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Autore: _bomersgirl    16/11/2012    1 recensioni
Voi credete nei vampiri?
Voi credete che i vampiri sono solo quelli in versione Dracula?
Beh, anche io credevo che esistessero solo in versione Dracula ma invece..
Il mondo è pieno di misteri, più vai avanti con la vita e più scopri cosa emozionanti di essa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Il letto di Mason era matrimoniale e, non so come avevo fatto, mi ritrovai sdraiata sul letto al suo fianco, guardando il soffitto, certe volte c’erano momenti di silenzio dove nè io nè lui sapevamo cosa dirci e alcune volte il vuoto era riempito dai sbadigli di Mason. La cosa brutta era dover parlare a un certo tono di voce per non far venire i suoi in camera.
Mason si addormentò, mentre stavamo parlando di come era brutto essere diversi, ma sono più che sicura che non era per quello. Gli ero piombata in camera verso mezzanotte e lui doveva dormire, già, era tanto se era riuscito a rimanere sveglio fino alle tre! Domani se non si fosse svegliato, avrei avuto i sensi di colpa, poco ma sicuro. Lui si addormentò con un braccio sotto alla faccia e su un fianco verso di me. Rimasi un paio di minuti a guardarlo e a capire come una come me potesse piacere a due persone contemporaneamente. Il mio corpo era solamente un corpo, un po’ freddo ma pur sempre un corpo, come tutte le altre. Avevo una faccia con: un naso, due occhi e una bocca, sempre come le altre.
Mi alzai dal letto e vidi che si stava per svegliare, non volevo che si svegliasse di nuovo quindi sgattaiolai di corsa senza che nessuno mi vedesse, cosa molto difficile alle tre di notte!
Corsi verso casa con la testa piena di pensieri, che, ovviamente, non riuscii a togliermi dalla testa. Arrivata sotto la finestra della mia stanza, mi arrampicai ed entrai.
Si saranno accorti della mia assenza?
«Diciamo di si. » rispose Edward alla mia domanda personale e sottolineo personale. Misi a fuoco e lo notai che era sul letto seduto. Andai verso l’interruttore della luce e l’accesi.
«Sai chi stava prima in questa stanza nella casa di Forks? » mi chiese guardandosi intorno, scossi la testa e incrociai le braccia.
«Prima qui c’era la mia stanza e lì Bella accettò di sposarmi.- abbassò lo sguardo verso le sue mani e sorrise. Poi rialzò lo sguardo, e sempre con quel sorriso, mi guardò.- Quella città, quella casa hanno un valore molto affettivo per me. Capisco la tua scappatella, fidati. Perché anche io scappavo di notte per andare da Bella a farla addormentare. Ma quello che non la capirà sarà Carlisle. Sarà dolce quanto ti pare ma deve pur sempre fare da padre. » scoppiò in una risata fragorosa che contagiò subito anche me.
«E tu, scusa, non sei un padre? » chiesi, mettendomi i capelli all’indietro.
«Per Renesmee. Per te sono come un fratello maggiore, un amico, un protettore non so. Tutto tranne che un padre per te, io non ti voglio guidare e non so per quale motivo mi sono subito legato a te. Io voglio essere quella persona così speciale che quando sarai triste io sarò li con te a farti migliorare l’umore. » mi rispose. D’istinto mi buttai su di lui, stringendolo forte, ma così forte che Edward dovette implorarmi di lasciarlo ma non lo feci, solo dopo un po’ lo lasciai. Gli rivolsi un sorriso da ebete e lui si stiracchiò.
«Anche Bella, appena si risvegliò dalla trasformazione mi stritolò e adesso anche tu! » mi disse. Io gli feci il ‘labbruccio’ e mi girai.
«Danieelle, girati. » mi disse, io mi girai piano piano e lo vidi a braccia aperte.
«Però ti prego non farmi male! » mi implorò, andai da lui e lo abbracciai stringendolo forte. Anche io gli volevo bene, tanto bene.
«Un giorno ti denuncerò per violazione della privacy. » gli dissi giocando con i suoi capelli lui si mise a ridere, sfoggiando il suo sorriso più’ bello.
«E che dirai? Senta dovrei denunciare mio fratello, so che sembrerà strano ma lui legge nella mente e beh, viola la mia privacy? » mi disse, guardandomi e ridendo. Ci ragionai un po’ di minuti e accennai con la testa.
«Tu stai male, vado di là. » disse facendomi alzare da sopra le sue gambe e dandomi un bacio sottile sulla fronte. Uscì dalla porta della mia camera con grazia e chiuse la porta delicatamente, da non far neanche un briciolo di rumore.
Rimasi un po’ di minuti impalata, davanti alla porta e poi il telefono mi cominciò a vibrare, lo tirai fuori dalla tasca e vidi che era Tyler.
«Pronto? »
«Danielle sei sola in camera? » 
«Si, perchè? »
«Volevo venire a salutarti. »
«Oh, certo vieni ti aspetto. » quella sera non riuscii a stare da sola.
Mi buttai sul divanetto comunemente usato come ‘letto’ e tenni stretto nelle mani il telefono che poi delicatamente scivolò sull’altro lato del divanetto.
Guardai il soffitto e, della simmetria perfetta in cui il lampadario era perfettamente al centro, (può sembrare strano ma era al centro), tutto ciò lasciava un tocco di perfezione.
Tyler.
Mason.
Erano questi i pensieri che avevo in testa, altro che il lampadario perfettamente al centro.
Presi il telefono e andai su Twitter a controllare un po’ di cose e Tyler aveva sempre il suo bellissimo e fighissimo profilo, io al massimo scrivevo tre tweet.
Mi alzai con la schiena e guardai verso gli alberi e vidi che il sole stava per sorgere,era l’unica cosa bella nel non dover dormire, potevi goderti uno spettacolo del genere.
Il sole sorgeva piano piano, come se stesse uscendo dall’erba.
Tyler entrò dalla finestra che avevo lasciato aperta, gli rivolsi un sorriso e tornai a guardare il sole, che lentamente avanzava all’orizzonte. Tyler si mise vicino a me e mi cinse un fianco stringendomi a lui, poggiai la testa sulla sua spalla, sempre guardando dalla finestra. Il sole aveva tutte le sfumature del rosso, arancione e del giallo, era spettacolare e goderselo con la persona a cui si tiene, lo rendeva ancora più bello.
«E’ bellissimo. » disse accarezzandomi, dolcemente la schiena, io annuii con la testa e lo guardai in quei occhi, dove ci si poteva perdere. Lui ricambiò lo sguardo, dando vita alle sue fossette tanto amate. Si avvicinò, mi diede un dolce bacio sulla fronte e poi poggiò la sua fronte sulla mia, facendo stare le nostre labbra vicinissime, desiderandosi l’una all’altra.
Tyler cominciò a giocare con le punte dei miei capelli e mi baciò lasciando che tutte le emozioni possibili e immaginabili cominciassero a vagare per tutto il corpo, per tutta la mente e per tutte le vene possibili nel corpo.
Ormai le nostre labbra non desideravano l’una o l’altra, ma erano sotto l’effetto stregante dell’una sull’altra.
Le sue labbra per me erano come un droga, come se non ne potessi fare a meno; anche la sua presenza lo era, senza di lui mi sentivo persa, disorientata come una bambina che perde la propria mamma nel supermercato, era una cosa terribile stare senza di lui.
Quando lo eravamo, richiedeva uno sforzo rimanere lucidi e bisognava sapere che dopo un paio di minuti ci saremmo rivisti.
Tyler mi accarezzò la guancia con le punte delle dita e mi sorrise come un bambino sorride davanti alla mamma, che torna con i regali a Natale.
Misi la sveglia verso le sei e mezzo e mi sdraiai sul divanetto, lui di fianco e io stretta a lui con la testa sul suo petto. Mi accarezzava ogni tanto i capelli e alcune volte alzavo lo sguardo verso di lui per dargli il mio sorriso, strinsi nella mano la sua maglietta e cominciai a giocarci. Era una maglietta grigia, semplice non aveva adesivi.
Ogni volta che lo guardavo negli occhi, mi sentivo in colpa per Mason, non so il perchè.
Forse perchè eravamo stati una notte insieme e forse lo avrei potuto illudere... Non so… forse no! Ma, ciononostante, mi sentivo in colpa.
La sveglia sul mio telefono cominciò a suonare, mi alzai per andarla a spengere e mi girai verso di Tyler.
«Devo cominciare a prepararmi. » gli feci una smorfia e lui venne verso di me sempre con quel sorriso sulla faccia,mi prese in braccio e mi baciò la spalla. Delicatamente mi rimise con i piedi per terra e mi diede un soffice bacio sulla fronte.
«Ci vediamo a scuola. » mi disse, poi lasciò la mia mano che era stretta nella sua e scese con eleganza, mi appoggiai sulla finestra-muro e lo guardai che sfrecciava tra gli alberi per andare a casa.
Qualcuno alle mie spalle tossì, mi girai e vidi che era Esme che era a braccia aperte per darmi l’abbraccio del buongiorno, dio se l’amavo!
Gli sorrisi ed andai verso di lei, stringendola piano non come avevo fatto al povero Edward, subito vidi che, alle spalle di Esme, lui passò e mimò un ‘eh già’ riguardo agli abbracci stritolanti.
«Come è stata la tua serata con il tuo ragazzo? » mi chiese, accarezzandomi la guancia, giuro, se potevo arrossire, sarei diventata un peperone!
«Bene, ma non posso dire che è veramente il mio ragazzo. Nessuno dei due ha mai parlato di questo e beh… Non sarò di certo io la prima a parlarne.» dissi, cercando di sorridere il più possibile, lei mi guardò come se sapesse tutto e mi scoprì la spalla dove c’era il succhiotto che mi aveva lasciato prima.
«Edward ha rotto il vaso di sotto! » dissi indicando Edward. Lei si girò e si arrabbiò di brutto con Edward.
«Edward! Era importante! Come hai fatto a romperlo?! » gli urlò contro Esme. Lui mi guardò male.
«Ma non ho fatto niente, quella si inventa tutto. » disse Edward, calmo, guardando verso gli alberi. Lei scese giù e andò a controllare.
«L’hai rotto veramente il vaso? » chiesi, controllando che Esme fosse in cucina.
«Si e mi chiedo come hai potuto scoprilo! » mi rispose guardandomi e appoggiandosi alla rampa di scale.
«Ma io ho buttato a caso! »
«Avrò la mia vendetta. » non riuscì a dire niente che subito sparì, intanto mi scappò dalla bocca una risatina isterica.
 
A scuola tutti erano stranamente calmi e nelle prime ore avevamo Arte, la professoressa ci consentiva di sentire la musica, mentre disegnavamo, come sorta di concentrazione.
Appena finii il mio disegno, un paesaggio di mattina con tutte le ombre sulle case, colline e altre cose, rimasi al mio banco per aspettare che la professoressa mi chiamasse per andare a consegnarlo.
Misi a posto il banco, le matite e tutti gli astucci, quando finii, mi misi a osservare la classe.
C’era chi giocava a carte, chi chiacchierava, chi cantava con le cuffie, chi disegnava senza la musica e chi disegnava contro voglia.
La professoressa non diceva niente, affinché gli consegnavamo il disegno, per il tempo che ci aveva dato, ti potevi anche impiccare!
Un ragazzo mi passò accanto e la finestra si spalancò, facendo arrivare il vento su di lui e poi il suo odore su di me. Mi attaccai alla sedia per non saltargli a dosso e succhiarmi tutto il sangue possibile immaginabile.
“Calma” dissi a me stessa, ”ce la puoi fare!”.
Tyler si accorse di com’ero rigida e venne da me, togliendomi le cuffie.
«Hai bisogno di andare a caccia, perchè non ci sei andata? » mi disse, guardandomi negli occhi e togliendo la musica.
«Dovevo andarci oggi... » risposi stringendomi nelle spalle e cercando di rimanere lucida.
Lui mi accennò un sorriso e si rimise al suo posto.
«Cullen! Vieni! » mi chiamò la professoressa, mi alzai di scatto e mi misi in tasca il telefono, portandole il disegno. Lei rimase a bocca aperta e si spostò i capelli dietro l’orecchio. Portai lo sguardo, dal suo orecchio al suo collo, desiderando di affondarci i canini.
«E’ stupendo! Le ombre sono fatte in un modo strabiliante... Lo hai fatto tu da sola? » mi chiese, alzando lo sguardo verso di me, io annuii e lei ritornò con lo sguardo sul disegno.
Si, professoressa, c’ero anche io quando Carlisle lo ha fatto!
Mi stampò una A sul disegno e mi mandò al posto.
Tutto passò troppo velocemente... 
  
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