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Autore: itstheinfinity_    13/11/2012    0 recensioni
Leslie é una ragazza scozzese che si trova constretta a lasciare l'amata Edimburgo per un quartiere degradato della periferia londinese a causa del lavoro del padre. La vita le sembra insopportabile, finché...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Come la ragazza varcò la soglia, centinaia di suoni e odori diversi s mescolarono e rimescolarono. Studenti impazziti che si affannavano verso gli armadietti, coppiette che limonavano nascoste dietro appendiabiti e gli ultimi ritardatari che correvano verso le aule, trascinandosi dietro ogni sorta di oggetti o persone. Urla e strilla, bisbigli e fastidiose scie di profumi, tutto questo creò a Leslie un lieve giramento di capo, che per non cascare giù a terra come un sacco di patate, si appese disperatamente alla prima persone che le capitò a tiro, e in questo modo ottenne solamente di ruzzolare a terra assieme a un perfetto sconosciuto. “Ma che cazz?” fece l’innocente vittima, un ragazzo dalla voce profonda e da scuri capelli ricci. “Dio, mi dispiace un casino, io non volevo, cioè nel senso, sono claustrofobica e spesso ho attacchi di panico e…” Leslie si rialzò velocemente e tese una mano al giovane, che respinse però con fare piuttosto seccato e preferì alzarsi da sé. “Allora? Non chiedi scusa?”- Disse il ragazzo sbuffando. Leslie rimase per qualche secondo ad osservarlo, prima di rispondere. Occhi verdi e furbi, viso snello e delicato, folti capelli ricci, fossette sexy e fisico praticamente perfetto. Il classico tipo di ragazzo che non fa fatica a trovare una disposta a starci. “Credo di averti già detto che mi dispiace”, dichiarò schiarendosi la voce e facendo un passo avanti. Intanto vari ragazzi si disposero in cerchio per assistere alla scena. “Mmmh, si, forse hai ragione, l’hai detto. Devi però sapere che qui le cose funzionano diversamente… Vieni, ti spiego,” disse lui con fare accattivante, tirandosi dietro la ragazza e spingendola contro l’interminabile fila di armadietti arancioni. Leslie si vide le labbra del ragazzo a pochi centimetri dalle sue, il suo fiato sul collo. “Noi perdoniamo chi commette errori… così.” Pochi attimi dopo la ragazza, senza nemmeno aver tempo di formulare un pensiero logico, si trovò la lingua del giovane accanto alla sua, mentre si impossessava con cattiveria della sua bocca. Dovettero passare parecchi istanti prima che Leslie trovasse la forza di ribellarsi e di spingere il bullo lontano. “Allora? Non ti è piaciuto, bellezza?” chiese lui malignamente. In tutta risposta Leslie lo guardò schifata e si allontanò in fretta, verso la prima aula che le capitò a tiro. “A proposito, io sono Harry, e tu?”- le urlò lui dall’atrio. In tutta risposta la giovane alzò il dito medio, suscitando l’ilarità del gruppetto di persone che si era fermato ad osservarli. Leslie abbassò gli occhi a terra, disgustata. Sentiva ancora in bocca il sapore della spietata lingua di quell’animale, meglio noto come Harry. Per sua fortuna non era quel tipo di ragazza facile ed era riuscita in qualche modo a spiazzare il ragazzo, anche se con un po’ di ritardo. Innervosita, entrò nella prima aula che trovò, la segreteria, disse il suo nome e una bidella grassoccia e dai capelli biondo platino con una visibile ricrescita grigia la accompagnò alla sua classe, non senza prima aver salito una rampa di scale e aver percorso interminabili corridoi. La giovane non si sarebbe mai immaginata che l’edificio fosse così grande e ben curato. Senza dubbio la madre era riuscita a mettere dei soldi da parte per iscriverla ad una delle scuole migliori del suo quartiere. Ansimando come un toro, come se quel giro l’avesse sfiancata, la bidella bussò alla porta, e senza attendere una risposta entrò. “Professoressa, questa è l’alunna nuova, quella Lilly… Lara… come hai detto che ti chiami, cara?” “Leslie,” fece la sedicenne, mentre la classe cominciava a sghignazzare. “Oh non preoccuparti, Leslie, vieni qua,” la invitò la prof dolcemente. “E tu puoi andare, “ disse rivolgendo un’occhiata infuocata alla bidella. “Messaggio ricevuto, scappo, anzi corro, agli ordini,” biascicò quest’ultima prima di inciampare nella porta e di uscire, scatenando per la seconda volta l’ilarità generale. “Non ci badare, fa sempre così. Allora, raccontaci un po’ chi sei e da dove vieni.” – la incoraggiò l’insegnante, una bella donna dai capelli neri, piccoli occhi castani e voce dolce. Leslie raccolse tutto il suo coraggio. Odiava quel tipo di cose, odiava esporsi davanti agli altri, soprattutto a perfetti sconosciuti. “Beh, io sono Leslie, Leslie Casey, e vengo da Edimburgo. Ho sedici anni e…” la ragazza concluse il penoso monologo e l’insegante, sorridendo, le indicò il suo posto, accanto ad una ragazza dai lunghi capelli biondi e un viso simpatico, occhi castani sormontati da un paio di occhiali quadrati, come dettava la moda. “Ciao, io sono Emily, fra due settimane è il mio compleanno, mi piace il cioccolato, ho un fratello gemello, che però tanto gemello non lo è visto che siamo completamente diversi, il mio colore preferito è il blu.” La ragazza sparò le ultime parole ad una tale velocità che Leslie faticò a capire. “Eh?” chiese imbarazzata. A quella domanda Emily sorrise, facendo spuntare due adorabili fossette. “Allora, Emily? Non vorrai annoiare la tua nuova amica!” la rimproverò scherzosamente la prof. “ A proposito Leslie, io sono la professoressa di’inglese e mi chiamo Guendaline Potter.” La ragazza sorrise timidamente e la lezione cominciò. Infondo la classe non le pareva poi così male. Ventidue compagni e una vicina di banco simpaticissima. Ma sì, poteva andarle peggioCome la ragazza varcò la soglia, centinaia di suoni e odori diversi s mescolarono e rimescolarono. Studenti impazziti che si affannavano verso gli armadietti, coppiette che limonavano nascoste dietro appendiabiti e gli ultimi ritardatari che correvano verso le aule, trascinandosi dietro ogni sorta di oggetti o persone. Urla e strilla, bisbigli e fastidiose scie di profumi, tutto questo creò a Leslie un lieve giramento di capo, che per non cascare giù a terra come un sacco di patate, si appese disperatamente alla prima persone che le capitò a tiro, e in questo modo ottenne solamente di ruzzolare a terra assieme a un perfetto sconosciuto. “Ma che cazz?” fece l’innocente vittima, un ragazzo dalla voce profonda e da scuri capelli ricci. “Dio, mi dispiace un casino, io non volevo, cioè nel senso, sono claustrofobica e spesso ho attacchi di panico e…” Leslie si rialzò velocemente e tese una mano al giovane, che respinse però con fare piuttosto seccato e preferì alzarsi da sé. “Allora? Non chiedi scusa?”- Disse il ragazzo sbuffando. Leslie rimase per qualche secondo ad osservarlo, prima di rispondere. Occhi verdi e furbi, viso snello e delicato, folti capelli ricci, fossette sexy e fisico praticamente perfetto. Il classico tipo di ragazzo che non fa fatica a trovare una disposta a starci. “Credo di averti già detto che mi dispiace”, dichiarò schiarendosi la voce e facendo un passo avanti. Intanto vari ragazzi si disposero in cerchio per assistere alla scena. “Mmmh, si, forse hai ragione, l’hai detto. Devi però sapere che qui le cose funzionano diversamente… Vieni, ti spiego,” disse lui con fare accattivante, tirandosi dietro la ragazza e spingendola contro l’interminabile fila di armadietti arancioni. Leslie si vide le labbra del ragazzo a pochi centimetri dalle sue, il suo fiato sul collo. “Noi perdoniamo chi commette errori… così.” Pochi attimi dopo la ragazza, senza nemmeno aver tempo di formulare un pensiero logico, si trovò la lingua del giovane accanto alla sua, mentre si impossessava con cattiveria della sua bocca. Dovettero passare parecchi istanti prima che Leslie trovasse la forza di ribellarsi e di spingere il bullo lontano. “Allora? Non ti è piaciuto, bellezza?” chiese lui malignamente. In tutta risposta Leslie lo guardò schifata e si allontanò in fretta, verso la prima aula che le capitò a tiro. “A proposito, io sono Harry, e tu?”- le urlò lui dall’atrio. In tutta risposta la giovane alzò il dito medio, suscitando l’ilarità del gruppetto di persone che si era fermato ad osservarli. Leslie abbassò gli occhi a terra, disgustata. Sentiva ancora in bocca il sapore della spietata lingua di quell’animale, meglio noto come Harry. Per sua fortuna non era quel tipo di ragazza facile ed era riuscita in qualche modo a spiazzare il ragazzo, anche se con un po’ di ritardo. Innervosita, entrò nella prima aula che trovò, la segreteria, disse il suo nome e una bidella grassoccia e dai capelli biondo platino con una visibile ricrescita grigia la accompagnò alla sua classe, non senza prima aver salito una rampa di scale e aver percorso interminabili corridoi. La giovane non si sarebbe mai immaginata che l’edificio fosse così grande e ben curato. Senza dubbio la madre era riuscita a mettere dei soldi da parte per iscriverla ad una delle scuole migliori del suo quartiere. Ansimando come un toro, come se quel giro l’avesse sfiancata, la bidella bussò alla porta, e senza attendere una risposta entrò. “Professoressa, questa è l’alunna nuova, quella Lilly… Lara… come hai detto che ti chiami, cara?” “Leslie,” fece la sedicenne, mentre la classe cominciava a sghignazzare. “Oh non preoccuparti, Leslie, vieni qua,” la invitò la prof dolcemente. “E tu puoi andare, “ disse rivolgendo un’occhiata infuocata alla bidella. “Messaggio ricevuto, scappo, anzi corro, agli ordini,” biascicò quest’ultima prima di inciampare nella porta e di uscire, scatenando per la seconda volta l’ilarità generale. “Non ci badare, fa sempre così. Allora, raccontaci un po’ chi sei e da dove vieni.” – la incoraggiò l’insegnante, una bella donna dai capelli neri, piccoli occhi castani e voce dolce. Leslie raccolse tutto il suo coraggio. Odiava quel tipo di cose, odiava esporsi davanti agli altri, soprattutto a perfetti sconosciuti. “Beh, io sono Leslie, Leslie Casey, e vengo da Edimburgo. Ho sedici anni e…” la ragazza concluse il penoso monologo e l’insegante, sorridendo, le indicò il suo posto, accanto ad una ragazza dai lunghi capelli biondi e un viso simpatico, occhi castani sormontati da un paio di occhiali quadrati, come dettava la moda. “Ciao, io sono Emily, fra due settimane è il mio compleanno, mi piace il cioccolato, ho un fratello gemello, che però tanto gemello non lo è visto che siamo completamente diversi, il mio colore preferito è il blu.” La ragazza sparò le ultime parole ad una tale velocità che Leslie faticò a capire. “Eh?” chiese imbarazzata. A quella domanda Emily sorrise, facendo spuntare due adorabili fossette. “Allora, Emily? Non vorrai annoiare la tua nuova amica!” la rimproverò scherzosamente la prof. “ A proposito Leslie, io sono la professoressa di’inglese e mi chiamo Guendaline Potter.” La ragazza sorrise timidamente e la lezione cominciò. Infondo la classe non le pareva poi così male. Ventidue compagni e una vicina di banco simpaticissima. Ma sì, poteva andarle peggio.
  
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