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Autore: NoxPolaris    18/11/2012    4 recensioni
Lo fece... si buttò. Aprì le palpebre e lo vide... lui.
[...]
"Tranquillo Takanori, non sono qui per farti del male"
"C-chi o cosa sei tu?" trovò il coraggio di chiedergli, senza sapere dove trovasse la forza per reagire a tutto quello.
Lui gli sorrise ancora, distendendo le labbra carnose e stringendo appena gli occhi dallo splendore innaturale, "Io sono Ruki".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ruki…; Takanori non poteva ancora credere alle proprie orecchie, né ai propri occhi… non poteva impedire al suo corpo di continuare a tremare, non poteva costringere la sua bocca spalancata a chiudersi.
Ruki continuava ad osservarlo con attenzione, quasi fosse un animale raro ed insolito imprigionato dietro ad una teca di cristallo. Piano, con movenze feline, si mosse, poggiando una mano bianca ed aggraziata sulla superficie dello specchio, premendosi contro di essa, quasi non fosse altro che una finestra alla quale si affacciasse per scrutare meglio il panorama.
“Alzati Taka…”, sulle sue labbra si disegnò l’ennesimo sorriso malizioso… un qualcosa che Takanori non aveva mai visto prima sul proprio viso.
Senza sapere né il come né il perché fece come gli aveva detto Ruki; si alzò, non senza barcollare un poco, e cercando di ricomporsi si portò davanti all’altro che non smetteva di fissarlo, ora compiaciuto, con ancora quella strana luce negli occhi.
Takanori spostò lo sguardo sulla sua mano, quella appoggiata allo specchio, ed incomprensibilmente desiderò toccarla, sfiorarla con la propria, quasi fosse l’unico modo di accertarsi definitivamente che tutto quello era reale.
Con lentezza, mosse timidamente la propria mano verso l’altra, raggiungendola solo dopo quelle che parvero intere ore, esitando un secondo ancora prima di poggiare delicatamente l’indice su quel palmo niveo.
Si ritrasse immediatamente, di scatto; era caldo… lo specchio era caldo!! Caldo come se la mano di Ruki vi fosse davvero appoggiata!! Fisicamente!!
Era troppo tardi ormai per credere che si trattasse di un sogno o di un allucinazione dovuta alla stanchezza: stava succedendo davvero… Ruki era reale… spettro, demone o altro poco importava. E lui voleva saggiarlo ancora, quel calore; per qualche motivo voleva vedere le carni pallide unirsi e tornare ad essere una….
Piano unì nuovamente le mani, palmo contro palmo, così come sarebbe dovuto essere, l’una riflesso dell’altra. Ruki accennò appena ad una risatina sommessa, dal tono gentile, poi esalò un sospiro lento ed appassionato.
 “Il mio piccolo Taka…”, le parole si rincorrevano ed abbracciavano, cullate da quella voce calda, profonda, improvvisamente soffusa, quasi affettuosa.
Il modo in cui lo disse, il modo in cui pronunciò il suo nome, provocò a Takanori un brivido potente e inaspettato che scosse il suo piccolo corpo; tornò a guardargli il viso, osservandolo mentre lui cominciava a strusciare la punta del naso contro la superficie rigida, su e giù, lentamente, gli occhi chiusi. Quando li riaprì si scostò appena, risucchiandolo nuovamente nel suo sguardo intenso, annullando ogni pensiero ed ogni consapevolezza Takanori avesse mai avuto.
Trattenendo il respiro, vide Ruki leccarsi le labbra in un movimento circolare, dall’alto verso il basso, ad una lentezza esasperante che rischiava di ucciderlo: il gesto più puramente erotico che avesse mai visto.
Boccheggiando lo vide inginocchiarsi davanti a lui, lo vide spostare la propria mano e raggiungere le sue dita: lasciandosi vincere da un nuovo brivido lo osservò leccare lascivamente il palmo che purtroppo solo il calore poteva raggiungere, facendogli desiderare che tra loro non esistesse più alcuna barriera.
Takanori si inginocchiò a sua volta e senza esitare premette le labbra sullo specchio, serrando gli occhi; quando sentì su di esse il calore bruciante che aspettava capì che Ruki stava facendo lo stesso.
Le loro bocche presero a rincorrersi sulla superficie fredda, quasi non fossero altro che due amanti divisi da un sottile strato di vetro, quasi bastasse aggirare l’ostacolo o aprire la porta per permettere loro di incontrarsi davvero, fisicamente.
Ipnoticamente affascinante; fu quello l’unico termine in grado di definire Ruki che Takanori riuscì a pescare nel suo cervello annebbiato. Sospirando appoggiò la fronte allo specchio, gli occhi bassi, socchiusi, incapace di chiedersi il perché di tutto quello.
“Esiste un modo per liberarti?” chiese in un sussurro tenero, “Esiste un modo per averti qui accanto a me? In carne ed ossa?”.
“Sì che c’è…”soffiò Ruki, sfiorandogli appena il volto col calore delle sue labbra, “Basta che apri il tuo cuore…”, “Ma il mio cuore è già aperto…”.
Ruki accennò ad una risatina sommessa, birichina, “No invece… non è affatto vero…”.
Takanori alzò il capo, guardandolo leggermente confuso “Perché dici questo?”, “Perché vedi… io non sono imprigionato in questo specchio… ma nel tuo cuore…”.
Takanori sbarrò gli occhi, non perfettamente sicuro di aver sentito bene, “C-che vuoi dire?”. Ruki pareva sempre più divertito, secondo dopo secondo, “Io sono una parte di te… sono il tuo yang, la tua parte d’ombra… un te stesso di cui hai paura e che ti rifiuti di accettare…”.
Takanori sentì il proprio stomaco contorcersi dolorosamente, quasi fosse stato colpito da un fendente improvviso, portandogli via il respiro: perché adesso stava succedendo quello?
“Ruki è nato con Takanori” continuò l’altro, dolcemente, quasi stesse spiegando ad un bambino spaventato cose più grandi di lui, “È rimasto con lui, sempre… era con lui quando piangeva nel silenzio della sua cameretta i genitori sempre lontani per lavoro… era con lui quando si entusiasmava per i racconti della nonna… era con lui il primo giorno di scuola e quando il suo cuore fu attraversato dal primo dardo dell’amore… ed era con lui anche il giorno del debutto con i GazzettE e lo è sempre quando il suo cuore si gonfia d’emozione durante i live…”.
Incredulo, Takanori iniziò a scuotere la testa, piano, gli occhi che cominciavano a bruciare. “Ti prego Taka…”, Ruki si fece improvvisamente serio, quasi supplichevole, “Ti prego, accettami… non aver paura di me… non potrei mai fare nulla che possa ferirti… io ti amo…”.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un singhiozzo e si portò una mano davanti alla bocca, in un gesto inconsapevole; gli girava leggermente la testa… aveva la sgradevole sensazione che tutta la sua esistenza premesse contro di lui, spingendolo a forza verso quel momento orribile.
“Tu sei piccolo e fragile Taka, ma io ti prenderò per mano, ti stringerò a me ed insieme conquisteremo il mondo… devi solo lasciarmi emergere al momento giusto: io ti regalerò il successo, ti regalerò la fama, la ricchezza, tutto… realizzeremo qualsiasi cosa assieme…”, la sua voce si era fatta suadente, persuasiva.
Takanori si portò le mani alle orecchie, cercando si impedirsi di ascoltare quelle parole: non voleva, non voleva avere nulla a che fare con lui… non voleva scoprire cosa sarebbe stato capace di fare.
“Taka…” Ruki insisteva, sorridendogli incoraggiante, “Non sono un demone tentatore… sono solo te… non saresti Matsumoto Takanori se non ci fosse anche Ruki… non saresti completo…”, nel dirlo accarezzò con dolcezza lo specchio, simulando una carezza sul viso che non poteva raggiungere.
“NO! NO!!” d’un tratto Takanori esplose, incapace di trattenersi oltre, “Sei un bugiardo!! Uno schifoso bugiardo!! IO sono Takanori! Tu non sei me!! Non sei me!!”.
Perché? Perché Ruki continuava a fissarlo con quegli occhi ardenti come torce? Perché gli sorrideva con le sue stesse labbra? Perché era così spaventosamente bello?
“L’unico motivo per cui ora sono visibile ai tuoi occhi è questo specchio” continuò Ruki, paziente, “È speciale… mostra alle persone le loro parti nascoste, la loro vera essenza… quella che taluni cercano per tutta la vita e che altri tentano di soffocare e nascondere…” “Basta!! Smettila, ti prego!!” “È la verità: ognuno di noi possiede una parte di luce che si libra leggiadra e fiduciosa nei cieli della vita, come una farfalla, la quale è inevitabilmente destinata a convivere con la sua parte d’ombra, un qualcosa che striscia nelle profondità recondite del cuore umano, come un serpente…”.
Il spalle minute di Takanori erano ormai scosse da brividi violenti; l’unica cosa che sapeva mentre singhiozzi incontrollati erompevano dalle sue labbra e le lacrime tornavano a macchiargli le guance, era che non voleva cedere: Ruki era un mostro egoista, un demone deviato… per quanto avesse tentato di ignorarlo e nasconderlo aveva sempre saputo che lui era lì da qualche parte, pronto a sussurrare atrocità al suo cuore; il cuore di Takanori… che era anche il cuore di Ruki… il loro cuore….
“Amami Taka, accettami… non ti chiedo altro”, Ruki continuava a fissarlo, lo sguardo implorante, quasi afflitto, e Takanori non potè fare a meno di pensare che sembrava tutto un assurdo gioco al massacro.
Scosse il capo con forza, serrando gli occhi, la disperazione ed una vena di rabbia, accuratamente cesellate in ogni lineamento, “No!! Non ho bisogno ti te!! Vivrò benissimo senza!! Non voglio vederti mai più!! Ti odio!!”, in preda all’ira si guardò attorno, e senza esitare afferrò una sedia sbilenca ed impolverata e la abbatté sullo specchio con tutta la forza che possedeva, schiantandolo a terra, mandandolo in frantumi.
Si lasciò cadere sulle ginocchia e, senza badare al dolore, colpì i frammenti acuminati coi pugni chiusi, sminuzzandoli ancor di più, mentre i suoi occhi sfogavano le emozioni attraverso le lacrime copiose.
Takanori rimase a terra per lunghi minuti, lasciando che il respiro si calmasse, le lacrime si asciugassero, osservando le graziose gocce cremisi del proprio sangue scorrere sulle mani nivee, e pareva quasi un sacrilegio imbrattare quel candore.
Lentamente si rialzò e come un automa raccolse il lenzuolo e ricoprì il caos che aveva creato, quasi pensasse che in quel modo i resti di quello specchio maledetto non avrebbero più nuociuto a nessuno.
“È tutto finito” si disse, sospirando, “Ruki non tornerà più”. Si sentiva sopraffare dalla stanchezza, ora; voleva solo abbandonare quel luogo e tornare a casa.
Takanori uscì dalla stanza, lanciando un ultimo sguardo al lenzuolo polveroso; non sarebbe mai più tornato lì, né avrebbe permesso a qualcun altro di metterci piede. Estrasse la chiave dalla tasca dei jeans neri e si chiuse la porta alle spalle. Chiuse la porta sulla parte di sé che non poteva accettare.

Qualche giorno dopo…

Takanori era in ritardo. Il live sarebbe cominciato tra meno di trenta minuti e lui non si era ancora fatto vivo, e come se non bastasse non rispondeva al cellulare.
Akira sbuffò, innervosito, lanciando un occhiata a Yuu, intento a provare alcuni accordi, “Giuro che se non si presenta lo uccido!!”. Yuu storse le labbra in una leggera smorfia divertita, ancora concentrato sulla chitarra, “Non puoi… dove lo troviamo un altro vocalist così talentuoso? Diciamo piuttosto che ci divertiremo a farlo penzolare per una caviglia dal balcone al ventisettesimo piano di un grattacielo…”.
“Smettetela voi due!” si intromise Kouyou, serio, “Magari gli è successo qualcosa! Forse è rimasto coinvolto in un incidente o…” in quel momento la porta che dava sull’esterno si aprì e Takanori fece il suo ingresso con calma, un bel sorriso sereno sulle labbra, quasi fosse in perfetto orario.
“Finalmente!” Akira gli si diresse incontro, con quel suo passo da gangster, e gli poggiò una mano sulla spalla, “Pensavamo che ci avessi scaricati!!”.
Come i loro sguardi si incontrarono, Akira capì, con un tuffo al cuore, che c’era qualcosa di strano… qualcosa di diverso…: no, non erano il trucco pesante o le lenti a contatto color ghiaccio, e nemmeno gli abiti appariscenti, tutte cose perfettamente normali per Takanori… era qualcos’altro… forse quella sorta di luminosità cupa che aveva intorno… la pallida perfezione della pelle… la malizia nei suoi occhi e sulle sue labbra….
Akira batté le palpebre più volte, cercando di schiarirsi la vista; Takanori era sempre stato bello, ma quella sera… era magnetico….“Taka…” cominciò, senza sapere con esattezza cosa dire.
Takanori gli afferrò la mano che ancora teneva poggiata sulla sua spalla, scansandola, e con un sorriso sensuale gli sussurrò “Stasera sono Ruki…”.
Akira lo osservò mentre riprendeva a camminare, salutando gli altri e andando ad appoggiare la borsa su di un divanetto. Si accorse che anche gli altri erano stupiti quanto lui e lo guardavano come fosse un’apparizione.
“Allora?” Takanori si volse verso di loro, passando lo sguardo dall’uno all’altro, “Siete carichi? Io non vedo l’ora di salire sul palco… ho voglia di scatenarmi sul serio! Regalerò ai fans qualcosa su cui fantasticare a lungo nelle loro fantasie più spinte…”, nei suoi occhi c’era un luccichio strano, quasi inquietante.
In quel momento, la voce di un tecnico che annunciava il loro turno costrinse Akira e gli altri a riprendersi. Si strinsero in cerchio, passandosi le braccia sulle spalle a vicenda, e dopo il grido d’incoraggiamento pre-concerto, raccolsero i loro strumenti e si avviarono verso il palco, pronti a ricevere il saluto di centinaia di fans.
Né i ragazzi né il pubblico, all’epoca, avevano mai conosciuti Ruki e quello che sapeva fare, ma lo impararono molto presto….

  
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