Reverse.
[Dove
la
situazione non è tanto male… Di più!]
«Così non si può andare
avanti, lo capisci vero?» Hermione Granger, Caposcuola e
presunta (perché
quanto ci sia di vero, nell’affermazione a seguire,
è ancora tutto da chiarire)
migliore amica del Salvatore del Mondo Magico della loro generazione.
Altresì definito Harry
Potter.
Ma dal suo punto di vista
potete anche dimenticarvi del nome.
Perché, il sempre
sopracitato Potter, si trovava nella condizione di finire a marcire in
un
angolo del castello sotto forma si spirito vagante. E si sa che gli
spiriti
vaganti non hanno un nome.
Solo soprannomi.
Che ne pensate di
Sfregiato? (No, a chiunque se lo chiedesse, non è stata
un’idea mia. Un
biondino di passaggio me l’ha suggerito in cambio di una
piccola proroga della
sua comparsa. Povero, non aveva finito i compiti di Pozioni).
«Non vedo il problema»
Harry Potter, stravaccato su una delle poltrone della Sala Comune,
stava
leggendo una copia del Cavillo che qualcuno – probabilmente
Ginny – aveva
dimenticato davanti al camino.
«Non capisci…?»
Ron si chiese se non fosse
il caso di alzarsi dalla comodissima poltrona, che lo ospitava da ormai
un paio
d’ore – quando quella discussione era cominciata
– e andare a pararsi tra quei
due. Davvero, non capiva nemmeno lui il problema.
Chissà cos’aveva tanto da
lamentarsi Hermione.
In fondo Harry aveva solo
sfottuto il furetto brillantinato e si erano rotolati per un
po’ senza che
nessuno li fermasse. E poi il moro aveva rimediato solo un occhio nero
e un
graffio sulla guancia.
Il Serpeverde invece aveva
qualche ciocca di capelli in meno ed entrambi gli occhi pesti.
Era una buona azione
quotidiana.
«La Professoressa McGranitt
ha tolto duecento punti a Grifondoro. Duecento»
ripeté, raggiungendo toni che
mai aveva sfiorato prima. Persino Neville, impegnatissimo a leggere
l’ultima
uscita di Pollice Verde – la Bibbia per
chiunque anche solo apprezzasse
Erbologia – alzò gli occhi per un nanosecondo.
«Tanto i punti che perdo
li recuperi tu subito» alzò le spalle Harry,
deciso a non farsi deconcentrare
da tali quisquilie. I Paddelngton United avevano perso
un’altra partita,
accidenti.
«Ma ti sembra una cosa su
cui contare?» strillò scocciata la mora,
altrettanto determinata a non lasciare
cadere la questione.
«Perché? È vero».
«Ronald! Tu non
intrometterti!» Ron decise saggiamente di battere in
ritirata. Quando Hermione
lo chiamava a quel modo gli ricordava troppo sua madre e lui, povero,
troppi
traumi infantili non li poteva più sopportare. Doveva
tenersi qualcosa per
l’adolescenza.
«Insomma Harry!» esclamò
per l’ennesima volta.
Nessuno ne poteva
veramente più.
Non Neville che aveva
alzato nuovamente la testa dal libro per sospirare affranto. Non Ginny,
che era
tornata a recuperare la propria rivista e aveva sentito quanto era
stato detto
negli ultimi due secondi, decidendo che ne aveva già
abbastanza e che se ne
sarebbe tornata in camera. Al diavolo la nuova ricetta per la lozione
dei
capelli.
Non Seamus e Dean, che
passavano più tempo dietro ai casini che stavano nascendo
piuttosto che al loro
personale divertimento, e quello non era affatto giusto.
Né Hermione, che ne aveva
fin sopra i capelli, e questo era tutto dire.
Non Ron, nonostante si
divertisse da morire nel vedere il Malfuretto uscirne malconcio.
Sì, perché non passava
giorno che quei due idioti non si mettessero le mani addosso.
Sfortunatamente
togliendole solo dopo aver lasciato dei souvenir non esattamente
graziosi all’altro.
«Mi spieghi perché?»
sbottò alla fine Hermione, dopo un paio di minuti di
snervante silenzio, mentre
sperava che Harry riflettesse sull’accaduto –
quando in realtà stava contando
quanti galeoni aveva perso nella scommessa con Seamus, sui Paddelngton
–.
«Perché, cosa?» chiese
invece questi distrattamente, sfogliando la rivista fino ad arrivare al
capitolo dedicato ad una miracolosa lozione per capelli, si stava
giusto
chiedendo se avrebbe potuto aiutarlo nel domare il cespuglio
– l’ultima battuta
di Malfoy l’aveva colpito nel profondo del suo spirito
estetico – che si
trovava in testa.
«Non mi dire che non mi
stavi ascoltando?» i ricci abitualmente arruffati della
ragazza sembrarono
diventare ancora più aggrovigliati e selvaggi. Fu solo per
forza dell’abitudine
che Ron si mise sulla difensiva, chiudendo le gambe e tirandosi
indietro.
«No» ammise ingenuamente,
chiedendosi oltretutto di cosa diavolo stesse parlando.
«Non mi ascoltavi…»
La catastrofe.
***
«Stai decisamente
superando il limite, te ne rendi conto, vero?» Pansy
Parkinson non è mai stata
la pazienza fatta persona, ma quel giorno somigliava più che
mai ad una Banshee
inferocita dopo che il cantante di turno le ha soffiato la scena al
festival della
Cultura Musicale del Mondo Magico.
E tutto per quel
decerebrato teppistello biondo che si ostinava a scarrozzarsi dietro da
anni
con il nomignolo di migliore amico.
Altrimenti
detto Draco
Malfoy.
E se ne fregava altamente
del suo secondo nome.
«Non capisco proprio a
cosa ti riferisci» fu la serafica risposta che la raggiunse
da oltre la
spalliera del divano, dove Draco Malfoy se ne stava comodamente
sdraiato e
apparentemente in pace con il mondo intero.
Pansy ebbe come
l’impressione che i capelli le si sollevassero con la sola
forza della rabbia.
«Non capisci?» strepitò
«oggi la McGranitt ci ha tolto duecento punti per la tua
bravata ai danni di
Potter».
«Li hanno tolti anche a
loro» liquidò la questione con una scrollata di
spalle rilassatissima.
«E così adesso ci troviamo
terzi dopo Tassorosso!!»
«E Grifondoro è quarto.
Non va bene?»
«No che non va bene! Non è
una gara solo con i Grifondoro! Di
questo passo rischiamo di non vincere la Coppa delle Case nemmeno
quest’anno!!»
«Tanto i punti che perdo
ce li ridà Piton con gli interessi» altra
scrollatina di spalle, e per un
momento Pansy si chiese da chi avesse imparato un gesto tanto rozzo
«non ti
preoccupare».
«Ma ti sembra un
ragionamento da fare?»
«Perché? È vero».
La mora avrebbe veramente
desiderato prendere di peso il biondino e gettarlo nel bel mezzo della
foresta
proibita senza bacchetta, una candela in testa e con un cartello che
diceva
“Venite a mangiarmi, sono buono”.
Daphne e Theo si
guardarono per un breve momento prima di tornare ognuno alla propria
occupazione: strappare i petali di una margherita carnivora per sapere
se il
suo amore l’amava o meno (il fatto che lui non ne fosse
ancora a conoscenza non
importava, i Grifondoro dovevano essere sempre gli ultimi a sapere) e
stilare
una lista di bevande illegali che sarebbero dovute essere imbucate alla
prossima festa clandestina.
Nessuno dei presenti
quindi poteva prestare seriamente orecchio alle lamentele che la
ragazza
strillacchiava da ormai un’ora. Dove cavolo erano gli stupidi
di Serpeverde quando
servivano? Tiger e Goyle, tanto per fare un esempio. Quelli
sì che sarebbero
rimasti ad ascoltare il suo monologo – perché
rifiutava di considerare le
risposte di Draco come parte della conversazione – come fosse
la Madonna di
Lourdes.
«Dove diavolo è quel
rincoglionito di Blaise?» sbottò alla fine.
«Cos’è? Aspetti che io non
sia nei paraggi per insultarmi?» eccolo l’altro
ingrato migliore amico, che
insieme al teppista biondo la facevano dannare un giorno sì
e l’altro pure.
«Dov’eri? Non hai idea di quello
che-» cominciò ad alzare la voce la mora,
abbandonando per un momento il fianco
della piaga numero uno e piazzandosi con le mani sui fianchi davanti
alla
numero due. Per quel giorno almeno.
«Lo sai che così somigli
proprio alla madre di Weasley?» scosse la testa seriamente,
come fosse sinceramente
sconcertato dal fatto «E le rughe non è che siano
omaggio-»
«Tappati quella fogna»
sibilò, interrompendolo.
«Ma si può sapere cos’è
successo?» chiese finalmente il moro, vedendo lo stato dei
capelli di lei e le
facce scure dei compagni – eccetto ovviamente il loro ingrato
Caposcuola che,
nonostante fosse stato eletto grazie al loro appoggio, non faceva un
fico secco
dalla mattina alla sera – (e dire che Blaise
l’aveva detto che sarebbe stato
meglio eleggerne un altro, ma no….Silente non da mai ascolto
a nessuno).
«È successo» Pansy
sembrava veramente sforzarsi di non gridare qualcosa
d’inappropriato per una
ragazza di buona famiglia quale era «che quel decerebrato
biondo che ci
portiamo dietro ci ha appena fatto perdere altri duecento punti. Dico,
duecento! E tutto perché non ha saputo resistere al saltare
addosso a Potter».
E
poi Blaise si chiedeva perché mai le sfighe
non sembrassero venire mai da sole.
Qualcuno aveva mai provato
a chiudere Draco in una stanza e dimenticare accidentalmente la chiave?
Avrebbe
sicuramente giovato a molti.
«Draco…» il tono scelto da
Blaise era forse l’unica cosa in grado di smuovere il
biondino. Più che altro
perché gli faceva nascere il desiderio di prenderlo per il
collo e rispondergli
per le rime «possibile che tu non riesca a stargli lontano?
Lo odi a tal punto
da volerlo vedere morto e vedere te ad Azkaban? Lo so che adesso che i
Dissennatori sono stati rieducati è diventato un luogo
più vivibile, ma non
credo tu voglia veramente-»
«Tappati quella fogna,
Blaise» sibilò mettendosi a sedere e fulminandolo,
gli occhi chiari carichi di
promesse che il moro sperò seriamente non sarebbe mai
riuscito a mettere in
atto.
«Blay ha ragione» Merlino
grazie, Pansy tornò alla ribalta, riportando
l’attenzione (e i desideri
omicidi) nella sua direzione «questa storia deve finire. O tu
ti chiarisci con
Potter-»
«Quello può pure schiattare
che io gioirei ballando il tiptap con degli stivali chiodati sulla
sua
tomba».
«Wow…» non che Blaise
avesse molto altro da dire riguardo alla poetica
dell’amico.
«Lo immaginavo» continuò
la ragazza, come se l’interruzione non fosse mai avvenuta
«l’alternativa è
ignorarlo completamente. Sii superiore e trattalo con aristocratico
sdegno,
come fai con tutti gli altri».
Draco mugugnò qualcosa
contrariato e tornò a sdraiarsi, posando un braccio sugli
occhi. Poggiandolo
delicatamente, i lividi stavano cominciando a farsi sentire.
Evidentemente
avrebbe preferito la seconda opzione, alzò le spalle Blaise,
facendo per
imboccare il corridoio per le camere.
Anche Pansy sorrise
soddisfatta, accingendosi a riprendere in mano il libro che stava
leggendo un
attimo prima di venire a conoscenza del disastro.
Peccato solo Tiger e Goyle
avessero deciso di entrare proprio in quel momento in Sala Comune, dopo
essere
stati a trafugare la dispensa di Piton di pozioni guarenti per il
povero
principe, confabulando tra loro l’accaduto.
«…e l’hai sentito quello
che ha detto poi, no? Quel Potter».
«Già, che Malfoy non gli
aveva fatto niente».
«Potter ha detto CHE
COSA!?»
Pansy si unì a Blaise (e
ad ogni singolo Serpeverde presente in Sala) in un gemito disperato.
Decisamente non se ne
poteva più.
E fu la catastrofe.
Ho
appena finito di postare Verrat e già arrivo con una nuova
storia su Draco e Harry
(che sia una malattia?). Se devo essere sincera non credo che queste
due storie
possano essere più diverse (se non fosse per il fatto che
hanno gli stessi
attori, si potrebbe dire che non abbiano praticamente niente in
comune), ma ho
pensato che – per la mia salute mentale – un
po’ di sano romanticismo (?) e del
comico facciano più che bene.
Chi
leggerà vedrà (se sopravvive).
Un
bacio
NLH