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Autore: Hoyden    03/06/2007    4 recensioni
E se... un'adolescente in piena cotta per un gruppo famoso avesse la straordinaria occasione di trascorrere del tempo con i suoi idoli? E se la storia si complicasse troppo in fretta? Beh, ho fatto un miscuglio, avevo solo quattordici anni credo :D divertitevi!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-    dunque ragazzi... devo dirvi una cosa importante. Come sapete...-
e la prof di italiano inizia a parlare a manetta... mentre, ovviamente, la maggior parte della classe non la ascolta minimamente. Che palle!!
È sabato mattina e c’è un sole che spacca le pietre... c’è anche un caldo boia in questa classe sminchia sminchia dove in trenta ragazzi siamo stipati come sardine...
Guardo fuori dalla finestra. Il raggi si riflettono sul vetro e quasi non divento cieca. Impreco tra me e me, mentre vedo solo pallini neri sulle palpebre abbassate.
Quanto odio l’estate!!! Non è giusto che negli ultimi giorni di scuola, in cui tutti, e con tutti comprendo anche i prof e i compagni secchioni, sognano il mare e fanno finta di essere completamente votati alla scuola.
Che ipocriti!! Io invece manifesto apertamente le mie idee presentandomi in classe con un lieve abbronzatura rossastra e le lentiggini che si moltiplicano a causa del sole sul mio naso.
Nessuno si è ancora accorto delle mia condizioni, perciò ne approfitto per chiudere gli occhi un attimo, continuando a vedere quei fastidiosi punti neri su sfondo giallo fluorescente che mi fanno venire un’emicrania terrificante e un nervosismo devastante.
In fondo sono nell’ultimo banco nell’angolo, nascosta da un immenso giocatore di pallanuoto con due spalle enormi e la testolina che smebra essere soggiogata dalla montagna di muscoli che la circonda.
Dev’essere difficile camminare senza praticamente vedere dove si va... che triste!!!
-    ... Dopo questo piccolo esame, coloro che sono interessati al lavoro di traduttori e interpreti, possono usufruire delle numerose e, penso per voi, interessanti occasioni che vi si presentano: potrete...-
il resto delle parole sparisce dalla mia mente, inghiottito dalle prorompenti note di American Idiot... seguito da Holiday... e dalla mia, almeno per ora, canzone preferita dei Green Day: Jesus of Suburbia.
Non so affatto le parole, nonostante mi sia applicata per almeno otto anni dalla terza media in cui ho iniziato a conoscerli, per impararle a memoria tutte. Giuro, c’ho provato, e a volte anche con il magro risultato di poter canticchiare qualche ritornello sconnesso...
-    Don’t wanna be an american idiot...- mormoro fra me e me, mentre la mia compagna di banco, che conosco a mala pena e che mi considera una cretina senza cervello con qualche serio problema mentale, mi guarda come al solito, con un’occhiata veloce che esprime pena, disgusto e anche un pò di disprezzo.
Abbiamo gusti diversi in ogni campo, e, ovviamente, anche in fatto di musica. Infatti lei odia i Green, che durano da più di un decennio, a morte.
Finalmente distoglie lo sguardo e continua a seguire il discorso sconnesso della prof.
-... Potrete avere l’occasione di servire finalmente a qualcosa, invece di stare qui a marcire...- e meno male che se ne rende conto almeno lei!!!
-...potrete tardurre dialoghi fra personaggi di discreta importanza nella società odierna...-
E inizia a elencare persone che nessuno di noi ha mai visto o sentito... o vecchi caduti in disgrazia... attori di tutte le età (tranne quelli che realmente interessano alla gioventù...) e infine i cantanti...
-Per chi supererà l’esame con un buon voto, ci sarà la possibilità di entrare in contatto con coloro che interessano a voi, ragazzini ignoranti...- grazie prof!!! -...in fatto di musica... per esempio: Metallica, Planet funk...
Un mio compagno alza la mano: -Si dice ‘Fank’, prof...-
-Sì, sì, va bene, è la stessa cosa... – continua a elencare i nomi di gruppi ormai scomparsi, altri sconosciuti, altri ancora appartenenti all’età giurassica, ma che non volevano arrendersi al fatto di essere superati da secoli, come i Rolling Stones o i Duran Duran... quasi quasi spero di passare con venticinque, il minimo... o di non passare e di avere un debito piuttosto che essere costretta contro voglia a cercare di far capire a dei nonnetti come mi chiamo o cosa ci faccio in America...
La prof, ignara di tutti i commenti che percorrono la classe, continua imperterrita: -... infine ci sono gruppi quasi sconosciuti o recentissimi, che, secondo me, spariranno dopo l’estate...purtroppo però, saranno a disposizione degli alunni che usciranno con trenta o trenta e lode. Anche se personalmente penso sia ingiusto non premiare degnamente gli alunni con maggior talento... i Green Day, i Good Charlotte...-
-Si pronununciano ‘Griin Dei’ e ‘Guud Sciarlott’, prof!!- esclama sempre il mio compagno, tentando di lenire l’ignoranza della prof, mentre i miei pensieri sono ormai privi di controllo... se riuscissi a prendere trenta e lode... potrei vedere i Green dal vivo, e magari abbracciare Trè Cool... o... addirittura... avere un bacio sulla guancia e un riconoscimento pubblico per la mia simpatia e per la mia intraprendenza...
Torniamo alla realtà: non prenderò mai trenta. Il massimo delle mie possibilità è ventinove... o ventotto e mezzo... ma per i Green farò l’impossibile!!
Ma non posso andare in America sola soletta...
Vengo interrotta dal suono della campana di fine lezione. Si torna a casa!! Meno male che sono solo a Genova e in poco tempo, in treno, arrivo subito a Sestri, dove abito.
Ho una casetta carina in centro, che condivido con l’unica amica con la quale siamo rimaste in contatto dopo le medie: Martina. Lei è una fan scatenata dei Green... magari mi da una mano a studiare... e magari andiamo insieme!!
Che bello!! La chiamo subito...
-Pronto?
-Sono Giuggi!! Torna a casa presto stasera... devo dirti una cosetta di una certa importanza...
E, lasciandola sulle spine, senza dirle nulla di preciso, chiudo la comunicazione.
Chissà che faccia farà, stasera... JJJ!!! 

Niente. Nessuna faccia in particolare. È quasi svenuta. È molto pallida e respira a fatica. Poverina, che colpo si è presa!! Però è una buona notizia, perchè la prof. ha precisato che possiamo portare massimo un’amica e/o amico, compreso il fidanzato. Ma, se annche ne avessi uno, chi me lo farebbe fare di portarmelo dietro e rischiare di fraintendere tutto con Tre???
-Non... stai... tu non mi stai facendo uno scherzo, vero?!?- mi chiede, con tono eloquente.
Mi ritengo offesa e mi immusonisco un attimo.
-Ti ho mai mentito?!?- rispondo, guardandola di sbieco.
-Beh, ci sarebbe quella volta in cui...-
-Ok. No non sto mentendo. Te lo giuro. Vorrei che venissi con me, se riuscissi a prendere quel dannato 30. magari riusciamo a raggiungerli ovunque loro siano!!! Pensa...- e mi lancio in una spassionata descrizione del mondo che avremmo potuto affrontare una volta in America.
-Mi hai convinta. E va bene. Ti darò una mano a studiare, ok?! Così sarò sicura del tuo successo. Va bene?!- chiede infine, rassegnata ma impaziente di poter abbracciare Billie Joe e di fregarlo ad Adrienne.
Ho paura che finiremo nei guai. O, perlomeno, verremo arrestate... è quasi sicuro, ma ce la caveremo, spero.
-L’esame c’è... oh oh... shit… tra pochissimi giorni!!! Che sfiga!! – mi ricordo all’improvviso che ho a mia disposizione poco tempo per prepararmi alla perfezione. Perciò Martina impugna i libri di inglese e francese e li apre di scatto, sedendosi velocemente al tavolo.
Iniziamo a studiare tutto lo studiabile e non ci fermiamo finchè non sono le undici di notte.
-é già qualcosa. Se facciamo così per un pò, possiamo farcela.- annuncia, trionfante.
-Certo, certo. Tanto non sei tu quella che deve stuidiare alla follia, no?!- ribatto, stanca morta.
-Non fare tanto la difficile. Sappi che dobbiamo riuscire ad avere quei due posti in aereo, e io farò tutto ciò che è in mio potere per riuscirci!! –
inutile. Ormai è out. Completamente pazza. Ah, quanti problemi.

Insomma, i giorni passano velocissimi, e tutti decorati dagli stessi temi: studio, studio e ancora studio. Mi pento di aver parlato!!
Finalmente arriva il gran giorno. Per fortuna potrò sapere i risultati quasi subito, dopo aver dato l’esame, in modo da non dovermi crogiolare nell’ansia della bocciatura.
-Molinari- mi chiamano in aula. Per fortuna è solo orale. Non avrei resistito alla tensione di due giorni d’esame.
Entro titubante, ma come folgorata da un’idea cretina, chiedo al prof. sconosciuto che mi accompagna:
-Scusi ma... lei... come si chiama di nome?!?-
-Patrick, perchè?-
appena mi risponde, rischio seriamente di essere troncata da un infarto. Questo nome... mi ricorda qualcosa...
Non ho tempo di pensarci, perchè inizia il dialogo.
Dalle cose più elementari a quelle più complesse. Ogni domanda è un punto conquistato. Attacco e difesa, attacco e difesa... proprio come nella pallavolo. Dai Giulia. Le tue compagne contano su di te per questa battuta....
Finalmente l’interrogatorio finisce. Sono così tesa che ogni movimento coinvolge tutto il corpo. I nervi non rispondono molto bene... infine il presidente della Commissione dice:
-Very good. You’re accept.-
Punto! Match vinto dal Sestri!! Mi hanno promossa con lode!!!
Esco ringraziando con un sorriso raggiante e poche parole cortesi. Appena fuori dall’aula stringo a me il diploma e i due biglietti aerei più il contratto. Tre... sto arrivando.
Ho potuto scegliere da chi andare, e mi è andata bene, visto che eravamo in molte in competizione per i Green. Ma le altre hanno preso massimo 29. tiè!!! Nessuno mi può prendere il MIO Tre!!!
Sono felicissima e orgogliosa di me stessa. È un risultato importantissimo!!
Esco dall’edificio e trovo Martina che mi aspetta. Mi guarda per cercare di capire le mie emozioni, ma il mio viso è una maschera di marmo.
-Allora?!?- chiede titubante.
Ho nascosto bene i biglietti nello zaino, per recitare la mia commedia:
-Oh.. non molto bene, purtroppo....-
-Hai preso trenta, veeero?!?-
-No, mi dispiace. –
abbassa il capo e io frugo nella cartella senza guardarla in faccia.
Improvisamente le getto le braccia al collo, coi biglietti in mano, e grido:
-INFATTI HO PRESO TRENTA E LODE!!!-  e le sventolo i documenti sotto il naso.
Il suo viso è trasfigurato da una gioia folle:
-Partiamo domani!!!- esclama tutto a un tratto, saltellando.

Ovviamente, però, bisogna prenotare l’albergo. Lo scegliamo nella periferia di Los Angeles, dove sappiamo hanno la casa loro. Costa una fortuna, ma paga la scuola!!!
Prepariamo le valigie in fretta e iniziamo a fantasticare:
-Chissà cosa mi dirà Billie...-
-You are beautiful...- canticchio stonando appositamente per imitare James Blunt.
Martina non gradisce, e, ridacchiando, mi tira un cuscino in faccia, mentre guardiamo il soffitto sedute sui nostri letti. Io rispondo al bombardamento, così cominciamo una piccola battaglia di cuscini, distruggendo, in senso figurato, la camera.
Almeno finchè un’arma non si va a schiantare sull’a – bat jour sul mio comodino. Questa cade, fracassandosi a terra.
-Ops... abbiamo un problema...- mormoro, mentre la mia amica si alza e valuta i danni provocati.
All’improvviso, però, si siede sul mio letto, mi guarda ed esclama:
-E a noi che ce ne frega?!? Tanto andiamo in America!!!!!-
scoppiamo a ridere come pazze, poi, tra altre chiacchiere, ci addormentiamo sognando Los Angeles.

La domenica mattina è ancora più afosa del sabato. Da schiattare. Noi però non ci badiamo, perchè l’unica cosa che regna nelle nostre teste è la faccia che Adrienne farà nel vedere il suo amato maritino tra le braccia di un’altra.
Arrivate all’aeroporto ci mettiamo un pò a fare il check-in e tutto, ma alla fine ci imbarchiamo quasi saltellando davanti alle hostess che ci guardano male.
Sto vicino al finestrino, perchè voglio essere la prima a vedere il continente che ci ospiterà per ben un mese!!!
Gli steward illustrano il corretto comportamento di bordo, ma noi non badiamo loro. Siamo troppo prese, mi dispiace per loro.
Ci siamo alzate alle 4 del mattino per prendere questo aereo delle dieci... e ora, stanche morte, sempre sognando i nostri idoli, ci addormentiamo. (non fanno altro praticamente...)
Una hostess ci sveglia quando ormai siamo atterrati.
Ci catapultiamo fuori dal velivolo, ma, prima di abbandonarlo del tutto, chiedo ad uno steward:
-Excuse me... could you tell me your name?
-Sure. I’m Patrick.
Non è possibile!!! Di nuovo!!
Raggiungo la mia amica dopo aver cortesemente ringraziato e salutato.
Ritiriamo i bagagli e usciamo dallo stabile. Ci troviamo in piena città. È gigantesca, piena di grattacieli e di auto.
Chiamiamo un taxi. Prima cosa che gli chiedo:
-What’s your name?
-My name is Patrick O’…
-Ok, ok, thanks. Can you …- gli chiedo di portarci prima alla nuova casa, poi di aspettarci fuori e di accompagnarci dai Green day.
Arrivate davanti alla casa di Billie Joe rimaniamo a bocca aperta: è immensa e bellissima!! Attirati dal rumore delle ruote sulla ghiaia del vialetto, esce di casa Mike, che ci viene incontro, sorridendo.
-Hi! Wanna come in?- chiede gentile, dopo che il tassista ci ha lasciate nel vasto cortile.
-But... where’re Billie and Tre? -  Chiedo, ansiosa di vedermi comparire di fronte il batterista.
-Sorry, but... – sbuffa leggermente, poi riprende a parlare, ma stavolta...in italiano!! – và meglio così? Mi capite, vero?-
io e Martina annuiamo stupite.
-Bene. Billie è andato a fare una passeggiata con Chiara, mentre Tre....-
-No, no, stoppa!!- esclamo, ancora più allibita. Chiara?!?! E Adrienne Nesser?!?!  Glielo chiede Martina, più abbattuta dalla notizia di quanto non lo sia io:
-Ma... e Adrienne? La moglie? Chiara è la terza figlia? –
Mike sorride della nostra ignoranza:
-No. È la sua nuova girlfriend. –
-Già...il vecchio Bil ha bisogno di carne fresca!!!- esclama una voce alle nostre spalle. Ma la riconosco. È Tre. Senza dubbio. Me lo vedo davanti con un sorriso malizioso e al suo fianco...
-TU?!?!?!?- esclamiamo stupite io e la mia amica.
Silvia ci guarda innocente, ma basita anch’ella. Di certo non si aspettava noi due, compagne di medie e superiori. Eravamo amiche, e credo lo siamo ancora, anche se lei ha rinuciato a noi per andare a vivere con Chiara. Giusto, Chiara!!! Ecco chi è!! Lo stesso pensiero colpisce anche Martina, che si rabbuia.
-Vi conoscete? Poverine, per quanto avete dovuto sopportare questo mostro?- chiede Tre, con un sorriso ironico e con un’aria falsamente dispiaciuta. Nonostante la situazione, non posso fare a meno di esibire un sorrisino timido e tirato. La nostra amica gli tira un pugno allo stomaco, ma lui para... e allora succede l’inimmaginabile!!! La prende per i fianchi, la solleva da terra e... la bacia.
Io ci sto male. Malissimo. E mi viene da vomitare... Martina non è in condizioni migliori, poverina. Sperava di poter abbracciare Billie, e invece...
Ma anche la mia situazione non è migliore. Lo accetterei persino, se non avessi, in fondo al cuore, la sicurezza che Silvia non lo ama veramente...
-Bene...- ricomincia Mike, cercando di rompere il ghiaccio, - ... perchè, per il mese che resterete qui, non alloggiate nella nostra casa? Ormai non è più solo di Billie, perchè Tre ha venduto la sua per...- nessuno lo ascolta più. Almeno, non io.
Come un’eco lontano, sento la mia compagna di viaggio che sussurra: -No, grazie. Non siamo qui per restare così a lungo. Probabilmente torneremo a casa massimo in questa settimana, non appena Giulia – mi indica tristemente. Vorrei non essere io la causa della sua permanenza forzata...- avrà finito le sue traduzioni. Vero, Giu?- mi chiede poi.
-Sì, sì, certo...- mormoro, in risposta. Il bassista mi guarda preoccupato. Gli rivolgo un altro sorriso privo d’allegria, e mi volto verso Tre. Un suo braccio circonda la vita di Silvia... no, non posso accettarlo. Non resisto più.
Sento gli occhi che mi si inumidiscono velocemente, finchè sono troppo gonfi per evitare lacrime.
Allora piango. Davanti a tutti, silenziosamente. Davanti a Tre Cool, che mi fissa sbigottito. Davanti a Martina, che cerca a stento di trattenersi dall’imitarmi. Davanti a Mike, che sembra quello più in ansia. Mi fa un pò pena, solo in mezzo ai suoi amici... e anche davanti a Elisa, che capisce il motivo e mi sorride in segno di scusa o forse in segno di vittoria: “non lo avrai mai, perchè è mio.”
Per un momento li odio tutti, vorrei sprofondare e svanire dalla faccia della Terra. Dimenticare tutto, tornare a Sestri e ricominciare da capo.
Ma no, come potrei?!? Ora sono qui. Benissimo. Lotterò per ciò che voglio, che desidero ardentemente con ogni parte del mio corpo e della mente. Lotterò per quel dannato batterista e lo convincerò. Sì, ci riuscirò, dovessi aspettare anni o millenni, giuro che ce la farò!!!
All’improvviso mi accorgo del fatto che sono in ginocchio, che sono arrivati anche Chiara e Billie per mano davanti a Martina, del fatto che ho smesso di piangere e... del fatto che ho una mano sconosciuta sulla spalla... mi volto lentamente, fino a incrociare due iridi azzurro intenso e un sorriso privo di ogni ironia.
Per un attimo penso di essermi inconsciamente affezionata a quel povero sfigato di un bassista solo e abbandonato al suo dentista. (destino) in fondo, da giovane era proprio carino...
Poi mi alzo lentamente. Tre non stringe più Silvia, perchè si è chinata vicino a me, e vedo che rabbrividisce all’occhiata che le indirizzo. Martina sta fissando, piena d’odio che straripa, la coppia sopraggiunta da poco, mentre Chiara mi saluta con una cordialità che mi sembra un pò finta. Di cos’ha paura?! Che le porti via quello smidollato di un drogato che ha per fidanzato?!? Poi, d’improvviso, mi rivolgo a Billie:
-Ciao... allora, Mike ci ha proposto di restare qui, per il mese in corso. E noi... accettiamo con piacere!- esclamo, con allegria studiata e un raggiante sorriso, che non si estende però, anche agli occhi.
La mia compagna di viaggio mi guarda costernata, ma io le rivolgo uno sguardo deciso. “Vinceremo” le comunico.

   
 
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