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Autore: AxXx    17/11/2012    3 recensioni
Sono i Personaggi di KH ed ancora una volta dovranno affrontare un nemico conosciuto, ma in un nuovo mondo e con poteri inimmaginabili, affrontando nemici con risorse illimitate in confronto a loro.
In un mondo dominato dal pregiudizio e da una dittatura mascherata Sora ed i suoi amici dovranno squarciare il velo della menzogna e liberare l'uomo da una falistà che si è creata da sola.
"E gli uomini vollero l'oscurità, piuttosto che la luce" (Dal vangelo di Giovanni)
[Questa Fic la dedico a Reno_Dedé_Turks, che mi ha ispirato e che mi ha messo tra le persone che ammira (Anche se non credo di meritare questo onore) ;). Quindi il 60% (E forse anche 80%) per cento dei complimenti che farete saranno rivolti a lei]
Genere: Azione, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Naminè, Riku, Sora, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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                                                                Fuga
 
 
 
Naminé si svegliò presto, ma non abbastanza da intercettare suo padre.
‘Avanti, le guardie non arriveranno così presto, puoi aspettare qualche ora, no?’ Si disse per darsi sicurezza.
Eppure era inquieta.
Sua sorella stava cacciando tutti in un bel guaio e, anche se lei non credeva che ci sarebbe finito in mezzo anche suo padre, temeva per la sorte della sorella.
Dopotutto le direttive di Eden non erano difficili da seguire, dovevi solo chinare un po’ il capo e poi potevi continuare la tua vita di sempre, senza problemi.
Si disse che poteva fare una passeggiata, così prese le sue cose e uscì.
“Buongiorno, signorina, posso fare qualcosa?” Chiese Igor, il loro robot maggiordomo.
“No, grazie, starò via per qualche ora.” Rispose lei.
Si mise a camminare fino alla fermata dell’autobus e ne prese uno per andare in centro.
La parte centrale della città era quella dove si trovavano la maggior parte degli edifici, soprattutto grattaceli vetrati alti anche cinquanta piani.
Era il luogo dove c’erano tutti i negozi ed era il centro del commercio in generale.
Ma lei non era lì per fare shopping, ma per incontrare una persona.
Scese dall’autobus e si mise a camminare sul marciapiede fermandosi occasionalmente ad osservare un vestito particolarmente bello o una collana che non avrebbe mai avuto.
Solo dopo un quarto d’ora si infilò in un vicolo.
In realtà incontrare Riku o uno dei suoi amici era una questione di fortuna, più che di ricerca.
Lui era un Jumper e come tutti quelli del suo gruppo si potevano trovare in qualche vicolo o in cima a qualche tetto, mentre trasportavano notizie.
Se suo padre l’avesse scoperta a frequentare un ragazzo del genere si sarebbe infuriato a morte.
I jumper erano uomini, donne e ragazzi di tutte le età ed etnie che fungevano da ‘fattorini’ per notizie non esattamente legali.
Su Eden non c’era libertà di stampa e non potevano circolare notizie contrarie a quelle imposte, ma alcune persone non sopportavano questa situazione e facevano girare notizie false.
Lei aveva conosciuto Riku a causa di un imprevisto.
Era in centro insieme ad alcune amiche per partecipare ad una festa, ma si era separata da loro a causa della folla.
Nella calca era stata spinta nei pressi di un vicolo e due balordi l’avevano presa e colpita.
Probabilmente erano ubriachi o drogati, ma le avrebbero fatto sicuramente del male se non fosse intervenuto Riku.
L’aveva salvata, prendendo a pugni quei due tipi ubriachi e l’aveva aiutata a raggiungere le sue amiche.
Lei era stata molto grata al ragazzo e dopo alcuni giorni lo rincontrò in centro.
Avevano iniziato a chiacchierare e in poco tempo divennero amici.
Ormai era un anno che lo conosceva e praticamente si fidava più di lui che di chiunque altro, eccetto suo padre.
Quel giorno si infilò in tre vicoli, ma non trovò niente.
Tenne i tetti sotto costante attenzione sapendo che, se avesse visto un ombra, sarebbe potuto essere lui.
“Ehi! Guarda chi c’è direttamente dai piani alti!” Fece una voce alle sue spalle.
“Faith!” Strillò lei sobbalzando.
Dietro di lei era spuntata un amica di Riku: una ragazza dai corti capelli neri, alta e snella.
“Cerchi il tuo fidanzato?” Chiese la ragazza mentre la accompagnava fuori dal vicolo in cui era entrata.
“Sì, avevo bisogno di parlargli.” Disse la bionda mentre si incamminavano ad un bar.
“Ah, mi dispiace, ma oggi non c’è. È arrivata una consegna importantissima e hanno deciso di essere in tre addirittura. Non potevamo fare a meno di uno dei migliori.” Rispose la jumper mentre si sedeva ad uno dei tanti tavoli appena fuori da un bar.
“E tu? Non eri una delle migliori?” Scherzò Naminé facendo altrettanto.
“Sì, ma avevo bisogno di riposo. Comunque posso offrirti qualcosa?” Chiese Faith accavallando le gambe.
“Ooooh! Andiamo! Dovrei essere io ad offrire qualcosa a te!” Protestò la bionda.
L’altra rise ed ordinò un caffè accettando l’offerta la sua offerta.
Si misero a chiacchierare un po’ prima di separarsi.
Naminé non aveva voluto lasciare un messaggio a Riku, ma aveva paura di ciò che sarebbe successo.
Prese l’autobus con la brutta sensazione che sarebbe successo qualcosa tra poco, ma non volle pensarci.
Solo quando arrivò a casa sua si rese conto di quanto i suoi timori fossero fondati.
Al cancello c’erano quattro volanti della vigilanza locale che stavano ferme e nel cortile c’erano alcune guardie.
‘Oh no!’ Pensò mentre osservava casa sua messa letteralmente sotto assedio.
I passanti si voltavano verso lo sbarramento e si era creata una piccola folla di curiosi.
Lei si avvicinò alla sua casa mescolandosi tra la folla, ma non osò avvicinarsi.
Quegli uomini erano armati e a lei le armi facevano davvero tanta impressione.
Una volta era svenuta per aver visto la pistola che suo padre teneva, regolarmente, in casa.
‘Mio dio, sono nei guai!’ Pensò.
Sicuramente l’avrebbero cercata, ma non c’era traccia di suo padre, così decise di andare da lui.
Si strinse nel giacchetto, come se volesse farsi ancora più piccola e tornò alla fermata.
Solo che una volta arrivata, scoprì che tutti gli autobus erano stati fermati a causa di una serie di blocchi in tutta l’area residenziale della città.
‘E ora che faccio!?’ Si chiese mettendosi le mani tra i capelli.
Doveva raggiungere il quartiere lavorativo, dove si trovavano gli uffici.
Con un po’ di fortuna suo padre sarebbe ancora stato lì.
 
 
 
 
 
Kairi aveva insistito affinché Sora venisse da lei, finché suo padre non avesse risposto al messaggio, ma lui si era rifiutato in tutti i modi.
Alla fine lei era riuscita a convincerlo dopo aver insistito parecchio.
Aveva mandato un messaggio e l’aveva portato a casa sua.
I due avevano mangiato poco e sembrava tutto normale, ma il ragazzo continuava a guardarsi intorno.
“Stai tranquillo, mio padre sistemerà tutto, vedrai!” lo rassicurò Kairi mentre Sora guardava fuori dalla finestra.
“Ti ricordo che sono uno psionico: non mi accetteranno mai prima di aver passato l’accademia.” Disse mestamente il ragazzo.
“Senti sta tranquillo, nessuno sa che sei qui da me!” Esclamò lei dopo qualche secondo.
La serata passò tranquilla, anche se Sora ebbe un’altra sfuriata che la rossa riuscì a calmare con facilità.
Il ragazzo passò la maggior parte del tempo seduto sul divano del salotto, guardando senza troppa convinzione la televisione cercando di capire se ci fosse qualcosa su di lui.
Fu abbastanza sollevato da scoprire che non era stato preso di mira, ma non lo calmò più di tanto.
Sapeva che avrebbero potuto tenere nascosta qualunque operazione.
 
 
 
Dopo cena Sora si distese sul divano e si mise a riposare.
Se tutto andava come previsto, sarebbe dovuto fuggire entro la mattinata seguente, quindi meglio fare una bella dormita.
Kairi dal canto suo, sebbene fosse preoccupata dal silenzio di suo padre, non era molto preoccupata.
Era certa che si sarebbe sistemato tutto.
Si misero a letto: lui sul divano, mentre lei si mise a letto.
Il ragazzo era molto nervoso e non riuscì a prendere sonno.
‘Se domani devo darmi alla fuga, sarà meglio essere riposati.’ Pensò mestamente rigirandosi sul divano e mettendosi a dormire.
 
 
 
Sora si svegliò la mattina dopo stranamente riposato, nonostante la nottataccia.
In casa non c’era nessuno oltre a lui, Kairi doveva già essere andata a scuola ed aveva lasciato un biglietto.
 
 
“Sora: mio padre non ha ancora risposto al messaggio, sono un po’ preoccupata, ma sono anche certa che tutto si risolverà nel migliore dei modi, rimani in casa mia e non succederà niente, non farti vedere.”
Kairi.
 
 
Così recitava il biglietto.
‘Almeno lei è ottimista.’ Pensò mestamente Sora mentre si sedeva sullo stesso divano sul quale aveva dormito osservando il cielo fuori dalla finestra.
Scuro e nuvoloso, con alcuni sprazzi di luce.
Significava che avrebbe piovuto, probabilmente.
Si mise a fare colazione dato che Kairi aveva detto di fare come a casa sua, ma cercò anche di non rovinare troppo l’ambiente, mantenendo una forte cautela in tutto ciò che faceva.
Nonostante i suoi tentativi di rilassarsi, però continuava ad avere una strana sensazione.
Era qualcosa di pungente: come un chiodo che non si liberava mai.
La sensazione no svanì, ma aumentò con il passare del tempo.
Dopo un po’ Sora capì che qualcosa stava allertando i suoi poteri.
‘C’è qualcosa di strano qui.’ Si disse guardandosi intorno.
Si sedette per terra a gambe incrociate ed iniziò a fare ciò che faceva quando voleva sollevare un oggetto: si concentrò.
Se aveva capito bene dalle poche notizie che aveva, era lo stesso principio che serviva per percepire i pensieri delle menti altrui.
Entrare nella mente era molto più difficile: scandagliare i ricordi non era facile come percepire i pensieri temporanei di una persona.
Tuttavia, nonostante la sua esperienza riuscì a sentire qualcosa.
Era come percepire una grande quantità di suoni tutti simili, ma dentro ad essi c’era una stonatura: qualcuno con sentimenti negativi, minacciosi.
Sora tornò in se capendo che non solo lui, ma anche Kairi era in pericolo.
Doveva sbrigarsi.
Afferrò lo zaino che, fortunatamente, non si era disturbato a disfare e si incamminò verso la porta.
Solo allora sentì uno strano rumore: troppi passi fuori.
Si stavano ammassando fuori e lui non aveva via di fuga.
Doveva prepararsi, avrebbero fatto irruzione a momenti e lui aveva come vantaggio il fatto che loro non si aspettavano una resistenza accanita.
Si spostò subito in cucina.
Appena in tempo dato che la porta fu sfondata da un’esplosione e cinque uomini armati entrarono.
Sora sollevò con la mente alcuni coltelli da cucina e li lanciò nella stanza adiacente contro quegli strani individui.
Uno di loro fu colpito in pieno petto.
Il sangue schizzò sul pavimento mentre l’uomo si contorceva negli ultimi spasmi di dolore, mentre i suoi compagni facevano fuoco verso il punto da cui erano arrivati i coltelli.
Sora dovette rotolare via da quella pioggia di proiettili mentre una voce gridava: “No! Prendetelo vivo!!!”
Il ragazzo si disse che affrontarli direttamente non era stata una buona idea affrontarli, ma l’unica via di fuga era bloccata da quegli uomini.
La cucina, però non era collegata ad altre stanze: d’altra parte era un appartamento con salotto cucina e camera da letto, non c’era molto spazio per fuggire.
L’unica era la finestra, ma si trovava a due piani di altezza, si sarebbe schiantato a terra.
“Fermo!!!” Urlò un soldato puntando il mitra affacciandosi oltre lo stipite della porta della cucina.
Sora sollevò un piatto e lo lanciò contro di lui costringendolo a ripararsi.
Un idea l’aveva, ma non sapeva se i suoi poteri fossero già così sviluppati da tenerlo in aria o rallentarne la caduta.
Ruppe la finestra con una gomitata, lanciò i vetri rotti contro i suoi inseguitori e si gettò in oltre il bordo da sei metri di altezza.
L’aria si compresse tra lui ed il terreno dandogli l’impressione di essere colpito da centinaia piccoli aghi ghiacciati.
Sapeva che aveva poche decine di secondi per usare i suoi poteri.
La caduta rallentò, ma non abbastanza, dato che sbatté a terra con violenza inaudita, fortunatamente senza gravi danni.
Era caduto in un vicolo laterale e vicino a lui c’era un cassonetto della spazzatura.
Nonostante il dolore si mise subito a camminare tenendosi il fianco, ma subito alcuni uomini armati sbucarono dalla strada.
‘Dannazione!’ Pensò Sora lanciando un onda d’urto costringendo i nemici a ripararsi usando cassonetti e muri come ripari e si mise a correre in un altro vicolo laterale.
Continuò a correre cambiando strada ad ogni incrocio, e, dopo un paio di svolte, riuscì a tornare sulla strada principale ad più o meno duecento metri dall’edificio che ospitava l’appartamento di Kairi.
La struttura era circondata da uomini armati e la strada bloccata da alcuni veicoli che sembravano dei furgoni corazzati neri.
Intorno si era radunata una folla di curiosi tenuti a distanza da un cordone di vigilanti.
“Sora, vieni!” Urlò una voce dietro di lui.
“Kairi! Cosa ci fai qui?” Chiese il ragazzo raggiungendola a corsa.
“La mia scuola era circondata da vigilanti. Ho capito che mi stavano cercando così sono scappata prima che mi intercettassero.”Spiegò lei trascinandolo in un altro vicolo.
“Cosa facciamo ora?” Chiese Sora mentre si voltava verso la strada principale per assicurarsi che non arrivasse nessuno.
“Dobbiamo trovare mia sorella e mio padre, dobbiamo raggiungere la parte centrale della città.” Rispose
 
 
 
 
 
 

 
 
 
Salve, sì sono sempre io AxXx, pronto a rompere i maroni a tutti.
Comunque anche questo capitolo è meno attivo di quanto avrei voluto e continuo a pensare che manchi qualcosa, ma comunque lo posto.
Spero che chi segue recensisca.
AxXx  

  
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