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Autore: Hermes    13/11/2012    1 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Life's an Ocean
Too much commotion, too much emotion
Dragging me down
Living for today, don't have to time to pray
Ready for the game
Take a line of fickle flame
The Verve ~ Life's an ocean

La settimana va…la routine mi aggancia, la musica trascina per la strada affrettando i passi e poi c’è il lavoro, utile solo per pagare l’affitto e riempire lo stomaco…non rimane molto per altro.
La quasi totalità del giovedì la passai a documentarmi per la tesi in biblioteca.
Venerdì feci su e giù fra le aule ed la sala studio, dove i miei compagni del corso di Fisica si erano riuniti assieme nel tentativo di mettere un po’ d’ordine e metodo e cercare di non affogare.
C’erano dei cervelli niente male in quel gruppo ed alla fine del pomeriggio avevo qualcosa come un quintale di compiti da consegnare a Linds. Come minimo si sarebbe fritto il cervello per un paio d’ore…muahaahaahhah! Beccati questa!
Venerdì e sabato sera le passai al ristorante a servire i clienti fino a quando il locale si svuota del tutto e ci costringe a lustrare il pavimento col mocho e chiudere.
La serranda dietro alle mie spalle si sta abbassando e respiro l’aria umida della sera, è mezzanotte.
Sono stanca morta ma il peso della mia borsa è una condanna…devo andare all’Università. Sono troppo in ritardo con le consegne e non posso più rimandare…o stanotte mi metto sotto con il lavoro o non riuscirò a starci dietro. E Linds avrà la mia testa se non finisco la relazione su Einstein e company per lunedì mattina.
Faccio per incamminarmi quando mi fermo, sorpresa.
“Ciao Michelle…” mi saluta il mio ex-fidanzato con un sorriso dai denti ultra-bianchi. Sono anche fosforescenti…li ho visti brillare al buio una volta, come minimo mi sono presa della radiazioni gamma baciandolo…
“Sparisci.” mi limito a dire, sorpassandolo.
“Ti prego-”
Non lo lascio finire che alzo un dito medio nella sua direzione. Ci mancava solo più lui stasera.
Ha preso a seguirmi nemmeno con troppa fatica, le sue falcate sono il doppio dei miei passi.
“Sono stato un imbecille, perdonami.”
“Manco se fossi imparentato con Gesù di Nazareth e camminassi sull’acqua, Will.”
“Intanto lo so che ti senti sola e prima o poi tornerai da me.” replica con il tono di un moccioso.
“Auguri.” alzai la mano destra per salutarlo e lui me l’afferra per il polso, forte.
“Smettila di fare la difficile!”
Un relè nel mio cervello scattò, secco ed impietoso.
È l’unica spiegazione che posso dare per quello che ho fatto subito dopo.
O magari avevo trovato proprio il punching ball giusto per scaricarmi alla Berserk! In fondo era stata una settimana difficile…
Lasciai scivolare la tracolla dalla spalla destra, stringendo la cinghia fra le dita.
Feci prendere momento ai venti chili di borsa e…uhm dallo scricchiolio sinistro come minimo gli ho rotto il naso!
Will lanciò uno strillo poco virile e cadde sul battuto di cemento del marciapiede.
Non avevo ancora finito con lui.
Riagganciai la borsa alla spalla e mi avvicinai al mucchio piagnucoloso per terra, puntando il tacco dell’anfibio al suolo e la pedata fra le sue gambe. Sì, proprio sui gioielli di famiglia se non si fosse capito.
“Non sono la tua Barbie, Will.” spinsi un po’, guadagnando un gemito di protesta, aveva gli occhi stralunati “Se continui a darmi fastidio questi-” altro lamento “-te li taglio e te li metto sotto formaldeide come ricordo. Tutto chiaro?”
Annuì spasmodicamente, mentre cercava di tamponare il sangue che gli scendeva dal naso.
“Ti auguro un buon sabato notte. Salutami anche la tua nuova amichetta di letto, non sia mai che mi fai passare per maleducata.” e tornai per la mia strada, più rilassata. Ah…vendetta dolce vendetta, come mi sento rilassata adesso!
Avevo fatto sì e no dieci passi quando Will ritrovò la voce.
“Sei solo una puttana!” abbaiò nella mia direzione. Continua pure, per quello che mi interessa…
Dopo venti minuti senza altri incontri raggiunsi il campus.
Era ben dopo l’orario e tutte le entrate sono chiuse…ma il mio biglietto d’ingresso lo tengo stretto fra le mani.
Raggiungo le porte e ci metto un po’ ad inserire la chiave nella serratura…perché cavolo non hanno messo un lampione vicino alla porta?!
Entro dentro all’atrio buio pesto, silenzioso…completamente vuoto.
Mi volto verso sinistra dove so per esperienza che c’è una telecamera di sorveglianza ad infrarossi e sorrido…il custode mi conosce piuttosto bene, lui stesso mi ha fornito la chiave sottobanco. A quest’ora starà russando così tanto che il suo cubicolo tremerà peggio di un terremoto.
Con sicurezza mi dirigo verso le scalinate ed inizio a scendere, alla luce fioca proiettata sugli scalini. Quando i miei piedi si posano sul pavimento del piano interrato sento dei sensori scattare ed il corridoio si accende all’improvviso, tremolante.
Non mi curo di lasciare la borsa nei sportellini…intanto chi mi potrebbe dar noia?! Inserisco direttamente la tessera dell’ID nel sistema di apertura e quella si apre senza farmi questioni empiriche su orario e cazzate varie…benedette le macchine senza cervello! Sono meglio degli esseri viventi sotto certi punti di vista.
Lascio cadere per terra la borsa accanto ad un tavolo, ed accendo una delle tante lampade da lettura poi mi metto alla ricerca dei libri che mi servono.
Mezz’ora dopo mi sono seduta, china a trascrivere ed a rimpiangere di non aver fatto passare con me anche due o tre tazze di caffè della macchinetta…il silenzio nella grande biblioteca sotterranea è alienante, ma non mi ha mai dato fastidio o messo paura.
Rimane il fatto che è un vero proprio labirinto, e fa quasi freddo dato che è una parte dell’edificio a temperatura controllata per evitare che alcuni libri si degradino.
Un’ala della biblioteca è vietata agli studenti, mi sono sempre chiesta cosa ci tengano dentro…lo scheletro di qualche scienziato famoso, forse? Mah…
Dopo un’ora la mia concentrazione inizia a sfaldarsi…sono troppo stanca e le ore di sonno non sono mai abbastanza.
Mi pizzico una guancia e continuo a lavorare ma, inevitabilmente, mi addormento.
Passano ore? Forse.
Eppure quando mi risveglio con metà del volto sopra un tomo di scienze naturali, sento l’odore della carta stantia ed il profumo di caffè appena fatto. Aroma meraviglioso…
Mi scollo dalla pagina incuriosita ed incontro gli occhi neri di Linds che mi guarda in silenzio, seduto dall’altra parte del tavolo con un sorrisetto misterioso, inquietante.
Alzo la testa di scatto e per poco non cado all’indietro assieme a libri, penna, appunti e quant’altro… mi viene comunque il torcicollo.
Mi massaggio i muscoli, osservandolo di sbieco “E tu cosa ci fai qui?!” sbotto irritata, possibile che riesca sempre a prendermi alla sprovvista?!
“Buonasera anche a te, ma belle.” commenta sarcastico “Si dà il caso che posso stare qui quanto voglio…ma comunque cosa faccio non ti interessa. Piuttosto…tu non dovresti esserci.”
Adesso sono nella merda...il problema è che trascino nel cesso anche il povero custode…
Osservo le due tazze di caffè lungo a metà tavolo, bollenti.
“E nemmeno queste…” indico i corpi del reato, cambiando discorso.
“Prima di fare la sortita al bar ho dato un’occhiata alle telecamere di sicurezza e ho notato il tuo sonnellino…” scuote le spalle disinvolto, non sembra che pianifichi una soffiata sulle mie abitudini ai piani alti…non lo capisco. Come faceva ad avere le chiavi del bar?
“Il gabbiotto del custode è chiuso a chiave dall’interno.” gli faccio presente, che avesse visto la lampada accesa dalle finestrelle del seminterrato?
“Lo so, difatti lo era.” annuisce divertito, senza aggiungere altro.
Cambiamo discorso, và che è meglio.
“Le persone normali non vanno a divertirsi il sabato sera?” indago.
“Mi stai dando dell’asociale?” domanda, poggiandosi allo schienale.
“No, quella è la mia categoria…sono solo curiosa…” rispondo con una risatina, in effetti non ho mai amato molto uscire.
“Avevo delle correzioni da fare…soddisfatta?”
No…non lo sono. Quando mai un docente universitario ha tutta questa voglia di passare una serata in ufficio?
Un’occhiata al mio orologio da polso posato sul tavolo mi informa che sono le tre passate…decisamente troppo tempo di mezzo, poi noto un particolare stravagante.
“Perché indossi il camice?”
Si guarda addosso “Davvero?” fa il finto tonto “Devo essermi dimenticato di toglierlo!”
“È una scusa che non attacca…” rispondo annoiata.
Ho preso in mano la tazza e ne annuso il contenuto…non mi sono ancora dimenticata del suo comportamento qualche giorno fa, potrebbe esserci qualsiasi cosa lì dentro!
“Se pensi che l’abbia drogata, sei libera di non berla…” commenta divertito “Comunque non voglio ucciderti solo per metterti a conoscenza delle mie attività notturne.”
“Dormire non rientra nella categoria?” che tipo strano…
“Soffro d’insonnia, ma il più delle volte sono troppo occupato per dormire.”
“Non sembri molto normale, Linds.” affermo dopo un breve silenzio, il caffè non ha gusti strani…forse l’ho valutato male in fin dei conti.
“Nemmeno tu.” replica con un sorriso.
“Quanti anni hai?” domando, facciamo salotto tanto che ci siamo…
“Ventotto.” risponde, frugandomi con occhio vigile poi aggiunge malizioso “Sono troppo vecchio per te?”
Ci risiamo?!?!
“Non capisco di che parli.” non voglio giocare al suo gioco, e le orecchie da mercante sono la mia unica risorsa disponibile al momento, il mio cervello non vuole collaborare a quest’ora della notte senza un buon motivo.
Si stira alzando le braccia, come un gatto che si affila le unghie sul tavolo.
Le sue mani pallide sembrano grossi, esili, bianchi ragni.
“L’offerta che ho fatto è sempre valida per te…” allude, lanciandomi un’occhiata espressiva.
Mi guarda come se potesse spogliarmi con gli occhi.
“Linds…” inizio piano, con tono controllato, sto per mettermi a ridere “…hai bisogno d’aiuto per sedare quest’insonnia. Potrebbe essere una delle cause del tuo comportamento da maniaco…”
Ridacchia, e ad un certo punto rido anch’io. L’eco delle nostre risate risuona nel silenzio per un po’.
“Se fossi sessualmente frustrato non sprecherei il mio tempo con una studentucola ed andrei a soddisfarmi con la prima prostituta disponibile.” spiegò senza pudore, freddamente “Non sono così disperato, Michelle…certi incontri non valgono la candela.”
“Allora perché proponi scappatelle alla diretta interessata studentucola?”
Arriviamo dritti al punto, sono curiosa da una parte…e un po’ disgustata dalla risposta che quest’uomo potrebbe darmi!
Sorride beffardo “Mi hai preso per un uomo sposato, forse?”
“Non penso che ci siano donne disposte a sopportarti fino alla morte…mai dire mai però…”
“Non sei l’unica che voglio portarmi a letto, gioia.”
“Bella garanzia…” commento, posando la tazza vuota ed iniziando a raggruppare le mie cose, tanto qui non arriviamo da nessuna parte! “Comunque non mi interessa, grazie per il pensiero.”
“Questo non significa che mi darò per vinto…” mormora piano, osservandomi mentre mi preparo per andarmene.
“La calma è la virtù dei forti!”
Faccio per raggiungere l’entrata quando dice pacato “Voglio quella relazione su Mister Einstein lunedì mattina, ma belle. Se non la trovo sulla mia scrivania sarò tentato di abbassarti i voti ed avrò il piacere di trattenerti un paio di pomeriggi suppletivi per della ripetizione…lascia che te lo dica non vedo l’ora.”
Giro la testa verso di lui, valutando se sta scherzando o no. Gli occhi scuri sono inamovibili e canzonatori, poi si lecca le labbra sottili di proposito. Quest’uomo lo odio!
Mi sorride divertito mentre esco dalla stanza e lo lascio lì, ai suoi pensieri sconci.
Almeno lui però non mi ha messo le mani addosso…che tipo strano…

Imagine the future
Wake up with a scream
I was buying some feelings from a vending machine
Say that I will see
Something more than I have
There's something inside of me
Crying out for something else
And if someone hears my scream
Put it in a letter to me
The Verve ~ Life's an ocean

~~~

Terzo capitolo!
A chi sbarca qui per la prima volta, ciao! A chi torna benritrovati! xD
Will, l'ex di Michelle ha fatto una comparsa sì e no impietosa ed in origine questa scena non c'era.
Sto riscrivendo la storia ed espandendo la trama, e cerco di dare corpo ai personaggi ed essere in grado di mostrare ognuno nella sua totalità caratteriale.
La scenetta dell'inizio mi serve proprio per dimostrare che Michelle non è una donzella ohhh-e-ahhh. La ragazza è capacissima di salvarsi da se per fortuna...xD
Per il resto Linds è Linds, semplicemente. C'è molto da scoprire su questo personaggio maschile...

Ringrazio infinitamente petitecherie per aver recensito lo scorso capitolo e niente...
Mi piacerebbe qualche riscontro da parte di voi lettori (perché lo so che ci siete) tanto per capire se questo esercizio distensivo vale qualcosa. Mi vanno bene anche delle critiche...non c'è niente di meglio per migliorarsi a mio parere! =)
Hermes passa e chiude e vi augura una buona serata. xD

EDIT delle 17e36: ahem...mi sono appena accorta di non aver linkato la canzone di questo capitolo, la potete ascoltare qui: The Verve ~ Life's an ocean, chiedo immensamente scusa LoL...

  
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