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Autore: malandrina4ever    17/11/2012    34 recensioni
«Perché sono il tuo migliore amico. E se c’è qualcosa che ti pesa, allora tocca a me portarla al posto tuo.»
~ James Potter
«E lui poteva appendermi a testa in giù tutte le volte che ne aveva voglia, ma questo non sarebbe mai cambiato. Perché Lily sorrideva a me e non a lui.»
~ Severus Piton
«Potrebbe essere un complimento, lo sarebbe, se solo non fossero la voce e gli occhi di Potter. È incredibile come riesca a far suonare anche le frasi più gentili come una presa in giro, socchiudendo appena gli occhi e imprimendo quella vena beffarda in ogni parola.»
~ Lily Evans
«La vocina acuta che continua a ripetere ‘Prefetto. Dovresti essere un Prefetto’ si attutisce appena di fronte ai sorrisi entusiasti dei miei amici.»
~ Remus Lupin
«Il Grifondoro che c’è in me crede che, forse, dovrei sentirmi almeno leggermente in colpa per aver barato. Ma il Malandrino che c’è in me continua a ghignare soddisfatto.»
~ Sirius Black
«James si sta approfittando spudoratamente della nostra volontà di risollevargli il morale, noi lo sappiamo, lui sa che noi sappiamo, ma finiremo comunque a dare l’assalto alla Sala Comune dei Serpeverde, perché a volte per essere un buon amico devi semplicemente essere bravo a lanciare bombe fatte di cacca.»
~ Peter Minus
«Alla fine Sirius sa essere un fratello impeccabile. Solo non il mio.»
~ Regulus Black
---
I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

---
Ed improvvisamente non mi sento più così perfetto, perché Lily Evans sta baciando lui e non me.
Perché sarà sempre così, sarà sempre chiunque altro, piuttosto che me.
Ed è semplicemente l’ordine naturale delle cose, come sono sempre andate e sempre andranno, ma non riesco a togliermi dalla testa che è comunque tutto totalmente sbagliato.
Si fotta l’ordine naturale delle cose, dovrei essere io.
---
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Mangiamorte, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 15.

 

 

 

 

 

 

 

Peter, al mio fianco, è in perfetto silenzio.
Ha lo sguardo vuoto puntato su una parte imprecisata del campo, che sospetto essere il luogo esatto in cui le dita di Regulus Black si sono chiuse attorno al Boccino, e la bocca spalancata.
Ha questa espressione da quando Sirius ha dichiarato, a modo suo, la vittoria dei Serpeverde.
Perché sì, Grifondoro ha perso.
James ha perso. 
Che Godric sia con noi, perché James lo sarà.
 

*
 

È da diversi minuti che ce ne stiamo qui, in perfetto silenzio, al centro del campo.
Quando gli ho posato il mio braccio sulla spalla, James non ha fatto una piega. Ha continuato a guardare dritto davanti a sé, con un’espressione estremamente concentrata. Non credo che sia il caso di dire qualcosa. Ci sono un sacco di cose che avrei voglia di dire, in realtà, e tutte contengono ad una distanza davvero ravvicinata le parole Serpeverde eatroci sofferenze, ma James ha appena perso e spezzare il silenzio potrebbe costarmi la vita, ora come ora. Evitando movimenti bruschi, giro lentamente e millimetricamente la testa verso le tribune di Grifondoro, per vedere se i Malandrini mancanti stanno giungendo in mio soccorso. È con una nota di irritazione che vedo Remus e Peter ancora ai loro posti, fermi come la statua al mio fianco. Vili traditori. Abbandonare così un amico nel momento del bisogno, con una festeggiante orda di Serpeverde di fronte e James che ha appena perso di fianco. So di essermi portato da solo al fianco di James che ha appena perso, ma sono stato costretto a farlo dal mio essere un amico impeccabile che non lascerebbe mai il proprio migliore amico da solo, nemmeno se il proprio migliore amico è James che ha appena perso e non lasciarlo solo significa ritrovarsi circondato da Serpeverde felici e James che ha appena perso.
Mi sto ripetendo.
Remus sostiene che lo faccio spesso quando sono agitato, ma Remus è a più di venti metri da James che ha appena perso, quindi non ha il diritto di sostenere nulla.
Con la coda dell’occhio do una sbirciata a James che ha appena perso, trovandolo ancora immobile.
Suppongo ci si aspetti da me che faccia qualcosa.
Remus e Peter non giungeranno in mio soccorso e James non sembra intenzionato a muoversi entro la fine dell’anno.Potrei sfilare lentamente il mio braccio dalla sua spalla, fargli esplodere qualcosa in faccia per risvegliarlo e poi darmela a gambe, lasciando che siano quelli che non corrono abbastanza velocemente a vedersela con James che ha appena perso. Ma James non lo farebbe. Non il farmi esplodere in faccia qualcosa, quello è decisamente il tipo di reazione che avrebbe James, ma poi non se la darebbe a gambe. E James a volte si comporta da amico impeccabile, quindi suppongo di dover evitare quello che non farebbe lui.
A parte il pettinarsi ovviamente, ma questa è un’altra storia.
 

*
 

La gente sta iniziando ad abbandonare le tribune e Peter continua a non muoversi.
Le due cose sono meno slegate di quello che potrebbe sembrare, dato che Peter ha una massa non indifferente, che sembra porsi come ostacolo a buona parte dei Grifondoro che cercano di andarsene. È un po’ inquietante vedere come Peter sembri essersi estraniato dal proprio corpo, tanto che non fa una piega nemmeno quando un primino affonda nella sua pancia nel tentativo di spostarlo. Mi sento quasi fuori luogo quando mi scuso con il primino, - quel Matt Douglas è veramente ovunque - dato che sembro essere l’unico Malandrino ancora in grado di parlare e muoversi. Anche se non potrei sentirli in ogni caso, sono comunque sicuro che James e Sirius non stiano parlando: quei due non sono in grado di farlo senza gesticolare come matti. E sono perfettamente immobili. Anche questo è inquietante: usare immobile in riferimento a James e Sirius non è cosa da tutti i giorni.
- James ha perso, – prorompe improvvisamente Peter con un tono spiritato e lamentoso allo stesso tempo, binomio che non ritenevo possibile fino a pochi secondi fa.
- Capita a tutti, prima o poi, – replico ragionevole, per quanto la ragione non sia il modo migliore di comunicare con Peter in questo momento. Ha una strana luce nello sguardo.
- James non è tutti, – ribatte con voce stridula, guardandomi come se fossi nudo e stessi ballando sulla ringhiera delle tribune, situazione che sarebbe comunque più gestibile di questa.
- No, James non è tutti, – ammetto, con un sospiroEd è una fortuna che James non sia tutti. Se così fosse, il mondo sarebbe un enorme, sterminato campo da Quidditch e nessuno conoscerebbe il significato delle parole ‘modestia’ e ‘pettine’.
- Andiamo da James?
Chiudo gli occhi di scatto, interrompendo i miei pensieri. Sapevo che lo avrebbe detto. Qualcuno doveva farlo, prima o poi.
- Andiamo da James, – acconsento con stoica rassegnazione, avviandomi lentamente verso il campo, nonostante il buonsenso e l’istinto di sopravvivenza mi gridino di stare lontano da quel luogo. Ma essere un Malandrino significa anche questo: ignorare l’istinto di autoconservazione almeno quanto la voce del Preside quando ad inizio anno ripete le regole scolastiche.
 

*
 

- Ascolta, James, so che in questo momento il mondo ti sembra una landa desolata e buia e che le grida di gioia dei Serpeverde sono di quanto più insopportabile ci sia, e so anche che la landa desolata e le grida di gioia non si legano particolarmente bene tra loro, ma hai appena non proprio vinto, quindi la coerenza non è il punto. Il punto è che possiamo sempre trasformare le grida dei Serpeverde in grida di dolore, e dei Serpeverde gioiosi non sono necessariamente una cosa negativa, dato che dei Serpeverde gioiosi sono anche dei Serpeverde distratti, e tu sai quante cose è facile fare a dei Serpeverde distratti. In particolare pensavo ai loro spogliatoi vuoti, e i loro vestiti incustoditi, e sai quante sostanze possiamo fare uscire dalle docce al posto dell’acqua? Senza contare che sarebbe potuta andare peggio: Mocciosus avrebbe potuto far parte della squadra, e tu avresti potuto avere un migliore amico non impeccabile che ti avrebbe fatto esplodere qualcosa in faccia per poi darsela a gambe, mentre invece hai me, che sono così impeccabile e rilassato e confortante. Vorrei sottolineare come solo io sia impeccabile, dato che Remus e Peter si stanno avvicinando soltanto adesso, nel caso non l’avessi notato. Io l’ho notato. 
Eccolo.
Mi volto di scatto verso James che ha appena perso ed ha appena parlato, per poi corrugare la fronte, colto da un improvviso dubbio.
- Tu non mi stai ascoltando, vero, James? – chiedo indignato, sfilando immediatamente il braccio dalle sue spalle. – Non mi stai ascoltando?  
- Credo che persista nel non ascoltarti, Pad, – constatata una voce pacata alle mie spalle.  
- Questo lo vedo da me, Moony, –ringhio irritato, continuando a fissare James che a sua volta fissa gli altri membri della squadra di Grifondoro che si stanno avvicinando lentamente, abbattuti. Si dispongono in silenzio intorno a noi Malandrini, sospirando e tenendo lo sguardo puntato a terra, ed è come se fossi rimasto intrappolato al centro di un gruppo di Dissennatori. Stanno risucchiando e polverizzando ogni mio pensiero felice. Deglutisco, scambiandomi uno sguardo allarmato con Moony. Il Quidditch è causa di seri problemi mentali. Perché nessuno parla? Forse avevano già stabilito cosa fare in caso di un’eventuale sconfitta. Suicidio di massa. Ma io sono solo il cronista, sono qui per caso. Non c’entro nulla, giusto? E poi non possono farlo davanti a tutti. A pensarci bene, non è possibile che abbiano già un piano: James non avrebbe mai preso in considerazione la sconfitta. Ma allora perché nessuno parla?
Lo chiedo a Remus, mimandolo col labiale, ma lui aggrotta le sopracciglia.
Lo ripeto, scandendolo meglio, ma lui continua a guardarmi confuso.
Sto per ripeterlo per la terza volta, impaziente, quando Mike mi precede.
- Remus, quello che Sirius vuole sapere è perché nessuno parla. E Sirius, nessuno parla per lo stesso motivo per cui nessuno parla ai funerali.
Vorrei far notare a Mike che ai funerali qualcuno parla in realtà, dato che non si celebrano certo da soli. Ma forse solo lui può parlare in questo momento, perché è come se fossimo ad un funerale e fosse Mike a celebrarlo, ed io non posso certo mettermi a parlare durante la celebrazione di un funerale. Rivolgo nuovamente lo sguardo a Remus, per chiedergli col labiale quanto pensa che duri solitamente il funerale di una partita di Quidditch, ma la voce di James attira la mia e la sua attenzione prima ancora che Remus possa aggrottare nuovamente le sopracciglia.
- So che questa potrebbe sembrare la fine del mondo.
Tutti i membri della squadra puntano gli occhi su James ed i loro sguardi sembrano chiedere perplessi ‘E Non lo è?’.
- Ma questa è, innanzitutto, la fine di Sam – conclude James, spostando lo sguardo sul suo cacciatore, tenutosi saggiamente a distanza dagli altri. Grazie al silenzio venutosi a creare dopo le parole di James, possiamo tutti sentire distintamente il fruscio dell’erba provocato dal piede di Sam nel fare un passo indietro.
- Sam, ti daremo cinque secondi di vantaggio, dopodiché inizieremo a correre, – riprende James in tono pratico, passandomi con devozione la sua scopa, per poi aggiungere velocemente. - Cinque secondi a partire da quando ho detto Sam.
Faccio appena in tempo a chiudere le mani sul manico della scopa di James, che lui è già scattato.
Sam sgrana gli occhi per poi iniziare a correre a sua volta, lasciando cadere la scopa alle sue spalle.
Per una frazione di secondo la squadra resta immobile, poi si getta all’inseguimento di Sam, su esempio del Capitano.
- Il Quidditch è causa di seri problemi mentali, - ribadisco, mentre Peter e Remus annuiscono lentamente, lo sguardo fisso sulla squadra di Grifondoro che corre attraverso il campo.
Anche i Serpeverde interrompono momentaneamente i loro festeggiamenti per osservare sconcertati lo strano spettacolo. Purtroppo lo sconcerto non basta a farli cadere dalla scopa.
 

*
 

È con un vago senso di colpa che mi getto insieme agli altri all’inseguimento di Sam, ma anche con una lieve – ok, spropositata - soddisfazione: una volta tanto la sfiga, e con sfiga intendo James e Alice, non si sta accanendo contro di me.
Non che sia tanto la sfiga ad accanirsi contro Sam ora, quanto piuttosto l’intera squadra di Quidditch di Grifondoro, capitanata da James Potter.
Il che, se mi consentite, è molto peggio.
 

*
 

Assumiti la responsabilità delle tue azioni.
È questo che mi direbbe mio padre.
Non lasciarti uccidere, direbbe invece mia madre.
Hai mangiato? Direbbe mia nonna.
Ma il mio istinto di sopravvivenza dice solo una cosa: continua a correre.
 

*
 

Non mi sento più patriottica come questa mattina, mentre mi allontano velocemente dallo stadio di Quidditch.
La partita è finita, lo capisco dal boato che è esploso poco fa, ma non ho idea di chi abbia vinto.
È vergognoso, me ne rendo conto e soprattutto se ne rendono conto le mie guance dipinte indegnamente di rosso e oro, ma quando scambi un ragazzo per un diario vivente ed inizi a raccontargli  tutto quello che ti passa per la testa, l’unica cosa a cui puoi pensare è come mettere più distanza possibile tra te e suddetto ragazzo.
Spero solo che non dica nulla a James.
Anche se James in realtà sa di avermi quasi baciata, così come sa che anche io lo so, quindi non c’è  poi molto che Lupin potrebbe dire che James non sappia già. A parte il fatto che un eventuale matrimonio tra di loro godrebbe della mia totale approvazione.
Merda.
 

*
 
 
Quando la porta degli spogliatoi si chiude con violenza alle mie spalle, io ho già estratto la bacchetta:
- Colloportus, – ansimo, mentre una luce azzurrina percorre per un istante la porta. Subito dopo la maniglia si abbassa di scatto, inutilmente. Appena in tempo. 
- Sam, esci immediatamente di lì.
Preferirei baciare la professoressa McGrannit, James.
- Dai, Sam! Fa’ come dice James. Vogliamo solo parlare.
Oh certo. E Severus Piton è un Malandrino.
- Sam, in qualità di tuo Capitano, ti ordino di aprire questa porta.
James mi pare relativamente calmo, considerando quello che ho appena fatto. Omicida certo, ma calmo.
Beh, anch’io sono relativamente calmo in realtà, considerando che sto per lasciare questo mondo. Per la balena, per di più.
 

*
 

Il Capitano sta fulminando il pel di carota con gli occhi, evidentemente convinto che una porta chiusa non sia un ostacolo sufficiente a bloccare la sua indignazione. Considerando che è James Potter e che un Serpeverde gli ha appena soffiato il boccino da sotto il naso, non è così inverosimile come potrebbe sembrare. L’idiota più idiota di tutta la storia dell’umanità continua a non dare segni di vita, rintanato nel suo nascondiglio. Ma prima o poi dovrà uscire, se non altro perché ho colto abbastanza distintamente le parole appicare e fuoco dalle labbra di James, che è già un individuo pericoloso in condizioni normali. E quando uscirà la pagherà. Perché sono cresciuta con tre fratelli più grandi e non ho certo bisogno di lui per tenere testa a Rosier. Non posso credere che ci abbia fatto perdere la partita per...
- Alex? – la voce di Anne, al mio fianco, mi distoglie dai miei pensieri.
- Sì?
- Hai notato che abbiamo perso, vero? – mi interroga, incrociando le braccia al petto e assottigliando gli occhi.
- Il boccino nella mano di Black, la faccia del Capitano, le imprecazioni amplificate di Sirius e le grida festose dei Serpeverde mi avevano fatto sospettare qualcosa, sì – rispondo sarcastica, inarcando un sopracciglio.
- E allora si può sapere cos’è quel sorriso? 
Sto per rispondere che nessuno qui sta sorridendo, dato che chiaramente non c’è nulla di cui essere felici in una situazione del genere, quando improvvisamente mi rendo conto che c’è effettivamente qualcosa di vagamente simile ad un sorriso sulle mie labbra. Spalanco gli occhi e lo faccio sparire praticamente nel medesimo istante, per poi spiegare ad Anne con tutta la razionalità possibile che:
- Era un sorriso isterico, la tensione e cose del genere. Stavo pensando al pel di carota, intendo a come lo pesterò non appena uscirà di lì, quindi vendetta sì, era un sorriso principalmente di vendetta. Non è come se stessi sorridendo perché sono contenta o cose del genere.
 

*
 

Alex non guarda me mentre parla, ma tiene gli occhi, spalancati, spaventati e lievemente folli, puntati sulla porta degli spogliatoi, rigirandosi freneticamente la mazza da battitrice tra le mani. Continuo ad ascoltarla farfugliare ancora per un po’, prima di decidere che questo è evidentemente il suo modo di affrontare la delusione per la sconfitta. È un po’ preoccupante, ma sempre meglio di quello di Daniel, che ha sfilato i guantoni da portiere a Mike e li sta usando per prendersi pigramente a schiaffi.
 

*
 

- Giusto per sapere, quale sarebbe il piano?
James distoglie finalmente lo sguardo dalla porta degli spogliatoi, guardandomi interrogativamente.
- Piano?
- Il piano, sì. Una volta che Sam sarà uscito da lì, cosa accadrà esattamente? 
 - Mi sembra scontato, Mike.  Deve morire.
- Dai, James, lo so che ci ha fatto perdere la partita e tutto, ma è pur sempre un essere umano.
- Ed in quanto tale mortale: ergo, per definizione, deve morire.
Faccio per ribattere, quando mi rendo conto che non ho veramente nulla da dire. Ha una sua inquietante logica.
- Ehy, Sam, che stai facendo?
C’è un lungo istante di silenzio, in cui noi ci fissiamo realizzando che la voce che ha appena parlato proviene dall’altra parte degli spogliatoi. L’altra parte, dotata di finestre.
E poi è di nuovo il caos.
 

*

 
Ora mi sento meglio.
- Per prima cosa, - inizio, facendo ruotare lo sguardo su tutta la squadra, disposta in silenzio attorno a me. – Non abbiamo perso: i Grifondoro non perdono. Vedetela come se avessimo semplicemente rimandato la vittoria. Seconda cosa: niente facce abbattute di fronte ai Serpeverde. Piuttosto, abbattete i Serpeverde. E per finire, Sam, - abbasso lo sguardo sul mio Cacciatore. – Resterai così per tutta la settimana, in modo da placare i tuoi sensi di colpa. Nonostante siano del tutto immotivati, dal momento che naturalmente nessuno ti ritiene responsabile di nulla.
Gli altri membri della squadra annuiscono convinti, rinfoderando le bacchette, mentre io mi rialzo dal torace di Sam.
Ammirando il suo capo lucido quanto la pluffa che ha lanciato a Rosier, mi sfugge un sospiro soddisfatto. Anche se sulla pluffa non c’era scritto ‘Non gioco per i Serpeverde’.
In fondo la cosa più importante non è né vincere né partecipare.
È essere una squadra.
E noi abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra atterrando Sam.
 

*
 

Non so cosa esattamente James abbia detto alla squadra, ma ora mi sembrano un po’ più rincuoratiBeh, a parte Sam.
- Andiamo a pranzo? Moony e Wormtail sono già là. Avrebbero voluto aspettarti anche loro, ma sai, lo stomaco di Pete non era dello stesso avviso - dico non appena James mi raggiunge, lievemente meno funereo di prima.
- Ok.
Lievemente, per l’appunto. Camminiamo per qualche minuto senza parlare, con solo i sospiri di James e le grida festose dei Serpeverde sempre più attutite dalla lontananza, mentre di nuovo sento il bisogno irrefrenabile di spezzare il silenzio.
- Lo stomaco di Pete ha sempre avuto un forte ascendente su di lui, lo sai.
- Lo so.
Ok, forse lo stomaco di Peter non è un argomento particolarmente stimolante, lo riconosco.
- Credi che ci sarà il budino al cioccolato, oggi?
Il budino al cioccolato non può fallire. A tutti piace il budino al cioccolato.
- Pad, credi davvero che in sei anni che condividiamo il dormitorio io non abbia notato l’enorme calendario appeso proprio sopra al tuo letto, in cui segni metodicamente quali dolci vengono serviti nei diversi giorni della settimana? – finalmente stacca lo sguardo da terra e lo punta su di me, inarcando un sopracciglio. - E credi che non sappia che lo hai imparato a memoria?
- Non è vero che l’ho...beh, non so tutti i dolci che vengono serviti oggi, per esempio. Solo quelli importanti.
- Tra cui il budino al cioccolato.
Naturalmente non posso ribattere a questo.
- Ok, mi hai scoperto. Ma sai, fissavi il suolo così ostinatamente che iniziavo a pensare di avere qualcosa di disgustoso sulla faccia.
- In realtà hai qualcosa di disgustoso sulla faccia, Pad.
Aggrotto le sopracciglia, portandomi una mano al viso. Ed in effetti c’è una strisciolina appiccicosa sulla mia guancia, a giudicare dal fatto che per poco la mia mano non ci resta incollata.
 - Sono stato colpito con una lattina, prima.
- Qualunque cosa contenesse, è blu.
- Perché nessuno mi ha informato che ho una guancia blu? Ma poi blu? Cosa diavolo bevono i Tassorosso?
Ho sempre saputo che quelli hanno qualcosa di strano. Sembrano tanto pacati, ma alla prima battutina sulla loro insignificanza ti prendono di mira con sostanze oscure contenute in durissime confezioni.
- Sei stato colpito con una lattina da un Tassorosso?
Una parte di me è imbarazzata e irritata e vorrebbe intimare a James di farsi gli affari suoi. Ma l’altra parte è soddisfatta di vedere il sorrisetto appena comparso sulle sue labbra. Quindi a Jamess basta che il suo migliore amico venga maltrattato dai Tassorosso per sollevarsi il morale, devo prenderne nota.
- Sono meno innocui di quanto possano sembrare.
- Solo tu puoi farti colpire da un Tassorosso, ne sei consapevole, sì?
La parte irritata si sta espandendo a vista d’occhio. Ma anche quella soddisfatta, perché ora James sorride apertamente.
- Allora, Potter? Com’è perdere?
Mentre mi giro trovandomi di fronte Piton che ci fissa beffardo, è rimasta solo una parte di me. Una parte molto sanguinaria.
 

*
 

Evidentemente Godric mi ha sorriso per troppi anni e ora ha deciso di lasciare che la sfiga abbia la sua rivalsa su di me tutta in un giorno, altrimenti non si spiega proprio perché ho appena sentito la voce dell’ultima persona che vorrei vedere in questo momento.
- Senz’altro tu sei più ferrato di me sull’argomento, Mocciosus – replico, stampandomi in faccia la mia miglior espressione derisoria.
- In effetti sono più ferrato di te su molte cose, Potter, – ribatte Piton, ignorando lo sbuffo sprezzante di Sirius. -  Ad esempio io sono in grado di preparare una perfetta Pozione Corroborante senza far esplodere il calderone e finire in Infermeria.
Va bene, Pozioni non è decisamente la materia nella quale brillo di più. Ma quello è successo al quarto anno e continuo a pensare che Pozioni Avanzate spieghi veramente in modo pessimo come preparare una Pozione. Come se fosse scontato che l’ordine degli ingredienti non può essere invertito, tsk.
- Vedi, Mocciosus, nella mia lista di priorità saper preparare una perfetta Pozione Corroborante viene dopo molte altre cose, come avere una vita sociale e farmi la doccia. Cosa che evidentemente non si può dire di te.
- Forse è il caso che ti preoccupi dell’igiene dei tuoi amici, prima che della mia, Potter, – ribatte velenoso Piton. - Non sono io quello che se ne va in giro con la faccia mezza blu.
Il mio sguardo si sposta automaticamente su Sirius. E anche se lasciare l’ultima parola a Piton in un botta e risposta è persino peggio che aver perso la partita, l’appariscente macchia blu che il mio migliore amico sfoggia effettivamente sulla guancia sinistra mi toglie ogni possibilità di replica. Dannazione a Sirius e alla sua propensione all’essere ridicolo.
 

*

 
Ho come l’impressione di essere appena stato sfottuto da Piton. Piton.
Quel Tassorosso è morto. Tutti i Tassorosso sono morti.
- Sarà il tuo occhio a diventare blu se non sparisci all’istante, Mocciosus – sibilo con il mio miglior tono omicida, portandomi una mano al viso nel tentativo di togliere la macchia una volta per tutte. E con il solo risultato di impiastricciarmi anche quella, rischiando tra l’altro di lasciarcela incollata. Maledizione, questo non mi aiuta ad essere minaccioso. Dopo aver constatato irritato che proprio non riesco a staccare l’indice e il medio, uniti tra loro da quella sostanza disgustosa, sollevo lo sguardo con uno sbuffo, solo per scoprire che Mocciosus è ancora qui e che James sta praticamente soffocando, nel tentativo di rispettare la regola secondo la quale un Malandrino non ride di un altro Malandrino di fronte ad un Serpeverde. 
- L’unico motivo per cui non ti ho già mollato un pugno è che ho paura di restare incollato alla tua faccia, – specifico, fulminando Piton con un’occhiataccia. – E quello sarebbe ancora più disgustoso di questa cosa.
In realtà non possiamo fare nulla a Piton perché significherebbe arrivare tardi a pranzo e per quanto il suo enorme naso mi stia letteralmente supplicando di essere colpito, non rinuncerò al budino per questo.
- Ecco, vattene, sono sicuro che un sacco di gente sta sentendo la tua mancanza! – gli grido dietro, giusto per cancellare la piega beffarda delle sue labbra. Non è ammissibile essere guardati in quel modo da Mocciosus, santo Godric.
Tergeo.
Per un attimo vengo accecato da una luce bianca, poi James mi ricompare davanti, con la bacchetta puntata sulla mia faccia. Dopo qualche secondo di riflessione, arrivo alla conclusione che, per quanto sia piacevole, non è un buon segno che James non stia facendo battutine sul fatto che non ho pensato di usare la bacchetta per pulirmi.
- Sono riuscito a non ridere mentre tu minacciavi qualcuno e perdevi contemporaneamente l’uso di una mano. Sono ufficialmente il miglior amico che si possa desiderare.
Ma il fatto che si stia auto-conferendo titoli inventati è un ottimo segno.
 

*

 
- Osa cheete che accaà aesso?
Frank alza lo sguardo su Peter, nella cui bocca si trova qualcosa come tutto il cibo del mondo. Non che questo sia anomalo, al tavolo in cui ci troviamo. E come ogni Grifondoro che si rispetti, Frank è abituato a decifrare frasi indicibilmente più lunghe e complesse di ‘Cosa credete che accadrà adesso?’.
- Intendi adesso che abbiamo perso la partita o adesso che è finito il pollo? – replica, dopo qualche secondo di riflessione.
- La prima – risponde Peter, prima di accigliarsi. - Ma è davvero finito il pollo? Non ce n’è nemmeno agli altri tavoli?
Il mio sguardo, come quello di Peter, corre per tutta la lunghezza del tavolo, ed in effetti tra i visi abbattuti dei miei compagni serpeggia anche una certa preoccupazione. Qualcuno lancia occhiate fugaci verso il tavolo più lontano dal nostro.
- Solo dai Serpeverde, – sospira Frank, prima di aggiungere indispettito.  - Evidentemente sono stati troppo impegnati a fissarci per toccare cibo.
È strano vedere Frank arrabbiato. Non pensi che l’ira sia contemplata nella gamma  di emozioni che può provare, almeno fino a quando ogni occupante del tavolo verde-argento non inizia a tenere ostinatamente gli occhi fissi su quello rosso-oro, con un ghigno compiaciuto in viso. Beh, se il pollo è davvero solo là, i Grifondoro non mangeranno più pollo per oggi. Gli scambi di cibo tra il nostro tavolo e quello dei Serpeverde sono difficili già in condizioni normali, e non solo perché sono i tavoli più distanti. Ma convincere un Grifondoro ad avvicinarsi a quel tavolo ora sarebbe come convincere James ad offrirsi volontario per un’interrogazione in Pozioni. James ha un problema con le pozioni. E le pozioni hanno un problema con lui. Apparentemente potrebbe sembrare che questo non sia un mio problema. Sbagliato: questo è il mio problema. Esattamente da quando, al secondo anno, Lumacorno si è reso conto che non era salutare per lui, per noi e più in generale per l’aula di Pozioni lasciare Sirius Black e James Potter seduti vicini con a disposizione diversi ingredienti potenzialmente esplosivi. Sono passati anni, ma la sento ancora nella testa: la sua voce, la mia condanna.
Lupin, sarebbe così gentile da fare cambio posto con Black?
Gentile? No, non gentile. Masochista.
- Tutto bene, Moony? Hai una faccia...
 - Sì, Pete, non preoccuparti.
- Se è per il pollo...
- Pollo! È esattamente quello che ci vuole per sollevarsi il morale. Dov’è?
Un silenzio teso cala subito dopo l’entrata in scena di James e Sirius. E nonostante senta un paio di occhi grigi piantati su di me, non sarò io a dire a Sirius Black che non c’è più pollo. Dopo qualche altro teso secondo, Peter prende coraggio e mette a parte i due ultimi arrivati della triste novità. Il sospiro funereo di James esprime a pieno quello che è stata questa giornata. E sì, per il bene della mia sanità mentale, sto ignorando volutamente il fatto che è ancora solo mezzogiorno.
 

*
 

Mi sento osservato.
E onestamente non vedo come potrebbe essere altrimenti, dal momento che sono tremendamente attraente. È una sensazione piacevole, in realtà, avere tutti gli occhi puntati su di me. Ma non in questo momento e soprattutto non quando ‘tutti gli occhi’ sono i viscidi, minuscoli e compiaciuti occhietti neri dei Serpeverde. E no, non mi interessa che non tutti i Serpeverde hanno gli occhi di Piton. Quello che mi interessa è che Piton la pianti di fissarmi, ora.
- James, - la voce e la mano di Remus mi costringono a rimanere seduto.
- Che c’è? – chiedo, fingendomi sorpreso. La mia voce, grazie alle mie notevoli doti recitative, suona spensierata e senza la minima traccia di istinti omicidi.
- Dove credi di andare?
- In bagno, forse? - replico, con un’astuta alzata di sopracciglio. Il sarcasmo è quello che ci vuole: nessuno sarebbe in grado di fare del sarcasmo mentre sogna di uccidere a mani nude quella viscida serpe.
James.
A quanto pare nemmeno io ne sono in grado. Ma davvero, Remus non dovrebbe fare del mio stesso nome un rimprovero.
- Oh, andiamo. Continua a guardarmi, – sbotto indignato,  lanciando a mia volta un’occhiataccia a Mocciosus.
- Il bagno ti guarda?
Ricambio lo sguardo perplesso di Peter, a lungo, ma proprio non mi viene in mente una risposta non offensiva nei suoi confronti, così incrocio le braccia al petto e ricomincio ad inveire mentalmente contro Piton, sbuffando. È colpa sua se è finito il pollo, tra l’altro. Se non ci avesse trattenuti, io e Sirius saremmo arrivati prima che...Sirius, ma certo. Mi volto di scatto verso il mio migliore amico, trovandolo insolitamente silenzioso e con lo sguardo fisso sul tavolo. So a cosa sta pensando e non può che essere giunto alla mia stessa conclusione: a Piton serve una lezionetutti i Serpeverde serve una lezione.  
- Stai pensando anche tu quello che sto pensando io? – ghigno soddisfatto nella sua direzione.
Sirius mi guarda sorpreso, per poi ricambiare il mio ghigno e chinarsi verso di me, con un sussurro cospiratorio.
- Che su quel panino sembra esserci scritto il mio nome?
Il mio ghigno svanisce lentamente, mentre guardo accigliato l’individuo di fronte a me.
- Quando è successo?
- Beh, stavo controllando che tutto il pollo fosse effettivamente finito, quando il mio sguardo è caduto su...
- No, intendo quando sono diventato tuo amico. Quando sono caduto così in basso, – lo interrompo. - Ma soprattutto, perché mai dovrei pensare che su un panino che si trova nel piatto di Frank sembra esserci scritto Sirius?
Il ghigno sul viso di Sirius si allarga, il che è assurdo, perché gli sta quasi per uscire dalla faccia.
- Perché Frank non sta guardando il piatto ora.
 

*
 

- Comunque, Prongs, – riprendo dopo aver ingoiato l’ultimo boccone di quello che una volta fu il panino di Frank. Delizioso. - So cosa volevi che io stessi pensando, quando anche tu lo stavi pensando, mentre io non lo stavo affatto pensando. Ma mi stupirei se tu, ora che anch’io lo sto pensando, non lo stessi più pensando.
Per un istante tutti mi guardano accigliati, tentando di decifrare la mia frase. Peter sussurra qualcosa nell’orecchio di Remus, guardandomi con gli occhi sgranati. Poi James ghigna.
- Cos’hai in mente?
- Noi. Loro. E miriadi di Caccabombe.
 

*

 
Caccabomba non dovrebbe essere una parola con cui un Prefetto ha particolare familiarità. In realtà sono profondamente convinto che nessuno dovrebbe avere familiarità con un termine che è formato dalle parole cacca e bomba. Eppure  temo che Caccabomba sia una delle parole che ho sentito più spesso nella mia vita. Come se i miei amici passassero le giornate a ripetermi nell’orecchio Caccabomba.  C’è qualcosa di tremendamente sbagliato in questo, così come c’è qualcosa di terrorizzante nello sguardo complice che si stanno scambiando James e Sirius, ghignando allo stesso identico modo. Penny mi sta gridando ‘Opponiti!’, ma una parte del mio cervello, al sicuro dalla vocetta acuta della mia spilla, mi suggerisce che le Caccabombe sono il male minore, considerando che i Serpeverde hanno vinto la partita. Evidentemente quella parte del mio cervello è la stessa che controlla la bocca, perché dopo qualche secondo di conflitto interiore mi sento sussurrare:
- Sarebbe una buona idea, se solo non l’avesse avuta Sirius.
- Io davvero non capisco perché avete tutti questa mancanza di fiducia nelle mie idee, – sbuffa Sirius, corrucciandosi.
- Forse può c’entrare qualcosa il fatto che solitamente le tue idee si concludono con esplosioni, grida e sfiorate espulsioni - replico, inarcando un sopracciglio.
- E punizioni e punti persi, - prosegue Peter.
- Senza contare la permanenza in Infermeria più o meno lunga che ne segue.
- Per non parlare del...
- Appunto, non parliamone, – conclude seccato Sirius, scoccandoci un’occhiataccia. – Davvero, non capisco quale sia il vostro problema. Cosa c’è che non va nelle Caccabombe?
- Non saprei, non è un po’ troppo poco? - inizia James pensoso, grattandosi il mento.  - Potremmo fare di peggio, beh, abbiamo fatto di peggio.
- No, – intervengo prontamente, agitato. - Caccabombe. Caccabombe è perfetto. Noi amiamo le Caccabombe. Non c’è nulla di meglio delle Caccabombe. Meravigliose, adorate Caccabombe. È deciso, allora, sì? Caccabombe.
Il ragazzino del terzo anno che è seduto al mio fianco si volta sconcertato verso di me. Mi rendo conto che sentire un Prefetto esaltare le qualità delle Caccabombe non è esattamente quel che si dice la norma, ma a volte un Prefetto deve scendere a compromessi. A volte un Prefetto deve bombardare di Caccabombe la Sala Comune di un’altra Casa, perché a volte un Prefetto ha degli amici per i quali le Caccabombe sono il male minore.
 


**********
 


Lo scorso anno Remus ha passato mesi in Biblioteca per trovare il modo di far comparire le parole d’ordine delle varie Case sulla Mappa, ma non è riuscito a scoprire come farle aggiornare automaticamente. L’unica cosa che ha trovato è stato un complicatissimo incantesimo da applicare vicino all’entrata di ogni Casa, che faceva comparire sulla Mappa l’ultima parola pronunciata in quel luogo. Ora, c’è da dire che inizialmente abbiamo pensato fosse una buona idea, tolto il fatto che Sirius è stato insopportabile per giorni e giorni, con quel suo sorrisetto compiaciuto e l’aria da ‘mi darei il cinque da solo per quanto sono bravo’, quando sono sicuro che la sua è stata solo fortuna, perché, davvero, quell’incantesimo è impossibile da recitare correttamente. Se così non fosse, ci sarei riuscito io, non lui. Comunque sia, inizialmente pensavamo di aver risolto il problema e la Mappa ci ha effettivamente fornito qualche parola d’ordine esatta, ma non avevamo calcolato che gli studenti non smettono sempre di parlare dei fattacci loro subito dopo aver pronunciato la parola d’ordine, e questo è il motivo per cui per un giorno intero la parola d’ordine dei Serpeverde è stata, secondo la Mappa, ‘Merda’. Cosa del tutto appropriata, a mio parere. Fatto sta che ora, se vogliamo scoprire la parola d’ordine di un’altra Casa, dobbiamo ricorrere ai vecchi metodi: appostamento vicino all’entrata, mantello dell’invisibilità e tanta, tanta pazienza.
- Mi sono rotto bolidi, pluffe e boccini di stare qua, Prongs.
A Sirius non sono mai piaciuti i vecchi metodi. 
Anche se in questo caso non posso dargli torto: è da quasi venti minuti che io e lui siamo appostati di fianco all’entrata della Sala Comune dei Serpeverde, che è, ci terrei a sottolinearlo,  una straordinaria dimostrazione di fantasia: un muro. Ci credo che i Serpeverde hanno sempre quella faccia, come se avessero appena ingoiato un Doxie vivo.
- Li detesto, – sibila Sirius, incrociando le braccia al petto con un po’ troppa forza. - Dovrebbe essergli impedito di strisciare liberamente per la scuola tanto a lungo.
Per tutta risposta, mi limito a sistemare meglio il mantello su di noi, in modo da non far più sbucare nessuna parte del corpo. Più per noia che altro, dato che qui non c’è comunque nessuno che potrebbe vederla: a quanto pare i Serpeverde oggi hanno deciso di non fare ritorno al loro covo. Comprensibile, visto quanto è accogliente. Probabilmente appostarsi in ogni angolo del castello in attesa di incontrare qualche Grifondoro a cui mostrare il loro ghigno gongolante è un’idea più allettante per loro.
- Ragazzi, ancora nulla? – la voce attutita di Remus si fa largo nei sotterranei silenziosi, mentre Sirius estrae con uno scatto lo specchietto dalla tasca del mantello. Ho lasciato il mio a Remus e Peter in modo da poter rimanere in contatto con loro durante le rispettive missioni.
- Beh, forse dovremmo prenderlo come un segno, - inizia Remus, incerto, in risposta al ringhio di Sirius che, con un po’ di immaginazione, avrebbe potuto assomigliare ad un ‘no’. - Insomma, se non riusciamo a scoprire la parola d’ordine, magari è il caso di lasciar perdere.
- Bel tentativo, Moony, – ghigno, sporgendomi verso lo specchietto ed entrando nella sua visuale. - Piuttosto, voi avete preso tutto?
Alza gli occhi al cielo. – Sì, siamo tornati ora in Sala Comune. Ci abbiamo messo più del previsto perché Pete si è confuso e ha preso il mio tema di Pozioni invece della Mappa, così non sapevamo quando uscire dalla Strega Orba senza essere visti.
Remus e Peter sono andati ad Hogsmeade di nascosto a fare scorta di Caccabombe. Inutile dire che sia io che Sirius avremmo decisamente preferito un compito del genere, piuttosto che starcene qui immobili e in silenzio, ma Remus ha insistito che ci avrebbe fatto bene. Ora, non so con chi abbia vissuto lui negli ultimi sei anni, ma non vedo come possa pensare che stare sotto un mantello dell’invisibilità insieme ad un Sirius profondamente annoiato possa fare bene ad un qualsiasi essere umano. Oltre al fatto che non fa che alzarsi e sedersi di continuo, ed io devo imitarlo per non rimanere senza copertura, ogni tanto si volta verso di me e mi guarda come se volesse prendermi a pugni. E davvero non vedo come potrebbe essere colpa mia il fatto che nessun Serpeverde si sia ancora fatto vivo. Se non conoscessi Sirius, glielo farei notare. Certo, se non lo conoscessi, probabilmente non sarei nemmeno nascosto insieme a lui sotto un mantello dell’invisibilità e non avrei bisogno di fargli notare nulla. Ma è probabile che mi starebbe comunque fulminando con gli occhi.
- Fate qualcosa, – sbotta improvvisamente Sirius, con uno strano tono d’urgenza, mentre si avvicina lo specchietto al viso. – Tu e Peter, fate qualcosa. Fate venire un Serpeverde.
L’espressione di Remus si corruccia.
 - E come, Sirius? Chiedendogli se può gentilmente tornare nella sua Sala Comune, così i miei amici che sono lì appostati sentiranno finalmente la parola d’ordine e potranno andarsene?
-Sì, sì, fallo, – risponde Sirius, supplicante. - Così verrà a smascherarci e noi saremo costretti a fargli qualche incantesimo di memoria per non finire in punizione, oppure non ci riusciremo e finiremo in punizione per il resto dei nostri giorni, ma almeno faremo qualcosa.
Padfoot, amico, calmati, – cerco di placarlo, mettendogli le mani sulle spalle e scuotendolo leggermente. – Finire in punizione per il resto dei nostri giorni non è contemplato, mi dispiace.
- James, amico, – replica lui, mettendomi a sua volta le mani sulle spalle e scuotendomi tanto forte da farmi scivolare gli occhiali sul naso. – Cambierò il colore dei tuoi capelli solo per fare qualcosa, se resteremo soli in questo sotterraneo ancora a lungo.
Per un breve e spiacevole istante alla faccia di Sirius si sovrappone l’immagine di me stesso con i capelli viola, e l’attimo dopo mi sono impossessato dello specchietto:
- Moony, dovete fare qualcosa.
- James.
- Devi solo puntare la bacchetta su un Serpeverde a caso e recitare Imperius – lo interrompe Sirius, con tono da invasato.
- Ma certo, una Maledizione Senza Perdono, perché non ci ho pensato io? Anzi, perché non lasciar perdere la parola d’ordine ed usare direttamente un Bombarda sul muro, allora? – sbuffa Remus sarcastico. Sirius assume un’espressione concentrata e prima che possa aprire bocca, decido di salvare la situazione.
- Moony, ascolta: Peter andrà a sbattere contro un Serpeverde, rovesciandogli addosso, che so, del succo di zucca. A quel punto al Serpeverde non resterà che scendere a cambiarsi.
Sorrido compiaciuto, in attesa di complimenti per il mio brillante piano.
- Se Peter andasse a sbattere contro un Serpeverde, – inizia Remus, e non posso fare a meno di constatare come questo non si direbbe esattamente l’inizio di un complimento. – Quello che tale Serpeverde farebbe, sarebbe qualcosa di fisicamente spiacevole a Peter. Senza contare che si pulirebbe la divisa con la bacchetta, dal succo e dal sangue.
Remus ha decisamente avuto delle brutte esperienze con i Serpeverde: non sono così sanguinari. Beh, non quando sono appesi a testa in giù, comunque.
- Sarà un Serpeverde del primo anno, – specifico con tono di ovvietà. - Non farà nulla di spiacevole a Peter, a parte piangergli addosso o qualcosa del genere, e non conoscerà nessun incantesimo per pulirsi. Sono così tonti.
- Non manderò un Serpeverde di undici anni in un sotterraneo isolato dove c’è Sirius in preda ad un attacco di noia – replica Remus, testardo.
- Ma ci sono anch’io.
- L’essere momentaneamente più affidabile di Sirius non cambia che la tua affidabilità sia comunque pari a quella di un cucciolo di armadillo ubriaco.
Dopodiché la faccia di Remus svanisce dallo specchietto e il sotterraneo ripiomba nel silenzio.
- Sirius, – sussurro dopo qualche secondo. – Tu sai cos’è un armadillo?
- Qualcosa che Remus ritiene più affidabile di noi, evidentemente.
Di te, vorrei specificare. A quanto pare io sono affidabile almeno quanto questo armadillo, ma non sono sicuro che sia qualcosa di cui vantarsi.
- Moriremo qui – sospira Sirius, lasciandosi scivolare contro il muro e rimanendo per terra, le gambe in bella vista. Ma tanto nessuno le vedrà perché di qui non passerà nessuno, mai, a parte quel Serpeverde che ha appena svoltato l’angolo, proprio là, in fondo al corridoio.
- Sirius, alzati, – sibilo tirandolo per un braccio e cercando contemporaneamente di coprirlo con il mantello, mentre il Serpeverde si fa sempre più vicino. Finalmente anche Sirius sente i suoi passi e scatta in piedi, appiattendosi contro il muro.
Non sono mai stato così felice di vedere un Serpeverde in tutta la mia vita.
Non che io sia mai stato felice di vedere un Serpeverde, in effetti.
Non appena è abbastanza vicino, riconosco gli occhi sporgenti per i quali è conosciuto da mezza scuola come Faccia da Pesce. Sono abbastanza sicuro che frequenti il quinto anno e sono anche abbastanza sicuro che Sirius non sia stato il primo a usare quel soprannome.   
- Ambitio, - pronuncia rivolto al muro, fermandosi a pochi passi da noi. Trattengo uno sbuffo per l’originalità della parola d’ordine, mentre un tratto di muro a pochi centimetri da me svanisce, rivelando l’entrata della Sala Comune. Il Serpeverde fa per entrare, quando un sussurro spettrale lo induce ad arrestarsi, guardandosi stranito intorno per qualche secondo.
Vorrei dire a Sirius che è un idiota e che ci farà scoprire, ma l’espressione inquieta del Serpeverde è talmente comica che tutto quello che mi esce dalla bocca, non appena siamo rimasti soli, è un esaltato:
- Di’ a Moony che non è ancora passato nessuno e che ci vorrà più del previsto. Dobbiamo farlo di nuovo.
Moony ti sta sentendo, - La voce irritata di Remus arriva dallo specchietto che Sirius stringe tra le mani. – Ed ora tornate subito qui o mi metterò a gridare così forte che vi sentiranno in tutti i sotterranei.
Per un attimo rifletto se valga la pena farsi beccare dai Serpeverde pur di avere la consapevolezza che, sette piani più in su, Remus sta gridando a pieni polmoni ad uno specchietto di fronte a tutti i Grifondoro che sono nella Sala Comune.
- Ok, Moony, arriviamo.
 

 

 

 


**********
 


È stato difficile raggiungere i sotterranei restando tutti e quattro nascosti sotto il mantello di James: schivare gli altri studenti, non farsi separare dalle scale che si muovono sempre nel momento meno opportuno, cercare di tenere tutti lo stesso ritmo, quando l’unico ritmo che stiamo cercando di seguire è in realtà quello di James, che è così eccitato all’idea di arrecare danni ai Serpeverde che sta quasi correndo. Forse è per il modo in cui Sirius ha indurito la mascella l’ultima volta che siamo quasi ruzzolati a terra, ma ho come l’impressione che, se non fossimo così impegnati a distrarre James dalla partita, lo avremmo già legato e abbandonato da qualche parte. C’è anche da dire che avremmo potuto infilarci sotto il mantello dopo aver raggiunto almeno il piano terra, in fondo il coprifuoco scatterà tra quasi un’ora e non comprendo la necessità di farci tutti e sette i piani in questo modo. Purtroppo alcune persone hanno un’idea bizzarra del divertimento e non distinguono ciò che è spassoso da ciò che è invece faticoso e snervante. Credo proprio che James abbia capito che ora come ora potrebbe chiederci di fare qualunque cosa e lo accontenteremmo. In realtà è la stessa sensazione che avverto io nei giorni prima della luna piena, quando i miei amici sono i soliti idioti, ma c’è qualcosa di diverso nel modo in cui mi guardano ed ho in qualche modo la certezza che farebbero qualunque cosa io gli chiedessi, dal passare il pomeriggio in Biblioteca allo scassinare la Gringott. Anche se scassinare la Gringott è probabilmente una di quelle cose che i miei amici farebbero in qualunque momento senza farsi pregare. Solo che quando James, Sirius e Peter sono disposti a fare tutto quello che propongo io, guarda caso, non finiamo mai appiccicati sotto un mantello con un sacco pieno di Caccabombe tra le braccia e a forte rischio di espulsione. Beh, non più del solito, almeno: un Malandrino è a rischio di espulsione per definizione.
 Comunque sia, il punto è che James si sta approfittando spudoratamente della nostra volontà di risollevargli il morale, noi lo sappiamo, lui sa che noi sappiamo, ma finiremo comunque a dare l’assalto alla Sala Comune dei Serpeverde, perché a volte per essere un buon amico devi semplicemente essere bravo a lanciare bombe fatte di cacca.
 

*
 

Ambitio, – sibilo, fermandomi di scatto di fronte al tratto di muro che, per quel che mi ricordo, ci darà l’accesso alla Sala Comune dei Serpeverde . Nello stesso momento in cui i miei dubbi vengono sciolti e la parete scorre di lato, Sirius, Peter e qualcosa di tremendamente simile al sacco di Caccabombe che Remus tiene tra le braccia mi sbattono contro piuttosto violentemente ed io riesco solo a pensare che questa è la fine. Chiudo gli occhi ed immagino il boato infernale che sentiranno i Serpeverde dall’interno della Sala, prima di affacciarsi e trovare un maleodorante mare marrone ed i nostri quattro cadaveri ricoperti poeticamente dal mantello, per quanto possa essere poetico essere seppelliti nella merda. Poi Sirius mi dà un pugno sul fianco, io apro gli occhi ed in effetti il sacco non è esploso. Bene, questo è un ottimo segno. Essere vivi e non ricoperti di merda, intendo.
Lancio un’occhiataccia a Sirius, che mi ha quasi spezzato una costola semplicemente per chiamarmi, poi scivoliamo all’interno della Sala, proprio prima che il muro si richiuda, guardandoci eccitati intorno. Beh, io eccitato almeno. Peter mi sembra un po’ inquieto, Remus sta di nuovo discutendo mentalmente con la sua spilla da Prefetto – non credo sappia quanto sia evidente il modo in cui inizia a fissarla e a stringere le labbra ogni volta che infrangiamo le regole– e Sirius scruta corrucciato l’enorme vetrata che sovrasta la Sala e che dà proprio sul Lago Nero. Detesta scendere qua sotto, ripete sempre che quando il vetro si deciderà a cedere al peso dell’acqua ed i Serpeverde moriranno affogati, non vuole essere presente. Devo ammettere che nemmeno io sarei così tranquillo a dormire qui, nonostante i numerosi incantesimi che sicuramente scongiurano un’eventuale inondazione dei sotterranei.
Diversi Serpeverde sono sparsi per la Sala Comune, intenti a confabulare divisi a gruppetti. Inutile specificare che quelli dei primi anni sono confinati ai lati della stanza, sulle poltroncine più lontane dal fuoco. In questo non sono diversi da noi Grifondoro, ma nella nostra Sala nessuno rischia sul serio l’assideramento: si congela qui. Se non fosse che i pressi del camino sono troppo affollati e che non so quanto il mantello possa non essere infiammabile, mi sarei già piazzato lì di fronte.
Ma non sarà certo il gelo a fermare i Malandrini: c’è una missione da portare a termine.
Non appena ci siamo allontanati di qualche passo dall’entrata della Sala, fermandoci di fianco ad una poltroncina verdastra isolata da tutte le altre, mi volto verso gli altri, trionfante.
-Questo, - inizio, sforzandomi di parlare a bassa voce -  È un momento memorabile nella storia dei Malandrini: siamo nella tana del nemico. Ogni cosa deve filare liscia: ricordate tutti il piano?
Non è che i miei amici non mi stiano prestando attenzione: Sirius ha smesso di immaginare la morte di tutti noi per annegamento, Peter non si sta più guardando attorno come se un drago stesse per spuntare fuori dalla poltroncina più vicina e Remus non fissa la sua spilla da Prefetto da diversi secondi. Hanno persino piantato i loro begli occhietti nei miei, ma continuano a non aprire bocca. E non riesco proprio a decifrare le loro espressioni.
Le mie sopracciglia hanno ormai raggiunto un livello di inarcatura sorprendente, quando Sirius si decide a spezzare il silenzio.
- Non so come dirtelo, Jamie, ma noi non abbiamo un piano.
Le mie sopracciglia precipitano immediatamente dalla notevole altezza raggiunta.
- Come sarebbe a dire che non abbiamo un piano?
- Beh, no, – replica Sirius con un’alzata di spalle. - Il piano era riuscire ad introdurci nella Sala dei Serpeverde, ma non abbiamo pensato a cosa fare esattamente dopo esserci riusciti. 
Questo ha senso. Questo spiega perché non ricordavo il piano. Ma questo è anche un errore da dilettanti e non è accettabile.
- Passiamo al piano B allora – stabilisco risoluto.
Sirius assume immediatamente la sua espressione da ‘Non posso credere a quanto tu sia idiota’, che è in realtà più un’espressione da ‘Storco le labbra e sgrano gli occhi in modo ridicolo quando sono esasperato’, ed in effetti potrei aver pronunciato l’ultima frase solo per far assumere a Sirius quell’espressione. La maggior parte delle parole che escono dalle mie labbra, in realtà, sono finalizzate a far assumere espressioni e coloriti incredibilmente comici al mio migliore amico. Le mie frasi hanno un effetto più sconvolgente su Remus, a dire il vero, ma lui ha quella noiosissima dote chiamata autocontrollo che impedisce alla sua faccia di contorcersi in modi divertenti: la sua anima si attorciglia e si dimena, ma la sua espressione resta impassibile.
- Se non abbiamo un piano A, – sibila Sirius, ancora ignaro di quanto possa essere divertente il suo viso in momenti come questo. - Come possiamo avere un piano B?
-Tutti hanno  un piano B, Padfoot, – replico fermo. - E noi siamo i Malandrini, come potremmo noi non averne uno?
- Se tu conoscessi l’alfabeto, James, sapresti che la B viene dopo la A, - La mano destra di Sirius scatta fulminea verso la sua fronte per scansare con un gesto un po’ troppo violento una ciocca di capelli. - E non avendo noi un piano A, non possiamo avere nemmeno un piano...
- Ho un piano, – sussurra Remus all’improvviso, con tono vagamente colpevole.
- B. Grazie, Moony. Tempismo perfetto.
 

*

 
- Come stabilito, useremo le Caccabombe, perché non le ho trascinate fin qua per hobby, e, a proposito, grazie dell’aiuto, - puntualizzo lievemente seccato, lasciando il sacco che atterra pesantemente con un tonfo, giusto per far notare ai miei premurosi amici quanto pesi, indipendentemente dalle dimensioni: l’incantesimo rimpicciolente non ha certo effetto anche sul peso. Non so James e Peter, ma l’azione ottiene l’effetto sperato almeno su Sirius: a giudicare dalla sua imprecazione soffocata, pare che si sia reso effettivamente conto di quanto pesi. Negherò qualunque premeditazione, ma devo ammettere che il fatto che il piede destro di Sirius si trovasse proprio sulla traiettoria del sacco mi provoca un certo appagamento. 
- D’accordo, Sirius piantala, non può averti fatto così male. No, non può. Sta zitto, – Sospiro, lanciando un’ultima, fugace occhiata a Penny. Perdonami, se puoi. – Ora, quello che dobbiamo fare è disilludere le Caccabombe e farle levitare per la Sala. Nessuno si accorgerà di nulla, fino a quando non le lasceremo cadere. Con l’esplosione e tutto, l’incantesimo di disillusione si dovrebbe sciogliere, così ci saranno macchie sui vestiti, pozze scure e cose del genere, come piace a voi.
La vocina acuta che continua a ripetere ‘Prefetto. Dovresti essere un Prefetto’ si attutisce appena di fronte ai sorrisi entusiasti dei miei amici.
- Pad, mi aiuterai a disilluderle, Prongs, le farai levitare sul soffitto, – Mi soffermo qualche secondo in più sul viso di James, per assicurarmi che abbia ben chiara in mente la differenza tra ‘soffitto’ e ‘mutande dei Serpeverde’. – Wormtail, terrai il mantello.   
Mentre mi inginocchio accanto al sacco, bacchetta alla mano, non posso fare a meno di notare, con un pizzico di soddisfazione, come i miei amici siano docili e pronti ad eseguire gli ordini. Peccato che siano così ben disposti solo quando si tratta di dare l’assalto alla Sala Comune di un’altra Casa.
 

*
 
- Ragazzi, mi fanno male le braccia.
- Resisti ancora un po’, Pete, manca poco.
 
*
- Ragazzi, mi fanno davvero male le braccia.
- Un attimo solo, Pete, ci siamo quasi.
 
*
 
- Ragazzi, si stanno per spezzare, lo sento.
- Senti, Pete, se riesci a fare la verticale, puoi tenere il mantello con le gambe.
 
*
 
- Ragazzi.
- Le tue braccia, sì, ok, lo sappiamo.
- Ora non fare lo scorbutico: gli hai parlato tu della verticale.
Chiaramente non era un suggerimento da prendere alla lettera.
- Mi dispiace per il tuo occhio, Sirius, non l’ho fatto apposta. Ma penso abbia smesso di gonfiarsi, davvero.
 
*
 
-Ragazzi, io lo lascio.
- Ne manca solo una, aspetta.
- Veramente sono due, Pad. Faresti meglio a far controllare quell’occhio a Madama Chips.

*
 

- Ci siamo, – sospiro soddisfatto, mentre James fa levitare l’ultima Caccabomba perfettamente disillusa. È stato più difficile del previsto, con Peter che ci è caduto addosso, la punta della sua scarpa nell’occhio di Sirius, la mia faccia così pericolosamente vicina ad una Caccabomba e James finito quasi completamente fuori dal mantello. In realtà è un miracolo che non ci abbiano visti né sentiti.
- Non ancora, – James ha uno sguardo stranamente concentrato, comprensibile dal momento che sta tenendo sospeso per la Sala un numero ragguardevole di Caccabombe, ma i suoi occhi sostano con troppa regolarità sull’entrata, come se aspettasse qualcuno.
- Sta per scattare il coprifuoco, – tento, non particolarmente convinto.
- Siamo nella Sala Comune di un’altra Casa, pronti a bombardarla di Caccabombe, e tu ti preoccupi del coprifuoco?
Sirius non ha tutti i torti, ma Sirius ha anche un aspetto estremamente simile ad un panda con quell’occhio nero e non intendo dare peso al sarcasmo di un panda. 
- Cosa dobbiamo aspettare, James?
- Mocciosus, naturalmente.
Naturalmente: non sia mai che Severus Piton venga lasciato in pace per più di ventiquattro ore.
- D’accordo, - sospiro sfinito. – Sarà ancora a cena, ma, come dicevo prima, il coprifuoco sta per scattare. Arriverà a momenti.   
- Esattamente, – annuisce James allegro. - E poi non è come se avesse amici con cui intrattenersi, no?
- O posti in cui andare, cose da fare, – gli dà subito manforte Sirius. – Una vita da vivere.
Sarà una lunga attesa.
 

*
 

Mi chiedo cosa diavolo stia combinando Piton.
Perché ci mette così tanto?
Non è mica facile tenere in equilibrio tutte queste Caccabombe, santo Godric.
Probabilmente è la sua viscida natura a spingerlo a camminare il più lentamente possibile. Immagino che quando c’è qualcosa che un Serpeverde può fare per infastidire un Grifondoro, anche senza esserne direttamente consapevole, avverta a pelle il bisogno di farla. E Mocciosus sta avvertendo il bisogno di muovere le gambe a rallentatore verso i sotterranei. Probabilmente questo sesto senso innato che i Serpeverde si tramandano da generazioni lo spingerà anche a fermarsi in bagno prima di scendere. L’odio per i Grifondoro controlla la sua vescica. 
Ma in questo glorioso momento, mentre un numero imprecisato di Caccabombe aleggiano sulle teste degli ignari Serpeverde come tante piccole e puzzolenti spade di Damocle, nulla potrebbe rovinare il mio umore. A parte il pensiero che Regulus Black ha preso il Boccino prima di me. Quanto vorrei semplicemente smettere di respirare e accasciarmi qui, tra le braccia dei miei Malandrini. La bacchetta mi scivolerebbe dalle mani e le Caccabombe precipiterebbero sui Serpeverde, e solo allora i miei amici saprebbero della mia morte. Ehy, ma quella che ha appena fatto capolino dall’entrata non è l’appendice nasale di Mocciosus? O è la sua o un elefante sta per fare il suo ingresso nella Sala Comune. Ed ecco anche il resto del corpo. Certo che dev’essere difficile per lui reggere il peso di quel naso: forse è per quello che se ne va sempre in giro tutto ingobbito.   
- Ci siamo, – sussurro eccitato agli altri. - Il bottone è entrato nell’asola.
Mentre Piton si dirige verso un gruppetto di ragazzi quasi tutti dell’ultimo anno, di cui riconosco solo Avery e Mulciber, mi giro verso i miei amici, per vedere se hanno seguito il mio sguardo. Evidentemente no.
- Che bottone? –Sirius aggrotta le sopracciglia, prima di scoprire, con una smorfia di dolore, che il suo occhio contuso non apprezza.
- Cos’è un’asola? – domanda invece Peter.
Remus resta in silenzio ed io lo apprezzo infinitamente per questo.
- Voglio dire, - sospiro, appellandomi ad una pazienza che non ho. - Che la Pluffa è entrata nell’anello.
- La tensione gli ha dato alla testa – sospira Sirius, scuotendo la testa.
La serpe è entrata nella tana! 
Negli occhi di Remus passa un lampo di comprensione e pare sul punto di dire qualcosa, ma Sirius lo precede, fissando qualcosa oltre le mie spalle:
- James, piantala di blaterare: Mocciosus è lì, possiamo iniziare.
Lo so che è lì, – soffio indispettito. – È quello che sto cercando di dirvi da...
- Shhh! Quel ragazzino sta guardando proprio qua!
Cercando di ignorare il fatto che sono appena stato azzittito da Peter, seguo il suo sguardo ed in effetti a qualche metro da noi c’è un ragazzino del primo anno che pare proprio fissarci. Beh, non può fissarci, siamo invisibili e siamo anche dietro ad una poltrona, per lo più. Ma o sta avendo un’esperienza mistica ed il suo sguardo si è semplicemente fermato su un punto a caso o ci ha sentiti.
- Si starà chiedendo perché la poltroncina parla, – mormora Remus, appena percettibile. - Ma soprattutto si starà chiedendo cosa diavolo blatera.
Eccolo che si avvicina: perché quelli del primo anno devono essere così curiosi?
Vive in un castello dove le scale si spostano, le stanze scompaiono, i quadri sono vivi e non può ignorare una poltrona parlante?
- Confondiamolo – stabilisce Sirius, estraendo la bacchetta e puntandola sul ragazzino. Non fa in tempo a pronunciare l’incantesimo che Remus gliel’ha già abbassata con un gesto secco.
- Non ti permetterò di fare un incantesimo ad uno del primo, sono un Prefetto.
- Ed è sempre in veste di Prefetto che mi permetterai di seppellire un’intera Casa nelle Caccabombe, dico bene?
 

*
 

Sto fulminando Sirius con lo sguardo, quando improvvisamente il ragazzino ferma la sua venuta verso di noi e barcolla, guardandosi attorno spaesato. Per un attimo resto a guardarlo senza capire, poi mi volto di scatto verso James, che ostenta un’espressione indiscutibilmente soddisfatta.
- James! – sibilo accusatorio, anche se una parte di me si chiede come diavolo sia riuscito a confonderlo continuando a tenere sospese le Caccabombe.
- Non farla tanto lunga, Moony. Avrà semplicemente una faccia ebete per un po’, non si noterà nemmeno la differenza, – si giustifica James con un’alzata di spalle. - Perché ora mi guardi così? Non è colpa mia se tutti quelli del primo anno non fanno che girovagare per Hogwarts con l’aria sperduta e gli occhi sgranati. Ma seriamente, l’hanno ricevuta la lettera? Sanno dove sono, perché sono qui? Perché sono venuti al mondo? Sanno qualcosa?
- Sagge parole, – concorda Sirius, con un tono un po’ troppo convinto per essere sincero. - Appena lievemente ridicole se dette da chi dimentica anche il proprio nome di fronte alla vetrina di Accessori per il Quidditch, certo.
Eccoli che ricominciano.
- Padfoot, ti spiacerebbe ricordarmi qual è stata l’ultima volta in cui hai aperto bocca senza insinuare qualcosa di perfido sui tuoi amici? – replica immediatamente James, inarcando le sopracciglia. -Perdonami, ma mi sfugge. Dev’essere successo un sacco di tempo fa.
-Ragazzi,– mi intrometto, anticipando l’indignata risposta di Sirius. - Non è il momento. Siamo circondati da Serpeverde, per Godric! 
Nessuno dice una parola, ma posso quasi sentire il bisogno impellente di Sirius di riprendermi. E non è perché si sta mordendo il labbro inferiore come se fosse un chewingum, sono più i suoi occhi puntati su di me con urgenza patologica. 
- Avanti, dillo, – sospiro arrendevole.  
- Invocare Godric mentre siamo circondati da Serpeverde, - prorompe allegramente. - Bella mossa, Moony.
Sirius pare molto soddisfatto di aver avuto l’ultima parola ed è sempre meglio avere a che fare con un Sirius soddisfatto quando si deve essere silenziosi, quindi mi trattengo dal fargli notare che io, a differenza di tutte le altre persone nascoste sotto questo mantello, so regolare il tono della voce.  
E so anche scegliere a quali pensieri dare voce e a quali no. L’ultimo ovviamente non uscirà mai dalle mie labbra: non voglio passare l’eternità sotto un mantello dell’invisibilità a  battibeccare con i miei amici.
 

*

 
- Bene, - dico non appena cala il silenzio. - È il momento. Al mio segnale, scatenate l’inferno!
Scocco un’occhiata eccitata agli altri, per scoprire se hanno colto la citazione, in particolare Remus. L’estate scorsa, quando siamo andati a trovarlo, ci ha portato nel cinema Babbano della sua città e si è lamentato per tutto il giorno che non abbiamo seguito una parola del film. A giudicare da come mi guardano Sirius e Peter, almeno per quanto riguarda loro, aveva ragione.
- James.
- Cosa?
- Qual è il segnale?
Lancio un’occhiataccia a Sirius, sbuffando.
- Dovevi per forza rovinare l’epicità del momento?
- Mi hai appena sputato in faccia dicendo ‘per forza’, Peter mi ha fatto un occhio nero e Remus continua a pestarmi i piedi, non so se volontariamente o no, – elenca Sirius incrociando le braccia al petto. - Non vedo alcuna epicità in tutto ciò.
- Mi stupisco che tu veda qualcosa con quell’occhio, - ridacchio senza riuscire a trattenermi. – Sì, va bene, non è divertente. Ma ti stai soffermando sui dettagli invece di guardare al tutto.  E il tutto, quando avrò contato fino a tre, sarà composto da Serpeverde coperti di merda fino al collo.
- Contare fino a tre è l’emblema stesso dell’epicità – commenta Sirius con un sorrisetto ironico.
- Ti scongiuro, Moony, fallo stare zitto.
- Ci ho rinunciato a metà del primo anno – Remus alza le mani, come a chiamarsi fuori.
- E comunque non è come se ci servisse un segnale, James, - riprende Sirius, imperterrito. - Sei tu che devi lasciar cadere le Caccabombe. Vuoi fare un segnale a te stesso? 
Sospiro esasperato, voltandomi alla ricerca di conforto.
- Wormtail, tu sei d’accordo con me, vero?
-Certo, Prongs, – annuisce il mio unico vero amico. – I segnali sono forti.
Sorrido soddisfatto: si può sempre contare su Peter.
Quando non è ora di pranzo, certo.
 

*
 

Una volta concordato con Peter che i segnali sono forti, James si decide ad agitare la bacchetta.
Non mi sorprendo quando Piton, intento fino ad un secondo prima a parlare tranquillamente con Avery, viene colpito in pieno dalla prima Caccabomba. Nella Sala cala immediatamente il silenzio e l’unico rumore che si può sentire per diversi secondi è il gocciolio che produce la vischiosa sostanza marrone scivolando dal naso e dai capelli di Piton e schiantandosi al suolo. Poi altre Caccabombe iniziano a precipitare a raffica in ogni angolo della Sala ed è il caos.
Mentre i Serpeverde gridano e si ammassano contro l’uscita, tentando inutilmente di ripararsi dalla pioggia marrone, mi ripeto che non ha senso che io mi senta così tremendamente in colpa ora. Lo sapevo cosa sarebbe successo, Penny lo sapeva, e di certo né io né lei ci aspettavamo che nel giro di qualche minuto le Caccabombe si sarebbero trasformate in deliziose farfalle colorate. E tuttavia è più difficile fingere di non star facendo nulla di male e contrario al volere di Silente, mentre mi arrivano alle orecchie le grida schifate dei miei compagni di scuola.
- È già scattato il coprifuoco? – chiede James eccitato, fissando la calca formatasi attorno all’uscita. - Il massimo sarebbe se ora venissero puniti per essere usciti dal dormitorio.
Il suo sguardo è talmente sognante che decido di non fargli notare che qui gli unici che rischiano sul serio di finire in punizione siamo noi. Immagino che non sia un pensiero appropriato da fare in questo preciso momento e probabilmente è il fare simili pensieri in tali frangenti che mi rende spesso il soggetto preferito delle battute dei miei amici. Preoccuparsi di cose così poco esplosive e divertenti come le conseguenze delle proprie azioni è con tutta probabilità la prima voce sulla lista delle azioni che un Malandrino dovrebbe evitare. Diventare Prefetto dev’essere il titolo della lista stessa. È più o meno mentre sto rimuginando su quanti punti esattamente potrebbe toglierci la McGranitt se ci scoprisse, che a pochi metri da noi un ragazzo scivola su un’ampia chiazza scura mentre cerca di raggiungere l’uscita e non è mai stato più lampante di così il significato di ‘essere nella merda’.
Peter lo trova divertente, James lo trova divertente, persino una parte di me ben occultata da strati e strati di profondo rammarico e pentimento lo trova divertente, ma quello che davvero conta è che Sirius lo trova divertente.
È mia ferma convinzione che nel momento in cui un Sirius Black entra a far parte della vita di qualcuno, quel qualcuno dovrebbe venire immediatamente in possesso di un libretto d’istruzioni con almeno una ventina di pagine dedicate alla sua vasta gamma di risate. Ce ne sono di innumerevoli tipi e la differenza tra una risata alla ‘Sono allegro e la vita è meravigliosa’ ed una alla ‘Ti prenderò a pugni se solo mi rivolgerai la parola’ è talmente sottile ed invisibile a chiunque non risponda al nome di James Potter che non ho la presunzione di distinguerle. In questa particolare situazione posso affermare tuttavia, con un certo margine di sicurezza, che quella che mi echeggia nelle orecchie è esattamente una risata alla ‘Quel tipo è appena finito con la faccia nella merda’, ma non è questo il punto. Il punto è che la maggior parte delle risate di Sirius coinvolgono la totalità del suo corpo e noi Malandrini tendiamo ad essere compresi nella totalità del corpo di Sirius. Questo, oltre ad essere bizzarro ed in parte inquietante, spiega come mai le mie ginocchia hanno appena affrontato un duro impatto con la pietra e come mai la metà destra del mio corpo è ora fuori dal mantello. Quando, in preda al panico, provo a rinfilarmi sotto il tessuto, scopro anche che i miei amici sono aggrovigliati sul pavimento in maniera tanto scomposta e insensata da aver occupato tutto il vasto perimetro invisibile.
Nei pochi secondi che mi concedo per riflettere, il mio buonsenso sembra decidere che i gemiti di dolore e le proteste che seguiranno alla mia azione, con tutto il chiasso che riempie la Sala, si noteranno molto meno di un braccio ed una gamba separati dal resto del corpo.
Pertanto l’essermi appena gettato poco delicatamente su quelli che spero essere James, Sirius e Peter è perfettamente logico e giustificato, anche se non negherò che potrebbe essere qualcosa che il mio inconscio desiderava fare da tutto il giorno, schiacciarli a terra senza alcun riguardo.
 

*

 
Detesto che Sirius debba per forza gettarsi a terra per esprimere a pieno la sua ilarità, quando spesso le persone che sono in piedi e non spiaccicate al suolo tra corpi vari sono comunque felici. Dirò di più, è possibile che la loro felicità dipenda proprio dal non essere spiaccicate a terra. Certamente renderebbe felice me, non esserlo.
Sirius sta continuando a ridere e questo sarebbe solo emotivamente irritante se non fosse che il mio torace è schiacciato proprio contro la sua schiena e finché lui continuerà a ridere e a tremare sotto di me io continuerò a fare su e giù e il gomito di Remus continuerà ad insinuarsi sempre più a fondo tra le mie costole.Remus è un’altra persona che dovrebbe rivedere le sue abitudini. Non è stato trascinato nella folle caduta di Sirius come me e Peter, perché sarebbe atterrato subito se così fosse stato e me ne sarei accorto. No, lui è arrivato dopo, con un notevole slancio ed un notevole peso ed un notevole gomito appuntito. E questo non mi sta affatto bene. La cosa peggiore di tutta questa situazione è che sono persino costretto a ritenermi fortunato, perché Peter è atterrato solo parzialmente su di me e probabilmente il numero di organi che si sono salvati è tale che potrò ancora condurre una vita dignitosa. C’è anche la storia della bava sul dorso della mia mano e quando non ci sarà più potrò veramente appellarmi alla dignità, e poi io e Peter non ne parleremo mai e potremo ancora essere amici.
- I tuoi capelli, - biascica Remus, da un punto molto vicino alla mia testa. -Sto mangiando i tuoi capelli.
- I capelli di chi? – ansima Peter alla mia destra, mentre Sirius continua a ridacchiare.
Rifletto per un attimo e dopo aver constatato sommariamente in quale posizione ci troviamo tutti, sbarro gli occhi, perché evidentemente Remus si riferisce ai miei capelli.
- Stai sbavando sui miei capelli, Remus? È questo che stai facendo?
C’è troppa bava sotto questo mantello e pare che si concentri unicamente sulla mia persona. È normale, chiunque, animato o no, si concentrerebbe su di me piuttosto che su qualunque altra cosa, ma questo è troppo.
- Ti assicuro che non sto facendo nulla ai tuoi capelli, sono loro che stanno cercando in tutti i modi di entrare nella mia bocca.
- Non parlare, - ordino risoluto. - Sigilla le labbra, Moony.
-Credete che mi abbiano visto? Non si direbbe, – riflette Remus, ignorando le mie disposizioni.  -Probabilmente erano troppo distratti e in fondo il mio braccio è abbastanza sottile.
- Ti darò una testata se apri di nuovo la bocca, –ribadisco, perché Remus non può sapere che muovere il collo in questo momento potrebbe essermi fatale. – Sirius, piantala.
- È stato fantastico, – dice Sirius con una voce troppo acuta per convincermi che ha davvero smesso di ridere. – L’ha presa in pieno.
- Anche io ti ho preso in pieno, – ribatto piccato. - Mi senti? Sai, quella cosa meravigliosa che c’è su di te e che emana energia negativa? Sono io.  
- In realtà sì, sei più pesante di quanto sarebbe lecito, – esclama Sirius tentando invano di rigirarsi. - Inizio a capire cosa intendeva veramente Evans a proposito della tua scopa e del suo alzarsi da terra.
- È perché Remus si sentiva escluso e si è tuffato su di me – chiarisco, perché il mio peso è assolutamente nella norma e se non lo fosse, sarebbe solo per i miei innumerevoli muscoli.
- Che assurdità, Remus non è dotato di un peso corporeo rilevante.
- C’è anche la mia gamba destra in realtà, – annuncia Peter e se non fossi fisicamente impossibilitato a farlo, sobbalzerei. Non ero a conoscenza di quanti pochi centimetri separassero la sua faccia dalla mia. – È incastrata tra la pancia di Remus e la schiena di James.
- Questo spiega tutto, Pete - commenta Sirius, perché non è in grado di distinguere i momenti in cui si può fare sarcasmo e quelli in cui bisognerebbe invece smettere di blaterare e cercare di districarsi.
- Forse dovremmo provare a districarci – suggerisce Remus da sopra la mia testa e di nuovo, se potessi, sobbalzerei.
Dal momento che i miei amici sono fondamentalmente degli idioti, tentano di liberarsi contemporaneamente e tutto qui sotto diventa troppo mosso, come se fossi incastrato tra giganti vermoni che si contorcono.
-Fermi: ci serve un ordine, – stabilisco quando il piede di Peter compromette per sempre le mie facoltà motorie. – Remus, devi essere il primo.
- Lo so, sono già stato coinvolto in una situazione del genere.
Nello stesso momento in cui io decido di non indagare su questa rivelazione, Sirius decide di fischiare ed emettere tutta un’altra serie di versi maliziosi che stanno facendo assumere a Remus quella faccia da ‘Trovo tutto ciò inammissibile’. Non è come se potessi vedere la faccia di Remus, ma quella è la faccia che ha quasi ogni volta in cui Sirius apre bocca, in realtà.
- Che diavolo stai...c’era di mezzo un bambino del primo anno, santo Godric!
Oh oh, non ti facevo così depravato, Moony.
- Ora non è importante con chi Remus si sia trovato in situazioni equivoche, – li interrompo prima che la cosa degeneri. – Sto soffrendo e la Sala si è quasi svuotata del tutto: è il momento di filarcela.
E così ce la filiamo.
C’è della bava sulla mia mano e probabilmente tra i miei capelli, e i feriti sono stati numerosi, ma la Sala Comune dei Serpeverde, ed i Serpeverde, odoreranno di merda per un bel po’ e questo è soddisfacente. Non perché io ho perso e loro hanno vinto, in realtà, perché se vogliamo dirla tutta non ho aspettato a far cadere le Caccabombe solo per Piton. Ovviamente anche per quello, perché uno scherzo non è tale se tra le vittime non compare anche lui, ma potrei effettivamente aver voluto dare il tempo a Regulus Black di tornare nel suo dormitorio. Non che sia un mio problema se il fratello di Sirius viene coperto di Caccabombe, quando a Sirius per primo la cosa non sembra dare alcun fastidio, ma è il Capitano ed oggi è stato più bravo di me. Ed i Serpeverde meritano di finire sotto una pioggia di Caccabombe per un milione di motivi, tra cui il semplice fatto che sono i Serpeverde, ma non perché hanno vinto la partita.
 

**********

 

 

 

 

 


Sto frugando l’ennesimo cassetto della scrivania della McGranitt, alla ricerca dei compiti di trasfigurazione che ci sottoporrà alla prossima lezione –non che io ne abbia veramente bisogno, ma ho scoperto che la maggior parte degli studenti sono disposti a sborsare diversi galeoni per risollevare la loro media scolastica –, quando improvvisamente avverto dei passi veloci avvicinarsi all’ufficio. Faccio appena in tempo a coprirmi con il mantello che la porta si spalanca, lasciando entrare un’infuriata McGranitt, seguita a pochi passi di distanza da Sirius.
- Assolutamente inaccettabile, – sta dicendo la professoressa, lievemente rossa in viso, il che non è mai un buon segno. Mi chiedo cosa diavolo abbia combinato Sirius. - Come ha potuto, signor Black? E di fronte a tutti.
Sono diverse le cose che Sirius potrebbe aver fatto, di fronte a tutti, per sconvolgere la McGranitt. Non c’è veramente nulla di bizzarro in questo, ma c’è qualcosa che non mi torna.
Innanzitutto Sirius tiene lo sguardo basso, ostinatamente puntato sui braccioli della poltrona su cui è seduto, come se fosse davvero pentito. E di norma Sirius non si pente delle cose che fa e che sconvolgono i professori.
L’altro dettaglio spaventosamente irreale ed inquietante, sono gli occhi lucidi della McGranitt, che è sprovvista di dotti lacrimali, come tutti sanno.
Sta accadendo qualcosa di strano in questa stanza e non ha nulla a che fare con il fatto che delle tre persone che la riempiono, una è invisibile.
- Pretendo una spiegazione, signor Black, – insiste la McGranitt con voce dura. – Lei ha baciato la signorina Brown di fronte a tutti, di fronte a me.
Capisco ora perché Sirius sembra pentito.
Baciare la Brown non dev’essere una bella esperienza e dev’essere anche fisicamente difficile con quel metro di naso che si ritrova e che non può semplicemente scomparire.
Ma non sapevo che fosse contro il regolamento baciare  persone poco gradevoli. Se è così, baciare Mocciosus comporterà come minimo l’espulsione.
- Di fronte a me, – ripete la McGranitt, abbassando la voce. - Come se non ci fosse mai stato nulla tra noi.  
C’è una scrivania tra di voi, vorrei gridare, c’è una scrivania ed è l’unica cosa che potrà mai esserci tra di voi. Vorrei gridarlo per poi scappare lontano da qui, ma la mia bocca è impastata dal panico e prima che io possa fermare questa follia, Sirius si china in avanti, prendendo la mano della McGranitt tra le sue.
La McGranitt non dovrebbe nemmeno avere delle mani. Dovrebbe spuntarle una bacchetta alla fine del braccio e basta, perché questo sarebbe più naturale e giusto delle dita lievemente rugose della mia professoressa strette tra quelle del mio migliore amico.  
‘Inaccettabile’ grida nelle mie orecchie qualcuno che ha la voce di Remus e di tutte le persone dotate di buonsenso su questo pianeta.
‘Inaccettabile’ e ‘Scrivania’ è quello che griderei, se solo avessi ancora il controllo sulle mie labbra.
- Oh, Minnie.
E la voce di Sirius non è mai stata più terrificante.
- Oh, Sirius.
Fermatevi, cerco di gridare con ogni particella del mio essere, non potete farlo.  Ma l’unica cosa che esce dalle mie labbra è un terrorizzato:
- Oh, Godric. 
 

*
 

- NO!
- AH!
- Non sono stato io!
- Lumos. 
La mia bacchetta illumina i miei amici uno ad uno: a quanto pare sono tutti vivi e fisicamente incolumi. Che gioia.
James, seduto sul suo letto, ha i capelli più arruffati del solito, gli occhi spalancati e lo sguardo fisso di fronte a sé, come se fosse appena stato baciato da un Dissennatore.
Sirius, nel letto di fianco, ha un’aria assonnata e confusa. Posso quasi sentire i suoi ingranaggi lavorare per ricordarsi chi è, dove si trova e soprattutto quanto manca al prossimo pasto.
Mentre quello là per terra pare proprio il sedere di Peter.
- Sirius, la McGranitt, è stato orrendo – sussurra James a nessuno in particolare, prima di lasciar cadere nuovamente la testa sul cuscino e riaddormentarsi all’istante.
 Sirius. La McGranitt. È stato orrendo.
Suppongo di dover accettare queste sei parole come spiegazione per essere stato bruscamente svegliato alle due di notte.
Peter evidentemente le ha accettate, tant’è che ha ricominciato a russare, ancora steso per terra. Qualcuno dovrebbe fare qualcosa in proposito, come prenderlo di peso e rimetterlo nel letto.
 Già, qualcuno dovrebbe proprio.
- Nox.
 
 

 

 

 

 



 

   
 
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