Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Alys93    12/11/2012    2 recensioni
Sakura e Shaoran sono alle prese con l'ultima carta creata dal vecchio maestro, il signor Clow Reed, ma la cattura della carta del nulla non è che l'inizio di una nuova avventura. Un'avventura destinata a rivelare nuove verità ed a portare alla luce qualcosa di cui neanche i guardiani del libro sono a conoscenza.
Un nuovo, misterioso e potente avversario è deciso ad impossessarsi dei poteri delle carte e, quando queste iniziano a svanire, Sakura scopre che ogni segreto, ogni menzogna, per quanto recondita, prima o poi è destinata a vedere la luce.
Questa è la mia prima FF su Sakura. Spero di ricevere da voi consigli ed indicazioni per evitare errori e\o incongruenze, ma soprattutto, che questa piccola FF possa piacervi. Non so ancora quanto sarà lunga, ma ce la metterò tutta affinché vi piaccia. Alcuni nomi, come Shaoran e Kerberous, sono quelli originali, mentre per altri mi atterrò a quelli della versione italiana. Grazie di cuore a tutti coloro che leggeranno questa storia.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti, ragazzi! Chiedo umilmente perdono per tutto il tempo che ho fatto passare dall'ultimo aggiornamento, ma.. credetemi, non credevo che l'università mi avrebbe bloccato così tanto! comunque sia.. bando alle ciance. Sono sempre qui, ad andare avanti (seppur lentamente) con le mie storie. spero che questo capitolo vi piaccia ^_^ fatemi sapere :-*


Capitolo 9: Rivelazioni

"Aisha" sussurrò il ragazzo, stringendo appena la presa sulla spalla della compagna "Aisha, mi senti? Aisha!".
L'altra sembrò non sentirlo nemmeno, ma, di colpo, si accasciò contro di lui, priva di sensi. 
"Aisha!" esclamò Reito, decisamente spaventato da quel comportamento così assurdo "Aisha, apri gli occhi! Avanti, non fare così!". 
La ragazza non dava segni di risveglio ed il panico iniziò a farsi strada nella sua mente, minacciando di bloccarlo. 
Con uno sforzo, si riscosse e corse sulla sponda del fiume, bagnando il fazzoletto di stoffa che aveva con sé. 
Dopo averlo strizzato, tornò dall'amica e lo usò per tamponarle la fronte, sperando che l'aiutasse a riprendersi. 

Pochi secondi dopo, Aisha emise un mugolio di pura sofferenza, mentre si alzava lentamente  a sedere.
"Co..cosa mi è successo?" mormorò a stento "Dove sono?", "Vorrei tanto saperlo anche io, sai?".
Sorpresa, la ragazza si voltò, ritrovandosi a fissare un paio di occhi blu che ben conosceva.
"Mi hai fatto venire un colpo, te ne rendi conto?" le disse l'altro, fissandola come per assicurarsi che stesse bene.
"Mi gira la testa..." ammise lei, portandosi una mano alla tempia "Dove sono finita?".
"Al parco" le disse Reito "Ti ho trovato pochi minuti fa che fissavi il vuoto. Sembravi quasi.. non so, in trance...".
La vide impallidire vistosamente a quelle parole e si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.
"Posso sapere cosa ti è successo?" le domandò "Non sembravi in te... Quando ti ho chiamata, non hai neanche alzato lo sguardo".
"Niente, era.. era solo il mio Maestro" mormorò lei, abbassando lo sguardo "È una persona molto potente e.. a volte, mi comunica le sue istruzioni mentalmente".
Il ragazzo aggrottò la fronte, chiedendosi in che modo una persona potesse parlare anche attraverso la mente.
"A giudicare da come hai reagito alla sua chiamata, non doveva essere troppo contento" mormorò, fissandola di sottecchi.
La vide rabbrividire con forza, mentre si portava automaticamente una mano sulla nuca, come per coprire quel marchio che le incideva la pelle.
"Te l'ha fatto lui, quello?" le chiese, accigliandosi all'idea del dolore che probabilmente aveva provato la compagna nel subirlo.
"L''ha..L'hai visto?" sussurrò Aisha, fissandolo con gli occhi sgranati per la paura.
No, quella era una delle ultime cose che dovevano succedere!
Nessuno doveva vedere il suo marchio, per questo portava sempre i capelli raccolti o sciolti, in modo da coprire la nuca.
Lo vide annuire con aria cupa ed il cuore le si fece pesante come un macigno; era nei guai, nei guai fino al collo.
Se il Maestro l'avesse scoperto, avrebbe subito la peggior punizione della sua vita.
Tremava al solo pensiero di quello che sarebbe accaduto, in quel caso...
"Devi giurami che non lo dirai a nessuno, Reito" lo scongiurò con le lacrime agli occhi "Questa cosa deve rimanere tra te e me".
Vedendo il panico nei suoi occhi grigio-verdi, Reito non ebbe il coraggio di negarle quella promessa.
"Tranquilla, non lo dirò ad anima viva" la rassicurò "Ma dimmi... Ha un significato? Insomma, si vede lontano un miglio che sembra.. non so, segnalare un possesso".
La vide tormentare il lembo della gonna, prima che rispondesse "Sì, significa che sono la sua allieva e che lo aiuterò sempre, con tutte le mie capacità".
Passò nuovamente una mano sulla nuca, aggiungendo "Anche se non è piacevole, lo porto con orgoglio e gratitudine. Il Maestro è l'unica persona che mi abbia mai mostrato un minimo d'affetto".
Le lacrime tornarono prepotentemente a bruciarle gli occhi, ma non permise a nessuna di esse di scenderle lungo il viso.
Non si sarebbe mostrata debole per qualcosa che le era stato negato fin dalla nascita e che non avrebbe mai avuto.
"Qualcosa mi dice che le nostre vite non sono poi così diverse" lo sentì mormorare di colpo ed alzò lo sguardo per fissarlo in volto.
"Tu hai il tuo maestro.. Io mio nonno. Per il resto delle persone, è come se non esistessimo, vero?" sussurrò il ragazzo, con una scintilla colma di tristezza negli occhi.
Quello sguardo le fece capire che anche lui soffriva molto, ma non osò chiederne il motivo.
Non se la sentiva d'invadere la sua sfera personale, soprattutto dopo che lui si era dimostrato così comprensivo nei suoi confronti.
"Temo di sì" ammise infine, puntando gli occhi sulla sponda del fiume "Dobbiamo bastare a noi stessi".
Di colpo, lo vide tenderle la mano con un sorriso che la lasciò senza parola "Ma un amico può sempre essere d'aiuto, non credi?".
"Non so quanto ti convenga diventare mio amico, Reito" lo avvisò, incapace di mentirgli "Non ho idea di quanto resterò in questa città. Potremmo anche non vederci più, sai?".
Non poteva permettersi di stringere rapporti, seppur d'amicizia, con altre persone; la gente mentiva, era crudele...
E sapeva che, se si fosse affezionata al suo compagno di classe, avrebbe sofferto quando sarebbe venuto il momento di dirgli addio.
E lei non aveva idea di quanto sarebbe rimasta in quella città.
Di colpo, la sua mano si ritrovò prigioniera di quella di lui e sollevò lo sguardo, incredula.
"Beh, finché resterai a Tomoeda, potrai contare su di me" le disse Reito, sorridendo tranquillo.
"Allora, amici?" le chiese, fissandola negli occhi per un lungo istante che sembrò cancellare ogni traccia di sofferenza che sentiva dentro.
Magari si sbagliava e ne avrebbe pagato le conseguenze quando anche lui si sarebbe rivelato come tutti gli altri, ma in quel momento non le importava.
Voleva solo essere felice, per quello che le era concesso.
Un sorriso le fiorì spontaneamente sulle labbra, mentre gli stringeva la mano "Sì, amici".
 
"Tomoyo, sarà almeno la trentesima volta che guardiamo questo filmato" protestò Mei Lin, accasciandosi sulla poltrona "Ti prego, basta...".
"Non se ne parla" replicò l'altra, riavvolgendo il nastro "Dobbiamo assolutamente capire chi è il ladro che sta rubando le Carte di Sakura".
"Hai ragione, ma con quel mantello scuro che lo avvolge non si capisce nulla!" esclamò la cinesina "Non si riesce neanche a capire se un ragazzo o una ragazza...".
"E poi..." borbottò affranta "Con quella maschera che porta in faccia, non riesco neanche a capire di che colore ha gli occhi".
Con un sospiro affranto, Tomoyo spense il video "Possibile che non riusciamo ad ottenere uno straccio d'informazione su quel tipo?".
Le faceva male la testa a furia di guardare e riguardare sempre le stesse immagini, ma voleva fare il possibile per aiutare la sua amica.
i doveva pur essere un modo per scoprire la vera identità di quel maledetto ladro e del suo padrone!
Ormai era assodato che lavorasse per qualcuno e la recente discussione avuta con Eriol non la tranquillizzava.
"Cosa possiamo fare, allora?" chiese, sperando di ottenere una qualche risposta dalle pareti della camera.
"Dobbiamo trovare un modo per sfilargli il mantello" mormorò Shaoran, appoggiandosi al muro retrostante.
"Fosse facile..." borbottò la cugina "L'ultima volta che mi ci sono avvicinata, mi sono ritrovata a mollo nel laghetto".
"Riesce sempre a contrastare i nostri colpi, ma almeno sappiamo il perché" aggiunse con un sospiro.
"Il fatto che discenda dalla migliore amica di Clow Reed non ci rende le cose più facili, però" disse Tomoyo.
"Qui ci vuole una strategia" mormorò il giovane cinese, camminando avanti ed indietro per la stanza "Dobbiamo riuscire a capire chi è".
Si passò una mano tra i capelli castani, sforzandosi di elaborare un piano che permettesse loro di svelare l'identità del misterioso ladro.
Dovevano riuscire a coglierlo di sorpresa...
"L'aiuto di Yue e Kero-chan sarà fondamentale" mormorò alla fine, passandosi una mano sul volto "Devono riuscire a creare un diversivo...".
"Non sarà facile, lo sai" lo avvertì Tomoyo, alzandosi per aprire la grande finestra "Quel ladro è dannatamente furbo".
"Un modo lo troveremo" insistette l'altro "Non intendo restare senza far niente, mentre Sakura sta sempre peggio".
La Cattura Carte era profondamente delusa dalle proprie capacità, sentendosi quasi inadeguata a ricoprire il ruolo di padrona delle Carte di Sakura.
Il solo pensiero dei suoi occhi verdi pieni di lacrime lo faceva sentire dannatamente inutile.
"Per oggi non riusciremo a risolvere nulla" mormorò Mei Lin "Per me, ci conviene andare a casa e dormirci su. Mia nonna diceva sempre che la notte porta consiglio".
"Mi auguro che sia davvero così" sussurrò Tomoyo, stringendo le mani al petto "Non ce la faccio più a vedere Sakura così depressa".

*

 
"Shaoran, per favore... Sforzati di essere un po' più ottimista!" lo rimproverò la cugina, mentre camminavano verso casa "A furia di rimuginare sullo stesso problema, ti si fonderà il cervello".
"Devo trovare un modo per aiutare Sakura. Non ce la faccio a vederla in queste condizioni" replicò lui.
"Tu inizia pure ad andare a casa" le disse, avviandosi verso il parco "Ho bisogno di riflettere... Ci vediamo tra un po', ok?".
Con un sospiro, Mei Lin lo vide allontanarsi lungo il piccolo sentiero che penetrava nel parco, comprendendo in parte le sue preoccupazioni.
Spero davvero che tu possa ideare un buon piano si augurò, conscia che il ragazzo non si sarebbe arreso finché non avesse trovato la soluzione.

Shaoran fissò il cielo con aria smarrita, sperando di trovare un'idea decente per aiutare Sakura a recuperare le proprie Carte e la fiducia in se stessa.
Ci doveva pur essere un modo per fermare quel dannato ladro e chiunque lo usasse per i propri scopi!
Con un sospiro, si accomodò sulla prima panchina disponibile e chiuse gli occhi, sperando che il silenzio degli alberi potesse aiutarlo.
La strategia che aveva proposto a casa di Tomoyo gli sembrava buona, doveva solo parlarne con i Guardiani e Sakura.
E lì stava il difficile, perché la ragazza era sempre più sconfortata e non aveva più fiducia in se stessa.
Rimase in quel luogo per diversi minuti, prima che di capire che l'immobilità lo stava solo innervosendo.
Doveva camminare, fare qualcosa...
Con un ringhio frustrato, attraversò rapidamente il parco, dirigendosi verso il centro cittadino.
Approfittando della giornata di vacanza, molti studenti erano in giro per i negozi, ma lui fu ben attento a non farsi scorgere da nessuno.
Non aveva molta voglia di chiacchierare con i suoi amici.
Vagò senza meta, stringendosi la sciarpa attorno al collo per proteggersi dal vento freddo che si era alzato.
Quell'autunno prometteva di essere uno dei più freddi mai registrati in vent'anni, cosa che non poteva far altro che avvilirlo.
Gli sarebbe dovuto sopportare non solo il gelo pungente, ma anche le lamentele di Mei Lin. Lei odiava il freddo...
Con un sospiro, si spostò verso il primo bar meno gremito per prendersi una cioccolata calda a riprendersi da quel soffio freddo, ma non era ancora riuscito ad entrare che qualcuno lo urtò, facendolo cadere.
Colto di sorpresa, il ragazzo si ritrovò a terra ed i suoi occhi si puntarono automaticamente addosso al distratto che l'aveva urtato.
Il suo sguardo cadde su di un bastone intagliato dall'aria vagamente familiare, prima che una voce conosciuta gli facesse alzare lo sguardo.
"Scusami tanto, Shaoran" si scusò Reito, aiutandolo a rialzarsi "Andavo un po' di fretta...".
"Figurati" replicò l'altro, scuotendo via le foglie secche dal cappotto "Come mai da queste parti? Casa tua non è nella direzione opposta al centro?".
"Non sto andando a casa" rispose l'amico, incupendosi di colpo "Non intendo tornarci per il resto della mia vita".
Quelle parole lo sorpresero e Shaoran si rese conto di sapere ben poco sul suo compagno di banco, per quanto nell'ultimo periodo avessero iniziato a parlare molto più spesso.
"Problemi con i tuoi?" chiese, sperando di poterlo aiutare in qualche modo.
Il ragazzo fece per scuotere la testa, ma poi rinunciò "Sì, con la compagna di mio padre. Quella non è una donna, ma una strega!".
Fece un cenno al compagno, invitandolo a seguirlo fino ad un piccolo laghetto che scintillava sotto il tiepido sole autunnale.
"Non so quale sia la tua situazione familiare" iniziò, incapace di nascondere il tono amaro nella voce "Ma io detesto dal profondo mio padre".
"Non è sempre facile sopportare i genitori" ammise Shaoran "Neanche io vado sempre d'accordo con mia madre, ma arrivare ad odiarla.. mi sembra un po' eccessivo".
"Hai una mamma severa, per quel che ne capisco io" commentò l'altro, fissandolo con una lieve scintilla di divertimento negli occhi.
"Decisamente" ammise lui "Ma so che fa quel che può per aiutare me e le mie sorelle, dato che ora nostro padre non c'è più".
"Forse la nostra situazione è abbastanza simile" lo sentì ammettere con amarezza "Ma.. tu come reagiresti, se tua madre si trovasse.. come dirti? Un nuovo compagno?".
"Certamente non ne sarei contento" mormorò il brunetto, assottigliando gli occhi color nocciola "Ma se lei fosse felice.. forse me ne farei una ragione, prima o poi".
"Anche io la pensavo come te, fino a poco tempo fa" ammise Reito "Ma da quando quella donna è entrata nella nostra vita, l'ha stravolta completamente".
"Non riesco più a parlare con mio padre, perché lei è sempre in mezzo per qualcosa" aggiunse rabbioso "E, se non faccio quello che dice, è capace di farmi avere una strigliata che dura ore".
"Non mi permette di fare nulla che mi piaccia" continuò, sempre più furioso "La scuola, per quanto dura, sta diventando un piccolo angolo di pace".
Non sapeva cosa lo spingesse a raccontargli la propria vita, che aveva tenuto gelosamente segreta, ma quel cinesino gli ispirava fiducia.
"Ormai, mio nonno è l'unica persona che mi capisca e m'incoraggi a da andare avanti" sussurrò, stringendo le maniglie del borsone che aveva accanto "Ed è da lui che stavo andando".
"Devi volergli davvero molto bene" mormorò Shaoran, rivolgendogli un'occhiata comprensiva.
"Ma non dovresti almeno avvisare tuo padre della tua decisione?" suggerì, poggiandogli una mano sulla spalla "Lo farai stare maledettamente in pensiero se non gli dici dove sei andato...".
"E permettergli di riportarmi indietro come un cagnolino ubbidiente?" ringhiò Reito "Neanche per sogno!".
"Non intendo tornare a casa da mio padre per nessuna ragione!" aggiunse in un sibilo, stringendo le mani attorno alla piccola ringhiera fino a far sbiancare le nocche.
"Non fa che dirmi che devo stare buono e riprendermi dall'incidente, ma così non fa altro che rendermi la ripresa più difficile" mormorò, passandosi inconsciamente una mano sul braccio sinistro.
"Mio nonno, invece, mi aiuta come può" sussurrò flebile "Gli esercizi che mi propone mi permettono di riacquistare le capacità che avevo perso".
E solo il cielo sapeva quanto fosse difficile, ma lui ce l'avrebbe messa tutta per tornare alla normalità.
"Mia madre è morta un anno fa in un incidente d'auto" ammise dopo un po' "Ed io sono rimasto in coma per tre mesi. Quando mi sono risvegliato, non riuscivo più a muovermi come prima".
"È per questo che fai fatica a stare al passo, a ginnastica?" chiese Shaoran, comprendendo quanto fosse grave la situazione dell'amico.
"Già, anche se la fisioterapia mi aiuta molto" commentò l'altro "E mio nonno... Beh, sembra l'unico a credere che possa ritornare quello di prima".
Sollevò il bastone che aveva con sé, fissandolo quasi con reverenza "Me l'ha regalato lui, sai? Mi aiuta moltissimo negli allenamenti".
Osservandolo attentamente, il giovane cinese si chiese perché lo trovasse tanto familiare e, quasi inconsciamente, prese il proprio, confrontandolo.
"Sono molto simili" ammise dopo un po' Reito, dopo aver superato la sorpresa "E questo è un tantino strano... Questi bastoni sono molto antichi e...".
Il suo sguardo s'illuminò di colpo ed un sorriso incredulo gli apparve in volto, "Forse è il caso che tu venga a conoscere mio nonno".

Shaoran osservò con un misto di stupore e curiosità la grande casa che gli si presentava davanti.
Lo stile era inconfondibile e si chiese se lui e Reito avessero più cose in comune di quanto immaginassero. S
entendo una vaga tensione, seguì l'amico oltre il portone, ritrovandosi in un vasto cortile interno su cui si affacciavano varie stanze.
Un uomo con un tradizionale kimono nero, s'inchinò davanti ai due ragazzi, dicendo "Bentornato, signorino Reito. Vedo che oggi è in compagnia".
"Buongiorno a te, Xian" lo salutò il ragazzo "Lui è un mio amico. Shaoran, ti presento Xian Chu. È un fedele collaboratore di mio nonno".
"Xian, lui invece è Shaoran Li. Viene da Hong Kong, proprio come te" aggiunse sorridendo "Mio nonno è in casa?".
"Ovviamente, signorino. Vi sta già aspettando in palestra, come se sapesse che sareste venuto" mormorò il maggiordomo, sorridendo a sua volta.
Un sorriso che diceva molto più di quanto non sembrasse.
"Prego, seguitemi" aggiunse, facendo loro strada in un dedalo di corridoi in legno chiaro.
Si fermò dopo pochi minuti davanti ad una porta scorrevole, facendo cenno ai due ragazzi di accomodarsi.
Reito aprì senza indugio in battente, inchinandosi rispettosamente davanti al corpulento uomo che lo attendeva dall'altra parte della stanza "Buongiorno, nonno".
"Bentornato, nipote" rispose l'altro "Immaginavo che saresti tornato. E dal borsone che ti trascini dietro, devo intuire che intendi restare".
"Sì, nonno" fu la risposta del ragazzo "Non ne posso più di quella donna e del fatto che mi stia allontanando da mio padre. E non ne posso più di essere trattato come un invalido".
L'anziano signore annuì "Sai bene che puoi restare tutto il tempo che desideri. Mi auguro solo che tuo padre comprenda".
Improvvisamente, i suoi occhi castano scuro si focalizzarono sul secondo ragazzo "Ma dimmi... Chi è il tuo amico?".
Con un sorriso, Reito si scostò appena per far avanzare il compagno di scuola "Lui è Shaoran Li, un mio amico".
"Ci siamo incontrati per strada e.. beh, ho pensato che forse sarebbe stato interessante farvi conoscere" aggiunse, con una scintilla nuova nello sguardo.
Dopo essersi inchinato in segno di saluto, Shaoran rimase immobile sotto lo sguardo indagatore dell'uomo.
Non riusciva a capire perché avesse un che di familiare...
"Dimmi, ragazzo" disse improvvisamente l'anziano cinese "Tu sei il figlio di IeLang, non è così?".
"Come fa a conoscere il nome di mia madre, signore?" chiese il ragazzo, sgranando gli occhi per la sorpresa.
Ma chi era in realtà, quell'uomo?
Perché percepiva quel potere così intenso e familiare provenire da lui?
"Eri troppo piccolo quando ci siamo conosciuti" mormorò l'altro "L'ultima volta che siamo visti è stato al funerale di tuo padre".
"Ma forse rammenti il mio nome" aggiunse dopo un po' "Io sono Míngzhì Jièyì".* 
Un leggero sorriso gli incurvò le labbra incorniciate da lunghi baffi candidi nel vedere il nuovo arrivato sussultare.
"Siete... siete lo zio di mia madre?" chiese Shaoran, quasi boccheggiando per la sorpresa.
Al suo fianco, Reito sgranò gli occhi "Questa poi... Ma allora voi due vi conoscete già!".
"Infatti" replicò suo nonno "E, come avrai capito, c'è un sottile legame di parentela tra voi due".
"Un legame che credo finirà con il rafforzarsi" continuò, osservando il nipote stringere il bastone che gli aveva regalato tempo addietro.
"Forse è il caso di rivelarti una cosa, nipote" sussurrò "Una cosa che avrei dovuto dirti un po' di tempo fa, a dire il vero".
"Forse tu sai di cosa parlo, Shaoran" disse poi, puntando gli occhi scuri sul bastone che il ragazzo portava di traverso sulle spalle.
"Nonno, cos'è che non mi hai detto?" chiese Reito, leggermente infastidito di essere all'oscuro di qualcosa che il suo amico invece conosceva.
Cosa gli aveva nascosto suo nonno?
"Tempo fa, ti rivelai che quel bastone che ti ho regalato ha alle proprie spalle una lunga storia" mormorò l'uomo "E tu sai di quali poteri sia dotato".
Vide il ragazzo lanciare un'occhiata nervosa al proprio bastone, mentre lo stendeva davanti a sé "Lo rammento".
Míngzhì annuì, evidentemente compiaciuto "Se quel bastone reagisce tra le tue mani è perché nelle tue vene scorre il sangue di una persona molto speciale".
"Un uomo che riuscì a comandare poteri ancestrali, unendo le conoscenze dell'Oriente a quelle dell'Occidente" aggiunse serio, sedendosi sul tappeto di bambù.
Il suo sguardo divenne impenetrabile, mentre sussurrava "Un mago, chiamato Clow Reed".


Ecco qui. Spero davvero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Direi che ora molte cose sono più chiare. Aisha e Reito ora custodiscono il segreto del marchio, ma effetivamente cosa rappresenta quel segno che la ragazza porta inciso sulla pelle? E cosa scoprirà Reito, ora che suo nonno gli sta rivelando quale sangue gli scorre nelle vene? Sakura riuscirà mai a sconfiggere il ladro (che ormai sappiamo bene chi sia) e recuperare le proprie carte?
Vi dico solo che se ora Reito ha svelato quasi tutto di sé, non è lo stesso per Aisha. Vi sfido a capire cosa nasconde ancora la ragazza! ^_^ Aspetto con ansia i vostri commenti! bacioni a tutti. a presto (si spera..) :-* vostra
Alys'93

   
 
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