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Autore: Lelaiah    17/11/2012    1 recensioni
Ethelyn è figlia del Vento, ma ha i capelli di fiamma.
Drew vive in un villaggio di minatori, in compagnia del suo fidato amico Blaking.
Simar e Kiron sono gli eredi al trono di un Regno celato da una misteriosa e potente foresta.
Nive è stata abbandonata e si guadagna da vivere facendo la danzatrice.
Zahira è a capo del proprio villaggio, ma è rimasta sola.
Gizah ha la capacità di trasformarsi in un centauro grazie all'eredità paterna.
Infine Roving è l'ultimogenito dell'antica casata dei Kite, indomito come il simbolo della propria famiglia.
Tutti loro sono attesi al varco e si ritroveranno a viaggiare per lunghi chilometri nel disperato tentativo di impedire la morte di uno dei Veglianti, i grandi lupi elementali. Non dovranno temere le ombre perchè è in esse che si cela il loro nemico.
Nessuno di loro è nato per diventare un eroe, ma voi siete disposti ad accompagnarli in questo viaggio?
Qualsiasi sia la vostra risposta, vi do comunque il benvenuto a Suran!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 25 La danzatrice
Non so come, gente, ma ce l'ho fatta!! Ecco un nuovo capitolo! Quando avrò tempo aggiornerò quelli precedenti, aggiungendo alcuni disegni trovati in rete che rappresentano i vari personaggi.
Non dico altro... buona lettura! :)

P.S.: Scusate per la luunga attesa!




Cap. 25 La danzatrice


  Si svegliò nel cuore della notte, tormentato da uno strano presentimento.
Scese dal letto e si guardò attorno. Non vedendo il suo fido compagno pensò bene di controllare all’esterno, quindi si affacciò alla finestra che dava sul piccolo giardino. Sotto di sé vide Blaking dormire in tutta tranquillità, ma non c’era traccia di Nehir.
Si accigliò e scrutò meglio tra le ombre.
“Non c’è.”, realizzò.
Recuperò il cinturone e se lo legò in vita, poi uscì. Non si muoveva mai senza i suoi pugnali, men che meno quando si trovava a dover camminare in un luogo sconosciuto.
Mentre scivolava silenzioso tra le vie della città notò che, pur essendo molto tardi, le locande erano ancora aperte e piene di avventori. I bambini si rincorrevano nelle piazze e coppie di innamorati passeggiavano a braccetto, godendosi la frescura notturna.
Neith era una città molto tranquilla e, nonostante le sue dimensioni, aveva l’anima di un grande villaggio. Tutti conoscevano tutti, a quanto pareva.
“L’apparenza a volte inganna.”, si disse Simar.
Per sicurezza proseguì la propria ricerca lontano da sguardi indiscreti.
Ad un certo punto si ritrovò davanti all’ingresso di quello che sembrava, a tutti gli effetti, un parco cittadino. Scrutò oltre i primi tronchi, chiedendosi se il suo Fisàan potesse veramente trovarsi lì dentro.
  Decise di tentare e si addentrò tra le ombre.
Non ci mise molto a trovarlo, dato che sapeva cosa cercare. Si fermò a pochi passi dal grosso lupo spettrale che gli si presentò di fronte, per nulla intimorito. –Nehir…- mormorò.
La creatura sollevò il capo, lentamente. “Oh… principe. Non ti avevo sentito.”, rispose. Gli lanciò un’occhiata e poi tornò ad abbassare la testa sulle zampe.
-Stai bene?- il giovane si avvicinò, accosciandosi. Allungò una mano e gli sfiorò il pelo della collottola, morbido come il velluto.
Il Beta sbuffò leggermente. “Credo di avere un problema con le città.”, ammise.
Simar lo fissò interrogativo, prima di chiedere:-Che genere di problema?
“E’ come se mi sentissi… mancante. Non riuscivo a stare tra tutte quelle mura di pietra. Era soffocante.”, cercò di spiegarsi.
L’Elfo si rilassò. Aveva temuto il peggio.
-Non ti preoccupare, credo sia normale.- gli disse. –Tu sei una creatura della foresta, non sei adatto a vivere tra le costruzioni degli uomini, di qualsiasi razza siano.
“Davvero? Non ci avevo pensato.”, ridacchiò tra sé.
-Posso farti compagnia?- domandò l’altro. Nehir spostò lo sguardo su di lui, poi si spostò leggermente, facendogli posto.
“Se vuoi.”
Il principe sorrise, divertito dal suo finto tono altezzoso. Probabilmente si sentiva un peso, in quelle condizioni, ma non era così. Il loro non era un gruppo governato dalla gerarchia: nel caso in cui un membro avesse avuto bisogno d’aiuto, si sarebbero fermati e gliel’avrebbero dato, sostenendosi a vicenda.
Si lasciò scivolare indietro, fino a quando non avvertì sotto la testa il familiare contatto col corpo del lupo. –Buonanotte.- sussurrò, chiudendo gli occhi.
In risposta ebbe solo un mugolio.

  Il mattino dopo li trovò impegnati a progettare la parte successiva del loro viaggio.
Mentre parlottavano, nella grande sala comune praticamente deserta, un inserviente li raggiunse.
Alzarono tutti lo sguardo, smettendo di parlare.
-Scusate il disturbo, ma qui fuori c’è un cavallo. Reca il simbolo del Cair… vi appartiene?- domandò loro.
Ethelyn spalancò gli occhi. Avevano dovuto lasciare indietro la sua cavalcatura, sperando che li raggiungesse in qualche modo. E, magicamente, questo era successo.
Uscì nel cortile d’ingresso e lo ritrovò al centro dello spazio, leggermente innervosito dalle persone che gli passavano accanto.
-Ehi… ciao!- gli si avvicinò e allungò una mano per accarezzargli la criniera. –Allora stai bene!
L’animale la fissò coi suoi grandi occhi scuri ed allargò leggermente le froge.
-Devo trovarti un nome, ora che ci penso…- ragionò la Ferift.
-Ethelyn, torna dentro. Lascialo allo stalliere.- la richiamò Drew. Alzò la testa verso di lui, poi fissò il quadrupede. Fu costretta ad annuire e ad affidarlo alle cure di un giovane dalle braccia muscolose e i capelli abbastanza corti, per essere uno Spirito.
-Avete preso qualche decisione?- volle sapere, affiancandolo. Lui scosse la testa. Tornarono insieme nella sala e ripresero posto.
-E’ sano e salvo?- s’informò Blaking. Lei lo guardò, perplessa. –Il cavallo.- specificò.
Annuì, facendo oscillare la treccia. -Oh, sì. A quanto pare se n’è occupato il Cair. O chi per lui.
-Molto bene. Prima che venissimo interrotti stavamo cercando di decidere quali cose dovremmo assolutamente comprare. Qualcuno di voi è mai stato a Sud?- Simar fece il punto della situazione.
La risposta fu negativa, all’unanimità.
-Io ho solo letto dei libri. Ma so che, nella parte ovest c’è un deserto. Proporrei vivamente di evitarlo.- suggerì il principe.
-Mi sembra scontato. Non voglio morire sotto il sole.- commentò il Nun. Nehir, seduto dietro di loro, mosse la testa, trovandosi d’accordo con lui.
-E’ una terra rocciosa e vulcanica, per più della metà della sua estensione.- ragionò l’Ippogrifo. Drew si torse le mani, pensieroso. –Ci servirebbe una guida.- mormorò.
-Potremo cercarla qui in città.- propose Ethelyn.
-Oppure potremo procurarci una mappa dettagliata.- fu la controproposta.
Si voltarono tutti a fissare Simar. “Mi sembra molto più saggio.”, il Fisàan si dimostrò favorevole.
-Meno gente coinvolgiamo, meno problemi avremo. Non sappiamo di chi possiamo fidarci. So che è brutto pensarla in questi termini, ma è così. Una mappa, se disegnata bene, non può tradire.- si spiegò, sistemandosi i capelli dietro le spalle.
Esitò un attimo, poi decise di legarli, in modo da trovare sollievo dalla calura. E dall’umidità, caratteristica forte della capitale dell’Est.
-D’accordo. Dove possiamo trovare una mappa?- domandò Drew. –Cioè… dobbiamo cercare dei Doslor o degli Elfi del Sud, giusto?
Il ragazzo dai capelli d’argento confermò con un cenno del capo. –Esatto. Ci posso andare io, so cosa cercare.- si offrì.
-Bene. Questa è fatta.- Ethelyn depennò una voce da una piccola lista. –Ci serviranno degli abiti adatti. E delle borracce più grandi.- lesse i due punti successivi.
-Di questo puoi occupartene tu?- domandò il giovane. Lei sollevò lo sguardo e puntò i suoi occhi verdi in quelli color oltremare del suo interlocutore.
-Non c’è problema.- accettò.
-Ti accompagno.- il Nun si fece immediatamente avanti, facendola arrossire leggermente. Blaking ridacchiò, divertito.
-Dovremo imparare a muoverci per la città e credo che sapere cosa sta succedendo in giro potrebbe essere utile.- ragionò proprio l’Ippogrifo.
-Vai tu?- chiese Simar. Fece un cenno col capo piumato. –Bene, allora direi di dividerci. Ci vediamo per cena, nel caso in cui non riuscissimo a finire tutto entro mezzogiorno.
Le sedie furono spostate all’indietro e ci fu un po’ di trapestio. Dopo essersi scambiati le ultime raccomandazioni, si separarono.
Non sapevano che la loro conversazione era stata ascoltata da orecchie indiscrete.


***

-Cavaliere in vista, cavaliere in vista!
La guardia scese rapidamente dalle fortificazioni di legno ed andò ad allertare i compagni. Ci fu un rapido passaparola e il grande portone venne aperto.
L’uomo fece qualche passo sulla strada, attendendo l’arrivo del viaggiatore. Fece solecchio con la mano, fino a quando non lo individuò: il destriero aveva i fianchi madidi di sudore e si vedeva il bianco degli occhi.
-Fermatevi!- intimò, quando il cavaliere gli fu vicino.
Quello tirò bruscamente le redini, facendo scattare all’indietro la testa della sua cavalcatura. L’animale piantò le zampe a terra, sollevando nugoli di polvere.
-Che succede? Chi siete?- la guardia lo affiancò, aiutandolo a scendere. Il nuovo arrivato era pallido come un cencio e aveva i capelli appiccicati alla fronte, sudati.
-Qualcuno porti dell’acqua!
Il Ferift si piegò sulle ginocchia, tentando di riprendere fiato. –Siamo… ci sono…- ansimò.
-Bevi. Bevi e poi parla.- l’uomo gli avvicinò una borraccia, preoccupato. Il cavaliere non se lo fece ripetere due volte e prese due avidi sorsi.
Leggermente ristorato, raddrizzò la schiena. –Mi chiamo Rowan. Vengo dal villaggio di Ferend.- si presentò.
Il suo interlocutore si accigliò. –Ci sono dei problemi?- chiese.
-Siamo stati attacchi da delle bestie d’ombra.- rivelò l’altro, passandosi una mano sugli occhi, esausto.
-Bestie d’ombra?! Sono… ma allora quello che si dice in giro…?
-E’ tutto vero. Il Cair del Vento manda un messaggio: bisogna proteggere città, villaggi e qualsiasi agglomerato umano con incantesimi protettivi. Il loro obiettivo è uccidere, i primi a cadere sono i bambini.- Rowan riportò quanto gli era stato detto.
Quando Fenris era comparso nella piazza di Ferend, annunciando che dovevano prepararsi ad affrontare un’orda di animali inferociti, erano rimasti tutti paralizzati.
Lui stava aiutando suo padre, come ogni mattina, a sistemare la frutta e la verdura per la vendita giornaliera. Il grosso lupo si era voltato e gli aveva detto di correre ad avvertire i luoghi vicini, assieme ad altri.
Aveva obbedito, ovviamente. Ed era giunto fino ai primi villaggi dell’Ovest.
Il Nun chiamò a gran voce alcuni colleghi e spiegò loro quanto gli era stato appena detto. Gli uomini si scambiarono commenti allarmati e poi pregarono Rowan di entrare e riposarsi.
Ovviamente dopo aver riferito loro tutto quello di cui era a conoscenza.


***

   Lui ed Ethelyn erano ritornati alla locanda prima degli altri.
Avevano reperito le borracce e gli abiti per tutti. Comprese delle coperte per Blaking e Nehir, nel caso fossero incappati in tempeste di sabbia o simili. E comunque, sarebbero tornate utili di notte.
Ora il loro bagaglio era molto più voluminoso e i loro amici a quattro zampe non ne sarebbero stati entusiasti.
“Blaking si lamenterà di essere sfruttato come un mulo.”, pensò Drew. S’immaginò la scena e gli sfuggì un sorriso.
Si era concesso un bagno ristoratore, per togliersi di dosso la polvere e il sudore. Ethelyn aveva detto che sarebbe andata a leggere all’ombra del porticato della grande corte: voleva approfittare dell’assenza di clienti per rilassarsi.
  Lui avrebbe tanto voluto proporle di fargli compagnia nella vasca, ma si era morso la lingua appena in tempo. Aveva visto dei miglioramenti, nel loro rapporto, ma non tali e tanti da consentirgli quella proposta.
La Ferift ce la stava mettendo tutta per recuperare gli anni persi, ma l’amore era un corso di difficile apprendimento.
Immerse una mano nell’acqua, pensieroso. “Dovrei… dovrei parlarle dei miei bisogni?”, si chiese. Voleva stare con lei ogni momento possibile e bearsi del contatto con la sua pelle. Però temeva di poter passare per un maniaco se solo non fosse riuscito a spiegarsi bene.
-Ahh! Dannazione, perché è così complicato?- sbottò, cacciando la testa sott’acqua con uno scatto. Aprì gli occhi e rimase a fissare il fondo di rame della vasca, tentando di spegnere i bollenti spiriti.
Quando riemerse buttò la testa all’indietro, prendendo un grande respiro. Si passò le mani sul viso, chiedendosi nuovamente se avrebbe dovuto parlare o tacere.
Quando aprì gli occhi si ritrovò davanti una ragazza.
-Oddio!- esclamò, facendo un balzo indietro. Peccato che fosse in un catino e non avesse molto spazio di manovra, quindi finì per sbattere le scapole contro il bordo.
-Il tuo monologo era interessante. A chi stavi pensando? Alla rossa?- gli chiese la nuova arrivata.
-Chi sei?- Drew si sottrasse al suo sguardo indagatore. –Allontanati.
-Come se non sapessi com’è fatto un uomo.- commentò con velata ironia. Il giovane le scoccò un’occhiataccia, dimostrandole di non aver apprezzato il commento.
Lei sospirò. –D’accordo. Mi allontano.
Fece quanto detto e mise un po’ di distanza tra loro.
-Te lo ripeto: chi sei?
Lei lo guardò per qualche istante, poi sorrise. –Sai benissimo chi sono. Ieri sera mi stavi guardando.
Drew si accigliò. “La stavo guardando…? Ma quando…? Ah!”, realizzò. –La danzatrice!- esclamò.
-Esatto. Vedo che hai una buona memoria.- lo prese in giro.
-Se sei qui per prenderti gioco di me puoi anche andartene.- sbottò il ragazzo, riavviandosi i capelli castani.
-Mi chiamo Nive, qual è il tuo nome?- ignorò completamente quanto le era stato appena detto. La Locanda dei Fiori era la sua casa e non vedeva il motivo per non esercitare il proprio potere di padrona. Anche se in effetti lei era solo una delle danzatrici della matrona Lucilla.
Ma il suo interlocutore non lo sapeva.
-Drew. Mi chiamo Drew.- rispose lui, continuando a fissarla storto. Non era abituato a ritrovarsi una donna nella stanza da bagno.
-Mhm… ti si addice.- commentò, passandosi un dito sulle labbra, distrattamente. –Ho un accordo da proporre a te e ai tuoi amici.
-Che tipo di accordo?
-Ho sentito quello di cui stavate parlando, stamattina. Conosco una persona che sicuramente può aiutarvi. Ma voglio qualcosa in cambio.- spiegò.
“Ci ha spiati? Dobbiamo stare più attenti!”, pensò lui, allarmato.  –Permettimi di indossare qualcosa, poi possiamo discuterne.- propose.
-Non mi scandalizzo, puoi rimanere così.- lo fermò. In verità voleva mantenerlo in una posizione di svantaggio, a disagio, in modo da poter pilotare la conversazione.
Aveva uno scopo preciso e l’avrebbe raggiunto.
Drew sospirò, infastidito dai suoi modi di fare. –Sentiamo. Cosa vuoi?- domandò.
-Trovare i miei genitori. E andarmene da qui.- lo disse come se fosse la cosa più semplice del mondo.
-Sai come si chiamano o che aspetto abbiano?- s’informò lui, anche se alquanto perplesso.
-No.- fu la secca risposta.
-Bene. Allora non posso aiutarti.- risolse.
-Oh, no, lo farai.- senza preavviso, Nive entrò nella vasca e si inginocchiò davanti al ragazzo. Le lunghe gonne di seta le si allargarono attorno come un fiore di loto.
Il Nun sgranò gli occhi, appiattendosi contro il bordo. –Ma sei impazzita?! Esci subito!
La danzatrice si sporse in avanti, fissandolo intensamente. Di solito gli uomini cedevano in fretta di fronte alle promesse della carne. Questo giovane, invece, sembrava solo infastidito ed imbarazzato.
Poteva leggergli una punta di lussuria in fondo agli occhi, ma era quella che viveva in tutte le persone, latente.
-Se non esci subito, potrei diventare violento.- Drew passò alle minacce.
-Oh… che paura.- lo sbeffeggiò lei.
Il grigio dei suoi occhi s’indurì. –Non scherzo. Esci.
-Ok, ok.- alzò le mani davanti a sé e si affrettò ad uscire come le era stato ordinato. Lo fece con deliberata lentezza, cercando di scorgere qualche segnale, ma il suo tentativo di seduzione era andato a vuoto.
Drew approfittò del momento per recuperare un asciugamano e avvolgerselo in vita. Uscì a sua volta dalla vasca ed andò a cambiarsi dietro il paravento che aveva visto usare ad Ethelyn.
Poco dopo fece capolino con addosso un paio di braghe e una camicia di lino.
-Ti preferivo prima.
-Smettila, con me non attacca. Parlami dell’aiuto che dovremo ricevere in cambio di questo… favore.- le disse, sedendosi sul letto.
Ora che la osservava meglio, si poté rendere conto che era uno Spirito Blu strano, ammesso che lo fosse. Aveva setosi capelli neri, con riflessi che viravano al blu e due magnetici e un po’ inquietanti occhi d’oro brunito.
Il suo corpo era flessuoso e la leggerezza delle stoffe che indossava ne accentuava l’armonia. Aveva polsi e caviglie pieni di campanelli, che tintinnavano ad ogni suo movimento.
Era innegabilmente una bellezza, ma troppo appariscente per i suoi gusti.
-Ti piace quel che vedi?- il commento della giovane riportò la sua attenzione sulla conversazione.
-Sei bella, questo te lo concedo. Ma mi piacciono altri tipi di femminilità.- commentò, neutrale.
-Quella un po’ selvaggia, eh?- lo punzecchiò. Si divertiva un mondo a mettere sotto pressione le persone, era un buon modo per distoglierle dalle domande che volevano porgerle.
Lui borbottò qualcosa, arrossendo.
-D’accordo. Parliamo di cose serie. Mi hai chiesto cosa ne ricavereste, giusto? Informazioni per il vostro viaggio e una mappa, sicuramente. Dettagliata.- disse.
All’udire quelle parole l’attenzione del ragazzo tornò completamente sulla sua interlocutrice.
-Sul serio?- fece, scettico.
-Oh, sì. Ma quello non dipenderà da me.- confermò.
-Devo parlarne con gli altri.
Si stiracchiò voluttuosamente, staccandosi dal muro a cui si era appoggiata. –Come vuoi. Incontriamoci a mezzanotte sulla vostra terrazza.- disse, aprendo la porta.
-Perché vuoi trovare i tuoi genitori?- le chiese Drew, di punto in bianco.
Si voltò a fissarlo, un’ombra oscurò il suo sguardo. –Perché so solo che metà della mia eredità appartiene all’Est. Per il resto, sono figlia di nessuno.- commentò, sparendo oltre l’uscio in un fruscio di seta.


  Quando raggiunse Ethelyn, aveva ancora i capelli bagnati.
Le si parò davanti, afferrandola per le braccia e lei per poco non lo colpì di riflesso, colta di sorpresa.
-Ehi, che succede?- chiese, vedendolo agitato.
-Siamo stati spiati.- annunciò Drew.
La rossa sgranò gli occhi. –Cosa?! Ma è terribile!- esclamò. Lui scosse la testa. –Non capisco… è un bene che qualcuno abbia origliato?- si corresse.
-Si tratta di una delle danzatrici, quella coi capelli color della notte. Dice di conoscere qualcuno che può sicuramente aiutarci. E che ha una mappa!- spiegò, concitato.
Lei si accigliò. –Ma… Simar è uscito…
-Lo so, lo so. Ma se fosse vero, sarebbe un bel colpo di fortuna.- la fermò.
-Sì, è vero… ma chi ci dice che possiamo fidarci?- espresse i suoi dubbi, più che leciti. Il Nun si fece serio e prese un respiro profondo, fissandola direttamente negli occhi.
-Nessuno.- ammise.
-Fantastico. E cosa dovremo fare, per avere queste informazioni?- domandò, pratica. Considerato che la richiesta veniva da una donna, non c’era da star tranquilli. In molti dei libri che aveva letto, i personaggi femminili tessevano intrighi molto ben studiati.
Drew lanciò un’occhiata alla proprie spalle, notando alcuni ospiti della locanda. –Non qui. Vieni in camera.- le disse, abbassando la voce.
  La ragazza annuì impercettibilmente. Recuperò il libro che stava leggendo e gli si affiancò. Lui le cinse la vita con un braccio, avvicinandola a sé e si affrettò verso le scale che portavano alla stanza.
Con sua grande gioia, non la sentì irrigidirsi sotto il suo tocco.
Ma non era il momento per pensare ai problemi del loro rapporto, avevano molte cose di cui discutere.
Quando furono al riparo da orecchie indiscrete, Drew le spiegò tutto per filo e per segno.
Stava finendo di raccontarle come si era comportata Nive, quando gli altri fecero il loro ingresso nella stanza.
-Oh, allora siete qui!- brontolò Simar.
Lo fissarono, perplessi per il tono appena usato. Poi Ethelyn si rese conto che avrebbero dovuto ritrovarsi nella grande sala al piano di sotto e disse:-Ci sono novità.
-Che novità?- chiese Blaking, entrando subito dopo Nehir.
Con l’Ippogrifo ed il Fisàan presenti, l’ambiente sembrava molto più stretto di quello che era in realtà.
-A quanto pare qualcuno ci ha spiato: la danzatrice coi capelli neri. Mi ha proposto un accordo. Mi ha detto di discuterne e poi di darle la risposta a mezzanotte, sulla nostra terrazza.- riassunse.
-Siamo stati spiati… che stupido sono stato.- commentò il principe, mettendosi una mano sugli occhi.
-Sì, è quello che mi sono detto anche io. Però… se lei potesse veramente aiutarci? Non mi fido di lei e soprattutto non mi fido dei suoi modi, ma potrebbe essere una grossa possibilità.- replicò.
Blaking si fece pensoso. –Cosa vuole, in cambio?
-Ritrovare i suoi genitori. A quanto pare è stata abbandonata… non so, non gliel’ho chiesto.- rispose.
“Sa almeno che faccia hanno?”, volle sapere Nehir. Il suo compagno alzò la testa e lo fissò per qualche istante, poi annuì, approvando la domanda.
-Nehir chiede se sa almeno che aspetto abbiano.- riportò l’Elfo. Il Nun fu costretto a scuotere la testa, in segno di diniego.
-Ah! Questo non è un accordo, è un modo per mettersi nei guai.- sbottò l’Ippogrifo. Non aveva tutti i torti, in effetti.
-Simar, com’è andata la ricerca?- domandò la Ferift.
Lui la guardò e poi scosse la testa, abbattuto. –Non ho trovato quello che cercavo. Nessuna mappa, tra quelle che ho visto, era abbastanza dettagliata.- spiegò.
“Io ho scoperto anche troppo.”, pensò il pennuto, fissando di nascosto la compagna di viaggio. Era indeciso se dire o meno ad Ethelyn quello che aveva captato dalle conversazioni di alcuni mercanti.
-Ehi, Blaking… che c’è?- Drew lo tanò subito. Non riusciva a nascondergli niente, si conoscevano troppo bene. Scosse la testa, sospirando.  –Anche tu hai fatto un buco nell’acqua?
-Affatto.- a quanto pare era destino che la conversazione si spostasse sui loro risultati giornalieri.
-Oh, cos’hai scoperto?- chiese proprio la rossa.
-Cose poco rassicuranti.- ammise, fissandola apertamente. La vide farsi preoccupata. –Gli attacchi delle creature d’ombra si stanno diffondendo a macchia d’olio. Fenris ha ordinato a tutto il Nord di barricarsi dietro incantesimi difensivi. Anche parte dell’Ovest è ormai coinvolta, mentre le difese del Regno degli Elfi sembrano tenere.- riferì.
-Tutto il Nord…?
Annuì. –Anche Ferend è stato attaccato.- dovette rivelare.
La giovane si portò una mano alla bocca, sconvolta. Se il suo villaggio era stato attaccato significava che forse i suoi genitori… no, non riusciva nemmeno a pensarci.
-Tranquilla, staranno sicuramente bene.- tentò di rassicurarla Drew. Esitò un attimo, poi la strinse a sé, permettendole di nascondere il viso contro la sua spalla. Si aspettò di sentirla piangere, ma lei non versò nemmeno una lacrima. Era una persona forte. Di se stesso poteva solo dire che sentiva la budella attorcigliate.
-Non sono arrivati a Kephas.- gli disse il compagno d’infanzia.
-Sul serio?- chiese, speranzoso. Blaking confermò. –Bene…- sussurrò allora, sollevato. All’udire quelle parole Ethelyn sollevò il capo e gli fece un sorriso d’incoraggiamento.
-Notizie dei miei genitori…?- s’inserì Simar.
-Gli attacchi al Regno sono diminuiti. Forse perché le creature si sono rese conto di non riuscire a contrastare i poteri dei sovrani.
-Immagino che mia madre abbia dato fondo a tutta la sua magia.- meditò. Forse, più tardi, avrebbe provato a contattarla telepaticamente. Non sapeva se fosse un canale di comunicazione sicuro e non si fidava nemmeno delle proprie capacità, ma voleva tentare.
“Vuoi contattare tua madre?”, s’informò Nehir.
Quasi sobbalzò, colto di sorpresa, ma poi annuì cogli occhi, per non farsi notare dagli altri.
“Ti posso aiutare.”
La riunione improvvisata continuò fino all’ora di cena.
La conclusione a cui giunsero sembrava soddisfare tutti: avrebbero ascoltato la proposta di Nive, l’avrebbero valutata e, infine, avrebbero deciso. Nulla di più semplice e nulla che li vincolasse a loro insaputa.


  Pur essendo agghindata con l’equivalente del proprio peso in campanelli, Nive sapeva muoversi molto silenziosamente.
Aveva imparato quando aveva deciso di fuggire. Sin da piccola aveva mal sopportato di vivere alla Locanda dei Fiori: in primo luogo perché non la sentiva come casa propria e in secondo luogo perché era sempre stata trattata come merce di scambio.
  La matrona l’aveva accolta per fare un favore a sua madre, ma l’aveva cresciuta solo per poterla impiegare all’interno della locanda e ricavarne denaro.
Non sapeva cosa avesse spinto la sua famiglia ad abbandonarla, ma aveva il sospetto che era stata una separazione forzata. Forse dovuta al suo sangue misto.
Sì, nonostante fingesse di essere bella e stupida, sapeva come usare il cervello. Si era resa conto molto presto che il suo aspetto differiva da quello delle compagne.
I suoi capelli e il suo incarnato avevano un colore diverso, sbagliato. Così come i suoi occhi, troppo gialli per poter essere quelli di uno Spirito Blu. L’unica cosa che aveva in comune col resto degli abitanti di Neith erano le squame.
Il suo essere diversa aveva ben presto iniziato ad attirare clienti e lei ne aveva approfittato per mettere da parte una piccola somma di denaro, ogni volta che veniva assegnata a qualcuno. Attualmente, a vent’anni appena compiuti, possedeva un discreto gruzzolo.
“Se questo accordo va in porto, potrò andarmene da qui.”, pensò, pregustando già il momento. Essere ammirata per il suo aspetto “esotico” le dava un senso di appagamento, certo, ma la lasciava vuota.
Sognava di potersi dedicare ad un’attività che le piaceva e di metter su famiglia. Non chiedeva la luna, solo la normalità.
Scivolò in un angolo buio, aspettando che due commensali passassero, e poi riprese il proprio cammino.
  Uscì nella piccola corte e si avvicinò al muro. Alzò lo sguardo e, una volta appurato di essere nel posto giusto, iniziò la scalata. Lucilla era così fissata con l’aspetto esteriore che aveva ricoperto la locanda con qualsiasi tipo di fiore. Se solo non l’avesse disprezzata tanto, l’avrebbe ringraziata: passare per il tetto sarebbe stato un tantino scomodo. Anche se non sarebbe stata la prima volta.
Si impigliò diverse volte per colpa di tutti i bracciali che aveva indosso e alla fine, quando si ritrovò sulla terrazza, odorava di gelsomino.
Si guardò intorno e poi controllò a che punto fosse la luna. Non mancava molto.
Si sedette, accavallando le gambe, e si mise ad aspettare.

  Ad un certo punto vide qualcosa comparire dalla camera alla sua destra.
Voltò il capo e rimase ad osservare in silenzio.
Quando lo spettro fece la sua comparsa, saltò in piedi sul parapetto, pronta a scappare.
La creatura spostò i suoi occhi di brace e la inchiodò con lo sguardo.
-Tranquilla, non ti farà niente. A meno che non glielo dica io.- Simar affiancò Nehir, sorridendo soddisfatto. La ragazza si era presa un bello spavento.
-Cosa sarebbe?- domandò con voce malferma.
-Un Fisàan. Un lupo della Foresta del Mentore. La conosci?- rispose lui. Quando la vide scuotere la testa aggiunse:-Nel Regno del Nord.
-Oh… il Regno degli Elfi.
Annuì, avvicinandosi. Poco dopo comparvero anche gli altri.
Avevano escogitato quella piccola sceneggiata per metterle paura, per scoraggiarla da qualsiasi tentativo di ingannarli.
-Nive, ti vedo pallida.- la sbeffeggiò Drew.
La danzatrice si voltò a guardarlo e gli scoccò un’occhiataccia. –Fatelo sparire. Non ho intenzione di contrattare con quel… quell’animale presente.- ordinò.
“Animale a chi?”, il Beta snudò leggermente le zanne.
“A conti fatti lo sei.”, gli fece presente Simar. Nehir lo guardò, eloquente. “Ok, era in tono offensivo.”
-Dato che non ti conosciamo, abbiamo preso delle misure cautelari.- intervenne Blaking.
-Tu parli?- fece lo Spirito, ancora più stupito.
-Ovviamente. Ma passiamo alle presentazioni. Io sono Blaking.
-Simar.- si fece avanti il principe. –E il lupo si chiama Nehir.
-E io sono Ethelyn.- la Ferift affiancò il proprio fidanzato, per dargli man forte in caso di necessità.
-Vi facevo diversi.- commentò Nive. –Sapete cosa state facendo.
L’Elfo sollevò un angolo della bocca, beffardo. –Non siamo degli sprovveduti.- replicò.
-Siamo suscettibili, eh?- liquidò la questione con uno sbuffo. –Allora… vi interessa l’accordo?
-Prima spiegaci cosa vuoi, di preciso.- richiese Blaking.
Lei si voltò a mezzo per guardarlo negli occhi, poi scrutò tutti i presenti uno per uno. –Va bene, mi sembra giusto. A quanto ne so sono stata lasciata alle “amorevoli” cure della proprietaria di questa locanda da mia madre. Lucilla non vuole dirmi qual è il suo nome perché sa che andrei a cercarla, ma io voglio sapere chi è. E lo stesso vale per mio padre. Sono di sangue misto: voglio sapere se non mi hanno voluta per questo motivo.- disse.
-Benvenuta nella compagnia.- commentò Drew, ironico.
-Quale compagnia?- fece la giovane, perplessa.
-Qui abbiamo tutti sangue misto o caratteristiche che ci identificano come diversi.- spiegò Ethelyn. Si indicò. –Io sono una Ferift, anche se non sembra. Drew è un Nun, mentre Simar è un Elfo. E Blaking… be’, ha un colore un po’ inusuale, non trovi?
-Ma mi dona tantissimo.- si pavoneggiò l’Ippogrifo.
-Certo.- ridacchiarono i ragazzi.
-Questo per dirti che capiamo cosa provi. Almeno in parte.- concluse la rossa.
“Sono come me.”, pensò Nive, stupita. –Quindi… mi aiutereste? Ovviamente vi aiuterei.
-Come pensi di aiutarci?- volle sapere il principe.
-Conosco un gruppo di studiosi che sta seguendo da vicino i problemi con le creature d’ombra.- spiegò.
Il Nun la guardò. -Tu sai cosa sono? Le creature d’ombra, intendo?
-Sì. Alla locanda arrivano molti viaggiatori e le voci si spargono velocemente.- confermò.
-Possiamo fidarci?- fu la domanda del pennuto.
-Non mi hanno mai fatto del male. Il loro capo è una persona molto saggia, ma anche molto gentile. Sono la cosa più vicina ad una famiglia che io abbia.- lo Spirito si strinse nelle spalle.
-Quando potremo incontrarli?
-Posso chiedere, anche stanotte. Dipende da loro.- rispose.
I cinque si consultarono tra loro, parlottando fitto. Erano tutti d’accordo sul fatto che fosse necessario stare attenti, ma che era un’occasione da non perdere.
Se avessero fallito, almeno avrebbero avuto la certezza di aver provato.
Presero la loro decisione e gliela comunicarono.


***

  Manannan non era ancora arrivato.
Undine non avrebbe resistito a lungo e anche lui si stava affaticando.
-Padre… non riesco più a resistere…!- ansimò la Ninfa.
-Ancora un poco. Sta arrivando!- la scongiurò Fenris, concentrato a tenere aperta la falla che si era creata tra i regni del Nord e dell’Est. –Fratello!
Il Cair dell’Acqua spinse all’esterno il proprio potere, che si schiantò contro la barriera come un’onda sugli scogli. La membrana vibrò, scossa e cedette il passo.
Il lupo balzò fuori con un agile balzo, atterrando davanti al fratello. –Richiudilo.- ordinò.
La regina degli Elfi non se lo fece ripetere due volte e lasciò andare i due lembi, lasciando che la barriera si richiudesse, lasciando solo quel piccolo spiraglio necessario per le comunicazioni telepatiche.
-Tutto bene?- domandò il Vegliante dagli occhi rossi. La donna annuì, lasciandosi cadere a terra.
Suo marito, che era rimasto in disparte fino a quel momento, accorse per soccorrerla. Lei gli sorrise debolmente, lasciando che i lunghi capelli le coprissero in parte il viso.
-Col vostro permesso, vorrei portare mia moglie a riposare.- disse il re, rivolto ai due Cairansis.
-Naturalmente. Grazie del tuo aiuto, figlia mia.- disse Fenris.
-Dovere.- fu la risposta.
-Bene… ora dobbiamo provare a raggiungere il Primo. Non sarà un’impresa facile.- sentenziò Manannan.
Il compagno lo fissò intensamente, annuendo poco dopo. –Credo che basterebbe solleticare uno dei rami della quercia, per attirare la sua attenzione. Il problema è riuscire a trasmettere il messaggio.- ragionò.
-Controlliamo il potere dell’Acqua e quello del Vento, troveremo un modo.- fu la risposta del lupo col pelo color del mare.
-D’accordo. Proviamo.
Si affiancarono, arrivando a toccarsi a livello delle spalle. Chiusero gli occhi ed entrarono in comunione, sentendo l’uno il potere dell’altro. Era come se fossero un’entità unica e la magia fluisse dentro e fuori, avvolgendoli.
Lentamente Manannan fece penetrare nella barriera un sottile rivolo d’acqua. Si arricciava e si piegava, seguendo le piccole fessure che trovava.
All’improvviso venne bloccato.
Il Vegliante dell’Acqua piantò le zampe, affondando con le unghie nel terreno. Il potere del nemico stava tentando di respingerlo.
Per fortuna Fenris venne in suo aiuto e l’acqua divenne ghiaccio. Con la sua nuova forma le era più facile perforare la barriera.
Fu una lotta dura ed estenuante, ma ad un certo punto toccarono la coscienza della grande quercia.
  La pianta secolare si rese conto della loro presenza e li aiutò a passare, buttando fuori il potere avversario. I due Cair tirarono un sospiro di sollievo e proseguirono nella loro ricerca, fino a giungere alle radici dell’albero.
-Chi chiede udienza?
La voce del Primo risuonò nelle loro menti, ancestrale.
-I tuoi fratelli. Svegliati e rompi le catene del tuo stesso potere. Suran ha bisogno di te.

  
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