Genere: Introspettivo - commedia
Personaggi: Piton e Personaggio
Originale
Era: Post Harry a Hogwarts
Certe cose
non cambiano (Starliam)
Quando ho ricevuto il suo invito, non ho neanche
pensato all'eventualità di non accettare. In verità me lo aspettavo, certe
abitudini non passano mai, neanche se tutto intorno a noi crolla e si
trasforma. Piccole cose a cui rimaniamo attaccati con
le unghie e con i denti, come per coltivare l'illusione che tutto sia rimasto
come prima.
Naturalmente anche questo non è del tutto vero: siamo contenti
quando le cose cambiano in meglio. E sicuramente è quello che è
successo; anche se non sono del tutto sicura di come
gli ultimi avvenimenti abbiano influito su Severus.
Sono entrata nel locale che mi ha indicato nella lettera, e mi sono seduta ad
aspettarlo. Non ho neanche risposto al suo invito, non ce n'era
bisogno: lui sa meglio di me che mi sarei presentata. E' un ristorante del tipo
che piace a lui, in stile "vecchia Inghilterra"; molto affascinante
con gli inserti di legno, gli alti sgabelli e i barili vuoti. Sfoglio il menu
distrattamente, indovinando quale sceglierà fra i piatti proposti: agnello
arrosto con salsa di menta.
Alzo lo sguardo dal menu proprio mentre lui sta
entrando. Non è cambiato, fatta eccezione per i capelli più lunghi e una
sottile cicatrice sulla fronte: l'unica che non è riuscito a
eliminare dopo essere stato colpito da quell'ippogrifo.
Mi alzo per accoglierlo, e gli vado incontro di qualche passo. Mi stringe le
mani e mi saluta con due baci sulle guance, come sempre.
- Ciao, Severus.
- Ciao. Come stai?
- Bene, grazie. E tu?
Mi fa un cenno affermativo con la testa, mentre sulle labbra si disegna un
sorriso triste. Mi siedo di nuovo, imitata da lui, che apre il menu, senza
accennare a parlare di nuovo. Sorrido, leggermente divertita. Le cose cambiano,
ma alcune cambiano meno di altre. Il mondo magico può
affrontare i più grandi stravolgimenti, essere quasi schiacciato da un pazzo di
cui nessuno pronuncia il nome, e vincere grazie
all'audacia di un ragazzino; e io, anno dopo anno, mi troverò sempre a pranzo
con Severus in un locale come questo; ad aspettare il cameriere mentre lui
fissa il menu in silenzio.
Ma forse, le altre volte questo velo di imbarazzo non c'era. E' normale che ci
sia: l'ultima volta che ci siamo visti, Voldemort era ancora vivo, lui faceva
ancora la spia e non aveva ancora ucciso Silente. Gli avvenimenti dei mesi
successivi sono tanti, e troppo pesanti per evitare
che l'imbarazzo si sieda come un commensale sgradito al nostro tavolo. Anche
se, da un mese a questa parte, il mondo magico (e non solo...) è molto più leggero.
- Ma guarda...
alza appena lo sguardo dal menu ingiallito e mi scocca uno sguardo
interrogativo.
- Chi avrebbe mai detto che un giorno avresti avuto un particolare in comune
con Harry Potter?
Per un attimo pare non capire, poi si tocca la cicatrice sulla fronte e
sogghigna. Per breve istante, nello sguardo divertito che mi lancia e in quel
lampo di arguzia che vi traspare, vedo qualcosa del
vecchio Severus. Del Severus ragazzino, che mi prendeva in giro
quando sbagliavo catastroficamente una pozione e che rideva alle mie
battute.
Il cameriere arriva a interrompere il flusso dei miei ricordi.
- Io prendo agnello arrosto con salsa di menta, grazie.
Sorrido; certe cose non cambiano.
- Per me lo stesso, grazie.
Chiude il menu e lo consegna al cameriere. Adesso ho tutta la sua attenzione. Ma è lui il primo a parlare.
- Allora, che hai fatto in questi dieci mesi?
Dieci mesi? E' passato così tanto? Mi sembra passato
al massimo un mese, da quando entrò in quel vecchio
pub, bagnato fradicio per l'acqua che veniva giù a catinelle, e l'ombra di un
peso enorme sulle spalle.
Adesso quell'ombra sembra non averla più; ma in
quella piccola ruga sotto l'occhio e in quella cicatrice sulla fronte ci leggo
amarezza che gli si è incollata addosso, per far parte di lui per sempre.
- Niente di particolare, le solite cose. Sono andata avanti
col mio lavoro, ho visto i miei amici... Niente di che, davvero.
Per un attimo mi viene da aggiungere "e tu?", ma mi fermo appena in
tempo. So bene cosa ha fatto lui in questi dieci mesi, non c'è mago o strega
che non lo sappia. I giornali hanno parlato
approfonditamente di come la sua condizione sia cambiata rapidamente; da
assassino odiato da tutti a eroe del mondo magico. Non
che questo gli possa rendere quello che ha perso.
- Immagino che non ci sia bisogno di raccontarti quello che ho fatto io,
invece. Avrai letto tutto sui giornali...
Mi guarda inarcando il sopracciglio, mentre il
cameriere di prima ci porta i piatti fumanti. Severus continua a guardarmi,
mentre spiega il tovagliolo e se lo sistema con cura sulle gambe. So quale
risposta vuole da me. Vuole che gli dica che ho letto
tutto e so già tutto, che capisca che, se voglio fargli qualche domanda, non è
questo il momento adatto, perchè lui non ha voglia di parlarne. Lo accontento.
- Si, Severus. Ho letto tutto quello che ti è successo in questi mesi.
- Non ne avevo dubbi. Non è mai stato da te perderti
qualche pettegolezzo, l'occasione di indagare nella vita degli altri;
soprattutto la mia.
- Beh, non è certo colpa mia se venivi a piangere tutte le tue lacrime sulla
mia spalla perchè Lily Evans non voleva
saperne!
Mi lancia il tovagliolo, sempre sorridendo, e io rido:
un altro sprazzo del vecchio Severus, prima che torni a concentrarsi sul cibo.
L'agnello è ottimo, e capisco perfettamente perchè Severus se lo stia godendo
in silenzio. E' sempre stato un amante dei piatti raffinati: filetto al pepe
verde, salmone affumicato, risotto allo champagne.
Ha sempre mostrato un gusto particolare nella scelta e nell'apprezzamento dei
diversi piatti; fin da quando cenavamo insieme al tavolo dei Serpeverde.
Anche io mi gusto la carne, cotta al punto giusto, ma ancora rossa al centro.
Ricordo che una volta, anni fa, davanti a un piatto
fumante di stufato alla Guinness, mi spiegò che amare
la cucina per lui, era come amare la vita. "Il cibo viene
associato, inconsciamente al nostro modo di rapportarci alla vita. Se una persona non ama il cibo, disprezzerà la vita
stessa".
Quante volte ho ripensato a queste parole, negli anni a seguire! Quanta
speranza hai dovuto avere, Severus? Quante volte avrai
dovuto ricercare dentro di te questo amore per la
vita, perchè ti desse la forza per continuare a fare tutto quello che stavi
facendo?
Per un po' non parliamo, godiamo il cibo in silenzio. Severus sembra rilassato,
non più nervoso come negli incontri precedenti.
Severus finisce il pranzo con un bicchiere di Whisky di malto scozzese, come
sempre. Per me, invece, un espresso all'italiana.
Quando ci portano le ordinazioni, una smorfia di
disgusto gli si dipinge sul volto.
- Quella roba è disgustosa. Come diavolo fai a berla?
Sorrido, mescolando lo zucchero di canna nella tazzina.
- Lo sai che mi piace l'espresso.
- Noi inglesi siamo bravissimi a preparare molte cose, ma di certo non
l'espresso.
- Vorrà dire che prima o poi andrò a berlo direttamente in Italia.
- Intanto, pensa a stasera.
Lo guardo
- Che c'è stasera?
Sembra quasi imbarazzato. Tiene lo sguardo fisso sul bicchiere, che fa
dondolare leggermente, facendo oscillare il liquido ambrato al suo interno.
- Alla Royal Albert Hall
suonano il Requiem di Mozart... Ti
andrebbe di venirci con me?
Abbasso lo sguardo sulla tovaglia, continuando a mescolare lo zucchero che
ormai sarà più che sciolto.
- Perchè no?