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Autore: EuphemiaMorrigan    18/11/2012    4 recensioni
Lievi accenni Minato/Kushina e Fugaku/Mikoto.
Forse OOC.
Seconda coppia principale ItaSaku.
***
Il primo amore è strano; dolce e amaro al tempo stesso,
ha il sapore del cioccolato fondente in una fredda sera d'inverno.
Ti culla tra le sue braccia facendoti credere che non finirà mai.
È inutile tentare di sfuggirgli,
molti vorrebbero farlo,
ma in realtà nessuno lo vuole davvero.
E se si è abbastanza folli da tentare, forse durerà realmente in eterno.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo nove

 

Note: Salve! Ok i personaggi descritti, il GameStop e i giochi elencati non sono miei -purtroppo- e niente di ciò che è scritto è a scopo di lucro (hahaha si ogni tanto mi ricordo di specificarlo).

Ecco a voi il nono capitolo, parliamo un po' di Suigetsu e chiudiamo la sua storia in questo modo, la cosa è di libera interpretazione potete decidere voi come è finita, leggendo il capitolo capirete perché. Ci sono due modi per interpretarlo secondo me, o Suigetsu a capito i suoi sbagli e la smetterà di inveire contro Sasuke e Naruto o semplicemente... Non c'è più. Comunque sia nella storia non apparirà più e non verrà nominato, questo capitolo è interamente dedicato a lui. Spero di aver reso bene la sua ultima apparizione. Bacio, alla prossima!

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Le vacanze di Natale erano appena iniziate, la città splendeva grazie agli addobbi, per più di due settimane il problema scuola era stato accantonato e tutti gli studenti potevano rilassarsi e divertirsi come volevano; c'era chi avrebbe passato le feste in famiglia e chi invece decideva di andarsene in vacanza con i propri amici. Per Naruto e Sasuke quegli ultimi giorni di lezione erano stati terribilmente pesanti. In classe a parte Sakura nessuno si avvicinava più a loro ne gli parlava, le battutine di Suigetsu si erano fatte ogni giorno più pesanti e il professor Ibiki trovava sempre un'ottima scusa per punirli, anche se non ce n'era motivo.

Naruto scacciò via i brutti pensieri e finì di preparare le sue valige, sarebbero partiti quella sera ma tutto eccitato dall'idea di andarsene per un po' dai loro problemi già aveva finito di mettere in sesto le sue cose. Rise ripensando a quando Itachi gli aveva detto che sarebbe venuta con loro anche Sakura, non credeva possibile che la stessa ragazzina dai capelli rosa innamorate da secoli di Sasuke avrebbe potuto dimenticare la sua cotta grazie al fratello della suddetta. Però insieme erano perfetti, c'era un'atmosfera così dolce e rispettosa tra loro da farlo sentire a disagio solo guardandoli parlare tranquillamente, come Sakura affermava che Naruto e Sasuke quando erano insieme si chiudevano nel loro mondo, così facevano loro due, senza nemmeno accorgersene.

Guardò l'orologio e sbuffò, era ancora troppo presto per partire. Prese il cellulare dalle tasca dei jeans e decise di mandare un messaggio al suo ragazzo: “Teme, se hai finito di preparare le tue duemila valige da principino -e non ti azzardare a portare la PlayStation- vieni a casa mia, ok? Aspettiamo Itachi e Sakura-chan qui da me. Vedi di rispondermi e non fare come al solito che non rispondi mai... Ti amo”.

Una volta inviato il messaggio decise di mangiarsi qualcosa mentre aspettava la risposta di Sasuke, in fondo era ora di pranzo.

 

Suigetsu era seduto al tavolo della cucina in completa solitudine, rigirava le bacchette nel piatto senza la benché minima voglia di toccare cibo. La testa era poggiata sul palmo aperto della mano e il gomito era puntato al tavolo. Uno sbuffo uscì dalle sue labbra mentre con sguardo vuoto osservava il piatto ancora pieno. Quasi due anni, da quando Mangetsu era morto in un'incidente stradale, erano passati quasi due anni e dall'allora la sua vita era completamente cambiata, la rabbia e il dolore per la perdita del fratello l'avevano reso un'altra persona, sfogava il suo tormento sugli altri chiudendosi in se stesso ogni giorno di più. Nemmeno si rendeva conto di quanto fosse divenuto fragile.

«SEI UNA PUTTANA» Sentì urlare suo padre dal piano superiore. Sussultò leggermente per poi tornare a contemplare il tavolo senza curarsi delle urla. Dalla morte di Mangetsu il clima a casa era completamente cambiato, i suoi genitori non facevano altro che litigare ed urlarsi contro colpe che non avevano. Suo padre gridava e picchiava sua moglie per la frustrazione, mentre sua madre piangeva in un angolo e lo accusava di aver ucciso il suo bambino. Come se fosse stato lui a guidare l'enorme camion che aveva preso in pieno la macchina di Mangetsu. Ormai si era abituato a quella situazione, tutto ciò non lo colpiva più come una volta, era stato logorato da quello molto tempo prima.

Si alzò da tavola con la solita morsa allo stomaco e senza dire una parola uscì di casa, tanto nessuno si sarebbe preoccupato della sua assenza. Camminò per diversi minuti senza meta e nel suo tragitto si fermò proprio di fronte al negozio di videogiochi. Fece una strana smorfia sul viso e si perse nei ricordi.

 

Suigetsu e Mangetsu erano da diversi minuti davanti la vetrina del GameStop ad osservare rapiti l'ultima uscita di Assassin's creed.

«Costa un casino» Sbuffò con tono rassegnato il più giovane sporgendosi ancora di più verso la vetrina e maledicendo i loro genitori per la paghetta misera di quel mese.

«Magari se mettiamo insieme i nostri risparmi ce la facciamo» Disse Mangetsu controllando quanto aveva nel portafogli.

Suigetsu lo guardò di sottecchi e disse conoscendo il fratello «Guarda che se si compra a metà poi voglio giocarci anche io».

«Questa è un'accusa bella e buona di egoismo» Rispose sorridendo sbieco.

«Non ti sto accusando, lo sei» Affermò ridendo divertito mentre metteva la sua parte di soldi. Da quando lo comprarono fino alla morte di Mangetsu riuscì a giocare con quel videogame solo due volte, e dopo la sua morte fino a quando non incontrò Sasuke non giocò mai più.

 

Sedette sospirando su una panchina vicino la fermata dell'autobus e si guardò intorno le strade erano semi deserte, proprio come quel sabato.

 

La scuola era iniziata da più di due settimane e Suigetsu e Sasuke stavano camminando per le strade di Konoha da soli, quel sabato pomeriggio Kiba aveva la febbre alta e Naruto era dovuto rimanere a casa per aiutare i suoi genitori. Di solito uscivano raramente insieme e anche quel giorno non avevano intenzione di incontrarsi, ma dopo una settimana piena di compiti in classe e dopo che Naruto la sera precedente aveva chiamato Sasuke dicendogli “Dai teme, non è così male almeno prova a conoscerlo” nessuno dei due poté rifiutare. Così di contro voglia giravano a vuoto rivolgendosi sì e no due parole in croce ogni quindici minuti. Quando passarono dinanzi l'insegna del negozio di videogiochi Sasuke sbuffò contrariato, non poteva di certo mettersi a -come affermava Naruto- sbavare come una cane sulle nuove uscite come se vedesse una salsiccia, davanti ad uno sconosciuto. Si era rovinato il sabato pensò continuando a camminare.

«Uchiha dove cazzo vai?» Lo richiamò Suigetsu che si era imbambolato ad osservare finalmente l'uscita di Skyrim. Nonostante non giocasse dalla morte di suo fratello la passione che aveva ereditato da lui non era calata nemmeno un po'. Gli occhi gli brillavano, sembrava un bambino.

Sasuke si avvicinò a lui mantenendo il suo solito atteggiamento composto, anche se dentro di sé stava saltellando come un cretino. Doveva uscire il mese prossimo invece eccolo li. Rettifica, questo è il sabato migliore della mia vita pensò guardando attentamente il prezzo.

Suigetsu irritato dal fatto che non avesse detto una parola si girò verso di lui, solo per trovarlo quasi schiacciato contro la vetrina nella sua stessa posizione «Oh mio dio è l'apocalisse» disse stupito.

«Perché?» Chiese Sasuke non degnandolo di uno sguardo.

«Non ti facevo un tipo da videogiochi» Affermò convinto guardandolo attentamente come se avesse scoperto una nuova forma di vita extraterrestre.

«E io non ti facevo un tipo che parla così tanto» Rimbeccò Sasuke alzando un sopracciglio.

«Tuché -disse Suigetsu sorridendo- Senti visto che non sei così stronzo come pensavo che ne dici di passare il sabato a casa mia giocando un po'. Anche se ti avviso sono un po' arrugginito».

«Come mai?» Domandò pensando seriamente che in fondo, ma molto in fondo, non era proprio malaccio passare del tempo con lui.

Suigetsu distolse lo sguardo e alzò le spalle indifferente «Non gioco da molto. Tutto qui».

«Mmmm d'accordo» Accettò Uchiha anche lui con un alzata di spalle.

Suigetsu rise divertito notando quanto fosse simile a Mangetsu in quell'occasione, sarebbero potuti diventare amici. Forse.

 

Suigetsu scosse la testa tornando al presente, in quei mesi si era attaccato all'infantile speranza di aver ritrovato suo fratello. Sasuke era così simile a lui in molte cose da averlo confuso, leggeva li stessi libri di Mangetsu, aveva la stessa fissa per i videogiochi e si rivolgeva a lui chiamandolo “pesce lesso”, la prima volta che sentì quelle parole per poco non si mise a piangere. Era stupido, lo sapeva. Ma il dolore mai superato della perdita l'avevano confuso. Poi d'un tratto finì ogni cosa e la colpa era da imputare solo a lui. Si sentiva come se avesse perso nuovamente Mangetsu. Era di nuovo solo.

 

Sasuke era sdraiato sul suo letto ad osservare il soffitto cercando una soluzione per il problema Ibiki, non poteva affrontarlo da solo visto che era un professore e avrebbe dovuto parlarne con la preside. Ma sarebbe stata la scelta giusta? O parlarne con lei avrebbe solo peggiorato la situazione? Era questo che lo preoccupava più di tutto. Questo il fatto che Suigetsu non aveva demorso con gli insulti nemmeno per un attimo. Non capiva, si non poteva definirlo amico e mai ci aveva pensato, ma in quei mesi l'aveva conosciuto e nonostante le sue idee sui gay credeva davvero che una volta aver detto la verità, e magari essersi anche insultati pesantemente, tutto si sarebbe, se non risolto, almeno divenuto solo un passaggio delle loro vite. Non voleva che li accettasse, e benché meno tornare a parlare con lui. Voleva solo che li lasciasse in pace.

Il suo cellulare cominciò a squillare distraendolo dai suoi pensieri e tirandolo fuori dalla tasca dei pantaloni rispose.

«TEME! -Urlò dall'altro lato Naruto sfondandogli i timpani- SEI VIVO? SONO TRE VOLTE CHE TI MANDO LO STESSO MESSAGGIO E NON RISPONDI».

«Dobe abbassa la voce mi stai uccidendo, guarda che ci sento» Lo sgridò allontanando leggermente il telefono dal suo orecchio.

«NO CHE NON CI SENTI. PERCHÈ NON HAI RISPOSTO PRIMA?» Chiese Uzumaki rifiutandosi di abbassare il tono, tanto che Sasuke fece un'espressione dolorante.

«Ero con il mio amante» Rispose calmo. Pessima mossa.

«TEME. IDIOTA. IMBECILLE. BAKA. BASTARDO. VEDI DI ALZARE IL CULO DA DOVE SEI E VENIRE A CASA MIA. ORA. È UN ORDINE» Grido Naruto con tutto il fiato che aveva attaccandogli poi il telefono in faccia.

Sasuke guardò il suo cellulare divertito e si alzò dal letto per cambiarsi, salutò Itachi e i suoi genitori avviandosi lentamente verso casa di Naruto. Poco dopo aver voltato l'angolo notò la figura di Suigetsu seduto su una panchina a fumare, distolse lo sguardo e passò dritto ripetendosi le solite parole “non ne vale la pena”.

«UCHIHA» Urlò l'altro ragazzo bloccandolo.

Sasuke si fermò senza voltarsi tentando in tutti i modi di non scagliarsi contro quello stronzo.

Suigetsu osservò le spalle tese e i pugni chiusi del ragazzo davanti a lui «No. Non somigli a mio fratello. Mi ero sbagliato» Sussurrò per poi girarsi dall'altra parte andarsene.

Sasuke si voltò a guardarlo. Perché non l'aveva insultato come al solito? Che significava quella frase? Sospirò stanco e tornò su i suoi passi, non poteva preoccuparsi anche per lui, aveva già i suoi problemi da risolvere.

 

Itachi si era appena finito di cambiare e preparare la sua valigia, caricò in macchina le sue cose e quelle del fratello poi mandò un SMS a Sakura. “Sei pronta?”

Poco dopo ricevette la risposta della ragazza “Sì, Itachi-san”.

Sorrise leggendola e scrisse “Dovresti smetterla di aggiungere il san. Passo a prenderti tra dieci minuti”.

Il cellulare squillo nuovamente “D'accordo... Itachi”. Niente suffisso onorifico.

Salì in macchina e partì, da quando aveva incontrato Sakura sorrideva molto più spesso.

 

Suigetsu tornò a casa, era solo, per un attimo si chiese dove fossero finiti i suoi genitori, poi scosse la testa decretando che non gli importava. Voleva leggere qualcosa, senza pensare a nulla. Entrò nella sua stanza e prese dal cassetto della scrivania il libro preferito del fratello, non lo aveva mai letto realmente, lo conserva chiuso in un cassetto senza aver mai trovato il coraggio di aprirlo. Lo sfogliò delicatamente e una frase scritta matita lo colpì profondamente, era la scrittura di Mangetsu.

 

L'essere umano è libero di fare qualsiasi cosa, è la società che lo costringe a vivere incatenato.

 

Prese una penna dalla scrivania e scrisse sotto quella frase:

 

Siamo solo carne da macello.

 

Chiuse il libro e si sedette difronte la finestra. Di Suigetsu Hozuki non era rimasto più nulla.

   
 
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