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Autore: Sunny    05/07/2003    29 recensioni
Inghilterra, 2018...dieci anni dopo l'ultima cruenta battaglia contro il male, i Potter e i Weasley tentano di vivere vite normali come famiglie normali...ma c'è un nemico che trama nell'ombra da secoli....e che è pronto a ritornare.....
Genere: Avventura, Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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…il ritorno della folle

…il ritorno della folle!!! Ciao gente! Vi sono mancata? Vi assicuro che a me è mancato un bel po’ non avere cinque minuti a disposizione per scrivere un po’ in pace…dannati professori! Questa settimana si sono accaniti contro di me! Ah ah, ma i maledetti hanno avuto pane per i loro denti, perché mi sono tolta di mezzo tutte le loro dannate interrogazioni e ora starò in pace per un po’…finalmente! ^^

Vabbè, dai…non vi trattengo oltre. Avanti con la storia! Ecco l’attesissimo (?) seguito di It Never Ends, nonché terzo e ultimo capitolo della saga dei War Mage: oh, e non ditemi che il titolo non è mio, perché lo so già! E’ solo che ci sta tremendamente bene, perché….oh beh, questo lo scoprirete da soli man mano che leggerete i vari capitoli….^^

 

 

 

 

                                                                        DIE ANOTHER DAY

 

 

 

CAPITOLO 1: UNA VITA QUASI NORMALE

 

 

It’s a beautiful life,

I just wanna be here beside you

And stay until the break of dawn

And it’s such a dream, ooh…

                                                               Beautiful Life, Ace of Base

 

 

***************

 

 

La sveglia suonò più insistente che mai, ma Ron, senza svegliarsi completamente, la fece smettere con una manata. Mai e poi mai si sarebbe svegliato alle sette di mattina anche di sabato, e a quanto sembrava Hermione era della stessa idea, perché continuava a dormire accanto a lui senza accennare a svegliarsi. Quello che invece lo spinse a socchiudere gli occhi furono dei passettini nel corridoio e dei mormorii sottovoce; Ron si voltò verso Hermione e vide che anche lei, pur non avendo aperto gli occhi, stava sorridendo.

 

“Buongiorno.” Gli sussurrò, molto più sveglia di quanto non sembrasse.

 

“Buongiorno.” Le rispose con un sorriso lui. “E auguri.”

 

Lei gli accarezzò la guancia col dorso della mano. “Auguri anche a te. Ma non gli roviniamo la sorpresa.” Lui annuì, e richiusero di nuovo gli occhi.

 

La porta della stanza si aprì molto piano, e un bimbetto coi capelli e gli occhi nocciola si affacciò nella camera con un’espressione vispa ed emozionata; un secondo dopo lo seguì un bambino più alto, coi capelli rossi e gli occhi blu.

 

“Shh, non fare rumore.” Disse sottovoce il più grande, mentre entravano e si avvicinavano al lettone dei genitori. “Ok, pronto? Uno, due, tre…”

 

“SORPRESA!!!”

 

Ron e Hermione finsero di svegliarsi proprio in quel momento. “…mmh…ehi, ragazzi.” Fece Ron stiracchiandosi, mentre Hermione si metteva seduta.

 

“Tanti auguri!” squittirono i bambini, balzando sul lettone fra i genitori.

 

“Ve lo siete ricordato!” Hermione rivolse a entrambi un gran sorriso.

 

Il più grande, Jack, annuì entusiasta. “E come ce lo potevamo scordare? E’ diventata una roba importante come il Natale qua.”

 

Il piccolo Simon si mise comodo sulle gambe del padre. “Io vi ho fatto anche un disegno, guardate!” sul foglio che il bimbo mostrava con tanto orgoglio erano disegnati due omini secchi secchi che si davano la mano, e sopra stava scritto ‘Buon 10° Aniversario’ coi pennarelli.

 

“Tesoro, è bellissimo.” Hermione gli baciò la guancia.

 

Jack diede un’occhiata al foglio, poi mollò uno scrollone al fratello. “Ma che babbeo che sei! Anniversario si scrive con due n!”

 

Simon, perplesso, guardò il foglio. “Ah si?”

 

Ron rise e arruffò amorevolmente i capelli del figlio minore. “Non fa niente, Simon, è perfetto così.” Il bimbo sorrise allegramente, mostrando la boccuccia senza i due dentini davanti.

 

“Vi abbiamo comprato una cosa.” Disse Jack, dando a sua madre un pacchetto piccolo e di forma strana.

 

Hermione sorrise. “Una sorpresa, che bello!”

 

“Dai, aprila! Voglio vedere cosa c’è dentro.” Incalzò Ron.

 

Lei aprì il pacchettino con cura e ne venne fuori una pietra celeste molto chiara, quasi trasparente. Jack anticipò sua madre e le spiegò cos’era. “E’ una pietra che dovrebbe mostrare quello che più desideri con tutto il cuore. Rudy Philips, un mio compagno di calsse, ha detto che sua sorella l’ha regalata al suo fidanzato. Dan dice che è una scemenza, però a me è piaciuta.”

 

“Io credo proprio che funzioni.” Lo incoraggiò Hermione, mettendo la pietra controluce.

 

“Grazie, è un regalo molto bello.” Ron diede un pizzicotto sul naso di Simon e una pacchetta sulle spalle di Jack.

 

“Posso dare un bacio a tutti e due?” disse Hermione con un sorrisetto.

 

“Va bene, però piccolo. Sono troppo grande per queste cose.” Fece Jack, con aria da adulto.

 

Ron rise. “Eh si, l’età a due cifre comporta queste responsabilità.”

 

Hermione li baciò comunque tutti e due. “Oh, finitela. Non si smette mai di essere baciati dalla mamma.”

 

“Come nonna fa con papà.” Ridacchiò Simon, facendo ridere anche gli altri.

 

“Adesso tocca a me.” Ron si mise seduto e prese dal comodino una scatola elegantemente incartata. “Auguri, amore.” Disse, porgendola alla moglie con un gran sorriso.

 

Hermione la scartò e nell’aprirla trattenne per un attimo il fiato. Conteneva un bellissimo orologio in oro bianco, con un cinturino più lungo che prima di allacciarsi faceva un paio di giri attorno al polso. Lei lo indossò subito, molto emozionata. “Ron, è splendido.” Disse, rimirandoselo al polso.

 

“Fa’ vedere.” Jack volle vederlo da vicino.

 

Hermione ringraziò il marito con un piccolo bacio sulle labbra. “Grazie.”

 

Lui sorrise. “Ma ti pare.”

 

“Io ho visto un orologio così anche da un’altra parte.” Fece Simon, con un’aria molto concentrata e molto simile a sua madre.

 

“E dove?” gli chiese il fratello.

 

“Mmh…forse dentro William. Adesso vado a vedere.” Il bimbetto scese dal lettone e corse nella sua stanza.

 

Jack scosse la testa. “Non è normale.”

 

“Jack, non ricominciare.” Lo ammonì Hermione.

 

“Mamma, quante altre persone conosci che chiamano i libri per nome?!”

 

Ron rise. “Jack, conosco tua madre da quando avevamo poco più della tua età, e ti assicuro che in tutti questi anni ho visto di peggio.”

 

Hermione lo guardò con le sopracciglia inarcate. “Stai dicendo che sono strana?”

 

Ron trattenne a fatica una risata. “Noo.” Jack ridacchiò.

 

Simon tornò nella stanza e balzò di nuovo sul lettone, mostrando alla mamma un libro aperto in cui c’era disegnato un orologio a cucù. “Ecco, vedi?”

 

Jack guardò la figura. “Ma questo è un orologio che si appende al muro, non è la stessa cosa.”

 

“Oh, quante storie.” Fece tranquillamente il fratello, mettendo via il libro. “Sempre un orologio è.”

 

Ron fece del suo meglio per non ridere. “Acuta osservazione, figliolo.”

 

Hermione prese da sotto il letto una scatola quadrata con un gran fiocco rosso. “Adesso è il mio turno. Scommetto che questo piacerà a tutti e tre.”

 

I due bambini si avvicinarono ancora di più al padre, che scartò il regalo con molta impazienza. “Oh santissimo cielo!” esclamò con un sorriso a dir poco incredulo.

 

Anche Jack aveva gli occhi fuori dalle orbite. “Mamma! Questa è la pluffa con cui i Cannoni di Chudley hanno vinto il campionato l’anno scorso!” fece, emozionatissimo.

 

“Che c’è scritto sopra?” chiese Simon.

 

“Sono le firme dei giocatori.” Ron guardò Hermione con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro. “Ma come hai fatto?”

 

Lei gli fece un occhiolino. “Ho le mie conoscenze.”

 

“E’ incredibile. Tu sei incredibile.” Le rispose lui, e le diede un bacio sulle labbra.

 

“Papà, la porti ai miei allenamenti? Me la fai usare?” fece subito Jack.

 

“Non se ne parla proprio, questa va esposta in bacheca.” Gli disse Ron. “Tu continuerai a usare la tua pluffa.”

 

“E dai!” protestò il figlio. “Ma così non posso farla vedere a nessuno!”

 

“Jack, questo è un pezzo raro, se la usiamo la rovineremo e si cancelleranno tutti gli autografi.”

 

Jack mise il broncio. “Ma non è giusto.”

 

“Va bene, adesso direi che è ora di fare colazione.” Li interruppe Hermione. “Forza, andate a vestirvi.”

 

Jack, brontolando, scese dal lettone e se ne tornò nella sua stanza. Ron si stiracchiò, poi notò che il piccolo Simon lo stava guardando accigliato. “Che c’è?”

 

“Sto aspettando che la smetti di schiacciare William.”

 

Ron tolse subito il piede dal libro che inavvertitamente stava schiacciando. “Accidenti, scusa Will.”

 

Simon parve soddisfatto, perché si prese il libro e se ne andò in camera sua. Hermione, che nel frattempo si era alzata, rise.

 

“E tu cosa ridi?” scherzò lui. “Ti ricordo che due settimane fa sei stata proprio tu a sporcare la copertina di Julian col sapone.”

 

Hermione prese un maglioncino e una gonna dall’armadio. “Beh, se Julian non fosse stato nel posto sbagliato non si sarebbe sporcato.”

 

Ron non potè fare a meno di sorridere: continuavano a chiamare Julian un libro di favole e leggende babbane.

 

Hermione si avvicinò al marito, in piedi vicino al bordo del letto, e tentò di sistemargli un po’ i capelli pettinandoglieli con le dita. “Ci pensi che sono dieci anni che siamo sposati?”

 

Lui le passò un braccio attorno alla vita. “Dieci intensissimi anni.” Le disse con un sorriso. “E stasera si festeggia.”

 

“Dove andiamo?”

 

“Sorpresa. Ma questa volta facciamo le cose per bene, a lume di candela e tutto il resto.”

 

Lei rise. “Questo è confortante. Quindi niente panino strozzato in uno squallido centro commerciale come l’anno scorso?” ancora la faceva ridere il ricordo del loro precedente anniversario, quando Ron si era dimenticato di prenotare il ristorante e avevano dovuto ripiegare per una soluzione…alternativa.

 

Lui finse di non aver sentito. “Non raccolgo.” Disse, con aria superiore.

 

Lei rise e si chinò sul suo viso per baciarlo, ma si fermò nel veder entrare di nuovo Simon. “Ancora in pigiama, tu?”

 

Il piccolo guardò il padre con gli occhioni spalancati e sorrise. “Papino? Ma se la tengo io la pluffa e sto attentissimo che non si cancellano i nomi?”

 

Ron rise, si alzò dal letto e lo prese in braccio. “Jack, smettila di usare tuo fratello!” disse, rivolto verso la porta.

 

Hermione prese i vestiti e si avviò verso il bagno. “Simon, va’ a vestirti. Altrimenti facciamo tardi.”

 

Il figlio mise il broncio, si fece mettere giù dal padre e se ne uscì di nuovo, brontolando. “Non c’è cascato, Jack.”

 

Ron riuscì a raggiungere Hermione prima che se ne andasse in bagno e la trattenne per un braccio. “Bada che tu stasera non mi scappi.” Le disse con un occhiolino.

 

“A stasera, allora.” Gli rispose lei con un sorriso, soffermandosi a baciarlo un momento prima di fargli un altro sorriso e chiudersi la porta alle spalle.

 

“Dammelo!! Ti ho detto di ridarmelo!!”

 

Ron si voltò in tempo per vedere entrare di corsa Simon, inseguito a tutta forza da Jack.

 

“Fermati, accidenti!!” Jack balzò sul letto dei genitori e mancò il fratello per un soffio; Simon lanciò uno strillino e saltò giù velocemente. “Basta, Simon, ti ho detto che me lo devi dare!!”

 

“No, perché tu a me mi prendi sempre in giro!” lo sfidò il più piccolo.

 

“Adesso ti faccio vedere io!!”

 

Ron trattenne Jack giusto in tempo, afferrandolo per gli avambracci. “Ehi, ehi! Che succede qui?!”

 

“Jack ha la fidanzata!” esclamò dispettosamente Simon.

 

“Non è vero, non ce l’ho la fidanzata!” replicò rabbiosamente Jack.

 

“Si che ce l’hai!” continuò Simon, sventolando un fogliettino di carta. “Le hai scritto pure che ti piace!”

 

“Io t’ammazzo!!!” Jack scalciò violentemente.

 

“Buoni, adesso basta!” intervenne duro Ron, trattenendo saldamente il figlio maggiore. “Simon, restituisci subito a tuo fratello quel foglio e smettila di prenderlo in giro.”

 

“No!”

 

“Simon, te lo devo ripetere ancora?”

 

Ron in versione padre arrabbiato incuteva un timore non indifferente, e tempo due secondi il figlio più piccolo posò il foglietto sul lettone, pur mettendo su il broncio.

 

Jack se lo riprese subito. “Non ti devi permettere mai più di prendere le mie cose senza il mio permesso!”

 

“Non ho preso niente, stava per terra in mezzo alla stanza! E’ colpa tua che l’hai fatto cadere!”

 

“E però tu ti sei buttato subito a leggerlo!”

 

“Si può sapere cos’è successo di tanto grave?” intervenne Ron.

 

“A Jack piace una ragazza!”

 

“Non è vero!”

 

“Si, invece! E si vuole fidanzare con lei!”

 

“Ma te la vuoi cucire quella boccaccia?!”

 

“Non ci sarebbe poi niente di male, sai.” Disse Ron con un sorriso, sedendosi sul bordo del lettone. “Anche a me alla tua età piaceva una mia amichetta. Vuol dire che stai crescendo, che ti stai facendo grande, non c’è proprio niente di cui vergognarsi. E’ una tua compagna di classe?”

 

Jack annuì con le guance e le orecchie rosse, e si sedette vicino al padre.

 

“E come si chiama?”

 

“Amelia.” Disse molto piano lui.

 

Ron si accigliò un attimo. “Aspetta un po’…non è quella ragazzina che alla recita di Natale faceva Giulietta?” Jack annuì, più rosso che mai. Ron gli diede una pacca sulle spalle. “Molto carina, complimenti.”

 

Jack sorrise, incoraggiato. “Anche lei sta imparando a volare, me l’ha detto ieri.”

 

“Ha l’aria molto sveglia.” Incalzò Ron.

 

“A me non piacciono le femmine.” Disse Simon, sedendosi sulle gambe del padre.

 

“Non ti piacciono adesso, ne riparliamo tra qualche anno.” Ridacchiò Ron.

 

“Non mi piace che non giocano mai con noi maschi.” Continuò Simon. “Dicono sempre che vogliono giocare con le bambole.”

 

“E’ perché siete una massa di pannoloni nella vostra classe, siete ancora troppo piccoli.” Fece Jack, con aria da adulto.

 

“Io non sono piccolo.” Protestò tranquillamente Simon.

 

Jack rise. “Si che lo sei. Sei un piccolo ippopotamo.”

 

“Tanto i miei denti stanno crescendo più belli dei tuoi.” Gli rispose il fratello, facendogli la linguaccia.

 

Ron gli diede un pizzicotto sul naso. “Avete finito? Bene. Ora che vi siete insultati a suffucienza, possiamo fare la pace e andare avanti?”

 

I due bambini attesero un attimo, poi si chiesero scusa contemporaneamente.

 

“Oh, meno male.” Fece Ron, con un sorrisone. “Forza, andate a vestirvi adesso, che se mamma vi trova ancora in pigiama vi ammazza.” I figli gli obbedirono e uscirono.

 

Qualche minuto dopo Hermione uscì dal bagno, tutta vestita e col pigiama in mano. “Che cos’era tutto quel chiasso?”

 

Ron prese un paio di jeans e un maglione dal suo cassetto. “La solita storia, sono dannatamente uguali a noi.” Le disse con un brillante sorriso.

 

Lei rise. “Ah, beh…allora andiamo bene.”

 

“Sicuro.” Fece Ron, entrando nel bagno ma appoggiandosi alla porta ancora aperta. “Tu sei bellissima. Io molto meglio di te…”

 

Lei ridendo gli tirò un cuscino contro la porta. “Sparisci, prima che ti riempia la vasca di ragni.” Lui rise e chiuse la porta.

 

 

***************

 

 

Ron, Hermione, Jack e Simon arrivarono all’appuntamento con un leggero ritardo. Si erano messi d’accordo con Ginny e Harry per le 11, perché sia Hermione che Ginny preferivano che le lezioni di volo si tenessero prima e non dopo il picnic, quel tanto da salvaguardare lo stomaco dei figli.

 

I Weasley avevano un quarto d’ora di ritardo, ma non era poi così grave. Ginny, godendosi in pieno l’aria fresca e pulita della campagna, aveva steso sul prato la grossa coperta che usavano come tovaglia e la stava apparecchiando tranquillamente con le cose che cacciava dal cestino del picnic. Più in là una bambina coi capelli rosso scuro sembrava piuttosto presa dalla casetta delle bambole che aveva davanti. Harry stava in piedi con la scopa in mano, e vicino a lui c’era il figlio Daniel, anche lui con la sua scopa, ed entrambi stavano ridendo a proposito di qualcosa.

 

Ginny alzò gli occhi e li vide arrivare. “Oh, ecco i festeggiati!”

 

“Scusate il ritardo.” Disse con un sorriso Hermione, mettendo giù il suo cestino.

 

“Com’è stato questo risveglio da coppia seria e decentemente sposata da dieci anni?” ridacchiò Harry, dando una pacca sulle spalle a Ron.

 

“E’ sul decentemente che ho qualche dubbio.” Rise Ron.

 

“I regali?” chiese Ginny curiosa. Hermione le mostrò il suo orologio orgogliosamente, e lei fece un sorriso enorme al fratello. “E’ bellissimo!”

 

“Sai che cosa ha regalato mamma a papà?” disse Jack al cugino. “La pluffa con cui i Cannoni di Chudley hanno vinto l’anno scorso. Quella originale, tutta autografata!”

 

Dan spalancò occhi e bocca. “Cavolo!”

 

“Hermione, vorrei ricordarti che il mio compleanno non è lontano.” Disse Harry con un gran sorriso.

 

“La cosa mi riempie di gioia.” La risposta sfacciata di Hermione fece ridere un po’ tutti.

 

“Andiamo adesso?” Jack sembrava impaziente.

 

“Ok, dai.” Ron posò la sua roba e prese la scopa.

 

“Julie, tu non vieni?” chiese Harry alla bambina.

 

“No, oggi no.” La piccola era davvero molto presa dal suo gioco.

 

“Vabbè. Noi andiamo.” Il gruppetto maschile, scope alla mano, si avviò verso un punto del prato completamente sgombro da alberi.

 

“Prudenza, per favore!” si raccomandò ancora una volta Ginny.

 

Hermione si inginocchiò accanto alla nipotina. “Ma è bellissima questa casetta!”

 

Julie sorrise, anche lei senza qualche dentino. “Me l’ha comprata papà ieri.”

 

“Anche io ne avevo una quando ero piccola, ma non era così bella.”

 

“Se vuoi, puoi giocarci con me dopo.”

 

La zia le accarezzò la guancia. “Però mi fai fare la figlioletta?” le disse, prendendo in mano la bambolina più piccola.

 

Julie annuì contenta. “Oh, si! Così io posso fare la mamma.”

 

Ginny sorrise. “Si è incollata a quella casetta da ieri.”

 

Hermione le sedette accanto. “Beh, almeno a te si incolla a una casetta delle bambole. A me passano le ore tra scacchi e giornali sul quidditch. Quando ci si mettono tutti e tre…”

 

Ginny annuì con un sorriso ben consapevole. “Anche a me Harry e Dan fanno lo stesso.”

 

Hermione cominciò a cacciare il pranzo dal suo cestino. “E ora pure le lezioni di volo ci volevano.”

 

Ginny scrollò le spalle, sorridendo in modo rassegnato. “Che vuoi farci, sono maschi. Loro dicono che non riescono a capire noi donne, e noi non riusciamo a smettere nemmeno un istante di preoccuparci per loro. Suppongo che ci faranno venire i capelli bianchi prima del tempo…”

 

“Già.” Annuì Hermione, scuotendo la testa e guardando nella direzione dove si stavano tenendo gli allenamenti.

 

Jack e Dan, sulle loro scope, non stavano andando particolarmente veloci: Harry li seguiva con la stessa andatura, Ron stava fermo poco più avanti; Simon stava sulla scopa col padre, e ogni tanto cercava inutilmente di scalciare o chinarsi in avanti per andare un po’ più veloce.

 

“Dan, tira un po’ più verso di te il manico.” Disse Harry al figlio. “Sta’ più eretto.”

 

Dan fece come suo padre gli aveva appena detto, ma si accigliò. “Ma così rallento ancora di più!”

 

“E qual è il problema?”

 

“Papà, dai! Così è una noia! Ormai sappiamo come si sta sulle scope e come si vola, perché non possiamo andare un po’ più veloci?”

 

“Possiamo fare una gara?” propose Jack.

 

“Non mi piace ancora come freni, Jack.” Gli rispose Ron. “Dovete avere ancora più controllo per poter correre.”

 

“Io la controllo la mia scopa!” replicò indignato Jack.

 

“Dai, per favore!” provò ancora Dan. “Una corsa piccola piccola!”

 

Harry guardò Ron, che annuì un po’ incerto. “Solo fino a quella montagna laggiù.” I due bambini sorrisero emozionati. “Non state troppo vicini e non inclinate troppo le scope.”

 

“Noi non corriamo, papà?” chiese Simon al padre, sgambettando un po’.

 

“Dopo di loro, facciamoli prima sfogare.” Fece Ron.

 

“Dai, siamo pronti.” Dan e Jack si allinearono su una linea immaginaria, tenendo saldamente i loro manici di scopa.

 

“Ricordatevi le regole, eh?” si raccomandò Harry. “Uno…due…tre…via!”

 

I due bambini partirono contemporaneamente, e parecchio più veloci di quanto Harry e Ron si aspettassero; poco prima del traguardo Dan riuscì a distanziare di poco il cugino, e Jack tentò immediatamente di riprenderlo, ma così facendo aumentarono entrambi la velocità e oltrepassarono il traguardo.

 

“Ma come lo sapevo io!” Ron immediatamente spronò la scopa, per la gioia del piccolo Simon.

 

“Tirate il manico!” gli urlò dietro Harry, mentre anche lui si gettava all’inseguimento.

 

Dan in qualche modo riuscì a frenare, ma la scopa traballò bruscamente; smise solo quando Ron, che era più vicino a lui, la afferrò con decisione e la fermò. Jack finì ben oltre il loro traguardo e riuscì a fermarsi solo perché Harry lo affiancò e prese il controllo della scopa prendendo il manico.

 

“Io la controllo la scopa!” tuonò Ron contro il figlio maggiore, ricordandogli la sua presunzione di un attimo prima. “Che cosa vi avevamo detto? Volare non è un gioco, è chiaro?! Avreste potuto anche farvi male sul serio!”

 

“Se volete fare le cose per bene e imparare a volare per il piacere di farlo, allora continuiamo. Ma se dovete solo fare gli sbruffoni, beh vi assicuro che in questo caso aspetterete di andare a Hogwarts prima di rimettere il sedere su una scopa!” incalzò Harry, decisamente arrabbiato. A volte Dan e Jack erano davvero inafferrabili, e le misure più dure erano le più efficaci.

 

I due bambini, terrorizzati all’idea, annuirono. “Va bene, torneremo a fare le lumache.” Disse Dan.

 

“Quando sarete più pratici riparleremo di gare e corse. Per il momento inchiodate sul passo normale o saranno guai, chiaro?” fece Ron.

 

“Sissignore.” Risposero insieme i due.

 

“Bene. Adeso torniamo dove eravamo.” Concluse Harry.

 

Dan e Jack si avviarono piano, borbottando sottovoce qualcosa fra di loro. Harry affiancò Ron, e quando furono sicuri di non essere ascoltati si concesse un sorrisetto furbo e orgoglioso. “Ma li hai visti?”

 

Anche Ron aveva quel mezzo sorriso fiero stampato in faccia. “A Hogwarts li supplicheranno di entrare in squadra.”

 

Simon si stava dondolando in avanti e indietro, cercando disperatamente di far muovere la scopa. “Papà, uffa! Anch’io voglio correre!”

 

 

***************

 

 

Harry e Ginny si trascinarono nella camera da letto baciandosi follemente, senza un minimo di decenza, proprio come facevano da ragazzi. Bill e Aki li avevano avvertiti più volte: questo era il tipico effetto che faceva la vita familiare con due bambini piccoli, in altre parole…crisi di astinenza bella e buona. Non avevano un solo secondo di tempo per rivivere i bei vecchi tempi di una volta. Si dovevano accontentare dei ritagli, e la cosa sarebbe anche andata bene…se Dan e Julie avessero mostrato un po’ di pietà! Ma ultimamente per un motivo o per un altro in casa Potter non si aveva un solo momento di intimità. Ma quella sera…

 

Harry aveva provveduto alla grande: aveva giocato coi suoi figli per tutta la sera, facendoli divertire e stancare alla grande. E lui e Ginny non avevano fatto in tempo a metterli entrambi a letto che si erano incollati l’uno all’altra nel corridoio della casa, trascinandosi nella stanza da letto tra una risatina e un bacio tutto fuoco e fiamme.

 

Diamine, erano due coniugi giovani e innamorati! E per di più troppo indaffarati…e anche troppo desiderosi di stare un po’ insieme in modo adeguato…

 

Ginny non scollò le labbra da quelle del marito mentre si chiudeva la porta alle spalle con un calcio, e Harry rise contro la sua bocca mentre armeggiava freneticamente con la lampo della gonna, e poi scese a baciarle il collo con una crescente voglia dentro l’anima e il corpo.

 

Ginny sorrise, inclinando un po’ il collo per lasciargli più spazio e passandogli le mani sotto il maglione. “…siamo proprio due bestie…”

 

Harry sorrise contro il suo collo e fece un “Groarr” tra un bacio e l’altro, facendola ridere ancora di più. Ben presto sentì le mani di sua moglie scivolare lungo i bordi dei suoi jeans, e intensificò la sua opera nei confronti della fastidiosa gonna.

 

“…mmh…Harry…” mormorò lei, le cui mani sembravano più attive che mai.

 

“…stanotte non mi scappi….” Le sussurrò lui contro il collo.

 

“Papà?”

 

La voce fuori dalla porta fece sobbalzare Harry e Ginny, che fecero appena in tempo a staccarsi l’uno dall’altra prima che Dan entrasse nella stanza, in pigiama e con un giornale in mano.

 

“Dan, che cosa ci fai ancora in piedi?” Ginny fece il possibile per darsi un contegno e non sembrare frustrata come si sentiva dentro. “Dovresti essere a letto.”

 

“Si, si, adesso ci vado.” Replicò tranquillamente il bambino. “Volevo solo chiedere una cosa. Visto che tra un po’ è il mio compleanno e tutto il resto…non è che potreste regalarmi il nuovo modello di Thunderlight 2010?” disse con un gran sorriso, mostrando sul giornale che aveva in mano la foto di una scopa che sembrava alquanto accessoriata.

 

“Ce l’hai già una scopa, Dan, e comunque ne riparliamo domani.” Fece sbrigativamente il padre.

 

Dan rimase a guardare suo papà con un’aria un po’ esitante e un sopracciglio inarcato, poi finalmente si decise a parlare. “Ehm…papà? Perché hai i pantaloni sbottonati?”

 

Harry immediatamente si tirò su la cerniera dei jeans, cercando di suonare il più casuale possibile. “Oh, si, grazie…stavo…giusto andando in bagno.”

 

“Dan, a letto.” S’intromise Ginny.

 

Dan non sembrava convinto. “Ok, buonanotte…” mormorò prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

Harry si voltò verso sua moglie e dopo nemmeno un istante scoppiarono a ridere tutti e due forte. Neanche il brusco rumore di un tuono servì a distrarli l’uno dall’altra quando scelsero di soffocare le risate nelle loro bocche, e ripresero ad attaccare i loro rispettivi indumenti. Un altro tuono piuttosto violento preannunciò il rumore della porta che si aprì di scatto, e altrettanto di scatto i due coniugi furono costretti a staccarsi.

 

“Julie!” esclamò senza fiato Ginny.

 

La bimba sembrava impaurita: era in pigiama, coi capelli spettinati e una bambola di pezza stretta fra le braccia. “C’è il temporale fuori!” piagnucolò.

 

Harry si passò una mano fra i capelli mentre Ginny raggiungeva la bambina. “Si, amore, ma ne abbiamo già parlato. Il temporale non fa paura.”

 

“E invece si! Fa un sacco di rumore!”

 

“Appunto, amore mio.” Intervenne Harry, inginocchiandosi di fronte a lei e accarezzandole il visetto paffuto. “Fa solo rumore.”

 

“Si, però è un rumore brutto…” si lamentò lei.

 

“Non ti devi preoccupare, principessa, ci sono io qui a proteggerti.” Le disse il papà con un sorriso rassicurante. “Il temporale non può farti proprio niente.”

 

Ginny accarezzò i capelli della figlia. “Vuoi che mamma ti racconti una bella favola?”

 

Lei scosse la testa. “No. Io voglio dormire nel lettone con voi.”

 

“Come?” Harry vacillò. “Ma tesoro, puoi dormire anche nel tuo lettino con la tua bambola, come si chiama…Jetsy…”

 

“Betsy.” Lo corresse la figlia. “E poi no, Betsy ha paura pure lei.”

 

“Nemmeno se restiamo a farti compagnia finchè non ti addormenti?” le propose ancora Ginny.

 

La bambina stava per rispondere, ma un tuono forte la fece sussultare e lei si gettò tra le braccia del padre, che la strinse subito a sé. “Lo vedi, lo vedi!”

 

Harry sospirò e guardò Ginny: a questo punto nessuno dei due se la sentiva più di insistere. I temporali erano ancora un dramma per la loro piccolina, ma non avevano il coraggio di farle passare la paura lasciandola a piangere per una notte intera nel suo letto. Così entrambi annuirono e si scambiarono un piccolo bacio sulle labbra, per poi dire arrivederci alla loro notte di fuoco.

 

“Ok, principessa, hai vinto.” Disse Harry alla figlia, prendendola in braccio e alzandosi in piedi. “Forza, sei ammessa nel lettone per stanotte.”

 

Julie emise un urletto di gioia. “Evviva! Così dormo con voi due!”

 

“Ti sei lavata i denti, Julie?” le chiese con un sorriso la madre.

 

Lei scosse la testa e scivolò giù dalle braccia del padre. “Ci metto un secondo!” squittì, correndo verso il bagno.

 

Harry sospirò e abbracciò sua moglie. “Riusciranno i nostri eroi…?”

 

Lei rise e gli baciò le labbra. “Lo sapremo nella prossima puntata.”

 

Anche lui rise, e le diede una pacca sul sedere prima di avviarsi a sua volta in bagno. “Che sarà vietata ai minori.”

 

Ginny gli fece un occhiolino. “Vietatissima.”

 

 

***************

 

 

Bill e Ben stavano osservando delle carte quando entrarono Harry e Ron. La sala centrale del quartier generale era relativamente vuota per essere solo le otto di mattina.

 

“Buongiorno, e grazie per averci fatto l’onore della vostra presenza.” Li salutò ironicamente Ben.

 

“Piantala, Ben, il piantone delle sette l’hai passato a Natan e Ike, no?” fece Harry, sbadigliando.

 

Bill trattenne una risatina. “Dì la verità, Harry, sei andato in bianco anche stanotte, eh?”

 

Harry gli lanciò un’occhiataccia. “Immagino che tu e Aki abbiate saputo gestire perfettamente il vostro tempo quando Emily e Jimmy erano piccoli.”

 

Bill rise. “Eh, lui ha l’occhio clinico per queste cose.” Commentò Ron con un sorrisetto divertito, scuotendo la testa.

 

“Se voi ragazzi avete finito.” S’intromise Ben. “Per quanto le vostre vite coniugali siano molto interessanti, qualche volta dobbiamo anche far finta di lavorare.”

 

“Che pensieri profondi per un lunedì mattina, Ben.” Ridacchiò Ron.

 

“Beh, che si fa stamattina?” chiese Harry.

 

“Voi due andate a sgranchirvi un po’ le gambe a Winchester.” Rispose Ben, porgendo a entrambi dei fogli. “In un cimitero babbano stanno facendo delle cose strane. Riti demoniaci o roba del genere, comunque di nostra pertinenza. Andate a fare un po’ di pulizia.”

 

“Mh. Agli ordini.” Ron, letto il documento, glielo restituì.

 

“Ah, c’è un’altra cosa.” Questo bloccò Harry e Ron, che si stavano avviando fuori. “Portate con voi Stevenson e McAudrey.”

 

Harry e Ron rimasero a bocca aperta, e Bill scoppiò a ridere.

 

“Ben, sono solo dieci minuti di ritardo, non è il caso di punirci così duramente.” Provò Harry.

 

“Harry, quei due pivellini non impareranno mai cosa significa essere un War Mage se non escono un po’ in missione.” Replicò Ben.

 

“E non lo capiranno nemmeno se passano il loro tempo a farci fotografie e a cercare di ficcare il naso nei cazzi nostri.” Ribbattè Ron.

 

Ben inarcò entrambe le sopracciglia. “Potter, Weasley, portate il culo fuori da questa stanza e aspettate le reclute Stevenson e McAudrey. E se tentate di svignarvela prima,” aggiunse, con un sorriso maligno per Ron. “li mando con Hermione.”

 

Ron gli lanciò un’occhiataccia. “Sei un bastardo, ecco cosa sei.” Brontolò, uscendo dalla stanza.

 

“Spero proprio per te che questo verrà conteggiato sulla nostra busta paga, colonnello.” Ringhiò Harry, sbattendosi la porta alle spalle e lasciando Bill e Ben a ridere.

 

“Lo odio quando fa lo stronzo così.” Sbuffò Ron, appoggiandosi di spalle contro il muro a braccia conserte. “Con tutti quelli a cui rompere…”

 

Harry sospirò e si sistemò il cinturone. “Che vuoi farci, a quell’età il sangue ti va alla testa se non riesci a farti tua moglie in modo decente.”

 

A Ron scappò un sorrisetto. “Solo a quell’età?”

 

Harry rise e scosse la testa. “A chi lo dici.”

 

“Vediamo se indovino.”

 

“Risparmiati la fatica, basta che pensi ai temporali che ci sono stati nelle ultime notti.”

 

Ron ridacchiò. “Cuccioletta si è imboscata nel lettone, eh?”

 

Harry annuì. “E non si è mossa." Quella bambina è la luce dei miei occhi, dico davvero, l’adoro più della mia stessa vita. Ma vorrei che imparasse a dormire nella sua stanza, praticamente non lo fa mai.”

 

“Da giovani amanti a genitori ronfanti.” Rise Ron.

 

“Già.” Annuì Harry, concedendosi una risatina. “Non mi ricordo più l’ultima volta che ho passato cinque minuti d’intimità con Ginny.”

 

Ron inarcò le sopracciglia. “Non credere che io e Hermione abbiamo tutto il tempo di questo mondo.”

 

“Ma per favore. Tre giorni fa, al vostro anniversario, avete passato tutta la sera, la notte e mezza mattina dopo da soli. E non provare a negarlo, perché i bambini sono stati da noi.”

 

Ron sfoderò un sorriso appagato. “E chi vuole negarlo.”

 

“Me lo faresti un piacere?”

 

“Sarebbe?”

 

“Vi posso lasciare Dan e Julie sabato prossimo?”

 

Ron inarcò le sopracciglia, trattenendo un sorrisetto furbo. “I tuoi figli li terrei a casa mia anche tutta la settimana, lo sai. Ma il fatto che tu li lasci da noi per fare il porco con mia sorella mi crea qualche problema.”

 

Harry scosse la testa con un sorriso. “Sai, Ron, non hai bisogno di fare del tuo meglio per sembrare ancora un ragazzino. Gli uomini sui trenta sono i più richiesti.”

 

Prima che Ron potesse farsi una risata, un flash illuminò per un secondo il corridoio. Harry, sconsolato, si passò una mano in faccia.

 

“Jerry, la prossima volta ti prendo la macchina fotografica e te la butto dalla finestra.” Disse Ron molto calmo, restando fermo dov’era.

 

I due diciottenni che stavano lì in piedi avevano due identici sorrisi idioti stampati sulla faccia. Quello con la macchina fotografica in mano, poi, tutto sembrava meno che un War Mage.

 

“E’ vero che veniamo con voi, Harry? Eh?” chiese insistentemente l’altro.

 

“Si, Anthony.”

 

“Fantastico!” esclamò il fotografo. “Allora andiamo a radunare il plotone?”

 

“Non dobbiamo giustiziare nessuno, Jerry. E i nostri ragazzi sono già pronti.” Ron stava sinceramente per esplodere.

 

“Allora ci conviene andare, dobbiamo essere in prima linea nell’attacco!” esclamò entusiasta l’altro ragazzo.

 

Ron fece uno sforzo estremo a incamminarsi lungo il corridoio senza prenderli entrambi per il collo e trascinarli, e Harry, notandolo, rise.

 

Jerry non si rassegnò. “Come stanno i bambini?”

 

“Bene, grazie.”

 

“Hermione non viene con noi?”

 

“No.”

 

“Credi che possiamo fermarci un secondo per fare una foto della nostra prima missione?”

 

Harry intervenne un secondo prima del suo migliore amico, per evitare l’irreparabile. “Ragazzi, perché non ci precedete? Andate a raggiungere gli altri all’ingresso.” I due annuirono e si allontanarono, e lui diede una pacca sulle spalle a Ron. “Dai, abbiamo avuto diciotto anni anche noi.”

 

“Se eravamo come questi due, avrebbero fatto proprio bene a ucciderci.”

 

Harry ci rise su e scosse la testa. “Ho idea che questa sarà una lunga giornata.”

 

 

                                                                ******************************

 

 

 

Signore e signori, il primo capitolo si conclude qui…tutto è tranquillo, sereno, rilassato….al momento…comunque, adesso avete un’idea di come sono queste due belle famigliole…tenete d’occhio i bambini, imparerete a conoscerli durante i vari capitoli! Oh, mi sembra superfluo dire che vi prego di recensire, altrimenti come faccio a tastare i gusti del mio adorato pubblico? ^^

 

Oh, prima che me lo dimentichi: Sara Lee, la mia beta lettrice, mi ha fatto notare una cosa molto giusta: non ho detto quanti anni hanno i bambini. Prima che me lo dimentichi (potrei non riuscire a inserirlo nei capitoli futuri), ecco a voi le quattro new entries della storia:

Daniel "Dan" Potter (ve lo ricordate il pargoletto insonne di It Never Ends?) ha quasi undici anni;

Jack Weasley (il pupetto che parlava con l’albero) ne ha dieci e mezzo, e anche per lui c’è odore di Hogwarts nell’aria;

Julianne "Julie" Potter ha appena otto anni;

Simon Weasley, dolcezza, è proprio piccino! Lui ha compiuto da poco sette anni.

 

Bene, ulteriori chiarimenti non mi sembrano necessari…ma naturalmente se avete domande fatele pure…Baci baci a tutti e buona Pasqua, ci rivediamo col secondo capitolo “Perfezione significa Irrealtà”

 

Ciao ciao,

Sunny

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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