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Autore: KayaBKJR_    13/11/2012    1 recensioni
"Mi chiamo Atsui, e il mio nome significa “caldo”, ma non ha nulla a che vedere con me.
Io amo il freddo e la solitudine."
~
Incontrò il mio sguardo e sembrò cogliere appieno i miei pensieri. Abbandonò al volo la maschera impertinente per rigettarsi nello sconforto totale. Lo avevo detto io, che era lunatica. Ero sempre più sicuro di averci preso in pieno.
- non sono più nulla, ragazzo. – disse, piano.
- mi chiamo Atsui –
- non sono più una delle mie, e non sono nemmeno un umana. Dove vado? – mi ignorò. Sospirai.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II- OCCHI ROSSI


Mi sedetti su un masso dopo averlo inutilmente spolverato con cura. Calai il cappuccio sugli occhi e mi raggomitolai su me stesso per trattenere il calore corporeo.
Ero un completo idiota.
Non avrei dovuto allontanarmi così tanto!
Sapevo che la mia salute me l’avrebbe fatta pagare, e anche cara!
Merda, non avevo la più pallida idea di come tornare indietro. Aveva smesso di nevicare, ma intorno a me c’era solo un deserto bianco.
Ammisi a me stesso che sarebbe stato faticoso e difficile ritrovare la via di casa, ma cercai di confidare nel mio senso dell’orientamento, nonostante il paesaggio sembrasse essersi mascherato.
Chiusi gli occhi e cercai di osservarlo con altri sensi.
Sentii il silenzio, intervallato dal frusciare delle foglie sospinte dal vento e da qualche caduta di neve dai rami.
L’odore delle cortecce degli alberi, della resina e del muschio mi entrò nelle narici. E poi un odore caldo, dolce... accogliente.
Era un odore casto e puro, quasi inumano. Nessuna creatura “normale” sarebbe riuscita ad ottenere quella fragranza nemmeno mescolando i più buoni profumi delle migliori marche.
Era come se mi chiamasse, mi prendesse il volto con le mani astratte e, seducente, m’invitasse a seguirlo.
Mi alzai curioso e cercai di capire da dove potesse venirne la fonte, neanche fossi un cane da tartufi. Oltretutto il mio olfatto stava peggiorando in vista del mio imminente raffreddore. Avrei dovuto sbrigarmi.
Stabilii una direzione e cominciai a camminare senza meta, per quelle che saranno state ore, guidato solo dal sesto senso, starnutendo sempre più spesso e sentendomi le gambe sempre più molli, il viso accaldato.

Quando mi resi conto che probabilmente non avrei trovato né la fonte dell’odore né la strada di casa mi sconfortai, ma continuai a trascinarmi avanti, conscio del fatto che se avessi smesso sarei probabilmente morto di freddo.
 
Improvvisamente sentii una voce cristallina ridere soffocatamente e un’altra zittirla, nell’oscurità di un accenno di bosco.
- C-c’è qualcuno? – chiesi. Mi rispose il silenzio.
- Lui è mio – sì sentì poco dopo. Dall’oscurità uscì una figura.
Quando si avvicinò riuscii a distinguerla per bene. La prima cosa che notai fu il corpo sinuoso, avvolto da un leggero kimono decorato, bianco come la neve e come i suoi capelli, lisci e lunghi, candidi come quelli di una donna anziana ma folti e morbidi.
Poi il mio sguardo si posò sul volto. Altro che anziana.
I lineamenti del volto erano perfetti, la pelle pallidissima sembrava liscia e fresca. Ma rispecchiandomi negli occhi di quella creatura ebbi un sussulto.
Il suo sorriso era amichevole e abbagliante, ma gli occhi rossi parevano iniettati di sangue e liquidi di desiderio. Ebbi paura e facendo un passo indietro inciampai e caddi a terra.
La creatura sembrò rimanere sorpresa del mio gesto, come se si aspettasse che mi precipitassi tra le sue braccia. Il mio sguardo volse accidentalmente nella penombra, dove si scorgevano altre ragazze come quella che avevo davanti a me.
Che cosa avevano quelle donne di sbagliato?
Cosa le rendeva così strane, oltre l’aspetto?
- Come ti chiami? – chiese quella che mi stava davanti. Io restai in silenzio, lei si schiarì la gola e mi tese una mano dalle lunghe e sottili dita che non afferrai.
- Su, non essere timido – disse lei sfoggiando un enorme sorriso,
- Non sono timido – dissi battendo i denti e rammentando che ero semisdraiato nella neve – ho paura – ammisi.
Lei si accigliò, perplessa ed evidentemente non preparata a quella risposta. Cercò di buttarla sul comico (evidentemente), visto che scoppiò a ridere fragorosamente. Poi si avvicinò.
Trasalii.
- Su andiamo, piantala. Sappiamo bene entrambi cosa vuoi no? Sei giunto fino a qui, sarebbe un peccato sprecare un così bel corpicino... – mi passò una mano tra i capelli, scrollandoli dalla neve rimasta e avvicinandosi sempre di più.
- L-lasciami! – dissi debolmente. Ma lei continuava a starmi accanto, respirandomi addosso, con l’alito gelido e sensuale. Riuscivo a sentire il suo odore anche con il naso otturato dal raffreddore e capii che era lo stesso profumo che mi aveva attirato a vagare.
- LASCIAMI, TI HO DETTO! – urlai, staccandomi da lei con forza e tirandomi più indietro che potevo. Cercai di alzarmi ma le mie gambe non ne volevano sapere di reggere il mio peso.
Lei si tirò in piedi e mi osservo con rabbia e disprezzo. Improvvisamente un altra figura, un altra di loro, comparve accanto a lei e le mise una mano sulla spalla.
- Basta, sorella – disse, con voce ferma, guardandola negli occhi. Era forse meno bella della prima, ma aveva dei lineamenti più delicati.
- Cosa vuoi? – disse la prima, acida, scrollandosi la sua mano di dosso e guardandola con cattiveria. La seconda sembrò accusare il colpo
- Lascialo andare – disse, ora leggermente intimorita, ma comunque convinta.
- Cos...? – quella rimase stupita e un mormorio si diffuse nell’oscurità.
- Non ha fatto nulla, ed ha paura... – cercò di giustificarsi, mantenendo la calma. La prima sembrò mordersi la lingua per non urlare
- Ti stai mettendo dalla parte di un umano, mocciosa? Ti fa pena? – chiese indicandomi. La seconda mi guardò.
- È... È diverso. – disse lei senza distogliere il suo sguardo dal mio. Ma cosa dicevo?
Meno bella?
Era bellissima.
- Sei sicura di quello che dici? – sibilò la prima, mentre la sua rabbia si diffondeva pericolosamente nell’aria
- Si – sussurrò solamente quella tornando a guardare la sorella.
- Vattene di qui prima che ti faccia a pezzi – sputò fra i denti la donna. La seconda la guardò stupita, ma poi assentì con un leggero cenno del capo e si diresse verso di me.
Con mio stupore mi prese tra le braccia come se fossi un bambino e si mise a correre abilmente, allontanandosi velocemente dalle sue compagne.
Mi ritrovai con il volto accanto al suo collo e quel profumo dolce mi riavvolse ancora. Avrei voluto addormentarmi lì, stavo talmente bene. Non avevo paura di quella ragazza, sapevo che potevo fidarmi, e la sua pelle era così morbida...
- Dove abiti? – mi chiese dopo un pò. Ma oramai capivo a malapena ciò che percepivo.
- Sai, ahah – dissi ridendo – in fondo, ho sempre avuto un pessimo senso dell’orientamento –.
Poi non vidi né sentii più nulla svenni.




Angolo Autrice:
Bene, da questo capitolo comiciamo ad entrare nella soria vera e propria :3
Ho notato che nelle mie storie c'è quasi sempre una donna "cattiva" che cerca di affascinare, se così possiamo dire (xD) il poveraccio di turno T^T
Coooomunque, visto che questo capitolo non mi convinceva particolarmente (non chiedetemi il perchè) ve ne prego, lasciatemi una piccola recensione!
Arigatou :')

Pace e Amore a tutti, ora che la salvatrice di Atsui è giunta! (?) <3
  
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