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Autore: Irine    12/11/2012    3 recensioni
Non ho nient'altro nella mia mente che riporti a quel pomeriggio.
Ho cercato di rimuovere tutto.
L'unica altra cosa che ricordo era che quello era il giorno del mio ottavo compleanno.
La fine della mia infanzia.
"Ero diventata un mostro. Loro mi avevano insegnato, e io avevo appreso."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse non ci crederete, ma sì. Sono proprio io. Se a qualcuno interessa, metto tutte le spiegazioni in fondo sul perché sono sparita. Sperando che non mettiate questo capitolo al rogo prima… :(
 
Ci sono dei momenti della vita in cui non vorresti vivere la situazione che stai vivendo.
 
- Nebry!
Niente.
Il silenzio assoluto era l’unica risposta che avevo ottenuto per tutto quel tempo.
Cercai di ragionare lucidamente nonostante mi risultasse molto difficile, presa com’ero dalla preoccupazione. Tralasciando anche il fatto che non ero abituata a riflettere più di tanto: ero impulsiva, forse troppo, non analizzavo mai la situazione che mi si opponeva di fronte. Era Nebry la parte più razionale: era più calcolatrice, brava a carpire i dettagli. Ma lei non c’era. E io dovevo assolutamente capire dove fosse finita.
Nebry sapeva difendersi, sapeva essere letale più di ogni altro; a volte perfino più di me.  Non aveva senso preoccuparsi.
Ma se i miei sospetti erano giusti lui in questo momento era qui, e questa non era affatto una cosa positiva. Per niente.
Uscì dalla casa in fretta e mi addentrai nel bosco. Lo conoscevo abbastanza bene per sapere che era rimasto nei paraggi; voleva che lo trovassi. Così come aveva voluto che lo trovasse Nebry.
I miei passi cadenzati risuonarono nel silenzio, sfrecciai nel bosco il più velocemente possibile, mentre costantemente continuavo a interrogarmi sul perché della sua presenza qui. Perché era venuto? Forse…Forse loro lo avevano mandato, cosa alquanto improbabile, eppure era l’unica soluzione possibile.

Dove sei, Nebry?

Perché Lui è qui?

Cosa vuole da noi?
 
Ci sono momenti nella vita in cui hai troppe domande e nessuna risposta.
 
Avevo quasi raggiunto il limitare del bosco, quando cominciai seriamente ad essere in ansia.
- Nebry, maledizione! – gridai al vuoto. – Dove sei?
- E’ con me.
Sobbalzai.
Non trovai neanche il tempo di reagire o anche solo provare a farlo.
Un secondo dopo scivolai nel buio più fitto.
 
 
Il mio risveglio fu a dir poco…orribile. Inizialmente non capii dove mi trovavo, avevo la mente annebbiata per il colpo ricevuto e sentivo dolore in quasi ogni parte del corpo. Cercai di alzarmi dalla posizione seduta in cui scoprii di trovarmi, ma mi resi conto di avere i polsi legati. Mi dimenai, scalciando e protestando contro la stoffa messa davanti al mio viso per tapparmi la bocca.  Chiunque mi avesse imprigionato in quel modo l’avrebbe pagato cara, molto cara…
Mi concentrai, feci in modo che tutta la mia energia fluisse nella forza delle braccia e dando degli strattoni cominciai ad allentare le corde. Ringraziai la mia forza fisica e con un ultimo sforzo mi liberai dalle corde che mi avevano lacerato i polsi. Bruscamente gettai via anche la fascia sulla mia bocca, scattando in piedi come una molla. I miei occhi vigili e attenti individuarono subito la figura presente lì con me. Si stava nascondendo, ma nonostante tutto riuscivo lo stesso a percepirlo. Quel bastardo…
- Lo so che ci sei! – urlai, mentre la mia voce veniva inghiottita nel silenzio del bosco. – Vieni fuori!
Non ricevetti risposta.
Quel…quel…
 
Ci sono momenti nella vita in cui la rabbia annulla ogni razionalità.
 
- Come hai osato imprigionarmi e gettarmi accanto a un albero, eh? – continuai a urlare, sapendo che prima o poi le mie parole avrebbe avuto l’effetto che desideravo. Forse non era proprio una buona idea affrontare il nemico così a viso aperto, ma ero talmente furiosa con quel verme che quasi non mi rendevo neanche conto di quello che dicevo.
- Dove sei? – avanzai di qualche passo, calpestando rami e facendoli scricchiolare. Al diavolo la circospezione. Se davvero lui era lì, potevo anche farne a meno, perché mi avrebbe individuato anche se fosse stata la più silenziosa delle formiche.
- Perché ti nascondi? Hai paura? – nonostante continuassi a provocarlo, continuavo a parlare al vento. Che mi fossi sbagliata e fossi stata effettivamente sola?
No. Impossibile. Lo conoscevo troppo bene e sapevo che lui adorava guardare il risveglio delle sue vittime, la confusione e la paura nei loro occhi.
Io però non ero una vittima. Non lo ero mai stata.
Sarei stata il suo carnefice.
- Vieni fuori, Ren! – fu quando pronunciai il suo nome, che capii che non avrebbe atteso oltre per mostrarsi. E così fu.
Atterrò giù da un albero, rialzandosi subito dopo e trapassandomi col suo sguardo freddo.
 
Ren.
 
Un nome proibito. Un nome che nessuno pronunciava per la paura.
 
Un nome per il quale bisognava saper rischiare.
 
Ren.
 
Un nome che non avrei dovuto dire con così impudentemente, ma, avendo lasciato il buonsenso a casa, me ne fregavo altamente.
 
Ren.
 
1 metro e ottanta di crudeltà, riusciva a guardare dall’alto in basso chiunque. Gli occhi marroni, così scuri da farti perdere la ragione, assorbivano tutto e non davano niente in cambio.
Eppure io, nonostante tutto non potevo non vedere in lui lo stesso ragazzino, giunto con me nella setta, con solo qualche anno in più, col quale mi ero allenata per anni.
 
Ren.
 
Lo stesso ragazzino che, una volta cresciuto, era diventato una  spia, letale e crudele. S’intrufolava nelle altre sette, trovava i loro punti deboli per poter ferire più in profondità. Le missioni che gli affidavano, erano portate a termine con scaltrezza e silenzio; nessuno lo trovava mai, nessuno riusciva a scovarlo. I due fratelli erano davvero fortunati ad avere un membro del genere nella loro setta.
 
Finché lui non se ne era andato.
 
Ren.
 
In pochi conoscevano il suo nome. Tanti lo chiamavano con il soprannome che gli era stato attribuito.
 
Doppia faccia.
 
Doppio gioco.
 
Lui se ne era andato.
 
- Ciao Lorein, è bello rivederti dopo tutto questo tempo. – disse con voce alquanto terrificante.
Non attesi un attimo ad attaccarlo.
- Cosa ti è venuto in mente, eh? – mi gettai su di lui, con tutta la forza che avevo. Forse sorpreso dalla mia reazione, Ren barcollò all’indietro prima di riacquistare l’autocontrollo e bloccandomi con la sua stretta. Mi liberai in fretta, spingendolo, ma lui mi trascinò con sé.
In un attimo ci trovammo a terra, in una mezza lotta di corpi, ma in un vero e proprio scontro di sguardi.
- Che ci fai qui? – sibilai. Presi il coltello che avevo nascosto nei miei pantaloncini e glielo puntai alla gola.
- Sei sempre stata molto impulsiva…Lorein. – rispose a sua volta, dandomi un calcio e allontanandomi da sé. Mi rialzai in piedi, scattando e anche lui fece lo stesso, non distogliendo mai lo sguardo dalla mia arma. – Ma non credevo anche stupida.
- Vattene, Ren, prima che tu faccia una brutta fine. O dovrei chiamarti doppia faccia? - nel preciso momento in cui le mie parole terminarono, i suoi occhi si fecero di fuoco.
Non ho idea di dove la prese, ma non appena si alzò raccolse una spada da terra. Ci avevano insegnato a combattere con le armi, ma nonostante tutto io non ero poi così brava con il coltello. Potevo solo sperare che Ren non tentasse colpi troppo difficili o sarei stata davvero spacciata. Nonostante tutto mi mantenni sempre fredda e non vacillai neppure per un attimo.
- Attenta a quello che dici, Lorein. Potrei perdere la pazienza. – Ren fece la prima mossa, prima ancora che io assimilassi le sue parole allungò un fendente che scansai con facilità. Parai altrettanto facilmente tutti gli altri colpi, poi muovendomi agilmente, mi ritrovai dietro di lui e la mia lama avvolse la sua gola come un cappio.
- Perché sei qui, Ren? - dissi fredda, cominciando a premere il coltello sempre più forte sulla sua gola.
- E’ questo il modo di salutare un vecchio amico? – disse voltandosi, per quel che poteva, nella mia direzione.
- Io e te non siamo amici! Tu te ne sei andato, Ren! Hai abbandonato la setta un anno fa! – urlai con rabbia, mentre la lama del coltello premeva più a fondo. – Perché sei tornato?
Nel momento in cui una goccia di sangue macchiò il mio coltello, avvertii un dolore acuto prendermi lo stomaco: la punta della spada di Ren entrava lentamente nella mia carne, con la stessa forza con cui io gli ferivo il collo.
Il tempo di ucciderlo e sarei morta anche io.
Mossa astuta. Ecco perché i suoi colpi erano facili da schivare, aspettava la mia reazione, in modo che potesse imprigionarmi in quella situazione di stallo.
Restammo immobili in quella posizione, perdendo entrambi piccole gocce di sangue e continuando a guardarci negli occhi.
Erano profondi i suoi occhi, pericolosi. Tanto, forse troppo.
Proprio quando le nostre lame cominciarono a ferirci in punti letali, una voce familiare ci fermò.
- Lorein! – bastò quell’urlo per farmi scattare all’indietro. Liberai Ren dalla mia presa e lui fece altrettanto. Toccai il punto in cui mi aveva ferito, accorgendomi del sangue che sgorgava fuori. Poco male, la ferita si sarebbe rimarginata presto.
- Nebry! – non riuscii a nascondere il sollievo nella mia voce.
Eppure qualcosa stonava.
Anche le mani di Nebry presentavano dei lividi. Anche lei era stata legata, ma Ren non sembrava minimamente preoccupato che noi due fossimo libere.
- Parlatevi adesso, perché sarà l’ultima volta. – sibilò invece, come se non avesse alcun problema.
Quando Nebry mi raggiunse, notai l’affanno del suo respiro e questo fu la cosa che mi sorprese di più. Ma nonostante tutto fui felice che fosse illesa e dimenticai subito anche la mia rabbia nei suoi confronti e il mio risentimento per non avermi mai rivelato dell’esistenza di suo fratello. Ma quello non era il momento adatto per parlarne, ci avrei pensato dopo.
- Che ci fai qui, Ren? – sputai, una volta che capii che Nebry stava abbastanza bene.
- Sono stato mandato qui per uccidervi. – rispose, come se fosse una cosa ovvia.
 
Ci sono momenti nella vita in cui cominci ad avere seriamente paura.
 
- La mia setta ritiene che voi due siate dei membri…scomodi
- La tua setta? Tu non hai una setta! Tu passi da una parte all’altra come ti fa più comodo!
- Sì! – esclamò avvicinandosi pericolosamente. – E sai una cosa? Nonostante questo, tutti quanto cercano la mia presenza. Perché sono il migliore.
- Fino a che non li tradisci.Proprio come hai fatto con noi!
- Dettagli, Lorein. Questi sono dettagli.
- Ti odio. – sputai.
- Io non sono qui per chiacchierare. La mia attuale setta mi ha affidato una missione e voi due siete scomode per loro.
- Come hai fatto a trovarci? – chiese Nebry. La sua domanda poteva sembrare ovvia, ma in realtà era frutto di ragionamento. Come aveva fatto a sapere che eravamo qui? Nessuno era a conoscenza di questa cosa, se davvero Ren avesse voluto eliminarci si sarebbe infiltrato nella setta dei due fratelli, cercando di ucciderci lì. Invece lui era venuto ad Andenloh. Come poteva sapere che eravamo qui? Non aveva senso.
- Sei sempre stata la mente tu, eh? – domandò con disprezzo rivolto a Nebry.
- Non cambiare discorso! Chi ti ha detto che eravamo qui? – chi ci aveva tradito?
- A dir la verità è qualcuno che conoscete bene.
 
Ren aveva usato una voce così gelida che l’Inferno sarebbe sembrato caldo al confronto.
 
- Vieni fuori, alleato! – gridò Ren. – E’ giusto che vedano che sei e cosa sei capace di fare. – parlava con qualcuno che probabilmente era con noi. Ma allora perché non avevo avvertito la sua presenza? Perché non avevo udito i suoi passi? Possibile che ci esistesse qualcuno di così bravo e allenato?
- E’ giusto che voi due moriate, guardando i vostri assassini. – sussurrò poi rivolto a noi.
Un leggero fruscio bastò a farmi capire che la figura si era appena rivelata. Voltai la testa e alzai gli occhi sul traditore.
Ancora oggi ripensando a quel momento non so cosa mi permise di restare in piedi, impedendo alle mie ginocchia di cedere.
Ancora oggi ricordando quell’istante non so cosa impedì al mio corpo di cadere a terra e i miei occhi di sciogliersi in lacrime amare, col sapore acre di una speranza distrutta.
Ancora oggi non so, come potei non morire in quell’istante.
 
e ci sono quei momenti della vita che sono i peggiori: quando scopri che hai concesso la tua fiducia alla persona sbagliata.
 
Cole.

 
 







Angolo Autrice.
 
 
Non ci speravate più, eh? Beh, sono passati un po’ di mesi in effetti…e mi dispiace, davvero tantissimo. Sono sparita, senza lasciare un minimo avviso, con la storia incompiuta. Non avete idea di quanto mi senta in colpa.
Perché non ho aggiornato?
All’inizio era una questione di tempo: vita frenetica, amici, impegni, scuola…poi, quando tempo dopo ho tentato di scrivere questo capitolo, mi sono trovata davanti una pagina vuota che non voleva riempirsi. Io non sono una grande scrittrice, l’ho sempre detto: le storie si scrivono da sole, i personaggi fanno tutto di testa propria…ma se, mettendoli sul foglio bianco, vedi che iniziano a guardarsi le unghie con fare annoiato, tutto va a rotoli. Ho tentato di continuare di forza, ma era tutto sbagliato: nella mia testa, i personaggi erano diventati manichini senza vita e si comportavano di conseguenza.
Mesi fa tornò, impellente, la voglia di continuare questa storia, in fondo mi mancava.
Ma mi ero dimenticata parte della trama, quindi ho dovuto rileggere tutto quanto e mi sono resa conto che ero cambiata, il mio modo di scrivere in quei mesi era cambiato e rileggere i capitoli che avevo scritto in precedenza lì per lì mi fece strano.
Poi ho avuto un grosso problema familiare e smisi completamente di scrivere
E’ stato in quel momento che valutai davvero l’idea di mettere una pietra sopra a questa storia. Ma ci tenevo, ci tenevo davvero e speravo che un giorno sarei riuscita a concluderla. Ero sempre lì, ad un gradino dall’abbandono, ma mai davvero convinta…e poi ci è stato l’altro giorno.
Una mia cara amica mi ha detto queste esatte parole: “La storia che mi piaceva, non la scrivi più.”
Nonostante lì per lì ci abbia riso, quando sono tornata a casa ho cominciato davvero a valutare l’idea di riprendere in mano I Will Learn To Love Again. Ho avvertito un senso di nostalgia.
E quindi eccomi qui.
Ho ricominciato a scrivere.
Non so se durerà a lungo: oggi sento la storia sotto le dita, che freme per essere scritta ed è tutta lì, davanti ai miei occhi. Mi metterò subito al lavoro sul capitolo 17, so cosa avverrà (sempre se i personaggi non cambino idea)…ma, causa impegni, scuola ecc., non so entro quando arriverà.
Spero che il mio stile non sia cambiato tanto come temevo.
Spero che questo capitolo legherà con gli altri, è entrato in scena un nuovo personaggio che spero vi piaccia. Forse la situazione può sembrarvi confusa, ma nel prossimo capitolo si chiarirà, vedrete! ;)
E spero tanto che voi possiate perdonare questo ritardo disastroso e quest’autrice incostante.
Scusatemi ancora :)
Ringrazio tutti coloro che anche a distanza di tempo hanno sempre la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio anche quelle dolcissime 3 ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: Lady Crystal, Laila_Osquin e nancyri.
Vi mando un abbraccio stritolatore!
Irine

 
 
 
 
  
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