Eccomi qui di
nuovo. Come promesso non sono sparita.
Come si dice: a
volte ritornano.
O
no?
Buona
lettura!
Capitolo
15
Il
tempio dei ricordi
“Ancora, vorrei
vedere
tra i fiori
dell’alba, vagare
il volto del
dio.”
Basho
Ta.
Caleidoscopio
di immagini sfocate.
Ricordi.
Sogni.
Speranze.
Illusioni.
Ta.
Mi fermo solo
per un istante a guardare il cielo sopra di me, col naso all’insù.
È blu, questo
cielo.
Ed è immenso.
I miei occhi si
beano di tale magnificenza.
Non se ne
stancano mai.
Ne sono
affamati: divorano ogni dettaglio di ciò che mi circonda.
Respiro a pieni
polmoni l’aria che, giocherellona, mi scompiglia i capelli e mi schiaffeggia il
viso.
Il vento è da
sempre mio amico: mi sospinge e mi sostiene ovunque io voglia
andare.
Ruggisce
insieme a me nella tempesta.
Sussurra dolci
parole alle mie orecchie.
Dolci come il
miele dorato dei suoi
occhi.
Parole rubate
chissà dove, chissà quando, chissà a chi.
Respiro, ancora
e ancora, sempre più a fondo, mentre l’erba verde di questa immensa prateria
scorre sotto i miei passi leggeri.
Gli steli sono
ancora bagnati di rugiada.
Il sole,
invece, qui non c’è mai.
E mi
manca.
Si nasconde
sempre dietro alle cime di quei monti laggiù.
Irrangiungibile.
Non mi
preoccupo, però.
Non mi faccio
sopraffare dall’ansia.
So che c’è,
anche se non è qui a scaldarmi con i suoi raggi.
Sono sicura
della sua esistenza, così come della mia.
Il Sole che io
amo è là, anche se ora non posso vederlo.
Una sagoma si
staglia all’orizzonte.
Un’ombra
familiare.
Capelli scuri,
mossi dalla brezza.
Un sorriso che
incanta.
Faccio un cenno
con la mano e lui risponde al mio saluto.
Mi sta
chiamando ora.
Sento la sua
voce.
Sussurro il suo
nome.
-Tenpou.
Ta.
Memorie del
tempo che fu.
Fiammelle che
danzano dietro alle palpebre sigillate.
Al ritmo dei
battiti che il cuore, stanco, ancora mi concede.
Goccia a
goccia.
Respiro dopo
respiro.
Attimo che
segue attimo.
Ta.
Ci sediamo
sull’erba, ai piedi di una grossa quercia.
Le sue foglie
si muovono e il vento canta solo per noi una canzone che conosco, ma che non
riesco a ricordare bene.
Siamo
qui.
Uno di fianco
all’altra.
È questo ciò
che conta.
Le nostre gambe
si sfiorano.
Le nostre mani
si sfiorano.
Ma non si
toccano mai.
-Speravo di
trovarti qui. – gli confesso.
Enigmatico, mi
sorride, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Un gesto
semplice, automatico.
Che mi stringe
il cuore.
-Mi troverai
sempre qui, Yume.
-Davvero?
-Sì. E lo
sai.
Una farfalla
gialla svolazza davanti a noi.
-Dove siamo?
Che posto è, questo? – gli domando, così, a bruciapelo.
Per l’ennesima
volta.
Lui mi guarda.
Assorto.
I suoi occhi
verdi mi tacciono molte cose, lo so.
Non è acqua
trasparente quella che vedo.
Ma di Tenpou io
mi fido.
-Questo è un
luogo creato da te, Yume. È dentro di te che cerchi rifugio. Per trovare tutto
ciò che ti hanno strappato.
La calma con
cui mi risponde, tranquillizza anche il mio animo, turbato da ciò che sento, ma
che non vorrei sentire.
Almeno per una
volta.
Almeno per questa volta.
Rimane in
silenzio, in attesa di una mia reazione.
Ta.
In questo
luogo.
Nel nulla che
mi accompagna.
Sei tu, ora,
che mi tieni compagnia, caro, dolce, indimenticabile
Tenpou.
Questo è il tuo
compito.
Ta.
Piano piano
accarezzo una radice.
Sento la vita
in lei.
La linfa che le
scorre dentro.
Ma so che è
un’illusione.
-Sei un
ricordo, Tenpou?
-Forse.
-Per questo
motivo non posso toccarti.
-Lo
so.
-Svaniresti.
-Lo so, Yume.
Ma non è un problema, davvero. – mi rassicura.
Anche
ora.
Anche se non
posso toccarlo.
Anche se non è
qui davvero a guardare con me il cielo che si tinge di
rosa.
Io sospiro di
nostalgia.
Lui si guarda
intorno.
-Questa scena
non è mai accaduta realmente. Io non sono mai stato seduto sotto a questa
quercia insieme a te.
-Già.
-Infatti
prediligo la pioggia dei fiori di ciliegio, lo sai. Le ghiande non sono il mio
forte.
Rido.
-Anche io
prediligo i petali bianchi. Il loro profumo mi inebria. –
aggiungo.
-Qui non ne
vedo, però.
-Perché mi
farebbe troppo male.
-Capisco.
Passano attimi
di silenzio.
-Davvero
capisci, Tenpou? Davvero sai cosa significa tutto questo? – gli
chiedo.
-Sì.
–risponde.
Sa sempre
tutto.
Non si
smentisce mai.
Ci guardiamo
negli occhi, intensamente.
-Significa che
non vedrò mai più i ciliegi in fiore. – mormora, infine.
È il
tramonto.
Il vento mi
scompiglia i capelli, mentre l’eco delle sue parole si diffonde
nell’aria.
Ta.
E la voce che
mi cullava allora, oggi, qui, in questo tempio del dolore, mi
distrugge.
Ta
tah.