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Autore: NotFadeAway    14/11/2012    1 recensioni
Severus, adesso tu sei libero, libero di andare avanti, di là c’è qualcosa che ti aspetta, potresti rivedere chi hai perso e chiudere qua la tua partita con il mondo. Hai già dato tanto, hai sofferto, adesso di meriti un po’ di pace. Oppure potresti scegliere di aiutare me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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4 marzo 1998
 
Il rumore della Materializzazione di Severus spezzò la quiete delle prime ore del mattino, era riapparso nel vestibolo di casa propria, con un complesso contorcersi di stoffa nera.
Mise piede silenzioso nel salotto, le luci erano tutte spente e la figura stravaccata di un uomo si confondeva con la tappezzeria nell’oscurità. La sua vena di bontà al momento era in secca, così prese la bacchetta e fu ben lieto di dare il buono giorno a Sirius con un Incantesimo Pungolo.
Il dormiente fece un salto ed emise un grido, massaggiandosi il sedere come se fosse stato punto da qualcosa di particolarmente affilato.
-Vedo che sei sveglio. Sono tornato. Vattene. – esordì Severus, iniziando a prendere la via delle scale, mentre ancora parlava.
Sirius si lanciò in una serie di improperi, cercando freneticamente la propria bacchetta, ma, suo malgrado, la trovò troppo tardi, quando l’uomo in nero era già lontano.
Severus aveva la sensazione di essere stato sedato, come se qualcuno avesse costruito un argine, che impediva ai suoi pensieri di scorrere. Entrò nelle stanze delle bambine, per controllare che stessero bene, poi si assicurò che Black e Loise si fossero chiusi la porta alle spalle e filò in camera sua.
Fu quando affondò nel cuscino che la pressione ruppe la diga e ogni cosa gli rovinò addosso. Si sentì soffocare, schiacciato dalla foga con cui tutto gli si stava rovesciando nel petto. Continuavano a rifluire i nomi delle persone che avrebbe perso, una volta e per sempre. Si urlò contro che era stato uno stupido a fidarsi di Silente, che era stato un ingenuo a credere veramente che un semplice congegno poteva cambiare ogni cosa. Adesso gli sembrava tutto così ovvio e lineare, perché non ci era arrivato prima?
il suono del campanello lo fece tremare di rabbia: chi diavolo era alle cinque del mattino?
Si alzò quasi ringhiando, sull’orlo di una crisi di nervi, giurando a se stesso che quella era la volta buona che avrebbe ucciso Black.
Ma non era Black. Era Silente.
La vista della pacata figura in bianco fu come una doccia fredda per l’uomo in nero. Lo fissò, impalato, per un istante, poi gli sbatté la porta in faccia, rivolgendosi di nuovo verso le scale, i pugni così stretti, che le nocche erano ormai bianco latte.
Sentì un “Crack” alle sue spalle e vide con la coda dell’occhio che il vecchio era entrato nella stanza. Questi non disse nulla, rimase fermo al centro dell’ingresso, con le mani l’una sull’altra, poggiate sulla pancia.
Severus si fermò. In fondo voleva sapere cosa aveva da dire, quali folli scuse avrebbe messo su per giustificare lo sgarro più grande che avrebbe mai potuto tendergli. Ma Silente non parlava, continuava a stare zitto. Dopo cinque minuti di silenzio, la cosa divenne insostenibile.
In un ultimo sprizzo di lucidità, Severus lanciò un Muffliato verso le scale, poi si voltò.
-Come hai potuto?! – fu freddo, diretto e glaciale.
Silente ricambiò il suo sguardo, ma non a lungo.
-Lascia che ti spieghi… hai letto la lettera … -
-Non mi importa un accidente della lettera. Come-hai-potuto? – il tono della voce si alzò. Scandì le ultime parole, come se ognuna di esse fosse un’occasione per sputargli addosso.
-Scusami, hai ragione ad essere arrabbiato. Sono qui per questo … -
-Se hai qualcosa da dire, bene. Se no vattene. Immediatamente – lo guardò, truce.
-Tu ascoltami, me ne andrò appena tu lo vorrai. –
L’uomo non disse niente, Silente lo prese come un cenno di assenso.
-Ho scoperto la Clessidra in uno dei miei ultimi viaggi, neanche un anno prima che morissi. – iniziò – Era un oggetto rarissimo, del quale persino io avevo solo sentito alcune voci, molti pensavano addirittura che fosse solo una leggenda. Così mi misi all’opera e alla fine scoprii come funzionava: cambi una cosa nel passato e vedi le sue conseguenze nel futuro. Generi una nuova realtà, contemporanea a quella precedente, nella quale tu puoi vivere come facente parte di essa, senza creare paradossi temporali o distruzioni cosmiche. Era molto usata nel Medioevo, ma da allora se ne erano perse le tracce.
Quando venni in possesso di questo particolare esemplare e fui finalmente in grado di usarlo, seppi subito dove andare: tornai al tempo in cui ero giovane, pochi giorni prima della morte di mia sorella e impedii le circostanze che  causarono la sua prematura dipartita. Poi feci ritorno al 1996 e per un anno ho vissuto in quella nuova realtà. Ariana era ancora viva, aveva avuto dei figli, che avevano avuto a loro volta dei figli. Io avevo dei nipoti. E avevo un uomo. Si chiamava Gilbert, non l’avevo mai conosciuto in questa realtà, ma in quella, lo amavo – Severus non poté fare a meno di notare che stava iniziando a piangere – Poi è scoccata l’ora e io sono dovuto tornare.
È stato probabilmente uno degli anni più felici che io ricordi, ma non il più felice, perché io sapevo che presto sarebbe finito. Capisci cosa sto dicendo? Ero sempre moderato nelle mie gioie, nelle mie emozioni, come se stessi leggendo un romanzo, che sai che, dopo qualche centinaio di pagine, finisce e la vita continua. Non mi sono lasciato prendere, o almeno ci ho provato. Alla fine forse il distacco è stato più facile, ma solo perché non ho vissuto tutto con l’intensità che avrei voluto. – fece una pausa – Non volevo trasmettere questo peso a te, Severus. Anche tu hai avuto il tuo bel casino di vita, nell’altra realtà, e siccome potevo evitarti questo pensiero superfluo, l’ho fatto.–
-Così hai pensato che illudermi fosse una soluzione migliore – sibilò.
-No, ho pensato che siccome prima o poi il sogno sarebbe finito lo stesso, tanto valeva che almeno una parte di esso lo vivessi con l’intensità che meritava – rispose il vecchio.
Severus si guardò attorno confuso, come se non riuscisse a venire a capo della situazione, per quanto sapeva che una parte di ragione era di Silente, non riusciva a sopportare l’idea di esser stato preso in giro in quel modo.
-Ti sbagli, se avessi saputo tutto dall’inizio,adesso non mi troverei in questa situazione e avrei vissuto tutto a maggior ragione con più intensità, proprio perché doveva finire! – ribatté, la calma tolse il disturbo.
-E’ quello che credevo anche io! Ma fidati, inizialmente è così, ma dopo uno, due mesi, tutto cambia. Stai continuamente sul chi va là, facendo attenzione a non lasciarti coinvolgere troppo, perché sai che farà solo più male, dopo e … -
-E non hai pensato che, non dicendomelo, io mi SONO lasciato coinvolgere?! Non hai pensato a cosa sarà di me, quando dovremo tornare?! – sbraitò.
-Non capisci, Severus. Ha fatto malissimo lo stesso, anche sapendo la verità dall’inizio –
-No! Non è la stessa cosa! Eri preparato! –
-Non si è mai veramente pronti per una cosa del genere – rispose grave.
-E allora perché me l’hai proposto?! – stavolta gridò, perdendo completamente le staffe.
-Non dirmi che avresti preferito che non fosse mai accaduto, perché non ci crederò mai! –stavolta a parlare freddamente fu Silente.
-Non mi serviva altro dolore, Silente! –
-Stare male perché qualcosa di bello è successo ed è finito, è sempre meglio che stare meno male, perché qualcosa di bello non è mai cominciato – ribatté Silente.
-Vallo a raccontare ai cioccolatini! Cosa me ne dovrei fare di una risposta del genere, secondo te?! –
-Severus, perché non ci sediamo e ne parliamo con più calma. La rabbia non ti porterà da nessuna parte. – fece un passo per avvicinarsi all’uomo in nero.
-Tu non lo sai cosa mi aspetta, quando torno! – gridò – Per te è facile,morirai neanche due mesi più tardi! E io, non solo dovrò ucciderti, dopo stanotte con immenso piacere, ma dovrò passare un anno di merda! E poi morire di nuovo! –
Silente sospirò.
-Hai ragione, non ti aspetta nulla di facile. Non si può cambiare niente di quello che è già successo, temo. Ma non ne è valsa forse la pena? –
La risposta era “sì”, quindi non disse niente.
-Silente, io non voglio tornare in quel posto. Perché, dopo tutto questo, dovrei tornare in una realtà nella quale già so che devo morire?! Tanto vale che mi uccida il 1 maggio in questa realtà. Sarebbe la stessa cosa. Anzi, me lo faresti questo grande favore? Vorresti uccidermi tu? – disse, in tono provocatorio, ma tutto sommato non stava scherzando.
-Ecco, questa è l’ultima cosa che devi fare. Non puoi ucciderti, perché se tu morissi allora accadrebbero due cose: il fatidico equilibrio spazio-temporale verrebbe a saltare e i tuoi figli rimarrebbero senza un padre, così come Lily senza un marito – rispose.
-Perché cosa cambierebbe se io me ne andassi? Accadrebbe la stessa cosa. Rimarrebbero comunque senza … - poi parve avere la risposta – E invece no – disse quasi solo a se stesso – Per loro non cambierebbe nulla. “Io” esistevo prima di venire qui, ed esisterò anche dopo che me ne sarò andato. Tranne che non sarò più io… -
Silente fece un’espressione triste.
-Ahimè,  hai colto il punto, Severus. Adesso è come se la tua coscienza di fosse impiantata nel corpo del Severus Piton di questa realtà alternativa, il due maggio tu, e per te intendo solo la tua coscienza, tornerai nella tua realtà, mentre il Severus Piton di questa tornerà a essere quello di prima. È avvenuto solo uno scambio di coscienze. Per chi rimane qui non cambierà niente, non noteranno il cambiamento, a  meno che tu non decida di dirglielo. –
Il respiro di Severus diminuì di botto, come se tutta la rabbia si fosse aggiogata a quella rivelazione. Non ci aveva riflettuto prima su cosa sarebbe accaduto per chi restava in quella realtà, ma ora che avevano posto l’accento su quell’argomento, si era reso conto che aveva sempre creduto che, andandosene, anche la sua famiglia avrebbe perso lui. Ma così non era. Era tutto suo il problema.
-Ma quindi questa realtà esiste, Silente. Non è un’illusione –
-No, non lo è. Esiste da qualche parte in qualche unità temporale. Ma non può essere la nostra. –
-Ho capito. Devi dirmi altro, Silente? – chiese, tornando all’impassibilità di sempre.
-Non credo. Se non vi saranno inconvenienti, mi vedrai solo quando sarà strettamente necessario. Ti verrò a prendere qui la notte del due maggio – concluse – Ciao, Severus. Mi dispiace. –
Severus non si mosse per salutarlo, perfettamente immobile dove stava, disse semplicemente: - Ciao – e gli voltò le spalle, prima ancora che si Smaterializzasse.
L’uomo era tornato solo. 
   
 
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