"Più veloci, avanti, più veloci!"
Tentai con tutta la mia determinazione d'incrementare il numero di
flessioni al minuto, ma dopo un quarto d'ora ero sfinito e senza fiato.
"Cosa fai, soldato, ti arrendi? Mai arrendersi in ambito di
guerra!"
Rivolsi uno sguardo appannato all'addestratore, mentre le gocce di sudore
scendevano inflessibili sul mio volto affaticato.
"Mi hai sentito?" continuò quello, avvicinandosi "Scattare,
forza, scattare!"
Con l'ultimo respiro affannoso, mi armai di buona volontà e ripresi ad
allenarmi.
Nella terra sacra di Marijoa, mi era subito parso
evidente che l'addestramento non sarebbe stato una passeggiata: infatti avevano
diviso immediatamente in gruppi i nuovi arrivati, e il giorno seguente avevano
già cominciato gli allenamenti.
Ore sei: sveglia; ore sei e mezza: colazione; ore sette: lezione di kendo;
ore otto: lotta corpo a corpo; ore nove: lezione speciale Rokushiki; ore dieci: addestramento con armi da
fuoco; ore undici: lezione di resistenza in situazioni estreme; ore dodici:
esercizi liberi; ore tredici: pausa pranzo.
E si continuava così per tutto il pomeriggio, in vortice continuo di sforzi
fisici e ambizione. E di quest'ultima bisognava averne proprio tanta, per non
mollare tutto il primo giorno...
"Necessito una boccata d'aria..." annaspai una volta, rialzandomi
a fatica dopo la prova di resistenza.
Quella mattina ci avevano fatti immergere in un'acqua infestata da piranhas e squali bianchi, facendo sì che mettessimo in
pratica gli insegnamenti difensivi che ci avevano mostrato la settimana
precedente.
"Cos'è che necessiti?" si avvicinò l'addestratore, implacabile
"Non credo di aver sentito bene..."
"Una..." balbettai, ma un violento pugno allo stomaco mi fece
zittire all'istante.
Fu allora che imparai che avrei dovuto cavarmela da solo, sempre e
comunque. Vivere in quell'ambiente ostile non faceva altro che rendere le cose
ancora più difficili, ma avrei dovuto farcela. A tutti i costi.
I primi cinque mesi furono i più duri: portavo il mio corpo oltre il limite
e spesso stramazzavo al suolo senza più un briciolo di forze. Ciò che mi
rincuorava era il massiccio ricovero di cadetti in infermeria, soprattutto dopo
la prova in acqua: sentirmi uno dei pochi 'superstiti' giovò non poco al mio
orgoglio.
Poi, il sesto mese, arrivò Rob Lucci...
"Buon pomeriggio, Karl" entrò in palestra con aria solenne,
squadrandoci tutti da capo a piedi con diffidenza.
"Buon pomeriggio a lei, Signor Lucci" si prostrò il nostro
allenatore al suo cospetto "Cosa la porta da queste parti?"
L'altro fece qualche passo avanti, non staccando gli occhi da noi e facendo
ondeggiare il suo cappotto nero "Come procede l'addestramento delle
reclute?" chiese dopo un po', incurante della domanda precedentemente
postagli.
L'allenatore fece un sorrisetto furbo "Può testare con mano, se ne ha
voglia"
Lucci proseguì il suo cammino indagatore, facendo rimbombare nell'ambiente
silenzioso il rumore delle sue scarpe. Poi un sorriso beffardo gli increspò le
labbra "Mi tenti, Karl"
"Ne ha tutto il diritto, Signor Lucci, io sono solo..."
"Solo un momento, però. Devo essere ad Enies
Lobby entro mezz'ora" il suo sguardo s'incrociò pericolosamente con il mio
"Tu, vieni avanti"
Sobbalzai. Aveva detto proprio a me?
Mi avvicinai lentamente, non sapendo se sentirmi onorato per essere stato
scelto tra tutti i presenti, o avrei dovuto temere quell'uomo che sprigionava
superiorità da ogni singola cellula.
I suoi occhi neri scavarono a fondo nei miei, mentre gli altri osservavano
intimoriti "Qual è il tuo nome, soldato?" chiese semplicemente.
Storsi il naso: possibile che uno del suo calibro volesse sapere il nome di
un novellino qualunque?
"Mi chiamo..." tentai comunque di rispondere ma, come a conferma
dei miei pensieri, un potente destro cercò di abbattersi nel mio corpo, approfittando
della distrazione.
"Tekkai" reagii
immediatamente.
I cinque mesi di addestramento mi avevano insegnato a non farmi cogliere
alla sprovvista, ma ciò non bastò ad impedire a quella forza sovrumana di
penetrarmi lo stomaco. Infatti, dopo una debole resistenza, Rob
Lucci mi scaraventò a terra senza troppe cerimonie.
"E' così che si comportano i tuoi uomini di fronte a una minaccia,
Karl?" alzò un sopracciglio "Piuttosto deludente"
"Shigan" mi rialzai e
cercai di attaccare quell'uomo che mi aveva umiliato, ma finii col causare
soltanto ilarità al mio avversario: Lucci si era scansato facilmente, sotto gli
sguardi allibiti dei presenti.
"Siamo vivaci, eh?" aveva ghignato con tono crudele "Karl,
permettimi d'insegnare le buone maniere ai tuoi uomini indisciplinati...Soru"
Fu un istante: l'addestratore cercò di aprire la bocca, ma non ebbe il
tempo di replicare, intanto Lucci mi afferrò per il bavero della divisa e mi
spedì dritto nello specchio che ricopriva la parete della palestra di Marineford, provocando un fastidioso rumore di vetro.
Il silenzio regnò per i successivi dieci secondi, mentre mi rialzavo
tremante e inghiottivo sangue. Cercai di strapparmi dal braccio i pezzi di
vetro e mi pulii la bocca bagnata.
Quello era un diavolo...
"Sei un bravo ragazzo" si era fatto schioccare le ossa del collo
"Ma questa vita non fa per te" s'incamminò verso la porta con aria
sdegnosa.
"Si-Signor Lucci..." balbettò Karl "Lo specchio...no-non ce
lo rimborseranno..."
Lucci gli rivolse uno sguardo sprezzante e carico di disgusto "Lo specchio..."
ripeté in un sibilo, dopodiché gli si avvicinò lentamente e gli lanciò addosso
una cascata di quattrini "Comprati un po' di dignità, adulatore
opportunista" e sparì oltre l'uscio, lasciandoci in un clima teso e
umiliato.
Karl si tolse le banconote dalla faccia, rosso in volto "Che avete da
guardare?" sbraitò "A lavoro, SUBITO!"
Più forte. Più forte. Ancora più forte.
Avrei dovuto impegnarmi al massimo, se volevo sperare di raggiungere almeno
un terzo della potenza di Rob Lucci.
Quell'uomo mi aveva davvero strabiliato: padroneggiava le Rokushiki come fossero pane, nel suo sguardo si
percepiva una ferocia fuori dal comune e aveva una forza che avrebbe messo
fuori gioco anche il più pericoloso dei criminali.
Voglio diventare come lui, pensiero che mi accompagnò durante i
successivi mesi di addestramento, pensiero che mi diede la grinta di tirar
fuori gli artigli e di mostrare agli altri che ero degno del titolo a cui
ambivo, pensiero che ebbi la determinazione di tradurre in abilità, divenendo il
migliore in tutte le discipline e suscitando l'invidia delle altre reclute,
pensiero che mi fece perdere di vista la ragione e spesso mi fece comportare
come uno scellerato.
Per questo motivo, l'adrenalina era alle stelle quando, un giorno, Karl ci
comunicò che eravamo pronti per la missione prova...
"Al termine di essa, eleggeremo chi tra voi ha mostrato più talento e
valuteremo chi potrebbe essere in grado di partecipare anche a missioni più
importanti. Pertanto...vedete di non tremare come donnicciole svenevoli"©
Capitolo
estremamente breve e vi chiedo scusa, ma non avevo proprio nient’altro da
aggiungere. Entra in scena Rob Lucci in veste di
‘pezzo grosso’, perché come ben sapete lui faceva parte delle forze governative
già a quindici anni (ed era già considerato pericoloso).
Un’altra
cosa: non so se l’addestramento delle reclute delle Cipher
Pol è uguale a quello dei giovani marines, né se si tratta
di un addestramento unico. Se voi siete più informati di me, per favore, non
esitate a farmi notare eventuali errori. Se
sbaglio mi corrigerete! xD Gli allenamenti quotidiani ovviamente sono
inventatissimi, ma spero di essermi avvicinata almeno un po’ a quelli reali.
Stavolta
ci sono andata un po’ più pesante con la musica, infatti mi sono lasciata
ispirare da “Fuel” dei Metallica…ma non ve la
prendete con loro per ciò che ne è uscito! xD