Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sunny    05/07/2003    4 recensioni
Inghilterra, 2018...dieci anni dopo l'ultima cruenta battaglia contro il male, i Potter e i Weasley tentano di vivere vite normali come famiglie normali...ma c'è un nemico che trama nell'ombra da secoli....e che è pronto a ritornare.....
Genere: Avventura, Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                                                              

        DIE ANOTHER DAY

 

 

 

CAPITOLO 2: PERFEZIONE SIGNIFICA IRREALTA’

 

 

May God bless and keep you always

May you stay forever young

May you grow up to be righteous,

May you grow up to be true

May you always be corageous

Stand up right and be strong

And see the lights surrounding you…

                                                                        Forever Young, Bob Dylan

 

 

***************

 

 

La grotta era immersa nella penombra, solo le luci delle migliaia di candele disposte per terra la illuminavano; si sentiva un suono statico, monotono: una specie di lamento corale, voci maschili profonde che biascicavano versi ripetitivi in una strana lingua. Per terra era disegnata una specie di grossa stella dalle molteplici punte, e al culmine di ogni punta stava una ciotola contenente del sangue. L’aria era resa irrespirabile dalla puzza degli incensi che due uomini pelati diffondevano nell’ambiente, mentre una moltitudine di uomini vestiti di stracci rossi stava in ginocchio con la testa china. Si sentì un gong nell’aria, e qualche istante dopo comparve una figura maschile piuttosto alta e tetra, con addosso una specie di saio rosso fuoco e i capelli rasati al minimo. L’uomo si piazzò al centro della stella e battè le mani, e subito tutti alzarono la testa restando però in ginocchio. Quindi l’uomo aprì le braccia e parlò.

 

“Fratelli! Dopo tutti questi lunghissimi decenni d’attesa, finalmente la nostra grande madre Rahampur ci farà dono del salvatore, come promesso. Ella ci donerà suo figlio, il suo unico figlio immortale e divino, e finalmente noi potremo tornare a comandare sul mondo, restituendo questa vita alle tenebre che l’hanno avvolta!”

 

Un coro di ‘si’ si levò dai compiaciuti invasati, che tacquero solo quando l’uomo fece loro cenno di fermarsi.

 

“L’ora della vendetta è vicina, e Rahampur ha parlato.” E così dicendo mostrò a tutti un medaglione che raffigurava la stella disegnata a terra. “La nostra pietosa signora ci ha concesso di utilizzare il suo sacro simbolo, e ora noi riavremo la gloria che ci è stata strappata via secoli fa! Sia lode a Rahampur!”

 

La grotta rieccheggiò di un coro di voci che ripetevano continuamente ‘lode e onore alla grande madre’, e ad un dato momento l’uomo vestito di rosso prese da terra una ciotola di sangue e la avvicinò al medaglione. “Gioite, fratelli, per il ritorno del mondo delle tenebre!”

 

Un istante prima che l’uomo potesse intingere il medaglione nella ciotola, qualcosa gliela fece rompere fra le mani; un secondo dopo il gruppo di invasati si ritrovò circondato da soldati armati di bacchetta; si creò un momento di grande confusione, ma presto il problema fu risolto perché i fedeli non si aspettavano certamente un attacco durante il loro rituale, e pochi di loro erano armati. Molto presto i War Mage cominciarono a fare tutti prigionieri.

 

L’uomo in rosso, il ‘sacerdote’, rimase fermo anche quando si vide arrivare incontro Harry e Ron, con tanto di bacchetta in mano.

 

“La festa è finita, amico.” Disse Harry.

 

“Sacrileghi, voi non vi rendete conto della sciagura che avete attirato sul mondo intero interrompendo questo sacro rito.” Tuonò quello.

 

“Si, eh?” fece scettico Ron.

 

“Una cosa però te la riconosco.” Harry si lasciò scappare una risatina. “La tua è la pagliacciata più divertente che abbia mai visto.”

 

Il sacerdote strinse gli occhi, riducendoli a due fessure. “Vi pentirete amaramente per questo. La nostra dea vi punirà.”

 

“Si, si. Ma nel frattempo…” Ron gli strappò di mano il medaglione. “…questo lo prendo io.”

 

Harry con un colpo di bacchetta legò saldamente le mani al sacerdote prima che potesse reagire. “Io direi che qui è tutto fatto, no? Possiamo tornare.”

 

Un flash li stordì entrambi. “Wow, Harry! Sei venuto benissimo!” esclamò Jerry Stevenson, e al suo fianco il compagno Anthony McAudrey annuì. “Ron, vuoi metterti un po’ più vicino a loro, per favore? Questa cattura sarà immortalata per tutto il quartier generale che in questo momento non può vedere con che stile state arrestando questo invasato.”

 

Harry si voltò dall’altra parte per nascondere la sua risata. Ron fece un ambiguo sorriso e indicò con un dito a entrambi i ragazzi di avvicinarsi. Quindi li afferrò per i colletti delle tute e li strattonò in avanti bruscamente.

 

“Statemi bene a sentire, tutti e due.” Ruggì. “Questo non è un gioco, e se la vostra vocazione è quella di scattare foto e rompere i coglioni alla gente, vi accompagno io personalmente alla Gazzetta del Profeta. Ma se volete fare i War Mage, piantatela di fare i pagliacci e comportatevi da soldati. Sono stato chiaro?” i due, piuttosto spaventati, annuirono e Ron li mollò. “E fai sparire quell’affare, o te lo frantumo.”

 

Jerry si affrettò ad annuire e a nascondere la sua macchina fotografica dietro alla schiena. Harry mascherò la sua risata con un colpo di tosse.

 

 

***************

 

 

“Non ci posso credere!”

 

Jack Weasley, furioso come non mai, buttò a terra lo zaino e si sedette sul muretto fuori la scuola decisamente infuriato. Anche Dan mise giù lo zaino e si appoggiò al muretto, mentre la campanella della scuola dava il permesso alle varie classi di uscire.

 

“Non è così grave.” Cercò di calmarlo Dan.

 

“Certo, perché non è successo a te!” sbuffò lui, passandosi una mano in faccia. “Che figura…”

 

Dan ridacchiò, ma subito si trattenne. “Tanto domani tutti se lo saranno dimenticato.”

 

“Già, ma il votaccio resta…come faccio con mamma? Me la deve firmare lei la nota.”

 

“Questo potrebbe essere un problema.”

 

“Mamma mi spennerà.” Fece avvilito Jack.

 

Dan gli diede una pacca sulle spalle. “Vedrai che non si arrabbierà tantissimo…vabbè, si, un po’ magari…però forse se glielo spieghi…”

 

Julie Potter salutò le sue amichette all’uscita della scuola e saltellando allegramente raggiunse il fratello e il cugino. Ma il sorriso le andò via vedendo le loro facce. “Che è successo?”

 

Dan scrollò le spalle. “Un casino.”

 

“A te?” chiese la bambina incuriosita, evitando una grossa pozzanghera di fango a terra.

 

“No, a Jack.”

 

“Dovevo portare il libro di esercizi di storia, e invece guarda cosa mi sono ritrovato nello zaino!” ancora furibondo, Jack sfilò dallo zaino un libro dalla copertina animata.

 

Julie lo riconobbe subito e sorrise. “Ma è William.” In famiglia erano tutti abituati alla strana abitudine di Simon di chiamare i libri per nome.

 

“Appunto! E per colpa di quello stupido idiota di mio fratello, ho preso un brutto voto e ho fatto una figuraccia!”

 

“E vabbè.” Julie scrollò le spalle, e Dan le lanciò un’occhiataccia.

 

Il piccolo Simon scelse proprio quel momento per arrivare, col suo solito musetto vispo e tranquillo. Jack non si trattenne assolutamente. “Guarda che cos’hai combinato, brutto stupido!”

 

Simon, colto alla sprovvista, lo guardò con gli occhi sbarrati e confusi. “Ma che vuoi?”

 

Jack gli mostrò il libro. “Guarda un po’ che cosa c’era nel mio zaino al posto del libro di storia!”

 

“Ehi, perché ti sei portato William a scuola?” Simon fece per riprendersi il libro, ma il fratello non glielo permise.

 

“La colpa è tua e del tuo disordine! Stava in camera fra le mie cose! Mi spieghi come mai?” Jack era davvero furioso.

 

“E che ne so io!” Simon cercò di strappare il libro di mano a suo fratello, ma Jack lo spinse indietro. “E dai, Jack! Ridammelo!”

 

Proprio in quel momento passarono Frankie Murton e Randy Zender, due compagni di classe di Dan e Jack che erano tutto meno che amichevoli, i quali, assistendo alla scenetta, si misero a ridere.

 

“Ehi, Weasley, non ci riesci proprio a separarti dalle tue favolette, eh?” esclamò uno dei due.

 

Dan lo guardò imbufalito. “Invece tu è parecchio che il tuo cervello l’hai lasciato andare, eh Murton?”

 

Fortunatamente la cosa si concluse lì, perché stava uscendo anche il preside della scuola e i due ragazzini antipatici preferirono evitarlo. Ora, però, Jack stava davvero bruciando di rabbia. Lo avevano visto tutti con quello stupido libro di favole, inclusa Amelia. E così fece la prima cosa che la rabbia che stava provando gli suggerì di fare: gettò il libro nella pozzanghera di fango.

 

“No!!” Simon si gettò subito in ginocchio per recuperare il suo William.

 

“Ma perché l’hai fatto?!” Julie, indignata, pestò un piede a terra.

 

Simon tirò fuori dalla pozzanghera il suo libro: era tutto completamente pieno di fango, le pagine non si potevano girare tanto erano impiastricciate, e i personaggi erano scappati dalle figure imprecando. Fu solo per rabbia che, quando guardò suo fratello, Simon si costrinse a non piangere, anche se aveva gli occhi lucidi.

 

“L’hai ucciso!! Hai ucciso William!!”

 

Dan cercò di rimediare e prese il libro tutto sporco, cercando inutilmente di pulirlo con un fazzoletto. “Aspetta, magari lo possiamo aggiustare…” ma facendo così una pagina si stracciò.

 

“Dan!!” strillò arrabbiata Julie.

 

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Simon scoppiò a piangere, Julie mise le mani sui fianchi e guardò il fratello e il cugino con uno sguardo di pura indignazione.

 

Ginny, che stava venendo a prendere i bambini a scuola, trovandosi di fronte a quello spettacolo si sentì spaesata e agitata; li raggiunse a passo più svelto, ma quando vide Dan che cercava di pulire il libro che cadeva a pezzi, e Jack che guardava da tutte le parti meno che verso Simon in lacrime, fece due più due e immaginò cosa poteva essere successo.

 

 

***************

 

 

Harry, Ron e Hermione tornarono a casa Potter per le cinque del pomeriggio, ben felici di essere a casa con un’ora di anticipo. In genere era sempre Ginny la prima a smontare dal lavoro prima di pranzo, perciò era sempre lei ad andare a prendere i bambini e tenere anche i nipoti a casa finchè i genitori non tornavano.

 

Quel pomeriggio la trovarono seduta sul divano, mentre teneva sulle ginocchia un Simon con gli occhi gonfi e lucidi, e lei e la piccola Julie, che stava seduta accanto a loro, stavano cercando di consolarlo. Questo preoccupò non poco Hermione, che subito li raggiunse, seguita a ruota da Ron e Harry.

 

“Ma che è successo?” chiese, allarmata.

 

“Jack ha ucciso William.” Le spiegò Julie, mortificata.

 

I tre adulti ci misero un secondo per capire bene, quindi Hermione subito prese in braccio Simon, che ancora aveva il nasino rosso e gli occhioni lucidi e pericolosamente prossimi a un’altra scarica di pianto. “Tesoro, mi dispiace tanto.”

 

Ron mise le mani sui fianchi e sospirò, scuotendo per un momento la testa. “Com’è successo?”

 

“Pare che Jack abbia preso un brutto voto a scuola perché ha portato il libro di Simon invece di quello coi compiti fatti.” Spiegò Ginny, alzandosi dal divano.

 

“Quanto detesto quando Jack non pensa prima di fare le cose.” Fece Ron, decisamente seccato.

 

Harry trattenne un sorriso per decenza. “Chissà da chi ha preso.”

 

“Adesso andiamo a casa e vediamo se possiamo riparare William, va bene?” Hermione cercò di tirare su il morale al figlio.

 

Simon scosse la testa. “No, è proprio tutto strappato.” Disse, con una vocina piccola piccola.

 

Ron prese il controllo della situazione e si prese il figlio in braccio. “Ehi, Simon, vuoi venire a fare due passi con me?”

 

“Dove?” chiese il bambino, tirando su col naso.

 

“E’ una sorpesa.” Gli sorrise il padre. “Ci vediamo a casa tra un po’.” Disse a Hermione, e salutati tutti uscì col bimbetto in braccio.

 

 

***************

 

 

Jack si affacciò alla porta della cucina. Sua madre stava preparando la cena tranquillamente. Da quando erano tornati a casa non gli aveva detto niente. Nessuna, ramanzina, nessun ceffone, nessuna punizione, niente di niente. La cosa era davvero preoccupante. Per di più non aveva ancora visto suo padre, lui e Simon erano fuori da un paio d’ore e ancora non erano tornati. Tecnicamente avrebbe dovuto essere felice di tutto questo: si era aspettato di ricevere una sberla di quelle da ricordare, o una punizione di una settimana intera…eppure essere ignorato in quel modo gli dava ancora più fastidio. Meglio risolvere il problema subito e nel solito modo.

 

Hermione notò con la coda dell’occhio Jack, ma continuò a impastare la pasta per la pizza senza dire niente. Lo vide sedersi su una delle sedie al tavolo e si accorse che la stava fissando intensamente, ma continuò a tacere.

 

Jack esitò. “…mamma?”

 

“Mh?”

 

“…non…non mi hai detto niente da quando…siamo tornati a casa.” Jack la pensava esattamente come suo padre: se sua madre era arrabbiata c’era da farsela nelle mutande, perché aveva un gran gancio destro.

 

“Cosa volevi che ti dicessi?” replicò tranquillamente lei.

 

“Beh, che ne so…pensavo che mi avresti punito…”

 

“Vuoi una punizione?”

 

“No!” si affrettò a dire Jack. “No, però…cioè…”

 

Hermione incantò la pasta e lasciò che si preparasse da sé, quindi si sedette di fronte al figlio. “Jack, perché ti sei comportato in questo modo oggi?” gli chiese piano, con una voce severa ma non dura.

 

Il bambino scrollò le spalle e abbassò lo sguardo. “Io non volevo far piangere Simon…però ero arrabbiatissimo…tutti i compagni mi stavano prendendo in giro, e poi…non volevo dirti di quel brutto voto perché so che tu poi ti dispiaci…”

 

“Tesoro, io ci tengo che tu studi bene perché sei molto intelligente, e so che puoi fare davvero molto se ti impegni. Ma so benissimo che può capitare di prendere un brutto voto, è normale.”

 

“Davvero?” Jack decise di andarci coi piedi di piombo. “Papà dice che quando eravate a scuola, tu eri la migliore in assoluto.”

 

Lei annuì con un sorriso. “E per questo motivo le rare volte che prendevo un cattivo voto, la notizia faceva il giro della scuola in un’ora. E tutti si sfogavano a prendermi in giro.”

 

Jack sorrise, sentendosi più a suo agio. “E papà non ti difendeva?”

 

“Era il primo a darmi della secchiona.” Tutti e due ridacchiarono. “E non solo. A scuola mi prendevano tutti in giro perché il mio papà e la mia mamma erano babbani.”

 

“Che idioti! E tu li prendevi a calci?”

 

“No.”

 

“Beh, certo. Tu eri una femmina.”

 

Hermione inarcò un sopracciglio. “No, questo non c’entra. Tuo padre è un maschio ed è molto più alto di me, eppure quando ci alleniamo lo batto regolarmente.”

 

Jack si grattò la testa, un po’ confuso. “Allora…scusa, cosa facevi quando quelli ti dicevano quelle brutte cose?”

 

“Assolutamente niente.”

 

“Come?”

 

“Niente. Li ignoravo e basta. Non mi interessava affatto quello che dicevano, perciò…”

 

“Assurdo! Io li avrei come minimo presi a pugni sul naso…”

 

Hermione rise. “Buffo, era la stessa cosa che faceva papà.”

 

Jack s’illuminò. “Papà ha spaccato il muso a quelli che ti prendevano in giro?”

 

La madre gli sorrise. “Un centinaio di volte, credo.”

 

Jack annuì, soddisfatto. “Così si fa.”

 

“No, così non si fa.”

 

“Ma scusa…”

 

“Jack, tu hai lo stesso difetto di tuo padre. Sei troppo impulsivo.” Hermione cercò di spiegargli il concetto con più pazienza del solito. “Lo so che certe volte capita di perdere le staffe, ma non si può sempre agire senza pensare alle conseguenze. Se dici o fai una brutta cosa, devi pensare prima: se tu ci avessi pensato un momento prima di rompere il libro di tuo fratello, sapendo quanto ci teneva, l’avresti rotto lo stesso?” il figlio tenne gli occhi bassi e scosse la testa. “Appunto.”

 

Jack la guardò mortificato. “…è che quelli continuavano a prendermi in giro…”

 

“E tu non ascoltarli. Non perdere il tuo tempo a sentire le sciocchezze che ti dicono. Lasciali perdere, e invece stai coi tuoi amici, con quelli con cui stai bene. Impara a trattenerti, poco alla volta ma impara che devi sempre prima pensare alle conseguenze di quello che stai per fare o per dire.”

 

Jack rimase un attimo in silenzio; aveva recepito il messaggio. “Mi dispiace per William…mi è capitato fra le mani proprio quando avevo una gran voglia di rompere qualcosa.”

 

Hermione scosse la testa con un piccolo sorriso. “Tu sei identico a tuo padre. Quando vi arrabbiate non capite più niente, e riuscite a far piangere le persone che più amate.”

 

Jack abbassò gli occhi. “Mi dispiace davvero.”

 

La madre gli accarezzò una guancia. “Lo so che ti dispiace. E sono sicura che d’ora in avanti cercherai sempre di pensarci prima di fare una sciocchezza.”

 

Jack inarcò le sopracciglia. “…davvero?”

 

Hermione rise. “No, ma lo spero.”

 

Anche lui rise e annuì. “Ok, promesso. Ci proverò.”

 

“Bene.” Hermione sorrise soddisfatta. “E come punizione, visto che la volevi tanto, dovrai chiedere scusa a Simon quando torna a casa.”

 

“Ma…ehi, avevi detto niente punizioni!”

 

Lei gli diede un pizzicotto sulla guancia. “No, io non l’ho mai detto questo.”

 

Jack si accigliò ma poi rise, guardando sua madre con un’espressione divertita identica a quella di suo padre. “Sul serio tu metti a tappeto papà quando vi allenate?”

 

Lei rise e gli fece un occhiolino. “Quasi sempre. E hai il permesso di prenderlo in giro quanto vuoi.”

 

Il bambino fece un gran sorriso. “Wow, ma’, sei forte!”

 

“Mamma!! Mamma!!” la vocetta squillante di Simon si fece sentire da fuori, e un attimo dopo la porta si aprì e gli strillini si fecero più nitidi. “Mamma, guarda che mi ha comprato papà!! Guarda!!”

 

Simon entrò di corsa in cucina, eccitato e contento, stringendo un libro fra le mani. Dietro di lui anche Ron aveva un’espressione soddisfatta e felice.

 

“Guarda quant’è bello!” eccitatissimo, Simon balzò sulla sedia vicina a quella di sua madre e mise sul tavolo un libro azzurro. “Dì una parola!”

 

“Una parola?” gli chiese Hermione, un po’ confusa ma felice di vedere il suo bimbo così contento.

 

“Si, una che vuoi tu!”

 

“Mmh…pluffa.”

 

Il libro si aprì da solo, e si fermò ad una certa pagina mentre sopra si creava una specie di ologramma con l’immagine di una pluffa, quindi si udì una voce che cominciò a parlare. “Pluffa: è una delle palle utilizzate nel gioco del quidditch…” Hermione spalancò occhi e bocca, stupita e ammirata, e anche Jack rimase senza parole. “…viene lanciata dai cacciatori per entrare nei cerchi difesi dal portiere per segnare i punti.” L’immagine della pluffa si modificò in una specie di filmino in cui si vedevano tre cacciatori che se la lanciavano, mentre il libro continuava a commentare. S’interruppe solo quando Simon, orgogliosissimo, lo chiuse.

 

“Wow, forte!” esclamò Jack.

 

“Ma dove l’avete trovato, è bellissimo!” anche Hermione era entusiasta.

 

“Abbiamo girato tutte le librerie di Diagon Alley.” Fece sorridendo Ron, mentre si sedeva.

 

“E’ veramente splendido.” Disse Hermione.

 

“E fa così con tutte le parole che dici.” Esclamò allegramente Simon. “Tutte, tutte, tuttissime!”

 

“Ehi, non avevo mai visto un libro così.” Jack fece per dare un’occhiata al libro, ma il fratello lo prese subito dal tavolo, stringendolo fra le mani sopra la sua testa.

 

“Stai lontano, sassino!”

 

“Come?”

 

“Ho detto che non lo devi toccare, sassino!”

 

“Cos’è un sassino?” chiese incuriosito Ron.

 

“E’ uno che uccide le cose.”

 

Hermione sorrise, Ron scoppiò a ridere e anche a Jack scappò una risatina. “Si dice assassino.”

 

Simon non abbassò la guardia. “Non è importante, tu non lo puoi toccare perché lo rompi.”

 

“E se ti giuro che no?” provò Jack.

 

“No, perché sei cattivo.”

 

“Simon.” Lo rimproverò la madre.

 

“Mi dispiace tantissimo per William.” Fece Jack. “Non lo volevo uccidere…facciamo pace?”

 

Simon ci riflettè su. “Tu mi regali i doppioni delle figurine dell’album dei Cannoni di Chudley?”

 

“…uhm…” in realtà quelle Jack voleva regalarle ad Amelia, ma… “…e va bene.”

 

Simon esitò solo per un secondo. “Ok, allora ci sto.” I due bambini si strinsero la mano.

 

“Oh, finalmente!” sorrise Hermione.

 

“Ma quindi se gli chiedo una partita di quidditch famosa, lui me la fa vedere?” Jack era mezzo sdraiato sul tavolo.

 

“E’ uno dei motivi per cui questo libro è piaciuto tanto anche a me.” Fece Ron, con un sorrisetto furbo.

 

“Come hai pensato di chiamarlo, Simon?” chiese Hermione al figlio.

 

Il bimbetto ci pensò un attimo. “Paulie.”

 

Jack ridacchiò. “Che nome è Paulie?”

 

“E’ un nome che mi piace.” Squittì tutto felice Simon.

 

“Ehi, volete vedere una cosa fantastica?” Ron si avvicinò meglio con la sedia al tavolo e si schiarì la voce. “Mostrami il castello di Hogwarts e i suoi interni.”

 

Questa volta l’ologramma raffigurava Hogwarts, prima dall’esterno e poi dall’interno.

 

“Wow!” Jack aveva gli occhi fuori dalle orbite. “Allora quella è Hogwarts!”

 

Hermione era leggermente commossa: la loro Hogwarts, la loro giovinezza…ricordi belli e brutti… la scuola che le aveva cambiato la vita per sempre, e la cosa le fece venire per un momento gli occhi lucidi. Ron le fece un sorriso, per farle capire che anche lui provava la stessa cosa.

 

“E’ questa la sala comune di Grifondoro?” chiese emozionato Jack, indicando una stanzona al pian terreno con quattro lunghi tavoli.

 

“No, quella è la sala grande. Questa qui era la nostra sala comune.” Gli spiegò il padre, indicando una stanza più piccola al piano superiore.

 

“Così piccola?” Jack era incredulo.

 

“Era molto accogliente e comoda.” Rispose Hermione.

 

“Oh, e questo è lo stadio?” Simon stava guardando con interesse lo stadio di quidditch. Passarono tutti e quattro una serata molto bella a parlare di Hogwarts, a raccontare delle loro piccole e grandi avventure vissute in quella cara scuola, e di tutti i professori e gli studenti che erano stati lì con Harry, Ron e Hermione quando erano ancora dei ragazzini.

 

 

***************

 

 

“Beh, allora?” Homer rientrò nella sua stanza, dove trovò Ben, Bill, Liam, Sirius, Ron, Hermione e Harry. “Di cosa parliamo oggi?”

 

“C’è quella storia dei riti demoniaci.” Fece Ben, passandogli dei documenti.

 

“Ah già.” Homer sprofondò nella sua sedia dietro la scrivania. “Che avete da dirmi riguardo questa roba?”

 

Harry scrollò le spalle. “Niente di particolarmente importante. Un gruppo di fanatici pazzi stava dando i numeri in una tomba sotterranea nel cimitero di Winchester. Inneggiavano a una fantomatica dea delle tenebre, e tutto il resto.”

 

“Mh. E ora dove sono questi tizi?”

 

“Impacchettati per bene nelle prigioni.” Gli rispose Ron. “Che dobbiamo farne?”

 

Homer diede una veloce occhiata ai documenti. “Vediamo prima quanto si sono spinti in là con le loro cazzate, poi li spediamo dove meglio riteniamo.”

 

“Hanno fatto sacrifici o roba del genere?” chiese Sirius.

 

“Non abbiamo trovato vittime sacrificali né cadaveri.” Rispose Harry. “Ma il rito includeva alcune ciotole piene di sangue. E di qualcuno questo sangue doveva essere.”

 

“In più c’era questo.” Ron porse il medaglione a forma di stella a Homer, che lo esaminò.

 

Hermione fissò l’oggetto con particolare attenzione. “Ho l’impressione di aver già visto questo simbolo…”

 

“Dove?” le domandò Liam.

 

Lei scosse la testa. “Non lo so. Però credo di avere qualcosa sui simboli antichi a casa.”

 

Homer le diede il medaglione. “Va bene, allora aspetteremo l’esito della tua ricerca, Hermione. Nel frattempo…Bill, tu vedi di far parlare gli invasati. Magari dal loro delirio riusciamo a capire che diavolo stavano cercando di fare.”

 

“Va bene.” Annuì Bill.

 

“Vediamo di concludere in fretta questa cosa, c’è di meglio di un gruppo di pazzi su cui lavorare.” Disse Homer, restituendo a Ben i documenti.

 

 

***************

 

 

“Julie, ti do tre secondi, poi ti prendo e ti butto dalla finestra.”

 

Dan era al limite massimo della resistenza. Ok, va bene, in un momento di totale follia aveva acconsentito a giocare con sua sorella, ma non si aspettava certamente che sarebbe arrivata a questo: fargli fare il papà di una stupida bambola mentre lei faceva la mamma! E non si era accontentata di obbligarlo a giocare – minacciandolo che avrebbe spifferato a sua madre che la sua scopa non era assolutamente impazzita quando era finita nel vetro della finestra del salone – no, lei gli aveva messo quel benedetto bambolotto in mano e ora pretendeva anche che fingesse di dargli il biberon!

 

“E dai, Dan.” Fece tranquillamente la bambina, continuando a fare finta di cucinare con le sue pentoline giocattolo. “Che ci vuole a darle la pappa, lo sanno fare tutti.”

 

“Ma io mi scoccio! E poi non sono cose da uomini, queste!”

 

“Che scemenza, mamma ha detto che papà lo faceva con noi.”

 

“Ok, adesso basta.” Dan le porse la bambola e il biberon. “Guarda, se cambiamo gioco faccio tutto quello che vuoi.”

 

Julie scosse la testa. “Non posso prendere il nostro figlio. Per favore, gli dai tu la pappa, amore?”

 

Dan fece una faccia disgustata. “Bleah! Ma quale amore? Che schifezze dici?”

 

Julie lo guardò storto. “Mamma lo chiama amore a papà!”

 

“Ma quanto sei scema, loro sono marito e moglie! E’ normale che lo facciano, invece è completamente anormale se lo fai  tu!”

 

Julie mise le mani sui fianchi. “Sei un marito brutto e antipatico, e io voglio il divorzio.”

 

Dan rise. “Ma se non sai nemmeno che significa?”

 

“E invece lo so, me l’ha spiegato nonna. E’ quando io ti sbatto fuori di casa e mi tengo tutti i tuoi soldi.”

 

Dan lasciò la bambola e il biberon sul letto. “Alleluia! Ti lascio tutto quello che ti pare, basta che non siamo più marito e moglie.”

 

Julie ci riflettè un attimo, poi mise giù la padellina che aveva in mano. “Sai, mi sa che hai ragione tu. Cambiamo gioco.”

 

Dan la guardò sospettoso. “E che vorresti fare?”

 

Lei fece un gran sorriso. “Giochiamo al parrucchiere.”

 

“Eh no, eh!” Dan fece un balzo indietro, coprendosi i capelli con le mani. “Te lo puoi scordare, l’ultima volta mi hai conciato come un barboncino idiota!”

 

“E dai!” Julie fece per raggiungere il fratello, solo per vederlo scappare via a tutta velocità. In quell’istante, però, entrò Harry.

 

“Ehi, dove sta scappando?”

 

Julie scrollò le spalle. “E’ solo molto sciocco.”

 

Harry fece un sorrisetto divertito. “Perché, che ha combinato stavolta?” le chiese, sedendosi sul lettino accanto a lei.

 

“Non voleva fare il papà.” Brontolò lei, sedendosi in braccio al papà. “E’ proprio un maschio.”

 

Harry rise. “Eh si, mi sa di si, amore.”

 

Julie si voltò verso di lui e gli prese il viso fra le manine, schioccandogli un grosso bacio sulla guancia. “Io ti voglio proprio bene, papino! Tu sei un maschio, ma sei un maschio bello e buonissimo.”

 

Harry s’incollò alla sua guanciotta per un bacio interminabile. “E tu sei la mia fidanzata preferita.”

 

A Julie venne un’idea. “Papy…vuoi giocare con me?”

 

“Ah, sicuro.” Rispose tranquillamente Harry. “A cosa?”

 

Julie afferrò una spazzola e degli elastici. “Al parrucchiere.”

 

Harry non ebbe il tempo di fermarla che già se la ritrovò alle spalle, tutta intenta a pettinargli i capelli. Si, solo che quella era davvero un’impresa impossibile: ci aveva provato per 33 anni lui, e non era mai riuscito a tenerli particolarmente ordinati…e la manina intransigente di sua figlia stava cominciando a farsi sentire…

 

“..si…Julie…” niente da fare. “…principessa, mi sta facendo…un po’ male…” riuscì a dirle, mentre pregava che quelle manine adorate non gli strappassero via tutti i capelli.

 

“Un attimo di pazienza, ti sto facendo bello.” Replicò la bambina, armeggiando coi capelli del padre.

 

Un paio di minuti dopo sulla soglia della porta si affacciò Ginny, mentre ancora si puliva le mani col grembiule. “Harry, mi aiuti a…” ma la giovane rossa non finì la frase, perché scoppiò a ridere così forte che per sorreggersi ebbe bisogno di appoggiarsi alla porta.

 

Harry inarcò un sopracciglio. “Ma che c’è?!”

 

Ginny, ridendo tanto che le scendevano le lacrime dagli occhi, tentò di fargli cenno con le mani indicandogli i capelli.

 

“…che?” Harry ancora non aveva capito cosa avesse da sbellicarsi tanto sua moglie, così prese lo specchio delle bambole che stava sul tavolino e si guardò…e spalancò gli occhi: Julie gli aveva riempito i capelli coi suoi elastici, facendogli tutti codini corti e scombinati. “Ma…Julie!”

 

La figlia lo guardò tranquilla. “Che c’è? Sei bellissimo e anche molto alla moda.” Ginny non ne poteva più dalle risate.

 

Harry alla fine si arrese, e rise anche lui. “Non male come look. Look da padre schiavo.”

 

 

***************

 

 

Simon, seduto per terra con le spalle al divano, stava giocando con i personaggi degli scacchi: aveva schierato bianchi e neri sui lati opposti della scacchiera e stava facendo scontrare un alfiere e una torre, facendo lui le voci e i rumori.

 

Jack, che stava scendendo le scalette con l’intenzione di andare a trafugare qualcosa dal frigo prima di cena, lo vide e s’incuriosì. “Che stai facendo?” gli chiese, avvicinandosi.

 

“Sto usando i tuoi scacchi.” Disse tranquillamente Simon.

 

“Ma non ci sai giocare.” Jack, più che infastidito dal fatto che il fratello stesse usando i suoi scacchi, sembrava divertito.

 

“Non sto facendo una partita, sto facendo la battaglia.”

 

“Che battaglia?”

 

“Quella tra Glifondoro e Serpeverde.”

 

Jack ridacchiò e gli sedette accanto. “Glifondoro?”

 

Simon annuì. “Eh.”

 

“E’ Grifondoro.” Gli spiegò il fratello. “Con la r.”

 

“Sei sicuro?” il piccolo Simon prese dal divano il suo Paulie e si mise a cercare la parola. Non sapeva ancora leggere bene, per cui Jack lo aiutò a trovare la pagina giusta. “Oh…si, è Grifondoro.”

 

Jack sembrò interessarsi alla battaglia. “Posso giocare anch’io?”

 

“Va bene.” Gli rispose Simon, spingendo più al centro la scacchiera. “Però io voglio fare Grifondoro.”

 

“E ti pareva! Chi lo dice che lo devi fare tu?”

 

“Perché io ci giocavo da prima!”

 

“Si, ma io sono più grande.”

 

“Infatti in tutti i giochi cominciano i più piccoli, e perciò comincio a scegliere io.”

 

Jack ci pensò un attimo. “Facciamo pari e dispari?”

 

Simon annuì. “Ok. Pari.”

 

“Dispari. Uno, due tre.” Il numero complessivo uscito dalla conta era un otto.

 

“E vai!” esultò allegramente Simon.

 

“Oggi sei pure fortunato.” Commentò Jack.

 

“Possiamo fare una cosa, facciamo due battaglie.” Propose vispo il più piccolo. “Così poi ci scambiamo.”

 

Jack sorrise. “Si, quest’idea mi piace.”

 

“Però la prima volta faccio io Grifondoro.”

 

“Va bene.” Simon fece un gran sorriso sdentato, e Jack ridacchiò. “Sembri proprio uguale a un ippopotamo.”

 

Simon, tutto allegro, spinse i suoi cavalli in avanti sulla scacchiera. “Truppe, avanti! Dobbiamo sconfiggere il nemico!”

 

Jack subito mise mano ai suoi alfieri. “Non mi batterai così facilmente, Godric Grifondoro!”

 

Hermione, che stava guardando i figli giocare dalla soglia della porta della cucina, non potè fare a meno di sorridere. Sentì due braccia vigorose circondarle i fianchi e si abbandonò ben volentieri nell’abbraccio del marito.

 

“Quanto mi piace guardarli quando non si ammazzano fra di loro.” Disse Ron con un sorriso. “Starei per ore a vedere che fanno.”

 

“Già.” Annuì Hermione. “Li adoro quando riescono a mettersi d’accordo.”

 

“E’ talmente raro.” Ridacchiò Ron, baciandole una spalla. “Mi ricordano qualcuno…”

 

Hermione sorrise, ma poi rimase in silenzio per un po’, abbandonando la testa sul petto di Ron. “Ti rendi conto di quanto sia perfetta la nostra vita? Abbiamo due figli splendidi, una bella casa, molto denaro, un lavoro che amiamo e tutto sembra sotto controllo.”

 

“Non sembrare troppo entusiasta, però.”

 

Lei scosse leggermente la testa. “E’ tutto troppo perfetto, Ron. Il concetto di perfezione è sinonimo di irrealtà.”

 

“Niente è mai perfetto nel vero senso della parola. A noi la nostra vita sembra perfetta perché ci piace, esattamente come succede a centinaia di migliaia di altre persone.” Le disse piano lui.

 

Lei sospirò. “Si, hai ragione tu. Non so nemmeno perché mi è venuta in mente questa cosa. Forse perché tutto quello che abbiamo avuto dalla vita, abbiamo sempre dovuto lottare con gli artigli e con i denti per averlo…mentre stavolta sembra che ci abbiano fatto lo sconto.”

 

“Non è stato sempre così. Suppongo che anche noi meritiamo un po’ di pace, no?”

 

Lei sorrise. “Si.”

 

Lui le baciò una guancia e il collo. “Godiamoci lo sconto per una volta.”

 

 

***************

 

 

“Non abbiamo bisogno di Jyro per questo.”

 

“Sono assolutamente d’accordo con te, possiamo farcela benissimo da soli.”

 

Nella grotta buia, illuminata solo da poche candele, quattro uomini seduti sulle ginocchia, l’uno opposto all’altro, discutevano animatamente.

 

“Dobbiamo farlo adesso.”

 

“Risvegliare il grande Noxer senza il medaglione vuol dire riportare in vita un comune essere mortale.”

 

“Un comune essere mortale che andrà a caccia della sua immortalità molto più facilmente di noi.”

 

“Basta, fratelli. Ne abbiamo discusso anche troppo a lungo. Tutto è pronto e il sacro rito deve cominciare adesso, anche se siamo soltanto noi quattro.”

 

“Sono d’accordo.”

 

“Va bene.”

 

“Sia come volete voi.”

 

I quattro uomini si andarono a sedere attorno a una specie di grosso calderone, a cui uno di loro diede fuoco avvicinandoci una fiaccola accesa. Il crepitio delle fiamme, comunque, era soffocato da una specie di monotono lamento, mentre nell’aria un irrespirabile odore d’incenso creava una vera e propria nube grigia. I quattro si inginocchiarono con il viso per terra e le mani protese in avanti verso il calderone infuocato, mentre il lamento aumentava sempre di più. A un certo punto si risollevarono sempre restando sulle ginocchia, a mani giunte e con gli occhi chiusi, continuando il lamento mentre uno di loro apriva un libro e cominciava a recitare una specie di preghiera in una strana lingua, con la voce che aumentava sempre di più. Le fiamme nel calderone si fecero più alte, il lamento e la preghiera divennero sempre più incalzanti, la nuvola di fumo grigio avvolse gli uomini, e qualche secondo dopo le fiamme si spensero tutte di un colpo, e così pure tacquero i quattro.

 

Dall’interno del calderone si sollevò una figura estremamente tetra, col corpo – machile – coperto di stracci, e col viso coperto da una massa di folti e lunghi capelli neri. Senza uscire dal calderone, la sagoma alzò il mento che fino a poco prima aveva tenuto basso, e nell’oscurità della caverna comparvero due occhi viola alquanto minacciosi.

 

 

                                                           ************************************

 

 

 

IO VI ADOROOOOO!!!!!! 20 recensioni per un solo capitolo…è una settimana che saltello allegramente per casa, ed è tutto merito vostro! Ed è altrettanto merito di queste recensioni che mi hanno messo di buon umore se oggi, approfittando della pennichella che si è presa mezza famiglia dopo il lauto pranzetto pasquale, mi sono messa d’impegno e ho finito questo capitolo (che oltretutto è più lungo del solito, sempre grazie al mio umore alle stelle…)…potenza di venti recensioni! Anzi, con l’occasione voglio ringraziare mia sorella Nenè che mi ha fatto da beta lettrice ieri sera tardi, visto che la Sara Lee è in vacanza…Nenè sapeva bene che ci tenevo parecchio a mettere on-line questo capitolo prima di tornare a scuola (…sob…)

 

Bene, a questo punto sono doverosi dei ringraziamenti a tutti i miei recensitori, e alcune risposte ad alcune domande:

 

Ice (sarebbe Icergaze, ma mi piace molto Ice, anche perché faccio prima! ^^),  Ci e tutti gli altri che mi avevano consigliato di dare più spazio alla coppia Harry/Ginny: vi ringrazio moltissimo per avermelo fatto notare! In effetti li avevo un po’ trascurati, e sono felice di sapere che ora la storia è più completa! Grazie davvero per avermelo fatto notare, sono molto contenta quando dai vostri suggerimenti riesco a fare qualcosa che vi interessa anche di più! ^^

 

Arianna: grazie per la bellissima mail! Davvero, mi hai fatto sentire molto contenta! Soprattutto perché ho notato che hai inquadrato perfettamente tutti i personaggi, in particolare Jack e Simon: è come dici tu, Jack è ugualissimo al padre e come lui è impulsivo e a volte un po’ brusco, e Simon, che è ancora piccolino, ci tiene a non farsi mettere mai i piedi in testa e mantiene il punto per ogni cosa….proprio come sua madre! Tieni d’occhio loro e il loro rapporto man mano che la storia avanza…credimi, sarà interessante osservarli…^^

 

Roby-chan: tranquilla, la tua richiesta è condivisa da molte altre persone (in primis mia sorella e la mia beta lettrice) e quindi ho già promesso che ci sarà la parte più interessante di tutta la saga dei War Mage: quella in cui si vede come sono cambiate le cose, ecc…che peraltro si preannuncia molto interessante! Ho già qualche ideuzza…

 

Mony-chan, tesoro, che io ti adoro già lo sai! ^^ La penso proprio come te, Simon è un amore e invidio da morire Hermione anch’io!!!! ^^

 

Kiak, amore mio! E il chiuaua cosa ne pensa, è contento? ^^ Sta’ tranquilla, io non seguo la moda che dicevi tu…nah, non ne sarei capace, li amo tutti troppo! ^^ Certo che però…strapazzarli un po’, che ne dici? Mh?  ^^

 

Keijei, ciao! Sono contenta di averti fatto rischiare un colpo! ^^ Chi saranno i protagonisti, genitori o bimbi? Tutti insieme appassionatamente!

 

Giuggy: le età dei bambini le ho annotate alla fine del capitolo precedente, ma proprio perché sei tu te le ripeto! ^^ Allora, Dan ha 11 anni, Jack 10 e mezzo, Julie ne ha 8 e Simon ne ha 7 da poco compiuti. Più chiaro adesso? Bacioni!

 

Strekon, il mio autore preferito! Grazie dei complimenti, te li ribadisco anch’io…sei un carnefice, ma scrivi davvero come pochi e riesci sempre a emozionarmi! Sei davvero un grande! ^^

 

Manny, si hai fatto centro! ( anche tu, Strek!) I due nuovi War Mage, quelli un po’ idioti, sono davvero fatti a misura dei fratelli Canon! (che a me fanno davvero morire dal ridere!)

 

Baci speciali anche a Ginny, Conci, Rachel Potter, Ary, Anjulie, Amelie, Serena e Sara. Dimenticato qualcuno? Non credo…

 

Mi raccomando, continuate a recensire e a dirmi cosa ne pensate della storia, perché questo mi aiuta (e mi velocizza ^^) davvero molto! Baci baci e ancora auguri!

 

Sunny (in pigiama e con un pezzo di cioccolata in mano…^^)

 

P.S.: li volete vedere i bambini? Li ha trovati on-line mia sorella (e direi che ha fatto una scelta eccellente, quando li ho visti ho detto: sono loro!) Ecco i link:

 

…questo è Dan…

 

http://it.groups.yahoo.com/group/il_favoloso_mondo_di_Harry/files/Fanfics%20n.2/Die%20Another%20Day%20%28BAWM%20III%29/I%20bambini/3.%20Daniel%20Potter.jpg

 

…poi c’è Jack…

 

http://it.groups.yahoo.com/group/il_favoloso_mondo_di_Harry/files/Fanfics%20n.2/Die%20Another%20Day%20%28BAWM%20III%29/I%20bambini/3.%20Jack%20Weasley.jpg

 

…quindi Julie…

 

http://it.groups.yahoo.com/group/il_favoloso_mondo_di_Harry/files/Fanfics%20n.2/Die%20Another%20Day%20%28BAWM%20III%29/I%20bambini/4.%20Julie%20Potter.jpg

 

…e Simon.

 

http://it.groups.yahoo.com/group/il_favoloso_mondo_di_Harry/files/Fanfics%20n.2/Die%20Another%20Day%20%28BAWM%20III%29/I%20bambini/4.%20Simon%20Weasley.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sunny