
"Jazz... Sono qui..." in un attimo il viso di Jasper incontrò il mio, gli sorrisi, mi sentivo stanchissima.
In quel momento Edward, sollevato, uscì.
"Allie mi hai fatto morire! Si può sapere cosa... cosa diavolo è successo?" si stava tranquillizzando ma iniziò a camminare su e giù per la stanza.
"Non so... Ma... Ma ero sveglia da un po'..." per un attimo sembrò imbarazzato, poi sorrise.
"Potevi dirlo... Te l'ho detto mi hai fatto morire!"
"Sei immortale, Jazz... Poi ho detto che ero sveglia, non in grado di parlare... La voglia di parlare è nata dopo..."
dissi, mi girai dall'altra parte evitando di guardarlo negli occhi, sapevo che non doveva succedere, sapevo che noi due non potevamo stare insieme, che sarebbe stato solo l'ennesimo guaio per la mia vita, ma me ne ero innamorata e non potevo farci niente.
"...Dopo che ho sentito la tua voce, è lei che mi ha detto di tornare, per starti accanto, perchè la mia ora non era ancora suonata, perchè non avevo ancora provato una miriade di cose... che vorrei provare con te..."
Mi sentii letteralmente imbecille per aver detto la verità, ma sapevo che mi stava guardando, ops, mi correggo, ci stavamo guardando.
Eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altra, di nuovo.
Stavolta mi baciò, un bacio piccolo, semplice sulla mia bocca delicata, mai neppure sfiorata da un uomo.
"Ti amo, Allie"
"Ti amo, Jazz"
Quelli furono i nostri primi vènti di felicità. (NDR: ho messo l'accento perchè una mia amica aveva letto 20)

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e grazie a quelli che commenteranno .*°Denny°*.
  
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