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Autore: alaisse_amehana    11/11/2012    3 recensioni
C’è qualcosa di strano in me.
L’ho sempre saputo. Non è una cosa di cui si possa parlare. Non che debba vergognarmene, almeno non credo. E’ solo che non posso spiegarlo. Non più di quanto posso spiegare cosa c’è nella mia testa. Per quanto mi sforzi, le parole sono insufficienti.
L’ho sempre saputo.
Quando la gente parla non capisce mai davvero cosa vuole dire l’altro.
Con le parole si possono creare così tante realtà alternative, ma queste realtà non potranno mai superare quelle presenti dentro ciascuno di noi. Io lo capisco bene.
Mi chiedo se sono l’unica.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soooonooo tooornaaataaa!!! 
Lo so, vi mancavo tantissimo, non potevate più vivere senza di me e stavate già pensando come fare per dare un nuovo senso alla vostra vita. Invece, eccomi qui! Ok, la smetto ed evito il linciaggio. Meglio che non perda altro tempo e vi lasci leggere^^
Volevo solo farvi sapere che finalmente potrò ricominciare a pubblicare con una frequenza quasi decente, lezioni permettendo...
Buona lettura a tutti, aspetto i vostri commenti!




Il tragitto verso scuola è così tranquillo che mi sembra di sognare. Nessun pensiero.
Solo silenzio. Beh, sì, a parte i clacson, le macchine, gli urli e gli schiamazzi degli studenti che si avviano in aula. Mi sento in paradiso. Non credevo che avrei apprezzato pure gli strombazzamenti incalliti degli automobilisti.
Quando una macchina quasi mi investe mentre attraverso davanti scuola saluto l’autista perplesso con la mano e con un sorriso. Intorno alla testa gli volteggiano degli strani aeroplanini di carta. Mi ricorda un cartone animato.
Raggiungo la classe incolume e, stranamente, in perfetto orario. Persino la prof di latino mi guarda sbalordita.
< Oh, bene, bene, molto bene>.
< Già> mi sembra scortese non dirle niente.
< Visto che puoi arrivare in orario?>.
Però lei i fatti suoi non se li può fare…
Sorrido a labbra strette. Se le mostrassi anche i denti penso che finirei per assomigliare a un mastino pronto a sbranare qualcuno.
Mi siedo al mio posto, nell’angolo contro il muro. Ci sono quasi tutti ma non vedo Eleonora. Mi viene in mente solo in quel momento che ieri non ho risposto al suo messaggio. Mi toccherà scusarmi.
Ma pochi secondi prima della campanella non è lei a entrare in classe. Spalanco gli occhi e balzo sulla sedia facendo tremare i banchi a fianco. Stefano, seduto dietro di me, mi guarda con disapprovazione.
< Ti serve qualcosa?> sta chiedendo intanto la prof al nuovo arrivato.
Gost.
E’ proprio lui. Lo guardo per un minuto buono prima di arrendermi all’evidenza che non me lo sto immaginando. Un paio di ragazze hanno drizzato la testa e ascoltano interessate. In effetti nella nostra classe c’è una tale penuria maschile che non è strano che un nuovo soggetto dell’altro sesso attiri tanta attenzione.
< Mi sono appena iscritto. Mi hanno messo in questa classe>.
Vedo le immagini che brillano sulla testa di alcune ragazze e sospiro. Neanche cinque secondi e già è diventato l’interesse numero uno di metà della popolazione femminile della classe. E dire che è un ragazzo piuttosto ordinario, almeno per l’aspetto. Di certo loro non possono sapere che nel tempo libero caccia demoni assetati di sangue negli universum di altre persone ed è un mezzo genio.
All’improvviso mi sembra molto più interessante.
Lui si gira verso la classe e mi individua subito. Mi fa l’occhiolino prima di tornare a dedicare tutta la sua attenzione alla prof. Mi guardo intorno per capire se qualcuno l’ha notato, ma le ragazze sono ancora concentrate su di lui, mentre i ragazzi si fanno allegramente i fatti propri. Intorno alla testa di Andrea ruotano diversi palloni di dimensioni diverse. Non saprei dire perché e cerco di non farmi troppe domande.
< Bene, Agostino, puoi sederti…> sta dicendo intanto l’insegnante.
Lui incassa leggermente la testa nelle spalle al suono del suo nome e io devo trattenere la risata che mi è salita alle labbra. Così è questo il suo oscuro segreto.
Ma non ho il tempo di riprendermi che Gost è già arrivato al mio fianco e si è seduto accanto a me. Posso leggere il disappunto su un paio di volti, forse anche quattro o cinque. Mi sento lusingata e un po’ in ansia. Era diverso tempo che non attiravo tanta attenzione.
< Ciao! Puoi chiamarmi Gost> dice porgendomi la mano e parlando abbastanza forte perché tutti lo sentano. Ricambio il sorriso senza bisogno di sforzarmi. E’ facile trovarsi bene con lui.
< Sono Alice> dico stringendogli la mano.
Mi fa di nuovo l’occhiolino e quasi scoppio a ridere.
< Bene, non perdiamo tempo> dice la prof stringendo ansiosamente i foglietti con i suoi appunti, terrorizzata dall’idea di perdere momenti utili per spiegare, dato che la campanella è appena suonata.
< Spero che non ti dispiaccia> mi sussurra Gost prendendo un quaderno nuovo e una penna dal suo zaino.
Scuoto la testa prendendo il libro e mettendolo in mezzo perché anche lui possa vederlo.
< Al contrario. Sono davvero contenta che tu sia qui> dico.
Il suo sorriso è così sincero che non posso fare a meno di ricambiare.
< Immagino l’abbiate fatto per tenermi d’occhio> sussurro. Non mi preoccupa molto essere sentita. Si stanno facendo tutti gli affari propri, ascoltando la musica o facendo i cruciverba del giornale. Le probabilità di essere ascoltati sono le stesse della prof, che parla agitando le mani e magnificando le doti di qualche poeta di cui ho già dimenticato il nome.
< Per proteggerti> dice Gost come se fosse la cosa più naturale del mondo. Se non ci fossero venti testimoni potrei dargli un bacio in fronte.
< Quindi sei qui sotto copertura? Come Clark Kent?> lo stuzzico.
< Se arriva il demone cattivo corri in bagno  e torni con la tua uniforme pronto all’attacco?>.
Forse sto esagerando, ma è troppo divertente. E lui mi da corda.
< Non ho bisogno della tuta aderente, e nemmeno del mantello. Noi Saltatori siamo pronti all’azione in qualsiasi momento> ribatte con aria seria.
< E poi non abbiamo bisogno di uniformi, in realtà i vestiti che hai visto ieri hanno un utilizzo pratico ma non indispensabile>.
Dovevo aspettarmelo che sarebbe partito con le spiegazioni.
< Il grigio è un colore che non attira l’attenzione e quindi è più facile passare inosservati, poi sono abiti comodi che negli universum tornano utili>.
Si blocca notando il mio sguardo vacuo.
< Tutto bene?> chiede preoccupato. E’ davvero molto dolce con quell’aria imbronciata. Ripenso al comportamento di Blu e mi viene voglia di chiedergli se ne sa qualcosa. Blu ha detto che non doveva venire da me, perciò se ne parlassi con Gost potrei metterlo nei guai. Anche se la tentazione è forte non mi sembra una mossa saggia inimicarsi subito uno di quelli che potrebbe aiutarmi. Senza contare che così ho un ottimo argomento di ricatto.
< E’ solo che mi piacerebbe capirne di più> ammetto.
Il viso di Gost si illumina come un bambino il giorno di Natale davanti a una montagna di pacchetti da scartare.
< Ti spiegherò tutto!> annuncia felice, così entusiasta che anche la prof lo sente.
< Bravo, spiegale la lezione. La nostra Alice ha qualche difficoltà, non è vero?>.
Francesca e Giorgia, in prima fila, nascondono le risate dietro una mano. La prof mi guarda innocentemente. Non l’ha fatto apposta a mettermi in imbarazzo, ma questo non lo rende meno penoso.
Gost sposta lo sguardo imbarazzato da me alla prof, senza sapere che dire.
< Hai già trattato questi autori?> chiede ancora, senza dargli scampo.
Gost annuisce seccamente.
< Sì, li conosco> dice a disagio.
Posso sentire i sospiri ammirati di alcune ragazze, come se fosse una specie di star del cinema o qualcosa del genere. Insomma, ha solo studiato dei libri!
La prof riprende la lezione con rinnovata foga, come se scoprire di non essere l’unica nella classe a sapere di cosa si sta parlando le avesse donato dieci anni di vita. E forse è proprio così.
< Non l’ho mai vista così contenta> bisbiglio.
< Trovare qualcuno che ti ascolta fa questo effetto> dice Gost, leggermente enigmatico.
Mi fermo un attimo a pensare prima di dargli ragione. È come mi sento io in questo momento. Felice che ci sia qualcuno a cui non devo nascondere ciò che sono. Qualcuno con cui posso parlare, parlare davvero.
Passiamo il resto della lezione in silenzio. Gost scrive ordinatamente gli appunti sul quaderno, ma mi accorgo che aggiunge anche cose che la prof non ha detto. Sembra che stia facendo un riassunto, con tanto di schema finale. I miei appunti invece sono un’accozzaglia di frasi disordinate, nella mia solita grafia schizofrenica. Guardo il quaderno di Gost invidiosa.
La campanella suona, lasciandoci liberi per i pochi secondi che l’insegnante di inglese impiegherà ad arrivare. Non faccio in tempo a posare la penna che Gost è già attorniato dalle nostre compagne di classe. Gli altri ragazzi non si fanno avanti per paura di essere investiti dalla furia omicida delle ragazze. Giorgia sorride a Gost, il rossetto le disegna le labbra come una diva del cinema e la sua risata è un po’ troppo acuta. Mi metto comoda per godermi lo spettacolo.
Ma Gost non sembra troppo a disagio. Risponde educatamente alle domande, chiacchierando. Mi rendo conto del suo nervosismo solo quando noto le spalle contratte e i muscoli della mascella un po’ troppo pronunciati. Sento uno strano impulso protettivo nei suoi confronti. Le ragazze della classe sanno essere più aggressive di un branco di pitbull affamati.
Sto per intervenire in suo soccorso quando entra la bidella. Si bloccano tutti, carichi di aspettativa.
< L’insegnante di inglese non c’è. Avete due ore buca> dice tra i gli applausi generali.
Lancio un’occhiata a Gost per augurargli buona fortuna con le sue ammiratrici, ma lui è già scattato in piedi.
< Torno subito> dice con un mezzo sorriso di scusa.
Immagino che non sia molto virile dire di dover andare in bagno.
La folla intorno ai nostri banchi si dissolve come un banco di nebbia a mezzogiorno. Mi appoggio con un sospiro al muro. Neanche due secondi e il cellulare vibra nella tasca dei jeans.
Ingresso, subito
Vorrei sapere come ha avuto il mio numero. Un altro trucco da Saltatori?
Esco dalla classe. Sento un paio di sguardi seguirmi, incuriositi. Scendo all’entrata prendendo le scale deserte. In questo momento sono tutti nelle proprie aule, almeno quasi. Qualche gruppetto si muove silenziosamente per i corridoi, come agenti segreti in missione. Mi immagino la scena con la musica della pantera rosa in sottofondo. Devo trattenermi dalla tentazione di mettermi a strisciare lungo i muri canticchiando. Se mi beccassero non potrei più evitare l’internamento coatto.
Arrivata all’ingresso trovo Gost a aspettarmi vicino agli ascensori.
< Che succede?> chiedo.
< Come hai avuto il mio numero?>.
< Con l’aperio> dice facendo spallucce.
Ne voglio uno anche io! Ho come l’impressione che mi renderebbe la vita molto più facile.
< Allora, cosa ci facciamo qui?> chiedo.
Gost indica fuori dalle vetrate. In strada ci sono Morgana e Diego che ci aspettano.
< Non possiamo uscire!> dico esasperata.
< Non posso saltare altre lezioni e …>.
Gost mi interrompe allegramente, come se non mi avesse sentito.
< Solo quest’ora buca, torniamo per la fine dell’intervallo, nessuno se ne accorgerà> dice tranquillo.
Mi prende per mano e mi trascina all’uscita, passando davanti al banco dei bidelli. Maria tiene lo sguardo fisso sul bancone come se lo stesse passando ai raggi X.
< Non fermarti, muoviti normalmente> dice Gost aprendo la porta a vetri che dà verso l’uscita. Il busto in bronzo dell’onorevole letterato che ha dato il nome al nostro liceo ci fissa arcigno, sfidandoci a uscire di soppiatto. Gli faccio un cenno di scusa mentre Gost mi strattona festosamente in strada.
Morgana ci viene incontro, seguita da Diego. Ci guardiamo per un secondo prima che lui distolga lo sguardo.
< Ciao!> ci saluta Morgana.
< Andiamo al camper, Gabri vuole parlarti>.
Annuisco, all’improvviso nervosa. Cerco gli occhi di Diego, sperando di trovare un po’ di rassicurazione, ma lui fissa il marciapiede. Sto per voltarmi, delusa, ma lui solleva lo sguardo, come se avesse percepito il mio. Mi sorride brevemente, in un incoraggiamento silenzioso.
Seguo Morgana sollevata, mentre Gost mi trotterella a fianco.
Passiamo dall’armadio del camper e ci troviamo di nuovo nella cucina dove abbiamo mangiato ieri. Gabriele ci aspetta al tavolo insieme a Marianna. Si alza in piedi per salutarmi.
< Funzionano?> chiede indicando gli orecchini.
< A meraviglia> sorrido.
< Grazie>.
China il capo, come per evitare i ringraziamenti.
< Siediti> mi invita indicando una sedia.
Ci mettiamo tutti intorno al tavolo. Manca solo Blu che non tarda a comparire.
Mi lancia un’occhiata nervosa, prima di aggiungersi alla comitiva. Cerco di comunicargli con un cenno del capo che non ho intenzione di smascherarlo, ma che mi deve parecchie spiegazioni. Devo riuscirci, perché lui si irrigidisce leggermente, annuendo.
< Non sono ancora riuscito a trovare un modo per bloccare le immagini che vedi> inizia subito Gabriele con tono di scusa.
< Non fa niente …> cerco di rassicurarlo.
La sua aria contrita si rilassa un po’.
< Purtroppo ho altre brutte notizie per te> dice con tono grave.
Sposto lo sguardo sugli altri, valutandone le espressioni. Sembrano tutti parecchio seri. Non mi piace per nulla.
< Non siamo riusciti a trovare l’Occulto che ti ha attaccato. Sappiamo che è rimasto vicino, ma non sappiamo quanto. Inoltre c’è il rischio che possa aver avvertito qualcun altro riguardo … riguardo i tuoi poteri>. Sembra che l’ammissione gli costi un notevole sforzo.
< Sono in pericolo?> chiedo col cuore in gola. Lo sento battere così forte che mi sembra stia per uscirmi dal petto. Non una bella immagine.
Nessuno risponde e i miei dubbi diventano certezze.
< Quanto in pericolo?> chiedo.
< Abbastanza>.
Cioè sono fottuta. Potrebbero anche dirlo ad alta voce. Insomma, non deve essere così difficile. Alice, sei morta, fattene un ragione. In fondo prima o poi tocca a tutti, coraggio! Non ti verranno le rughe e non dovrai preoccuparti della menopausa o dell’artrite. Nemmeno di trovarti un lavoro, in effetti. Poteva andarti peggio!
Il panico deve essere evidente sul mio viso perché Blu e Gost intervengono in contemporanea.
< Non ti preoccupare …> dice Blu.
< Siamo preparati ad affrontare situazioni peggiori. Le probabilità di successo sono decisamente a nostro favore> dice invece Gost.
Non so perché, ma sentirlo parlare di probabilità favorevoli non fa che aumentare il mio nervosismo. Forse perché il solo accenno a qualcosa che riguardi la matematica ha questo effetto su di me.
< Stai tranquilla, ci siamo noi>.
Mi giro verso Diego, sorpresa dalle sue parole. Non mi aspettavo che intervenisse, e a giudicare dalle espressioni degli altri, non se lo aspettavano nemmeno loro. Nei suoi occhi verdi leggo una fiera determinazione.
< Possiamo proteggerti> dice Gabriele, interrompendo quel momento.
< Ma è necessario insegnarti a controllare il tuo potere>.
Mi sento sprofondare. Il cuore che prima mi batteva furiosamente in gola sembra essersi arrestato. Sono tentata di posarmi una mano sul petto per controllare se ho avuto un infarto. La tentazione di urlare “chiamate un medico, ho un arresto cardiaco!” è davvero forte.
Poi mi rendo conto che se avessi avuto un infarto non potrei starci a pensare così tranquillamente, perciò decido di lasciare perdere.
< Non è così terribile…> sorride Morgana, conciliante.
< E’ un po’ come giocare a Zombie III, solo che qui devi far fuori dei demoni>.
< E il game over vuol dire che sei morta> dice Gost. Mi volto a guardarlo, pallida come uno straccio. Blu gli dà una gomitata nelle costole e lui si piega con un gemito di dolore.
< Ma non volevo dire che …> mugugna.
< Lascia stare, Gost. Le tue capacità di essere delicato si aggirano attorno allo zero assoluto> dice Blu, prendendogli la testa sotto il braccio e tappandogli a forza la bocca.
La scenetta ha il potere di farmi sorridere, almeno un po’.
< Possiamo davvero proteggerti> dice Gabriele, guardandomi intensamente.
< Devi fidarti di me. Non permetteremo che ti accada nulla di male e presto tornerai alla tua vita di sempre>.
< Spero proprio di no!> mi lascio scappare, scatenando un serie di risatine intorno al tavolo. Anche Gabriele sorride.
< Allora diciamo che tornerai a una vita normale>.
< Mi sta bene>.
Gabriele annuisce e tira fuori da una tasca dei jeans una catenina a cui è appeso un ciondolo.
< Per cominciare dovresti indossare questa> dice porgendomela .
Allungo il braccio prendendo il ciondolo tra due dita per osservarlo bene. Si tratta di un sottile disco di metallo grosso come una monetina, lavorato come gli orecchini che porto, con linee in rilievo o incise. A giudicare da come luccica direi che si tratta di conversio.
< Dovrebbe nascondere le tue capacità ai demoni di livello inferiore e rendergli più difficile entrare nel tuo universum> mi spiega Gabriele mentre mi infilo la collana.
< Ma devi restare sempre allerta. Non ti protegge dagli attacchi, si limita a celarti ai loro occhi>.
Annuisco, troppo nervosa per trovare qualcosa da dire.
< Quando cominciamo?> chiedo dopo alcuni secondi di silenzio.
< Oggi, dopo la scuola>.
< Devo studiare> faccio presente con una voce così sottile che sembra un pigolio. Oh, fantastico, mi sono trasformata in un pulcino adesso?
< Ti aiuterà Gost per quello> dice Gabriele con un cenno verso il ragazzo, ancora nella stretta di Blu. Agita una mano nella mia direzione, la bocca sempre chiusa dalla mano dell’altro. Mi fa un po’ pena, ma preferisco che non aggiunga i suoi commenti poco rassicuranti per il momento.
< Ma i miei si preoccuperanno se non torno a casa>.
< A quello ci penserà Gabri> dice Marianna, prendendogli affettuosamente la mano.
< Sa come convincere le persone>.
Non voglio sapere altro. Basta che i miei non mi facciano il terzo grado su dove sono stata, poi tutti i mezzi sono leciti. Possono anche legarli a una sedia e minacciarli di fargli il solletico fino alla morte, per quanto mi riguarda.
< Quindi dovrò venire qui tutti i giorni dopo la scuola?> chiedo per avere conferma di aver capito bene.
< Hai di meglio da fare?> chiede Blu, un sorrisetto storto di provocazione.
< Meglio che stare con te?> ribatto facendo finta di pensarci un minuto.
< Un sacco di cose!>.
Morgana e Marianna scoppiano a ridere mentre Gost riesce a liberarsi e si rimette dritto sulla sedia.
Negli occhi di Diego passa qualcosa di troppo veloce perché possa dargli un nome.
< Intendevo dire qualcosa di meglio che imparare a non farti ammazzare prima dei vent’anni> ribatte piccato.
Nella stanza piomba un gelo percepibile sulla pelle. Blu si accorge delle occhiate che gli lanciano gli altri e si fa piccolo sulla sedia. Vederlo così è una vendetta sufficiente. Scrollo le spalle.
< In effetti non ho niente da fare meglio di quello>.
Blu si affloscia sulla sedia per lo scampato pericolo. Gost cerca di rendergli la gomitata di prima ma manca il bersaglio e colpisce lo schienale della sedia. Dal rumore deve essersi fatto piuttosto male. Lo guardo mentre si piega tenendosi il braccio, chiudendo gli occhi in una smorfia. Mi mordo le labbra per non ridere e mi concentro su quello che sta dicendo Gabriele.
< Inizieremo dalle basi: come proteggere il tuo universum e come individuare i demoni… ovviamente dovrai avere un aperio e imparare a usarlo>.
Alzo le braccia in segno di vittoria, bloccandomi a mezz’aria e rendendomi conto che non era la reazione che si aspettavano. Cerco di assumere un’aria posata e matura. Cosa che non sono abituata a fare. Infatti il risultato è pessimo.
< Che espressione è quella?> chiede Blu senza tanti giri di parole.
< Hai ingoiato un moscerino?>.
< Zitto, non vedi che le viene da starnutire?>.
Chiudo gli occhi e scuoto la testa, sperando che quando li riaprirò tutto questo sia solo stato un sogno. Ma niente da fare. Sono tutti lì che aspettano la mia risposta.
< Possiamo andare avanti?> chiedo.
< Credo che possa bastare. Ti spiegheremo tutto dopo. Dovete tornare in classe> dice Gabriele facendo un cenno a Gost.
< A proposito … tu non frequenti già una scuola? Come hai fatto a iscriverti da noi?> chiedo rimettendomi in piedi.
< Ho già il diploma, l’ho preso da privato l’anno scorso. Abbiamo solo convinto il preside a iscrivermi temporaneamente sotto falso nome> dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.
< Ovviamente tutto questo lui non lo sa. E non c’è bisogno che altri ne siano informati>.
< Ma … non è, tipo, illegale?> chiedo. Subito dopo vorrei prendermi a pugni. Certo, perché scorrazzare per universum e manipolare la gente è perfettamente legale.
Blu mi agguanta con un braccio attorno alle spalle e mi trascina fuori dalla cucina prima di tutti.
< Vuoi davvero un risposta?> dice a voce alta mentre mi porta di peso fuori dalla stanza.
< Non dire niente a Gabri, per favore!> mi bisbiglia prima che ci raggiungano gli altri.
< L’accompagno io in classe> si offre.
Gost ci raggiunge mentre usciamo dal camper.
< Devo andare con lei. Sono io quello iscritto nella sua classe> fa notare.
Blu mi lascia andare con una pacca sulla spalla che rischia di farmi perdere l’uso del braccio per il resto della giornata.
< A dopo> il suo saluto suona come una minaccia.
Ci avviamo verso la scuola mentre lui rientra nel camper.
< Fa sempre così?> chiedo massaggiandomi la spalla.
< Solo quando ha qualcosa da nascondere> risponde Gost.
Lo guardo per capire se ha intuito qualcosa, ma il suo viso è sereno e perfettamente inconsapevole.
< Cosa abbiamo dopo inglese?> chiede mentre rientriamo nella scuola e ci fermiamo davanti l’ascensore.
Devo pensarci un attimo prima di ricordarmi.
< Greco. Due ore> dico con tono da funerale.
< Bello, cosa state studiando?>.
Sospiro, salendo in ascensore. Gost non è normale. Date retta a me. Non è normale per niente.
Ma proprio il secchione mi dovevo beccare?
  
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