Capitolo
Decimo
Passammo
solo
qualche giorno a Forks, conobbi pure suo padre che all’inizio
non fu felice di
conoscermi. Si chiedeva come mai un paziente di sua figlia
l’avesse raggiunta
fin lì e neanche quando Bella mi definì un suo
amico sembrò convincersi. I miei
sentimenti per quella ragazza erano ancora incerti. Sapevo che se
l’avessi
conosciuta molto tempo prima, non avrei avuto alcun dubbio. Era
perfetta per me.
Sapeva tenermi testa e riusciva a influenzarmi con la sua sola
presenza.
Sentivo un vuoto allo stomaco ogni volta che la sentivo ridere o la
vedevo
anche da lontano e non riuscivo a immaginare di lasciarmela alle spalle
solo
per le mie paure. Le promisi che una volta arrivati a Los Angeles sarei
tornato
a lavorare. Mi vergognavo di dirle che mi veniva un attacco di panico
ogni qual
volta stavo in mezzo a molte persone, specie nei luoghi pubblici, ma
lei sembrò
saperlo già, dato che tenne la sua mano intrecciata alla mia
per tutto il
viaggio in aereo, che comunque risultò meno pesante
dell’andata. La invitai a
casa mia, anche se lei voleva andare alla sua e riprendere Birillo, che
in quel
periodo aveva dato in custodia a Tanya e a suo marito.
Eravamo appena entrati nella mia villa, quando lei si chinò
a giocare con
Latte.
<< Sei bellissimo, sai? >>
Trasalii, pensando per un attimo che stesse parlando con me.
<< Ti farò conoscere il mio Birillo, sono
sicura che andrete d’accordo!
>>
Carezzai anch’io il grosso muso bianco di Latte e lui
cominciò a guaire e a
strofinarsi su di me.
<< Ti è molto affezionato. >>
<< Già. Ha preferito rimanere con me piuttosto
che con Kate. Una cosa
molto strana, dato che è stata lei a volerlo quando abbiamo
iniziato a
convivere >>
Isabella si alzò in piedi e mi guardò.
<< Che ne è della tua vecchia casa?
>>
<< Eravamo solo in affitto in un appartamento al centro.
>>
<< Quanto tempo avete convissuto? >>
Perché quelle domande mi sembravano fatte da una donna
curiosa piuttosto che da
una psicanalista? Ah già, me l’aveva
già spiegato lei stessa.
Le andai vicino e sospirai. Mi ero pentito di tirare fuori Kate, ma
forse era
giusto che io riprendessi quei ricordi e li archiviassi definitivamente.
<< Più o meno quattro anni >>
<< Uhm >> rispose imbronciata. Si vedeva
che voleva fare qualche
altra domanda.
<< A me non sono mai piaciuti molto gli animali, ma lei
li amava molto.
Quando abitava con i genitori aveva due cani, così ne aveva
voluto uno quando
era venuta a vivere con me. >> continuai.
<< Chi ha preso questa decisione? >>
<< Di convivere? >>
<< Sì. >>
<< Io. Ho faticato molto a convincerla. Lei diceva che
non c’era motivo
di affrettare le cose e cambiare radicalmente le nostre abitudini.
Eravamo
ancora molto giovani. Potevamo vivere nella stessa casa dopo il
matrimonio.
>>
Mi diressi in cucina e uscii fuori. Chissà dove era Miele in
quel momento.
<< Pensi che la decisione di voler vivere insieme tu
l’abbia presa perché
volevi condividere tutto il tuo tempo con lei, fin da subito, oppure
perché non
ti sentivi sicuro di lei e del vostro rapporto e volevi metterlo alla
prova con
una convivenza? >>
Aspettai qualche minuto prima di rispondere. Latte ci aveva raggiunto e
ora
correva per il piccolo giardino. Si fermò vicino ad un
albero e allungò le
zampe anteriori per appoggiarsi all’arbusto. Fu in quel
momento che lo vidi.
Miele era appollaiato su uno dei rami più alti, come faceva
di solito e
guardava il suo nemico naturale, con sguardo annoiato, muovendo
leggermente la
coda da una parte all’altra.
Isabella aveva ragione?
<< Non so cosa risponderti. >>
<< Questo è già qualcosa.
>> disse con fermezza.
<< Che intendi? >>
Mi voltai verso di lei, che scoprii guardare nella mia stessa direzione
di poco
prima. Stava osservando Miele. Si avvicinò al grosso albero
di Magnolie e con
calma allungò la mano verso il gatto. Questo si
issò sulle zampe e assunse la
posizione di difesa, tipica della sua razza. Cominciò a
soffiare e a rizzare il
pelo, ma lei non si fece scoraggiare.
<< Isabella sta attenta, potrebbe graffiarti.
>>
Lei quasi non mi sentì, lasciò la mano vicino al
muso del gatto che dopo
qualche secondo sembrò calmarsi leggermente.
Annusò un po’ nell’aria e infine
appoggiò lievemente il naso sulla punta delle dita di
Isabella. Poi si rimise
comodo nella sua prima posizione, con lo sguardo vigile su Bella.
<< Tu sei come questo gatto, Edward. >>
<< Cosa? >> chiesi confuso
<< Hai capito bene. Hai visto come ha reagito quando mi
sono avvicinata?
Questo è quello che tu hai sempre fatto nei confronti delle
persone. Il motivo
è da ricercarsi a qualcosa di antecedente persino a Kate.
Lei è stata come
l’albero su cui è poggiato Miele. E’
così che hai chiamato questa adorabile
palla di pelo, vero? >>
Il suo sorriso era tornato e mi sorpresi a ricambiarlo, senza neppure
sapere
perché.
<< Sì >> dissi, ricordando che
gliel’avevo confidato quando era
venuto per la prima volta a mangiare a casa mia.
<< Miele qui su sta tranquillo, ha tutte le sue certezze.
Se mi fossi
avvicinata a lui mentre era disteso sul prato magari, o da qualche
altra parte
sarebbe scappato lontano, invece ha mantenuto al sua posizione, dato
che io non
gliel’ho minacciata. >>
Cominciavo a capirci qualcosa con quel discorso.
<< Su questo credo che tu abbia ragione, se mi trovo in
questo stato è
perché non ho messo buone basi principalmente su me stesso.
>>
<< Ed è questo quello che voglio per te. Prima
di me, io devo mettere te
stesso al primo posto. >>
Si avvicinò a me e mi accarezzò lievemente una
guancia, strofinando piano le
dita sulla mia barba accennata. Un contatto che mi fece sospirare di
piacere.
<< Io desidero solo essere un supporto per ora. Qualcuno
su cui puoi
contare, ma cercherò di forzarti soprattutto sulle cose che
ti spaventano di
più. Devi prendere coscienza del fatto che sei un uomo in
gamba. Io credo in
te, Edward. >>
Sorrisi e poggiai la fronte sulla sua. I suoi occhi erano luminosi e le
sua
guance lievemente arrossate. Era una ragazza sicura di se, ma anche
molto
timida.
<< Ho il permesso di baciarla Dottoressa Swan?
>>
<< Permesso accordato Cullen. >>
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Erano
le diciassette
in punto. A breve mia sorella e Jasper sarebbero arrivati. Ne avevo
parlato con
Isabella. Lei era rimasta stupita, quando gli avevo parlato della mia
convinzione che Rosalie fosse la sorella di Jasper. Mi aveva detto che
non
voleva e non poteva mischiarsi in questa faccenda, perché
Rosalie si era
confidata con lei e non avrebbe detto una parola
sull’argomento. La sua
espressione quando aveva visto la foto del marito di mia sorella, era
stata
chiara però. Avevo ragione.
Suonarono alla porta e andai ad aprire.
<< Eccoci >> disse mia sorella
nervosamente, tirandomi poi da una
parte.
<< Edward stiamo facendo la cosa giusta, vero? Sai quanto
ci sta male
Jasper. >>
<< Fidati di me. >> le dissi sottovoce.
Jasper mi salutò con calore, ma si notava che era sospettoso.
<< Come stai, Edward? >>
La solita domanda sincera e non costruita. Gli volevo bene come ad un
fratello.
<< Sto meglio. Sul serio. >>
Lui sorrise e mi dette una pacca sulle spalle.
<< Stavolta ci credo. Sai che ti conosco bene, ti vedo
più sereno.
>>
A quelle parole sentii venirmi le lacrime agli occhi. Isabella, era
solo merito
suo. Mia sorella mi guardò con tenerezza e solo allora capii
quanto ero
fortunato. Avevo vicino delle persone che mi volevano bene. Come al
solito
Isabella aveva ragione. Volevo chiamarla, sentire la sua voce, proprio
in quel
momento, ma era un momento che dovevo affrontare da solo. Dovevo
basarmi sulle mie
forze. Volevo aiutare Jasper e l’avrei fatto.
<< Ho deciso che domani mattina torno in ufficio.
>>
Mia sorella per poco non fece cadere il bicchiere d’acqua che
stava bevendo e
gli occhi di mio cognato s’illuminarono.
<< Dici sul serio? Verrai davvero? >>
<< Sì, Jasper. Domani mi troverai in ufficio.
>>
Cogliendomi totalmente di sorpresa, lui mi abbracciò come
non aveva mai fatto e
con la coda dell’occhio notai mia sorella portarsi una mano
alla bocca. Sapeva
che suo marito non faceva mai nulla del genere. Era restio a
manifestare i suoi
sentimenti agli altri, tranne verso sua moglie ovviamente.
<< Mio fratello è tornato a vivere allora?
>> disse allontanandosi
da me.
Gli schiacciai l’occhio, sperando che non mi avrebbe odiato,
in seguito, per la
sorpresa che gli stavo per fare. Il campanello suonò proprio
in quel momento e
io andai ad aprire con un nodo allo stomaco. Rosalie, bella come
sempre, mi
sorrise e poi mi abbracciò. Mi liberai quasi subito dalla
sua stretta ma lei
non disse nulla. I suoi occhi erano puntati su Jasper.
<< Sono contenta di rivederti Edward. >>
<< Anch’io Rose. >>
Mi sentivo quasi a disagio nei suoi confronti.
<< Ti presento mia sorella e suo marito. Alice e Jasper.
>>
Mia sorella gli strinse la mano con un sorriso forzato e Jasper con
espressione
dubbiosa. Era successo qualcosa tra lui e Rosalie, senza che io avessi
il tempo
di dire nulla. Invitai tutti a sedersi sul divano del salone, mentre io
rimasi
in piedi di fronte a loro.
<< Edward che succede? >> disse Rosalie.
Aveva capito che non era
una semplice presentazione, il mio obbiettivo.
<< Comincio subito, perché non trovo un modo
per trovare le parole
adatte. Non so bene come spiegarvi se il destino esista o meno, sta di
fatto
che quando ho conosciuto per caso Rosalie, ho visto qualcosa di
familiare nei
suoi occhi. >>
Presi un grosso respiro e mia sorella mi incitò con lo
sguardo.
<< Jasper, suppongo che tu ti sia chiesto più
volte perché ti ho
domandato se avessi fratelli o sorelle, tempo fa. >>
<< In effetti è così, Edward
>> rispose con cautela.
<< D’accordo… beh adesso avrai la
risposta. Jasper, Rosalie. So che mi
prenderete per pazzo ma sono covinto che voi due siate fratelli.
>>
Rosalie sgranò gli occhi e guardò Jasper, che
fece lo stesso con lei.
<< Edward sei impazzito? >> proruppe Rose,
alzandosi di scatto.
Jasper la seguì con la stessa foga e la prese per un
braccio, girandola verso
di lui.
<< Rosalie, giusto? >>
<< Sì >>
<< Anch’io penso che Edward sia diventato
completamente folle, ma se tu
sei davvero mia sorella io devo saperlo subito. >>
<< Mi rifiuto di continuare a sentire queste sciocchezze.
Io non ti conosco
neppure. >>
Rosalie si allontanò dalla sua stretta e si
avvicinò a me.
<< Dimmi che è uno scherzo. Come ti
è saltata in mente una cosa simile?
>>
<< Rosalie, ascolta… >>
comincia, per poi essere interrotto da mio
cognato.
<< Come si chiama tuo padre? >>
<< Andy Hale >>
Alice si alzò e andò vicino a suo marito.
<< Jasper devi riconoscere che gli indizi ci sono tutti.
>>
Lui continuò ad osservare Rosalie e poi le fece scoprire un
polso. Non appena
vide la piccola macchia che aveva sopra, che sembrava essere una voglia
a forma
quasi di luna, la lasciò di colpo.
<< E’ questo cosa significa? >>
disse Rose stizzita. Jasper gli
mostrò la stessa voglia che c’era sul suo polso e
lei rimase quasi
pietrificata.
<< Il mio nome è Jasper Hale e non ho mai
conosciuto mio padre. Ho
vissuto con mia madre, credendo di essere figlio unico e lei, solo in
punto di
morte, mi ha detto di avere un padre che sapeva benissimo della mia
esistenza e
non era mai venuto a cercarmi. >>
<< Non è possibile. Mio padre mi ha sempre
detto la verità. Ho sempre
saputo di avere un fratello e una madre che vivevano lontani da noi.
L’ho
sempre pregato di cercarvi così che potessimo stare insieme.
Volevo almeno
conoscere mio fratello. Non sapevo neppure di avere un gemello.
>> disse
Rosalie con voce tremante.
Io e Alice ci allantanammo un po’ da loro, che continuarono a
guardarsi negli
occhi. Gli stessi, color azzurro cielo. Vidi Rose tirare fuori una
fotografia
strappata a metà e porgerla a Jasper, che non appena la vide
trasalì e uscì dal
suo portafoglio, quella che aveva tutta l’aria di essere
l’altra metà della
foto strappata. La unirono a mezzaria e la foto si ricompose, mostrando
due
genitori sorridenti con in braccio due bambini piccoli, i gemelli Hale.
***************************************
<<
Pensi che
ci vorrà ancora molto? >>
<< Alice devi lasciargli il loro tempo. >>
<< Quindi è tutto vero, Edward! Sono gemelli!
>>
Mia sorella sembrava essersi svegliata del tutto solo in quel momento.
In
effetti era difficile digerire anche per me che avevo avuto ragione.
Davvero
Rosalie era la sorella di Jasper.
<< Già. >>
<< Avevi ragione, fratellone! >>
Venne a sedersi accanto a me e mi abbracciò. Sorrisi e le
baciai la fronte.
<< Sono fortunata ad averti, sai? >>
<< Anch’io sono fortunato, sorellina.
>>
Le scombinai i corti capelli neri, ottenendo il risultato sperato. Si
allontanò
da me di scatto, proprio come quando eravamo ancora piccoli e mi
divertivo a
darle fastidio, e si portò le mani ai capelli per
aggiustarli.
<< Edward Cullen sai che non devi toccarmi i capelli!
>>
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo e quando li riportai sul tavolo
della
cucina, vidi lo schermo del mio cellulare illuminarsi ad intermittenza.
<< Ha suonato più volte. L’ho
sentito dal salone. >>
<< Perché non me l’hai detto?
>> le chiesi, sperando che si
trattasse di Isabella.
<< Si trattava solo di messaggi, non erano delle
chiamate. >>
Presi il telefono e scoprì che mi erano arrivati molti
messaggi. Tutti di
Isabella. Sorrisi e mi alzai, per avitare ad Alice di sbirciare cosa mi
avese
scritto.
<< Oh! Ho letto bene? Sono da parte di Isabella?
>>
<< Sta zitta, nana! >>
Primo messaggio ore 16:10
Non rispondere a questo messaggio,
capito? Come ti ho detto voglio sostenerti, qualunque cosa tu faccia,
quindi
volevo dirti che sono seduta sul mio letto a pensarti. Concentrati
sulla tua
missione!
Secondo messaggio ore 16:25
Ok, so che è troppo presto, penso
siano
arrivati da poco tua sorella e Jasper. Volevo raccomandarti Rosalie,
è una
persona molto fragile, cerca di parlargli con tatto!
Ecco, se Bella fosse stata presente mi avrebbe sgridato,
visto che avevo
gettato subito la bomba, senza attendere troppo. Era incredibile che si
preoccupasse davvero di Rosalie. Sapevo benissimo che era gelosa di
lei.
Sorrisi tra me e continuai a leggere.
Terzo messaggio ore 16: 45
Gliel’hai già detto vero?
Altro che
tatto, sono sicura che gli hai detto tutte cose insieme. Non
è che mi devo
aspettare anche tuo cognato nel mio studio? Già mi basta
Rose.
Alzai un sopracciglio. Ah! Era così? Beh, gli
avrei fatto rileggere questo
messaggio e l’avrei ricattata ogni qual volta me ne sarebbe
capitata l’occasione.
Lo sapevo! La sua gelosia veniva sempre fuori, quando si trattava di
Rosalie.
Quarto messaggio ore 16: 47
Elimina subito il mio ultimo messaggio,
altrimenti appenderò alle porte del tuo ufficio, la foto di
te nudo che fai il
bagno a cinque anni! Non volevo dire quello che hai sicuramente capito
su
Rosalie. Sono una psicanalista seria!!!
<< Alice, perché Isabella ha la mia
foto di quando avevo cinque anni
mentre sto facendo il bagno? >>
<< Oh dai, quante storie. Gliel’ho regalata
quando è venuta a trovarmi a
cena. >>
<< Che bel regalo le hai fatto >> la
canzonai, con feroce ironia.
Lei rise sotto i baffi e io tornai a guardare il cellulare. Eh no! In
ogni caso
non avrei cancellato il messaggio. Avrei trovato quella dannata foto e
l’avrei bruciarla.
Quinto messaggio ore 18: 07
Non è ancora morto nessuno, hai
visto?
Sei in gamba Cullen, sono sicura che risolverai questa situazione. So
che ti
faceva stare in pensiero e non devi averne di questo tipo.
Non di questo tipo, eh? E quali allora? Un idea
c’è l’avevo. Sì, volevo solo
lei come pensiero.
Sesto messaggio ore 18: 15
Sono contenta per Rosalie e tuo cognato.
Dev’essere splendido sapere di avere un fratello e una
sorella, ti fa sentire
meno solo.
Povera piccola, lei era figlia unica e i suoi genitori erano troppo
lontani. Se
non avesse avuto Tanya e Emmett, sarebbe rimasta completamente sola.
Anzi no,
ci sarei stato io. Ci sarò io.
Settimo messaggio 18: 40
D’accordo, la smetto adesso di
mandarti
messaggi. Ti penso. Sempre.
Ottavo messaggio 18: 45
Aspetto una tua chiamata… non te lo
dimenticare!
Sorrisi e riposi il cellulare sul tavolo. Era stata di
parola, continuava a
sostenermi anche a distanza. Non avevo mai conosciuto una ragazza
così dolce e
forte come lei.
<< Tra poco gli occhi ti diventeranno a cuoricino.
>> disse mia
sorella.
<< Davvero? E’ chi è la fortunata?
>>
Rosalie entrò e mi venne incontro con passo lento. Dietro di
lei, Jasper che subito
Alice abbracciò.
<< Ti devo ringraziare, Edward. Grazie a te ho ritrovato
mio fratello.
>>
Le sorrisi e lei mi fece vedere la foto strappata.
<< Hai dello scotch? >>
Risi e lo presi dal cassetto. Mia sorella si avvicinò a noi
e aiutò Rosalie a
mettere insieme la foto, che adesso vedevo meglio. C’era una
bambina piccola in
braccio a una donna molto affascinante dai lunghi capelli biondi,
acconciati in
una treccia, e un bambino in braccio a un uomo dai capelli neri e un
sorriso
smagliante. La cosa brutta era che Rosalie non avrebbe mai
più visto sua madre
e questo era davvero molto triste.
<< Edward. Come posso ringraziarti? >>
<< Non devi farlo, Jasper. Tu per me hai fatto molto di
più. >>
Dopo un paio d’ore tutti lasciarono la mia casa, tranne
Rosalie.
<< Edward, mi hai cambiato la vita con la tua presenza.
>>
Le sorrisi imbarazzato e lei mi abbracciò.
<< So che il tuo cuore è occupato, sta
tranquillo. >>
Si staccò da me e io la guardai senza parole.
<< Veramente… >>
<< So che adesso non vedi le cose chiaramente,
perché hai sofferto, ma i
tuoi occhi parlano chiaro. Sei sempre stato un amico per me e so che
per te è
stato lo stesso. Ci siamo avvicinati un po’ troppo a causa
delle nostre
sofferenze, ma non c’è quella scintilla in
più che tu invece hai già sentito
con qualcun altro di mia conoscenza. >>
<< Rosalie. Per me è molto difficile. Ti
voglio bene e ti vedo come un
amica. Sei molto bella, inutile negarlo. Somigli in modo impressionante
a Kate,
ma non c’è altro per te nel mio cuore.
>>
<< Lo so, Edward. Rimarremmo sempre amici, vero?
>>
<< Certo >>
Le accarezzai una guancia e dopo esserci salutati, andò via.
Sprofondai sul divano, incredulo per ciò che era accaduto
quel giorno. In un
altro periodo della mia vita, in questo momento, avrei voluto rimanere
da solo
a rilassarmi ma adesso desideravo vedere una persona. Una bella ragazza
dagli
occhi scuri, la cui lontananza ormai mi faceva mancare il respiro.
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Beh
dai. Qui Edward
sembra arrivato a un punto di non ritorno! Voi che dite? Ecco, abbiamo
chiarito
tante cose in questo capitolo. Rosalie è messa a posto! xD
Se siete convinti che Rosalie sarebbe stato un vero problema, beh, vi
siete
sbagliati di grosso. In ogni caso, Edward ormai ha le idee
più chiare, quindi
le future minacce le affronterà.
Ci sentiamo presto!