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Autore: BogartBacall    17/11/2012    1 recensioni
Era passato ormai più di un anno dalla fine della guerra e il mondo magico aveva ricominciato lentamente a vivere. I negozi avevano pian piano riavviato la loro attività, i superstiti avevano ricostruito le loro case e ripreso il loro lavoro e i colpevoli erano stati puniti. Buoni da una parte, cattivi dall'altra: era una cosa naturale, quasi fisiologica. Questo per chi aveva trovato una sua collocazione, fra i buoni o i cattivi. Questo per tutti, tranne che per Draco Malfoy.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ciao a tutti! Fine settimana di grandi aggiornamenti... Vi ricordo che quella cosa che avete di fronte con un sacco di letterine, numeri e strani simboli è una tastiera e, fra le altre cose, serve anche a scrivere recensioni a questa storia. Perché ricordate: un cordiale "Vaffanculo" vale più di mille parole e fa più piacere di estenuanti silenzi.


Fine di un ex Mangiamorte


Grace si era svegliata presto, ma aveva esitato ad aprire gli occhi. Voleva essere certa che tutto quello fosse vero, che fosse successo davvero. Sentì il respiro caldo del ragazzo sulla sua spalla nuda e si voltò lentamente: era vero. Quella notte aveva fatto l'amore con Draco.
Mai aveva pensato che le cose potessero prendere quella piega, quando aveva deciso di andare a trovarlo. In realtà non aveva pensato affatto: sapeva solo che voleva vederlo, voleva assicurarsi che stesse bene, che non soffrisse.
Aveva contravvenuto agli ordini di Lucius Malfoy, ma non le importava, almeno in quel momento. Quel che voleva, in quel momento, era che Draco fosse felice, che smettesse di essere tormentato per qualsivoglia misteriosa ragione.
Si alzò piano, avendo cura di non svegliarlo: si era addormentato dopo aver fatto l'amore, mentre lei lo stava coccolando, come se fossero mesi, anni che non dormiva. Si vestì e uscì piano di casa. Appena aperto il portone del palazzo fu travolta dal vento freddo che accompagnava la pioggia scrosciante. Respirò il profumo delle foglie bagnate e uscì, correndo.

Mezzora più tardi rientrò a casa del ragazzo, fradicia, ma felice.
Notò subito che Draco non era più sdraiato davanti al camino.
“Draco...” lo chiamò “Draco, ci sei?”
Appoggiò il sacchetto con i cornetti caldi per la colazione sul bancone della cucina e si tolse sciarpa e giacca ispezionando l'appartamento.
“Draco!” urlò, di nuovo, mentre una strana sensazione iniziava a serpeggiare in lei, un misto di angoscia e terrore.
Vide la porta della stanza del giovane socchiusa e si avvicinò.
“Draco...” ripeté, aprendo lentamente l'uscio “Sei qui dentro? Ho portato la colazione!”
Intravide qualcosa riflettere lo spiraglio di luce che filtrava attraverso il piccolo pertugio che aveva creato per verificare la presenza del ragazzo nella stanza e, di conseguenza, spalancò la porta, accendendo la luce. Sbarrò gli occhi, portandosi le mani alla bocca: ogni singolo centimetro di ogni parete era pieno di insulti, frasi minacciose... tutte riferite a Draco. Riportò rapidamente lo sguardo alla fonte del riflesso che aveva visto poco fa e vide che il letto era cosparso di pergamene. Lesse velocemente alcune di esse e ritrovò le stesse minacce che imbrattavano le pareti, oltre ad una serie di illazioni su Draco, il suo passato e il suo presente. Il loro presente. Frugando fra le missive, trovò finalmente la fonte del luccichio: una fiala, contenente residui di un liquido trasparente. Grace l'annusò, cauta e i suoi dubbi trovarono conferma.
Corse veloce in salotto, afferrò al volo giacca e sciarpa ed uscì dall'appartamento, vestendosi mentre scendeva le scale.

Draco camminava fra la folla, incurante degli sguardi dei passanti, mentre la pioggia cadeva incessante. Non gli importava più di nulla, ormai. Voleva solo mettere fine a tutta quella storia.
Quella notte, per poche, fugaci ore, aveva sperimentato sulla propria pelle cosa significasse essere felice e, se mai prima aveva potuto avere dei dubbi, ora sapeva che non poteva sperare di esserlo senza Grace.
Arrivò fuori dal vecchio edificio e si fermò. Era davvero sicuro di quel che stava per fare? Era sul serio la cosa più giusta?
Chiuse gli occhi e ripensò a Grace, mentre la pioggia infieriva su di lui: pensò a come si era sentito quando lei era corsa da lui, quella sera, a come l'avesse fatto sentire amato, a come si fosse sentito speciale, quando lei gli aveva confidato che sarebbe stato la sua prima volta. Ma ora, ora era tutto perduto. Lei se n'era andata.
Riaprì gli occhi e si fece forza, inspirò profondamente ed entrò.

Corse più veloce che poteva, urtando chiunque si trovasse sulla sua strada. Nemmeno per un secondo aveva pensato di smaterializzarsi, nelle situazioni di particolare tensione emotiva era la sua parte babbana a prevalere, purtroppo. Non sapeva dove si trovasse Draco in quel momento e con chi, ma sapeva che se aveva del veleno con sé, la prima cosa da fare era procurarsi un antidoto.

Raggiunse il luogo dell'appuntamento con calma, scegliendo di fare le scale, quasi sempre deserte, per dare meno nell'occhio. Arrivato al piano, sfilò la pergamena dalla tasca interna della giacca e rilesse:

… e quando avrai veramente toccato il fondo, ricorda, Malfoy:
mi troverai là dove hai creduto che avresti potuto essere qualcun altro.

Afferrò la bacchetta, senza estrarla dalla tasca dei pantaloni, e lanciò vari incantesimi non verbali, soprattutto di disillusione e qualche Incanto Confundus, per far sì che coloro che incrociava sulla sua strada non lo riconoscessero o lo intralciassero. Arrivato di fronte al luogo designato, estrasse la bacchetta e pronunciò “Alohomora”, senza ottenere alcun risultato. Lanciò, allora, un incantesimo di silenzio sul corridoio alle sue spalle ed infine declamò “Confringo”, con una calma quasi surreale, in aperto contrasto con la deflagrazione che ne seguì.
Entrò, senza sapere con certezza cosa o chi stesse veramente cercando. Si guardò attorno, le nocche della mano ormai pallide, tanta era la forza con cui si aggrappava alla bacchetta, alla ricerca della soluzione al suo tormento. Non riuscendo a scorgere nulla nel buio, scagliò un “Lumos”, rimanendo a bocca aperta appena luce fu fatta. Ogni singolo centimetro delle pareti attorno a lui era cosparso di scritte, o meglio, di un'unica scritta, ripetuta all'infinito

É solo colpa tua

Ruotò lo sguardo tutto attorno a sé, scrutando quel plateale atto d'accusa nei suoi confronti, finché il suo sguardo cadde su una figura, riflessa in uno specchio: un uomo magro, i capelli tanto biondi da sembrare quasi bianchi, gli occhi freddi come il ghiaccio. Pensò istintivamente a suo padre e alzò la bacchetta, pronto a colpire. Ma fu quando l'immagine dell'uomo nello specchio alzò a sua volta l'arma che si rese conto che non si trattava di suo padre, ma di lui stesso.

Arrivò ai grandi magazzini Purge&Dowse, cercò la finestra che fungeva da accesso al San Mungo ed entrò. Spintonò chiunque si trovasse sulla sua strada, arrivando all'ascensore.

Lasciò andare la bacchetta, che si schiantò a terra. Sorrise, poi rise, rise in modo isterico, rabbioso, incontrollato. L'aveva sempre saputo, no, di essere lui, il problema?

L'ascensore era fermo al quarto piano e non ne voleva sapere di scendere, così decise di salire a piedi.

Estrasse dalla tasca la piccola ampolla di liquido azzurrognolo e la studiò, per l'ennesima volta. La stappò e ne annusò l'aroma dolciastro. Si voltò verso la sua immagine riflessa nello specchio e brindò alla propria salute, prima di avvicinare la boccetta alle labbra e versarne il contenuto nella sua bocca, con una smorfia di repulsione.

Fece i gradini a due a due, più veloce che poteva, finché arrivò al terzo piano. Spalancò la porta e corse verso il laboratorio. Notò la porta aperta, i segni della deflagrazione tutto attorno e accelerò ancora di più.

L'espressione di disgusto lasciò presto posto ad una maschera di panico e dolore. Il suo stomaco sembrava essere sul punto di dilaniarsi, i polmoni parevano rattrappiti. Gli mancò l'aria e con essa la forza nelle gambe. Crollò sulle ginocchia, stringendo gli occhi, pregando che tutto quello finisse alla svelta.

Entrò nel laboratorio e lo vide, accasciato al suolo. Urlò, senza nemmeno rendersene conto.

Un grido lo sorprese. Si voltò verso l'ingresso e la vide. Istantaneamente il dolore cessò, lasciando spazio ad un soffocante oblio.

“Draco!” urlò, gettandosi al suo fianco “Draco, ti prego... Dimmi che non hai preso il veleno, ti prego, dimmi che non l'hai fatto” ripeté, ossessiva, finché il suo sguardo cadde sulla fiala vuota che era appena scivolata dalle mani del giovane.
“Oh, merda!” esclamò, terrorizzata “Aspetta un secondo!” disse, alzandosi.
Corse verso il magazzino degli ingredienti, rovistò fra i recipienti dei vari ingredienti alla ricerca di un antidoto. Dove diavolo erano finiti? Pensò, mentre setacciava la dispensa, le mani tremanti e poco, troppo poco tempo a disposizione. Trovò una minuscola quantità di bezoar e tornò da lui.
“Ecco, prendi” disse, facendolo adagiare sulle sue ginocchia e tentando di infilargli il pezzo di pietra fra le labbra.
Malfoy fece resistenza, cercò di serrare le labbra e sputare i piccoli pezzi che accidentalmente gli finivano in bocca.
“Cosa diavolo stai facendo?” lo rimproverò lei “Draco... Ti prego, prendi questo dannatissimo coso” scoppiò in lacrime “Aiuto!” gridò, guardando il corridoio deserto “Dove diavolo sono finiti tutti?”
Il ragazzo emise un flebile lamento, le carezzò delicatamente la guancia e chiuse gli occhi, perdendo conoscenza, mentre un flebile sorriso faceva capolino sulle sue labbra.
“NO!” urlò lei, in singhiozzi “Draco, Draco ti prego, non andartene, non morire!” lo supplicò, accarezzandolo “Ho bisogno di te...”

Lottò per non ingerire il bezoar che lei aveva recuperato, perché ormai aveva deciso. Tutti sarebbero stati meglio, senza di lui.
La guardò piangere per lui e la carezzò: non doveva piangere, non per lui. Voleva solo che anche lei fosse felice, come lui, in quel momento. Perché morire guardando la persona che più si ama al mondo è il miglior modo di ricominciare da capo.


Sì, lo so... Sono una brutta persona. Lasciarvi così, in sospeso... Però, dai... Questo capitolo è bellissimo, è uno di quelli che ho adorato scrivere. Aspetto commenti, anche insulti, l'importante è che interagiate un pò, la pagina recensioni di questa storia è un mortorio!
A presto (vorrei dire forse, ma non sono tipo da ricatti)!
BB
   
 
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