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Autore: Captain Willard    14/11/2012    12 recensioni
Vincent Van Gogh, che dipingeva con gli occhi e con le mani, che infuocava i campi di grano con i suoi capelli scarlatti e i suoi sguardi inquieti.
Nutro un profondo sentimento di stima e affetto per questo pittore, che ha saputo ritrarre la natura, la terra e le persone in modo straordinario e unico, e dopo aver letto molto di lui e del suo difficile rapporto con il collega Paul Gauguin ho voluto scrivere questa one-shot, perché a mio parere la loro relazione è stata molto di più che una semplice convivenza da amici.
Tuttavia la mia storia non vuole solo descrivere uno stralcio di vita dei due artisti, bensì anche uno stralcio dell'anima di Van Gogh, per quanto impossibile possa essere.
Spero che questa one-shot vi piaccia, buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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VincentVanGogh





"Rosso vermiglio, blu oltremare, giallo primario"







Quando Paul rientra da una passeggiata nei campi, è di umore nero. Gli scattanti occhi azzurri di Vincent si spostano su di lui, illuminandosi d'emozione. Il pittore si gira verso il rosso, ma l'altro è già tornato a concentrarsi sulla tela. Gauguin si toglie la giacca e prende una mela in cucina. Mentre la morde getta un'occhiata al dipinto da sopra la spalla di Van Gogh. Quest'ultimo sta tracciando con le dita un cielo sopra un campo di grano, diviso in due da un sentiero.

"Come... Come ti sembra?" domanda timidamente Vincent. Le sue mani sono blu e gialle, di quel giallo così incomprensibile e sulla tela così vertiginoso che a Gauguin dà la nausea.
Paul per un attimo vorrebbe dirgli che lo trova inquietante, ma si limita a fare una smorfia annoiata. "Niente di che."
Dà un altro morso alla mela e si siede su una poltrona ammaccata. Vincent abbozza un sorriso mesto. "A me fa paura."

Si alza e muove qualche lento passo per la stanza. L'altro lo guarda stupito: mai Vincent è così calmo, soprattutto mentre dipinge. I suoi gesti sono sempre così nervosi, scattanti, come una bestia, un animale in gabbia.
"Che sciocchezza, è solo un quadro. Tu e le tue paranoie..."
"Non lo vedi?"
"Cosa dovrei vedere, di grazia?" ringhia Paul, sempre più irritato.
"L'abisso. C'è, io lo vedo. Lo sento." Vincent indica con un cenno del capo il dipinto. Il collega segue il suo sguardo, e di nuovo, per un attimo, la sua anima trema d'inquietudine davanti a quel cielo vorace.

"E se guardi nell'abisso, allora l'abisso guarda in te..." sussurra l'olandese. Paul si alza di scatto e lo afferra per le spalle, spingendolo con violenza contro il muro. "Piantala, santoddio!"
Vincent lo guarda con smarrimento. "E guarda in me, e divora la mia anima. Manca poco, e i corvi lo sanno. Si alzeranno presto in volo."
"Smettila con queste follie. Finirai di nuovo in manicomio!"
"Che importa? Tanto avevi ragione tu: sono pazzo. Un misero pazzo, un parassita che per tutta la sua vita ha bevuto tanto, scopato poco, e dipinto allucinazioni."
Fa per continuare, ma l'altro lo bacia all'improvviso. È un bacio brusco, violento, e le loro bocche hanno il retrogusto dell'assenzio bevuto la sera prima. Dopo qualche secondo Gauguin si separa da Van Gogh, che ha le gote rosse, le mani gialle e blu, e tante sfaccettature d'emozione negli occhi.

"Perché sei così? Maledettamente lontano..." mormora Paul a denti stretti, toccando il suo corpo con rudi carezze. Si spogliano con mani che dipingono e si macchiano, e la loro nuda pelle ora reca gli oleosi segni di notti burrascose, il blu più vivo della luce stessa e le spighe di grano dorato, il giallo maturo da mietere. Vincent è preda sul pavimento, e Paul sopra di lui lo bacia e gli entra dentro. Le loro labbra e le loro gole luccicano di sparse gemme di saliva, e i loro gemiti sono frammentati come il selciato davanti al bordello della sera prima. L'assenzio e le candele nei bicchieri verdi; le puttane che sorridono con denti gialli di nicotina e le labbra imbellettate; la tomba di quello che avrebbe dovuto essere l'unico Vincent Van Gogh. A ricordargli per tutta la vita che era nato sbagliato; un'anima già decomposta, pescata da qualche sadica divinità in una palude velenosa.

E la tela che si squarcia sotto una follia troppo grande, una pazzia stretta come le cinghie dei letti del manicomio; e i cui sussurri sono i sussurri della gente che lo evita, e sono le sensuali lusinghe della signora con la falce che gli sorride in mezzo ai campi, e la cui dimora è una fossa di letame con una pistola scintillante e un proiettile bruciante nell'addome.


Il sudore si mescola alla saliva, e ogni carezza è un Iris e ogni bacio è un Girasole;  una Primavera in Autunno; ogni spinta l'uno nell'altro è una boccata d'aria dentro la casa gialla. I loro corpi intrecciati sono spezzati dagli ansiti, e i loro caldi respiri bruciano come fuoco; l'incavo della spalla di Vincent marchiato da quell'attizzatoio ardente che è la bocca di Paul. E Gauguin tocca i capelli di Van Gogh, e pensa che sono come le foglie rosse delle viti nella vigna rossa. Quando c'era stata la vendemmia scarlatta, e la felicità non era mai stata così a portata di mano.

Le loro mani.
Blu e giallo, frammenti sulla pelle, colori colati da una tavolozza contaminata dallo schifo della razza umana; occhi labbra mani polmoni cuore, acquaragia...


...È finito tutto.
Con un tremito di corde vocali, un refolo di razionalità duro e ghiacciato come un feto nato morto; un impeto di rabbia che è solo spavento, paura del filo rosso che porta a quell'anima divorata da una famelica follia. Gauguin si allontana da Van Gogh, cercando di strappare le cuciture; e sa che è inutile, ma la sua indole ha sempre rifiutato la sottomissione, e meno che mai al destino.
Se ne andrà. Una fuga la sera tardi, dopo aver evitato un bicchiere lanciato da una mano ubriaca e maldestra. Dei passi, la lama brillante di un rasoio, due anime che si guarderanno dentro per un attimo. L'abisso che spaccherà la strada sotto i loro piedi.

Tempo dopo, uno sparo ammazzerà il silenzio di un campo di grano; farà tacere i mormorii dei cipressi e sbocciare un fiore di sangue nel ventre di Vincent.

E Paul vedrà i corvi volare.




*****









Nota dell'autore:

Ci sono alcune cose di questa storia che forse devo spiegare.
Il feto nato morto, l'unico Vincent: il vero primogenito dei Van Gogh, che non rammento bene se è nato morto o morì poco dopo il parto. Comunque, durante la sua infanzia Vincent vide praticamente sempre la tombra del fratello con il suo stesso nome. Non penso che gli abbia giovato molto, hurm. ò_ò

E se guardi nell'abisso, ecc.ecc.: è una citazione di Nietzsche che lessi su Watchmen, il mio fumetto preferito. "Battle not with monsters, lest ye become a monster, and if you gaze into the abyss, the abyss gazes also into you."

Ovviamente, i riferimenti agli iris e ai girasoli sono legati ai quadri di Van Gogh, e quello della vigna rossa e la vendemmia è basata sul dipinto "La vendemmia (Miserie umane)" dipinto da Gauguin nel periodo trascorso ad Arles con Van Gogh. Periodo finito con il litigio e il bicchiere lanciato da Vincent, che poi rincorse Paul con il rasoio in mano, si guardarono, e infine il primo torno a casa. Dove poi si tagliò l'orecchio. è.è

Ah, un'ultima cosa: le date della storia sono un pò sballate, chiamiamola licenza poetica. Gauguin fu ospite di Van Gogh dal 29 Ottobre al 23 Dicembre 1888 circa, ma il dipinto a cui quest'ultimo sta lavorando nella storia, ovvero il "Campo di grano con volo di corvi", fu eseguito solo a Luglio 1889. 





  
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