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Autore: NotFadeAway    12/11/2012    5 recensioni
Severus, adesso tu sei libero, libero di andare avanti, di là c’è qualcosa che ti aspetta, potresti rivedere chi hai perso e chiudere qua la tua partita con il mondo. Hai già dato tanto, hai sofferto, adesso di meriti un po’ di pace. Oppure potresti scegliere di aiutare me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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3 marzo 1998
Severus sonnecchiava steso sul divano, nell’ambiente scuro del suo ufficio. Aveva lavorato dalle cinque del mattino alle tre del pomeriggio sul Siero Antifiamma, e ora si era concesso un attimo di riposo, mentre la pozione completava i suoi trentacinque minuti di congelamento.
Qualcuno bussò alla porta del suo ufficio. Più volte. L’uomo si accorse del rumore solo dopo un po’, poi sbloccò la porta con un gesto pigro della bacchetta e mormorò:
-Avanti –
Da oltre la soglia s’affacciò un uomo: era Bill Cashton, l’addetto alla portineria. Sembrava essere arrivato lì di corsa.
-Signor Piton, c’è sua moglie di sopra. Ha detto di raggiungerla subito, perché sta partorendo! –
-Oh merda! –fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Si alzò dal divano, mentre i battiti del cuore iniziavano ad obnubilargli la mente. Si diresse all’attaccapanni, afferrò il mantello, poi fece due giri a vuoto per la stanza, per qualche oscuro motivo, quindi filò fuori la porta e si precipitò su per le scale.
-Grazie! – gridò a un Bill Cashton ormai troppo lontano per sentirlo.
Iniziò a salire le rampe di gradini a quattro a quattro, poi si ricordò che sapeva volare e filò a un metro da terra per gli ultimi due piani. S’infilò nel passaggio per la farmacia e si scaraventò in strada, chiedendosi dove fosse Lily.
Sentì un clacson e la vide: era in macchina, alla guida e lo stava incitando a raggiungerla.
-Lily! Cashton mi ha detto che stai partorendo, è vero? –
-Certo che è vero, Sev. Ora sali in macchina, non vorrai che nostro figlio nasca qui? –
-Che cosa?! Mica puoi guidare? Ci Materializziamo! –-Non  posso Materializzarmi, è VIETATO durante il travaglio! Te l’ho già detto. Ora vieni! – si sporse e gli aprì lo sportello – Sali! –
-Ma non puoi…guido io magari … - si ostinò, completamente nel pallone.
-Severus, tesoro, tu non sai guidare. Adesso fai come ti ho detto, di grazia –
Rassegnato, il marito salì.
Era una situazione paradossale, si erano improvvisamente invertite le parti: Severus, che era sempre la persona distaccata e lucida, aveva completamente perso il lume della ragione. Aveva potuto mantenere i nervi saldi davanti al Signore Oscuro in persona, ma era bastato, poi, la notizia dell’imminente parto della moglie a farlo crollare. Lily, invece, era perfettamente calma e  razionale, evidentemente sapeva che non c’era spazio in quell’auto per due persone in agitazione (o, nel caso di Severus, sarebbe stato meglio parlare di vero e proprio di panico).
Con un colpo deciso di acceleratore, la donna fece partire la macchina e sfrecciò verso l’ospedale più vicino, che era a un quarto d’ora da lì.
-Allora, come ti senti? – non era stato Severus a parlare, ma Lily, ovviamente.
L’uomo rispose con un “Mm” preoccupato.
Lily ridacchiò.
-Non fare così. Vedrai che va tutto bene, tanto il lavoro sporco lo devo fare io! – disse – Uomini! Sembra sempre che debbano partorire loro! – fece un cenno con la testa – Guarda dentro allo scompartimento davanti a te, ti ho portato un libro (il primo che sono riuscita ad afferrare) e un goccio di Whiskey Incendiario. Non si sa mai… -
Severus aprì il cassetto indicato e trovò quanto detto. Avrebbe voluto benedire quella donna. Svitò il tappo della fiaschetta e bevve un sorso, sentendo il calore tornargli nelle ossa.
Poi, a pochi isolati dall’ospedale, arrivò: una contrazione colse di soprassalto Lily, facendole cacciare un urlo.
-Non è niente – aggiunse subito,  lanciando un’occhiata al marito, che la guardava sconvolto, come se fosse potuto venire meno da un momento all’altro – Tutto bene. Vedi di non sentirti male adesso,amore, se devi svenire aspetta almeno che arriviamo all’ospedale. –
Stringendo i denti, la donna portò l’auto fino all’entrata del pronto soccorso, poi uscì, sorretta dal marito, con il pancione tra le mani, e entrò nell’ospedale.
Un paramedico li intercettò all’istante.
-Deve partorire, signora? –
-Sì, gradirei tanto, grazie –
Allora l’uomo le fece una serie di domande su liquidi usciti da parti del corpo dei quali Severus avrebbe preferito non sapere mai niente, poi la fece sedere su una sedia a rotelle e la portò in una stanza vuota poco lontano.
La donna fu sistemata su uno dei letti, poi ebbe inizio un via vai di infermieri e ostetriche che la cosparsero di gel, la collegarono a strani macchinari, la fecero vestire con un camice troppo corto e misero mani in posti che resero molto difficile a Severus il compito di mantenere la calma.
Dopo mezz’ora, li lasciarono soli, con la notizia che sarebbero tornati dopo tre ore per portare Lily in sala parto. Se avessero avuto bisogno,bastava schiacciare il bottone alla destra del letto della donna.
Il colorito dell’uomo, in tale arco di tempo, passò da bianco latte cagliato, durante le prime fasi di contrazioni, a verdognolo, non appena queste aumentarono, a rossiccio, quando il livello di alcool nel suo sangue salì progressivamente, con l’avvicinarsi del momento fatidico.
Quando fuori era ormai buio, si presentarono due ostetriche e misero Lily su una barella, poi si avviarono verso la sala parto, seguiti dall’uomo in nero.
-Vuole entrare con noi, signore? – chiese una delle infermiere.
-No, meglio che stai qui, amore. Non mi pare il caso che tu venga… -
Severus era lieto che gli fosse stato detto ciò, ma rispose comunque: - Sei sicura? –
-Certo –
Severus si avvicinò e le diede un bacio.
-Non continuare a bere, non vorrai mica farti trovare ubriaco da tuo figlio? –
-Va bene … - disse, per nulla convinto.
Lily gli fece l’occhiolino e svanì.
 
Rassegnato all’attesa da compiere, l’uomo si andò a sedere davanti alla sala parto e tentò di effettuare un Incantesimo di Rabbocco sul Whiskey, ma non successe nulla. Doveva essere stata Lily, previdente come sempre, a mettere una protezione contro di esso, per evitare che si ubriacasse per i nervi. Guardò triste l’ultimo goccio di alcool rimasto e decise di conservarselo per dopo, se ve ne fosse stato bisogno, nel frattempo si sarebbe calmato con il libro che gli aveva portato Lily.
Aprì la busta e notò che era proprio quello che gli aveva regalato Silente, non l’aveva più visto da Natale, da quando l’aveva scaraventato chissà dove, all’udire dell’esplosione al piano di sopra. Rilesse il titolo: “L’arcano della Mano della Glora”, era un romanzo. Non era proprio il suo genere di libro, ma in quel momento avrebbe letto anche l’elenco delle presunte streghe mandate al rogo nel XIII secolo.
Sfogliò le prime pagine e subito qualcosa cadde da esse. Una lettera. Era il biglietto di Silente.
Il vecchio gli aveva detto di non leggerlo, per questo lo aprì.
 
Caro Severus,
 
buon Natale! Spero apprezzerai il mio regalo. È un libro molto interessante che ho scoperto pochi mesi fa, spulciando le librerie di Diagon Alley. Goditelo.
Ma non è un’attenta recensione de “L’arcano della Mano della Gloria” che è contenuta in queste righe, bensì il più grande atto di vigliaccheria che potrò mai fare nei tuoi confronti.
Perdonami, già da adesso, perché non ti ho detto tutta la verità sulla Clessidra.
Dal momento che sono stato già abbastanza meschino da non dirtelo in faccia, almeno arriverò subito al punto: non puoi scegliere, alla fine di quest’anno dovrai tornare indietro.
Prima che tu dia alle fiamme questa lettera, lasciami spiegare, soprattutto il motivo per cui ti ho mentito, poi potrai venire a cercarmi ed io affronterò la tua dovuta ira.
La Clessidra in realtà non dà la possibilità di rendere permanente una nuova realtà, non esiste artefatto magico così potente, che permetta di influire a tal punto sul tempo senza causare catastrofi. Però concede al viaggiatore di trascorrere un periodo nella realtà alternativa. Molti storici maghi l’hanno adoperata per verificare le effettive conseguenze di un’epidemia o di un conflitto sulla storia dell’uomo.
Quando mi è capitata tra le mani, ho fatto lo stesso anche io, ho cambiato un paio di cose e sono tornato indietro nella realtà alternativa; così ho pensato che sarebbe potuto essere un grande regalo anche per te.
Perché non ti ho detto subito della vera natura della Clessidra? Io ero triste, sai, ero felice, ma triste, non avevo la spensieratezza che avrei vissuto per sempre in quella realtà, sapevo che dovevo tornare, che tutto quello non era per sempre. Non volevo dare questo peso anche a te. Allora perché te lo sto dicendo ora? Perché, anche se questi mesi non li vivrai con la spensieratezza di prima, voglio che tu li viva con più sapore, proprio perché, ahimè, saranno gli ultimi.
Il 2 maggio 1998 l’incantesimo scatterà, che tu lo voglia o meno, e tutti e due torneremo al 2 maggio 1997. A quel punto la storia si ripeterà, senza che nessuno di noi potrà fare niente per cambiarla. Sarà tutto come prima.
Mi dispiace.
Spero che tu sia comunque felice di aver avuto questa possibilità. Io lo sono stato.
Un abbraccio,
Silente
 
Severus finì di leggere la lettera, tutta d’un fiato, poi poggiò lo sguardo su quelle righe, la vista gli si sfocò e così rimase, come se si fosse addormentato.
Restò così per mezz’ora e anche di più. Non sentiva niente. Non voleva sentire niente.
La porta della sala parto si aprì, uscì una delle ostetriche, aveva il camice macchiato di sangue scuro.
-Signore, vuole venire a vedere suo figlio? – lo invitò dentro.
Severus alzò gli occhi dalla lettera, e tornò alla realtà dalla quale si era estraniato per quei lunghi minuti.
-Sì, arrivo – rispose.
Sbatté le palpebre, era come se un velo gli si fosse calato davanti agli occhi. Di nuovo.
Adesso che si era alzato, sentiva le emozioni fluire dentro di sé, accrescersi come fiumi fomentati dalla pioggia. Sentì l’odio per Silente accendersi come paglia, la malinconia sgorgare come acqua da rocce. Le implicazioni di quanto aveva letto iniziavano a farsi chiare e lineari come formule matematiche: non avrebbe mai visto suo figlio crescere, né Jordan e Alison andare ad Hogwarts, avrebbe perso Lily ancora una volta, sarebbe tornato nel letamaio che qualcuno aveva osato definire “vita” e poi avrebbe vissuto di nuovo tutto quanto, e, alla fine, sarebbe morto.
Non sapeva nemmeno lui cosa lo trattenesse dal piangere, dall’urlare, dal distruggere tutto quanto avesse attorno. Non lo sapeva. Eppure lui l’avrebbe fatto, l’avrebbe voluto fare. Ma non lo fece.
Invece, fece un respiro profondo, uno di quelli che ti dicono di fare da bambino, quando vai vicino al mare, afferrò la fiaschetta di Whiskey e la finì in un sorso, quindi s’incamminò verso la sala parto.
Nulla era successo.
Spinse la porta e s’infilò dentro, più luminosa che mai, Lily era al centro di quell’ambiente verdognolo. Era molto pallida, aveva la fronte ancora imperlata di qualche goccia di sudore, era per metà ancora coperta da un lenzuolo e c’era sangue un po’ ovunque, ma era bellissima.
E poi c’era il bambino. Non ne aveva mai visto uno così piccolo: era un esserino minuscolo, dava l’impressione di poter entrare in una mano, aveva la pelle raggrinzita e scura, gli occhi chiusi, i pugni serrati, ma, come la madre, era incantevole.
-Amore, guarda quanto è bello nostro figlio! – lo chiamò Lily.
Con grande stupore da parte di Severus stesso, un sorriso gli si disegnò naturalmente sulla faccia.
-Come stai? Come state? –
-Benissimo! Il piccolo è sano come un pesce! – anche lei sorrise –Tieni, prendilo in braccio –
Il marito si avvicinò, in un’altra vita non sarebbe stato mai capace di prendere tra le mani una creatura talmente piccola da sembrare quasi friabile tra le dita, ma in questa lui lo era e lo fece. Con delicatezza, mise una mano sotto la testa e una sotto al corpo, e lo prese tra le sue braccia. Il bambino si divincolò e aprì gli occhi, gli stessi di sua madre, e lo fissò come se fosse la cosa più interessante al mondo.
Severus fu scosso da quella visione, per un attimo temette che potesse mandare a monte tutte le sue difese, ma lui era forte.
-Ha i tuoi occhi – fu l’unica cosa che si lasciò sfuggire.
-E cosa volevi, che avessero tutti quelle tue palle nere? – scherzò Lily – Allora, è tempo di decidere il nome, no? –
-Giusto –
-Senti, ci ho pensato. Noi abbiamo scelto come secondo nome di Jordan “Lily”, quindi penso che dovrebbe avere “Severus” come secondo nome –
-Non devi farlo per me, non m’importa … - fece lui.
-Ma io lo faccio con piacere, Sev, e poi importa a me -
-E come primo nome? – domando Severus.
-Possiamo chiamarlo David, se vuoi … - disse, con fare volutamente dispiaciuto – O Robert … -
-O Paul – aggiunse il marito, ottenendo il sorriso della moglie.
-Sì, non sarebbe affatto male … Paul Severus … suona bene, eh? –
-Paul Severus Robert … non vorrai incorrere nel disappunto di Jordan? – precisò Severus.
-Sì, ma non lo chiameremo Paperino! Ali imparerà che c’è un limite alla decenza –
I due risero.  A volte una risata può essere molto meno allegra di quanto si pensi.
   
 
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